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28.3.24

La storia della classe con 21 alunni e 20 lingue parlate. Un docente: “I test Invalsi ci dicono che in italiano siamo sopra la media” risposta a salvini che vuole ridurre il numero degli stranieri nelle classi scolastiche

   DI COSA  STIAMO  PARLANDO 
Salvini all'attacco dopo il caso Pioltello: «Chiudere per il Ramadan? Resa all'Islam. Troppi bambini stranieri nelle nostre classi» - Open


Da https://www.orizzontescuola.it/    e da   https://corrieredelveneto.corriere.it/

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In classe 21 studenti e 20 lingue diverse, la preside: “La lingua non è ostacolo ma ricchezza”

La storia della classe con 21 alunni e 20 lingue parlate. Un docente: “I test Invalsi ci dicono che in italiano siamo sopra la media”

Un albero di carta, ricco di simbolismo e di storie, accoglie gli studenti di una scuola media di Padova. Le sue foglie e i suoi cuori rossi raccontano una storia di multiculturalità, mescolando venti lingue diverse, tra cui dialetti, inglese, francese, berbero, turco, swahili, moldavo, hausa, yoruba, arabo, padovano, romanesco, darija, rumeno e bengalese.


Un microcosmo di futuro

Come segnala il Corriere della Sera, in questa classe di ventuno bambini che si affacciano all’adolescenza, le lingue si mescolano e si intrecciano, creando un microcosmo di futuro. La loro diversità diventa una ricchezza, un’opportunità per crescere e imparare gli uni dagli altri.

L’impegno per l’integrazione

L’istituto comprensivo, situato nel quartiere Arcella a dieci minuti dalla stazione ferroviaria, conta un 39% di studenti extra Ue o con almeno un genitore straniero. La scuola si impegna a favorire l’integrazione non solo attraverso le lezioni, ma anche con una serie di attività extracurricolari pomeridiane facoltative: flamenco, atletica leggera, musica, disegno, laboratori di lettura e ripetizioni.

Sogni e desideri

Nordin, nato a Padova da genitori marocchini, sogna di diventare ingegnere. Cynthia, nigeriana, aspira a fare la medico o la pallavolista. Angela, nata a Padova da genitori dello Sri Lanka, vorrebbe diventare hostess. Souhail, nato a Marrakech, si trasferì in Italia sei anni e mezzo fa e desidera diventare ingegnere aerospaziale. Adele, romana, sogna di fare l’attrice.

La lingua come strumento di inclusione

In classe si parla italiano, ma l’inglese è la seconda lingua. Il dialetto viene usato a volte per non farsi capire dagli altri. Le parole si mescolano quando sono sulla punta della lingua, ma non vogliono saltare fuori. La scuola insegna anche la Lis, la lingua dei sordomuti, per avere uno strumento universale di comunicazione.

Risultati Invalsi sopra la media

I risultati dei test Invalsi confermano l’efficacia dell’approccio inclusivo della scuola. “In italiano siamo sopra la media della Regione, dell’Area Nordest e dell’Italia”, afferma il vicepreside Thomas Bertalot.

...... 


Padova, la classe con 21 studenti e 20 lingue diverse: «Imparano in fretta»

diRoberta Polese

Alla prima A della scuola media Zanella, nel quartiere Arcella. La professoressa: «Non ci trovano nulla di strano, per loro è normale»

Padova La classe all’Arcella con ventuno ragazzini e venti lingue diverse «Imparano in fretta»


Ester è di origini congolesi, ha 11 anni e parla l’italiano, il francese, il lingala e il litetela (lingue che si parlano nell’area del Congo). Il suo compagno di banco si chiama Adam è di origini marocchine e oltre all’italiano parla arabo, berbero, derija e francese. Miracle, nigeriana, parla italiano, inglese, igbo. Angela invece arriva dallo Sri Lanka e conosce il Tamil, il cingalese, l’inglese, il francese e un italiano perfetto. E poi ci sono anche il romeno, il moldavo il turco, il mandarino. In questa prima A della scuola media Giacomo Zanella, nel quartiere Arcella di Padova, ci sono 21 ragazzini e si parlano 20 lingue. Alcuni hanno i genitori che tradizionalmente parlano due lingue diverse a scuola imparano l’italiano, francese e l’inglese. Fuori dalla loro aula hanno disegnato un grande albero con tante foglie colorate, quelle rosse indicano una delle loro «lingue madri», e se ci mettiamo anche i dialetti perché «anche quelli sono lingue madri», spiega la professoressa di lettere Loretta De Martin, le lingue diventano 23 perché ci sono anche il padovano, l’ostiense e il romanesco.

