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28.9.14

" la solitudine non va mai in vacanza "ne parlo con Cristian porcino



.di solito intervisto gli autori sulle ultime opere . Ma le domande su "Un'Altra vita" ( qui una rassegna stampa ) che volevo fargli sono già state fatte da un altro ( vedere miei post precedenti) e quindi l'intervista \ chiacchierata con l'autore , Cristian Porcino ( foto a destra  presa   dal suo account  di facebook )  , sarà a 360° sulle   riedizioni  di   La solitudine non va mai in vacanza" 




e   di "Sulla pena di morte. Da Beccaria ad oggi " 






come mai ha voluto ristampare a distanza di 4 anni questi tuoi due libri . Hai qualcosa di nuovo da dire ?


«Per quanto riguarda “Sulla pena di morte. Da Beccaria ad oggi” non ero soddisfatto dell’edizione che la casa editrice mandò in stampa quattro anni fa e così, dopo la scadenza del contratto, mi sono riappropriato di un testo che sentivo molto vicino e l’ho rinnovato aggiungendo nuove sezioni e considerazioni, curando anche la veste grafica del libro. Il problema della pena di morte non è stato ancora risolto, anzi. Proprio per tale motivo ritengo ancor più valide le mie riflessioni contenute nella nuova edizione. Mentre “La solitudine non va mai in vacanza” esce a tre anni dalla sua prima edizione. Anche in questo caso i problemi legati alla casa editrice non mi hanno permesso di divulgarlo nella maniera più giusta. Diciamo che era giunto il momento di vederli vivere in una prospettiva più consona ai temi trattati.»


lo so che sei un tipo poliedrico e quindi estraneo ogni inquadramento e catalogazione . Ma te lo chiedo lo stesso . In che genere metti il tuo libro la solitudine non va mai in vacanza . In quello del teatrale , la tragedia principalmente o in quella del racconto psico - noir ?


« “La solitudine non va mai in vacanza” è una raccolta di racconti. I temi trattati sono diversi e nessuno di questi è simile all’altro. Troviamo il racconto d’amore, quello storico, quello mitologico, quello gotico, etc. Forse il mio libro, nel suo insieme, racchiude tutti i generi da te citati»


ateo , laico , credente ?

«Io mi definisco sempre un uomo alla ricerca della verità. Non appartengo a nessuna religione preposta al culto e in quanto filosofo ritengo l’immobilismo ideologico così come quello spirituale un danno per la nostra evoluzione interiore. Il fanatismo religioso mi spaventa così come chi professa solide certezze; da questa convinzione è scaturita l’idea del racconto “Il regno di Nichil” e il romanzo “Un’altra vita”. Troppo spesso crediamo in delle verità che potrebbero rivelarsi delle chimere o peggio ancora fantasie mal riposte. Essere ricettivi e guardare costantemente attorno allarga la prospettiva della nostra esistenza terrena. Poi il tema della religione è un fattore molto complesso. Come ho già detto in altre occasioni tutti noi siamo in qualche modo influenzati dalla religione che abbiamo respirato sin da piccoli. Per tale motivo non amo definirmi in nessun modo in ambito religioso, proprio per non essere facilmente frainteso oppure omologato in determinate schieramenti.»





Quando affermi : << l’uomo è votato per sua natura alla solitudine, e il suo compito è quello di emanciparsi dall'incubo della sua morte civile riuscendo a fare di se stesso branco, massa. Più si distaccherà dal gruppo e dalle sue leggi convenzionali non scritte, e più sarà a sua volta allontanato. Ogni tentativo di essere “folle e affamato” lo porterà a percorrere una strada lunga e tortuosa verso la totale emarginazione. L’intellettuale, vale a dire colui che pensa con la propria testa, sarà considerato alla stregua dei ratti, dei surmolotti insediati in città, ma costretti a far ritorno nelle fogne >>. desumo che vedi la solitudine come un qualcosa di positivo e quindi inviti all'anacoretismo oppure vedi la solitudine come un qualcosa che non si può rimuovere \ cancellare ma solo trasformare in opera d'arte ? o un rapimento e sensuale come la canzone sotto citata 







