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22.4.22

la Preside, e il maturando la brutta commedia . I MEDIA I NUOVI ALVARO VITALI DAVANTI AL BUCO DELLA SERRATURA (SE NON È QUELLA DI UN POTENTE)

  canzone  suggerita  
NON ERANO STREGHE - MARCO CHIAVISTRELLI

 Finalmente  un articolo serio   e non sessista  all'Alvaro  vitali  sulla preside  Sabrina  Quaresima  del liceo   Montale di Roma  . Uno dei  pochi articoli   su  tale  vicenda    che : <<  rasenta  il  femminicidio   come dicevo precedentemente   su queste pagine  >>. Un articolo   che    , come  dicevo nel  titolo che  non è   come   Alvaro  vitali davanti  al buco  della serratura   .  

Il 29 marzo abbiamo appreso da Repubblica che al liceo Montale di Roma la dirigente scolastica cinquantenne se la faceva con un alunno (“La preside ci sta col maturando”, l’ennesima, pessima commedia scollacciata andata in onda a quotidiani e reti unificati per tre settimane). Non c’era il nome di lei, ma il nome della scuola sì (quante presidi 49enni ci saranno al liceo Montale?). Il nome di lui invece non lo abbiamo saputo allora, ancorché il giovane fosse (anche all’epoca dei fatti) maggiorenne e continuiamo a non saperlo ora: la privacy a generi alterni. Cosa era successo? Una segnalazione era arrivata all’ufficio scolastico regionale, che aveva subito disposto un’indagine. Tutto, stando al racconto del sedotto, era iniziato a dicembre, durante l’occupazione del liceo. I due avevano iniziato a scambiarsi email e messaggi, poi a frequentarsi. La foto che illustrava il primo articolo era un muro della scuola con una scritta - “La laurea in pedagogia l’hai presa troppo seriamente” - e già il giorno successivo c’era una foto della procace preside. In queste tre settimane abbiamo saputo un po’ di tutto della signora e letto pensosi editoriali sul “patto d’aula violato”, mentre con grande coraggio lei negava per ogni dove di aver avuto una storia con l’alunno, dovendo rendere conto perfino delle sue scelte in fatto di abbigliamento. È un attimo e sono subito gli anni Cinquanta: perché un conto è se sei

Brigitte Macron, un altro è se sei una sconosciuta che insegna sull’appia. INTANTO,gli studenti hanno preso le distanze con un comunicato contro la “gogna mediatica” dalla quale volevano discostarsi: “Non riconosciamo come nostre le critiche che le vengono poste in quanto donna, perché rifiutiamo la concezione maschilista che giudica le donne per la loro vita sessuale”. Il 2 aprile erano uscite presunte chat e registrazioni audio che Repubblica avrebbe visionato e udito. Lo stesso giorno il Garante della Privacy era intervenuto per disporre il blocco della diffusione delle chat. Ma i buoi erano già evidentemente scappati. Insomma, i segnali che la vicenda forse non era così chiara c’erano tutti. Il sexgate però continua a essere ritenuto rilevante da buona parte della stampa. Anzi rilevantissimo perché non può essere trattato come una storia tra due persone adulte e consenzienti. Guai a voi: “E’ una lettura superficiale e persino pericolosa dei fatti che dimentica il contesto in cui la storia si è svolta, e cioè tra le mura di un liceo, all’interno di un sistema di valori e di poteri ben delineato e regolamentato, nel quale, per fare un esempio, è vietato persino dare ripetizioni pomeridiane agli allievi, indipendentemente se maggiorenni o minorenni, figurarsi intrattenere relazioni sentimentali. Non a caso è stata aperta un’inchiesta ministeriale”. Ecco, due giorni fa abbiamo saputo che l’ispezione ministeriale si è conclusa e che la preside non solo non è stata licenziata, ma non è stata sottoposta ad alcun procedimento o provvedimento disciplinare. Come mai? Ieri, sempre su Repubblica, abbiamo letto che è accaduto perché lo studente non ha voluto consegnare le chat e gli audio che “provano” la relazione. Ma noi tendiamo a non sottovalutare il lavoro degli ispettori e a pensare che probabilmente non è accaduto nulla di rilevante. A parte lo sputtanamento (sostantivo illuminante, eh?) di una donna che, come ha giustamente scritto Michele Serra ieri, è stata sottoposta a un’esposizione mediatica “molto greve, ovviamente sospinta dal cicaleccio pettegolo dei social, che è identico al cicaleccio pettegolo di sempre, ma moltiplicato per un miliardo”. Diciamo che anche i media hanno avuto la loro parte. Con l’aggravante che se i social sono il bar dello sport, l’informazione in teoria è fatta da professionisti che peraltro, mentre sputtanano la preside, invocano la privacy per i casi di qualche personaggio pubblico (meglio se eletto in Toscana).