Le domande e le curiosità

«Quando abbiamo detto ai ragazzi che arrivava una giornalista per chiedergli di tutte le lingue che parlano ci hanno chiesto «perché?» – spiega la professoressa De Martin – non ci trovano nulla di strano, per loro è normale». I 21 ragazzi sono tutti figli di stranieri che abitano nel quartiere, sono frutto di un «melting pot» che non comincia alla scuola Zanella, ma molto prima, sin dalla scuola dell’infanzia dell’istituto comprensivo, passando per le elementari. I bambini figli di genitori italiani sono cinque o sei, una ragazzina è di Roma, e ci tiene a sottolinearlo. «Questa classe è un tripudio di domande – spiega la prof – sono curiosi, imparano in fretta, adesso stiamo facendo un percorso sul racconto autobiografico, che implica l’ascolto dell’altro, ecco perché a volte devo frenare la foga delle mani alzate: quando qualcuno sgomita per prendere la parola, di solito non ascolta quello che sta dicendo l’altro».una prof e recuperato il portafogli, il sindaco lo premia: "Ragazzi non siate indifferenti"
C'è chi conosce anche il veneto


Basta lanciare lì qualche domanda per venire travolti dall’entusiasmo. La prima, che viene spontanea, è in che lingua parlino tra loro: «In italiano e in inglese» , rispondono pronti. «Conoscono anche il veneto – aggiunge alla prof, che si rivolge direttamente ai ragazzi - dite voi, che parole conoscete?», la risposta arriva subito: «Freschin! schei!» ridono tutti. Sono molti gli studenti che in questo periodo stanno facendo il ramadam. «Ne sono orgogliosi – spiega la docente – per loro è un passaggio che segna la crescita: stanno diventando grandi, fanno le cose che fanno gli adulti». Ma non è difficile non mangiare tutto il giorno? È Adam a prendere la parola: «Ci svegliamo alle 4 del mattino: preghiamo, mangiamo e torniamo a dormire, poi non tocchiamo né cibo né acqua fino alle 18.26, e ogni giorno allunghiamo di un minuto». Gli amici lo prendono in giro e scherzando dicono che in realtà anche lui non vede l’ora che finisca il Ramadam per mangiare: «Un po’ sì, sono contento di farlo ma so già che quando finirà ci riempiremo la casa di cose buonissime e mi rifarò sui miei compagni di classe che adesso mangiano tutto quello che vogliono».

Musica e sport

E lo sport? In prima A si praticano il calcio, l’atletica, la danza classica, il freesbee. Molti tengono per la Juve, ma non sono la maggioranza. Ascoltano Ghali, Simba la Rue, Mahmood non è tra i più gettonati, molti di loro ascoltano i cantanti in voga nelle loro terre d’origine. A vegliare sui ragazzi la preside Chiara Lusini e il vicepreside Thomas Bertalot: «La lingua non è mai un ostacolo, anzi, è una ricchezza - spiega la professoressa Lusini - dispiace che l’anno prossimo l’istituto comprensivo verrà smembrato, per risparmiare le spese di direzione e segreteria, ma l’anima di questa scuola resta». «I ragazzi imparano tanto con i laboratori, che in questa scuola sono molto apprezzati - spiega il vice preside Bertalot - quanto ai risultati basta vedere le prove invalsi: qui si raggiungono obiettivi medio alti, unica pecca? Ci piacerebbe avere qualche rampa in più per le persone con disabilità».

2.7.22

Oscar De Pellegrin, sindaco di Belluno in carrozzina e senza ufficio : “Abbatterò tutte le barriere”

in sottofondo
  • Hélène Grimaud – Mozart: Piano Concerto No. 23: II. Adagio



 da www.oggi 29\6\2022


Il nuovo primo cittadino del capoluogo veneto promette di battersi per “una città più accessibile non solo per le persone con disabilità”. Ma oggi gli è difficile persino accedere al suo ufficio…






Oscar De Pellegrin, 59 anni, ex atleta paralimpico, da 38 anni sulla sedia a rotelle a causa di un incidente, è stato eletto sindaco di Belluno alle ultime Amministrative. Intervistato per il numero di Oggi in edicola, De Pellegrin racconta: «Voglio abbattere tutte le barriere». Peccato che, al momento, sia difficoltoso eliminare anche quelle che gli impediscono di accedere al suo ufficio. « Stanno facendo – spiega il neo sindaco – un buco nel muro per farmi passare. Il resto del municipio è accessibile, tranne quel piano. Credo che tra qualche settimana sarà tutto a posto ».
CITTÀ PIÙ ACCESSIBILI - Ma De Pellegrin del superamento delle barriere, fisiche e mentali, non fa una questione personale. «Vorrei una Belluno più accessibile, non solo per le persone con disabilità, ma per tutti. Comprese le mamme con i passeggini che mi telefonano segnalandomi i problemi». Con all’orizzonte un appuntamento importante, quello delle Olimpiadi invernali di Cortina del 2026. «Gli investimenti sulle strutture saranno a Cortina e dintorni. Siamo la porta delle Dolomiti. Sulla via che da Venezia va alle montagne. Si tratta di creare legami e narrazione per convogliare un po’ dei turisti di questi poli anche nella nostra città».