«Nel mio libro “I cantautori e la filosofia da Battiato a Zero” pubblicato dalle Edizioni Libreria Croce nel 2008 ho trattato la canzone “E ti vengo a cercare” che tu citi. In quel testo Franco Battiato parla della costante ricerca di Dio nella nostra esistenza. Il tentativo di isolarsi per estraniarsi dai marasmi della quotidianità ci portano ad investigare e trovare quell’immagine divina che è già dentro di noi. La solitudine non è né un bene né un male, semplicemente fa parte dell’essere umano. Abbiamo paura della solitudine perché temiamo di rimanere soli con noi stessi e con la voce della nostra coscienza. Dobbiamo invece imparare ad ascoltarci. Santi, asceti, mistici hanno sperimentato su di sé l’esperienza della solitudine ma hanno trovato nella loro fede e nel loro Dio quell’oasi di benessere che spesso non avvertivano nel mondo degli uomini. Ciò che auspico nella nota conclusiva de “La solitudine non va mai in vacanza” è il coraggio di riappropriarsi della propria coscienza di esseri pensanti e di non temere l’emarginazione sociale. Essere uomini liberi è un prezzo faticoso da pagare, ma ne vale davvero la pena. Altrimenti, se si temono le conseguenze, c’è sempre il branco che aspetta con impazienza di annoverare nel suo club un altro soggetto non pensante.»




cuore o mente ? 


«Il cuore è un organo come tanti altri e francamente ho sempre detestato coloro i quali dicono di scrivere con il cuore. Si scrive con la tecnica, la passione ed il talento. Non capisco perché nessuno cita mai il fegato o la milza. Siamo forse classisti anche con gli organi interni? Quando scrivo impiego ogni centimetro del mio corpo, pensiamo alla postura della schiena, alle mani, agli occhi, etc. Per quanto mi riguarda preferisco seguire la mente e in qualche modo faccio tesoro del consiglio che mi diede il filosofo Manlio Sgalambro, cioè seguire sempre i dettami della ragione. E poi il cuore mente spesso!»




Nel libro Sulla pena di morte. Da Beccaria ad oggi hai dimenticato l'opera il miglio verde . Perchè ? si tratta di una svista ?


«No Giuseppe, non è stata una dimenticanza o svista. Semplicemente ho citato i libri che attingevano alla realtà e non alla fantasia. Lo splendido libro di Stephen King, che per altro adoro, era poco pertinente con l’impostazione del mio testo in cui ho riportato la testimonianza di scrittori che in qualche modo hanno toccato e sperimentato da vicino il problema della pena di morte.»


Come mai hai scelto la forma del saggio e non quella come fa di solito del romanzo \ racconto ?

«Il problema della pena di morte è un tema talmente serio e vasto che non potevo trattarlo attraverso un racconto. Mi premeva delineare l’evoluzione o involuzione del pensiero moderno proprio a partire dall’opera di Cesare Beccaria fino ad arrivare ai nostri giorni. Il saggio ti permette di raccontare gli eventi seguendo una linea cronologica fatta da diversi fattori come le opere di studiosi e autori che si sono spesi nella loro vita per documentare e far conoscere al mondo l’orrore che si cela dietro la pena capitale. Ritengo quindi più giusta la forma saggistica rispetto al romanzo-racconto»


Non c'è il rischio che un giovane lettore , poco avulso ( ovviamente generalizzando ) a tali forme s'annoi o peggio lo rifiuti aprioristicamente ?