15.1.19

“Io, ex boss ergastolano, vi dico che con Cesare Battisti siamo tornati alla gogna pubblica del Medioevo”: intervista a Carmelo Musumeci

  concludo i post dedicati al caso battisti  perchè 
  • Lucilla Cantelli meglio tacere per rispetto dei familiari......
  • Giuseppe Scano Vero cara Lucilla Cantelli. Ma anche evitare gogne mediatiche come quelle di Salvini e bonafede . infatti per rispetto sia dei familiari di entrambi ,cioè vittime e carnefice , non  pubblicherò altri post

Nonostante  sia  d'accordo   che   Battisti paghi  con  il carcere    o quanto meno possa   provare   a difendersi ottenendo  un nuovo processo     visto  che   la siua  fuga    almeno all'inizio  è  stata    causata   dalla legislazione speciale   italiana  dell'epoca     (  erano gli anni  piombo e  della strategia dela tensione  ,   gentge  ammazzata  e gambizzata  nele strade  o  morte per  le bombe  esplose    in piazze  , edifici ,  stazioni    )    che  poteva     anche  portare  alla condanna  in contumacia  , condividendo questo intervento perchè sarà stato pure colpevole  degli omicidi   e strafottente ,ma ormai è come un animale in gabbia e come tale merita rispetto non la gogna mediatica



 leggi    anche  

  da   https://www.tpi.it/2019/01/15/


Tutte le leggi violate dall’Italia nel rientro di Cesare Battisti


“Io, ex boss ergastolano, vi dico che con Cesare Battisti siamo tornati alla gogna pubblica del Medioevo”: intervista a Carmelo Musumeci

Intervista all'ex criminale, oggi attivista per i diritti dei detenuti: "Questa non è giustizia, è vendetta"

Immagine di copertina
Carmelo Musumeci
“Se buttate la chiave della cella di Cesare Battisti stracciate l’articolo 27 della nostra Costituzione. Con la retorica della forca siamo tornati al Medioevo, la pena si è limitata ad essere una passerella del potere”. Sono durissime le parole di Carmelo Musumeci, ergastolano oggi in libertà condizionata e attivista per i diritti dei detenuti e per l’abolizione del “fine pena mai”.
Entrato in carcere da malavitoso semi analfabeta, Musumeci ha cominciato a prendere coscienza della propria condizione quando ha deciso di mettere la propria testa sui libri per permettere alla propria mente di evadere dal sistema penitenziario italiano. E oggi ha fatto della sua esperienza una battaglia di vita.

Carmelo, qual è l’impressione a caldo di quanto successo al rientro di Cesare Battisti?
Non è umano gioire per le sofferenze altrui, la solidità di uno Stato di Diritto si vede in momenti come questo, dove è facile lasciarsi prendere dalla sete di sangue e di vendetta. Momenti in cui la politica dovrebbe avere polso duro con gli atteggiamenti di pancia del popolo, non alimentandoli come invece è successo.
Cesare Battisti è uomo diverso da quello di 36 anni fa [leggi qui per quali reati è stato condannato l’ex terrorista], è stato reso inoffensivo nel momento del suo arresto e non merita certamente di essere portato al pari di un trofeo su tutti i canali mediatici nazionali.
Cesare Battisti sarà sicuramente un uomo diverso, è vero. Ciò non toglie che non abbia scontato la sua pena, la giustizia doveva pur intervenire…
Lo Stato italiano aveva il dovere di prenderlo in custodia, ma non dimentichiamo il ruolo della pena nelle democrazie moderne: è stato messo nero su bianco nell’articolo 27 della nostra Carta costituzionale, scritta da molti che le galere fasciste le avevano provate.
Il carcere è un luogo in cui lo Stato ha il dovere di garantire l’incolumità e la rieducazione del detenuto, non è una valvola di sfogo per i desideri di vendetta del popolo. Oggi invece si è ridotto a tutti gli effetti ad essere visto al pari di una discarica sociale. ’Buttare via la chiave’ è il mantra ma non si guarda mai agli effetti: la pena per essere giusta deve pensare al futuro e non al passato, l’ergastolo invece guarda sempre indietro e mai avanti.
Tu la vedi dal punto di vista del colpevole, ed è giusto che sia così. Ma non hai pensato ai parenti delle vittime e al loro legittimo desiderio di giustizia?
Premetto che non c’è prezzo, né pena, e mai ce ne potrà essere, che possa ripagare i parenti delle vittime di un reato. Non a caso alcuni filosofi ci dicono che la migliore vendetta è il perdono. Sono fortemente convinto che uno dei maggiori valori dell’umanità sia il perdono. Infatti, che soddisfazione potrà mia avere una persona a cui hanno ucciso un proprio caro sapendo che il suo assassino deve stare chiuso in una cella per sempre?
Questa non è giustizia, è solo vendetta e la vendetta lascia solo uno strano sapore amaro in bocca. Questo lo dico per esperienza. Lo sai quando mi sono sentito profondamente colpevole per la prima volta? Quando ho cominciato a poter uscire dal carcere per fare volontariato. Sembrerà paradossale ma è proprio osservando il lato buono della società che ho compreso l’entità dei miei sbagli.Per molti anni ho vissuto circondato nell’odio e nel rancore delle carceri. Le lunghe giornate senza un senso e la disumanizzazione fanno pensare al carcerato che in fondo lo Stato non sia diverso da chi sbaglia, ti riduci ad essere una belva che vede nell’autorità un’altra belva. Il carcere solo punitivo crea mostri o emarginati.
Queste considerazioni probabilmente saranno condivise da un’esigua minoranza. Faranno discutere, ne sei consapevole?
Lo so. Quando sono uscito dal carcere ho trovato un mondo incattivito dove i ‘buoni’ stanno progressivamente diventando peggio dei cattivi e la cosa più mostruosa è che lo stanno facendo in nome della giustizia e della legalità. Una società a mio avviso è giusta se, prima di pretendere che non ci siano reati, pretende che non ci siano luoghi di sofferenza e d’ingiustizia.Cesare Battisti è diventato il mostro perfetto di un sistema che va indietro nel tempo, che ci riporta negli anni più bui del Medioevo. La gogna, l’esecuzione nelle pubbliche piazze e il popolo in festa: qualsiasi sincero democratico a mio avviso dovrebbe indignarsi. È una sconfitta prima umana e poi politica.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...