sotto )Venivo considerato un tipo stravagante / un matto quando misi nel manifesto del blog l'inno frigideriano ( dell'omonima rivista e comunità ) rieccolo per i nuovi iscritti o per chi mi segue via facebook
Lungi da me l’intenzione di dare ulteriore spago alla ragazza del volo Ibiza-Bergamo che ha sputazzato e inveito contro gli altri passeggeri perché si ostinavano a chiederle di indossare la mascherina. Però mi ha colpito la parola con cui ha inteso mortificare una delle sue vicine di posto: «Sfigata». Ormai è l’epiteto preferito dai prepotenti in missione per conto di Io. Affiora sulle labbra di chi lascia l’auto in doppia fila come di chi, sul treno, guarda i video a pieno volume ignorando l’invenzione delle cuffiette. Il Superuomo e la Superdonna (questo è uno dei pochi campi in cui vige la parità) si sentono talmente nel giusto da affibbiare la patente di «sfigato» a chi subisce le conseguenze della loro ingiustizia. Tutto gira talmente intorno a loro che alla fine gli gira anche la testa. E si convincono che chi rispetta e pretende che si rispettino le regole non lo fa per convinzione, ma solo perché non osa infrangerle. Ai loro occhi il «bravo cittadino» è una persona complessata e infelice che non conosce il vitalismo insito nella trasgressione ed è vittima di un lungo elenco di frustrazioni che si riassume in quell’aggettivo colmo di disprezzo e sparato in faccia come una sberla: «Sfigato!». Si direbbe però che certi esempi di audacia siano tali solo finché il rischio rimane basso. Appena la situazione si fa seria, sono spesso «gli sfigati» a rivelare dosi insospettabili di resilienza, mentre i Superominidi finiscono a piagnucolare sotto il sedile.