Io mi chiedo: ma questo quaderno quando l’ho comprato, sapeva che ci avrei scritto dentro che mia madre ha un tumore?
E la penna, lo sapeva?
E l’acqua che sto bevendo?
I jeans, le scarpe e la felpa Converse comprata all’outlet?
Io mi chiedo: ma gli oggetti lo prevedono il futuro o lo subiscono passivamente come ora sto facendo io?
Io mi chiedo: ma quella guardia giurata all’ingresso dell’ospedale ha idea di cosa voglia dire oncologica nell’espressione visita oncologica? La sua maestra gliel’avrà insegnata l’importanza degli aggettivi?
No, perché una cosa è dire visita di piacere, una cosa è dire visita ad un amico, altra cosa è dire visita oncologica.
Io, cara guardia giurata, ti ho detto che sono qui per una visita oncologica di mia mamma. Mia: aggettivo possessivo, genere femminile, numero singolare. Mamma: nome comune di persona, genere femminile, numero singolare.
Gli oggetti e alcune guardie giurate sono senza empatia.
TI ho visto cinque minuti fa?
Rientri?
Ti ricontrollo greenpass e ti ri-misuro la temperatura. Tipo in “ Non ci resta che piangere”.
Gli oggetti e alcune guardie giurate non lo sanno che io sono qui perché mia mamma ha nel polmone una chiazza nera.
Gli oggetti e alcune guardie giurate sono un po’ tonti, come certe strade a senso unico: i quaderni nati per scriverci sopra, gli occhiali per riparare dal sole, gli anelli per essere indossati, le guardie per controllare il greenpass. Fanno quello per cui son stati creati, senza empatia.
In realtà io sono qui a dare la colpa agli oggetti e alle guardie giurate perché è da troppi giorni che la do a me, la colpa, da quando nel mio cervello/cuore/pelle/denti/occhi/organi è entrata la frase MIA MAMMA HA UN TUMORE.
Che, se fosse solo una questione di analisi logica, mamma è soggetto, ha è predicato verbale e
tumore è complemento oggetto.Il problema è l’analisi grammaticale qui, il problema è quel maledetto aggettivo possessivo: MIA.“La loro mamma ha un tumore” suonerebbe ben diverso.Invece no, è MIA mamma, che è anche sua mamma, sua moglie, sua sorella, loro amica.Tutto questo per dire che gli aggettivi possessivi contano, eccome. Spesso sono buttati lì nelle grammatiche, a volte insieme ai pronomi possessivi, come se fossero parole da niente, sono sottovalutati.Qui a fianco ho una signora che piange, non la conosco, ma sono sicura che anche nel suo caso sia colpa di un aggettivo possessivo.
Forse il problema sta nel fatto che a scuola ti insegnano la grammatica, come colorare dentro ai bordi, le tabelline e i capoluoghi di regione, ma nessuno, né a scuola, né a catechismo, né ai giardinetti, NESSUNO ti dice che prima o poi nella vita un aggettivo possessivo o una frase minima arriveranno a prenderti a schiaffi forte, molto forte, fortissimo.
E nessuna grammatica ti dirà come analizzare la frase MIA MAMMA HA UN TUMORE.
Illustrazione di Anna Godeassi |
Dovrai inventartele tu, le regole, giorno dopo giorno, referto dopo referto, ospedale dopo ospedale. A tue spese. Tue, aggettivo possessivo.