«Ma sai Giuseppe, i giovani nella maggior parte dei casi sono poco interessati alla lettura. Sono molto presi dai social network, dagli smartphon, playstation, etc. Questo è un fenomeno comune in molti stati europei ma in Italia tocca apici che fanno davvero rabbrividire. In America, ad esempio, gli acquisti mensili di libri da parte di ragazzi è molto più alta di quelli di un giovane italiano. C’è tutta un’altra mentalità. La scuola e la società indirizzano e incoraggiano alla lettura sin da piccoli. Proprio per questo mi sento onorato dell’uscita del mio primo libro in lingua inglese con editore americano dal titolo “Born Too Late to a World Too Old”. In Usa la letteratura è presa in gran considerazione mentre nel nostro paese purtroppo no! Ma per ritornare alla tua domanda non credo quindi che si lasceranno influenzare dalla categoria da me scelta. Se i giovani desiderano leggere qualcosa sulla pena di morte si accosteranno alla mia opera senza alcun tipo di preconcetto»


leggendo l'introduzione e il primo capitolo mi viene in mente la domanda ( la stessa che fanno a paperino in La filosofia di paperino n 3054 di topolino foto sotto al centro  e  a  sinistra     ) noi siamo padroni del nostro destino ... oppure la sorte a governarci ?  


«Siamo noi i padroni del nostro destino, almeno nella misura in cui non ci facciamo abbindolare da squallidi imbonitori che ci vendono felicità illusorie agli angoli della strada. Decidiamo il percorso da seguire anche se il nostro destino ha sempre in salvo per noi delle sorprese. Dovremmo imparare a cogliere i segnali che ci vengono inviati continuamente, ma siamo totalmente incapaci di decriptare questi messaggi. In verità è molto difficile stabilire con certezza se siamo noi a governare la sorte o viceversa. Nel dubbio cerchiamo almeno di rispettare tutto ciò che circonda. Ogni offesa gratuita che rivolgiamo a qualcuno prima poi ci verrà restituita indietro. Ogni nostro gesto ha una sua conseguenza nell’universo, e fino a quando continueremo ad ignorare che siamo parte del tutto e non il perno su cui ruota il mondo, i nostri occhi saranno bendati e la verità sulla nostra vera essenza non ci sarà mai svelata.»


visto che le masse ( ovviamente non tutti\e ) appena sentono parlare di reati infami e turpi come la pedofilia e stragi o infanticidi chiedono la pena di morte , tu cosa proporresti come pene alternative


«Anche se non sono un giurista e non posso dare delle indicazioni tecniche per cambiare realmente la situazione, nel libro ho indicato alcune soluzioni. Sicuramente una seria applicazione della legge, con pene certe e non aleatorie possono calmare l’animo giustamente irato e indignato dei cittadini. Bisogna ricordare che l’ergastolo, ad esempio, è già di per sé una morte civile per il reo. Non per forza quindi bisogna procedere con l’assassinio di Stato per tamponare la criminalità umana. In questi anni in Italia si sono aperti molti dibattiti sul ripristino della pena di morte a causa di un delinquere sempre più in aumento. Mi rendo conto che vedere in libertà gli assassini e i malfattori genera nelle persone un senso di smarrimento, ma come affrontato nel libro, la pena capitale non arresta e non reprime gli istinti omicidi degli individui. Bisogna punire i colpevoli di reati gravissimi con una severa reclusione carceraria e non dare la possibilità di uscire senza aver scontato il massimo della pena stabilita. Penso ad esempio ai pirati della strada che investono le loro vittime e non tentano nemmeno di soccorrerle. In America esistono sentenze di condanne che stabiliscono criteri ben precisi; ovvero la negazione al reo di poter accedere a pene alternative. Dal mio punto di vista è totalmente inutile mettere in semilibertà un soggetto mentalmente e sessualmente disturbato come un pedofilo. Senza cure adeguate non può essere messo in condizione di nuocere ad altri innocenti. Una legge severa ma giusta può aiutare gli uomini dall’ evocare a gran voce metodi barbari come la pena di morte.»

21.2.12

QUESTA è LA VERA SCIENZA autonoma dal potere politico Virus H5n1, dati pubblici La scienza beffa gli Usa


in sottofondo    questa  canzone  







Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare!
Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!
Ascolta la voce di chi ancora resiste, ti prego non farti ingannare!
Guarda oltre queste mura...oltre la guerra e la paura!