Il guaio è che la fascia da sindaco si impiglia nella sedia a rotelle. Ma c’è di peggio. Oscar De Pellegrin, ex atleta paralimpico (11 record italiani e 4 mondiali come arciere e tiratore) edexdirigente sportivo, a 18 giorni dall’elezione non è riuscito a entrare nel suo ufficio perché inaccessibile. Così si è messo in testa di togliere le barriere non solo alMunicipioma, per quanto potrà, alla città.

Chi gliel’ha fatto fare di scendere in politica?

«Bella domanda. Per quanto possa aver raggiunto tanti obiettivi in ambiti differenti credo non si debba mai smettere d’impegnarsi».

Perché ha lasciato il mondo dello sport?

«Faccio una cosa per volta, la faccio al massimo e poi passo ad altro. Ho scelto di lasciare per la mia

famiglia, non era giusto che sostenesse il peso delle mie assenze».
Ma la vita da sindaco non è poi così tranquilla.«È più tranquilla di prima, con mia moglie ci incontriamo di più anche solo per un caffè. La sera sono a casa. Certo non ci sono orari e le responsabilità sono maggiori, ma credo sia più sostenibile».
Com’è nata l’idea della politica? «Non c’è stato un momento preciso, eravamo un gruppo di amici che discutevano delle cose da fare. Sai quelle idee che nascono attorno un tavolo. Pensiamo di avere buone proposte e disponiamo delle persone giuste per poterle mettere in pratica. Amici che parlano, poi mesi di lavoro e di programmi».

Un sindaco da Guinness dei primati?

«Sì ho fatto anche quello. Nel 2009 abbiamo pensato di tentare un Guinness dei primati: con un arciere che era con me alle Paralimpiadi abbiamo scommesso di colpire con una freccia e spegnere un tot di lampadine a una certa distanza in soli due minuti. Undici su 12, e il record permane».

Qual è la sua prima barriera abbattuta?

«Ce ne sono tante, ma la prima è quella per arrivare all’ufficio del sindaco. Non lo raggiungo. Il resto del palazzo è accessibile, tranne il piano del sindaco. Stanno facendo un buco nel muro per farmi passare. Credo che tra qualche settimana sarà tutto a posto».

Ha detto «per abbattere una barriere fisica basta un secchiello di calce». E per quelle mentali?

«Forse basta il buon esempio e l’ascolto».

Che differenza c’è tra un sindaco con disabilità e uno cosiddetto “normodotato”?

«Forse la sensibilità verso certi argomenti, ma sicuramente ho il dono di ascoltare gli altri. Dipende da persona a persona, però io credo che questo abbia fatto la differenza nel mio caso».

Belluno soffre della presenza di tre grandi poli patrimonio dell’Unesco: Venezia, Valdobbiadene e le Dolomiti?

«Siamo la porta delle Dolomiti. Sulla via che da Venezia va alle montagne. Si tratta di creare legami e narrazione per convogliare un po’ dei turisti di questi poli anche nella nostra città».

La parola Dolomiti richiama le Olimpiadi di Cortina 2026. Quanti fondi arriveranno?

«Gli investimenti saranno sulle infrastrutture a Cortina e dintorni. Fondamentale per la città è l’indotto che quella kermesse porterà. Bisogna essere in grado di creare occasioni soprattutto prima del 2026».

Belluno sarà capitale italiana dell’accessibilità?

«Vorrei una Belluno più accessibile, non solo per le persone con disabilità, ma per tutti. Comprese le mamme con i passeggini che mi telefonano segnalandomi i problemi».

Nel suo programma sono citati più volte i cimiteri. Che cosa succede nei camposanti di Belluno?

«La situazione è preoccupante perché sono abbandonati e lasciati al degrado. È una questione di rispetto per chi vi è seppellito e per i familiari».

Sono trascorsi esattamente 38 anni tra l’incidente che le ha procurato la lesione spinale e la nomina a sindaco.

«Questa cosa è veramente… Boh, neanche se la programmi. Non so che segno sia. Me l’ha fatto notare mia moglie. Forse è la chiusura di un cerchio».

Ha fatto pace con il suo “incidente”?

«Sì, non sarei la persona libera che sono. Non avrei mai potuto fare quello che ho fatto nella vita».

Il palazzo è accessibile, tranne il piano del primo cittadino. Stanno facendo un buco nel muro per farmi passare

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...