Finalmente gli scienziati di cono No al potere e alle loro pressioni detratte dalla fobia del terrorismo quando sono loro che la loro politica egoistica e opprimente ne creano le basi e poi piangono lacrime di coccodrillo o e con la paura limitano il dissenso soprattutto quello pacifico 




repubblica online  del 19\2\2012




Virus H5n1, dati pubblici La scienza beffa gli Usa 
I ventidue esperti dell'Oms da Ginevra: "Renderemo note le ricerche sulla variante umana dell'aviaria". Gli Usa: "pericolo terrorismo", ma la comunità scientifica ribatte: "I vantaggi sono superiori ai rischi" di ARTURO ZAMPAGLIONE




NEW YORK - La Casa Bianca aveva fatto di tutto perché gli studi sulla mutazione dei virus dell'influenza aviaria rimanessero top secret. "C'è il pericolo - avevano osservato i collaboratori di Barack Obama - che i terroristi li utilizzino per scatenare catastrofiche pandemie". Si era mobilitato anche il Nsabb (National science advisory board for biosecurity), il comitato americano che veglia sugli agenti patogeni, chiedendo di rendere noto solo il riassunto delle ricerche in atto, tralasciando ogni dettaglio. Ma la pressione degli Stati Uniti a livello politico e scientifico si è rivelata inutile.
La decisione. Dopo una riunione di due giorni convocata presso la sede di Ginevra dell'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), un gruppo di ventidue esperti di bio-sicurezza ha deciso a maggioranza di permettere la pubblicazione dei dati, sia pure aspettando qualche mese perché vengano completate ulteriori verifiche. "Secondo il gruppo, i rischi terroristici sono inferiori ai vantaggi che possono derivare dalle ricerche in termini di vaccini preventivi, test diagnostici e farmaci anti-virali", ha spiegato Anthony Fauci, uno dei grandi esperti americani di Aids e malattie infettive, che ha però ribadito l'opinione contraria della sua delegazione.
La mutazione. Il virus dell'influenza aviaria - in sigla H5N1 - è stato individuato per la prima volta a Hong Kong nel 1967. Pur presente nel pollame di molti paesi, soprattutto asiatici, ha contagiato finora solo 600 persone, causandone il decesso di circa la metà. In sostanza è difficile che si trasmetta agli esseri umani, ma ha un tasso di mortalità ben più alto del H1N1, cioè dell'influenza suina che creò un allarme mondiale nel 2009-2010. Grazie a finanziamenti federali americani, il virus è stato poi studiato in profondità da due team di ricerca, il primo guidato da Ron Fouchier all'Erasmus medical center di Rotterdam, il secondo da Yoshihiro Kawaoka all'University of Wisconsin-Madison.
Gli scienziati sono riusciti l'anno scorso a realizzare una mutazione del virus che lo rende molto più contagioso per i mammiferi. Negli esperimenti già completati, infatti, attraverso alcuni piccoli cambiamenti genetici del virus H5N1, i due team di ricercatori sono riusciti a infettare dei furetti usati come cavie e ad avere così un'idea di come potrebbe reagire il corpo umano.
Certo, gli esperimenti sulla mutazione sono stati fatti sin qui in laboratori super-protetti. Ma che cosa succederebbe se i batteri dovessero per sbaglio diffondersi nell'atmosfera o se un gruppo di bio-terroristi di impadronisse dei risultati della ricerca per mettere a punto un'arma biologica? Lo scenario sarebbe apocalittico. Anche gli scienziati più prudenti ipotizzano conseguenze peggiori dell'influenza spagnola che nel 1918, subito dopo la prima guerra mondiale, uccise 50 milioni di persone nel mondo.
L'Oms. Nel dicembre scorso il Nsabb americano ha chiesto alle due più autorevoli riviste scientifiche, Science e Nature, di censurare gli articoli che avevano intenzione di pubblicare sull'aviaria. Poi a gennaio è stata annunciata una moratoria di 60 giorni sulle ricerche sulla influenza H5N1, in attesa di una decisione dell'Oms, che ha convocato la settimana scorsa il comitato dei 22. "È necessario che i risultati delle ricerche siano pubblicati interamente nell'interesse della medicina mondiale - ha detto Fouchier dell'Erasmus - i rischi che le informazioni cadano nelle mani dei terroristi sono molto limitati". Più cauto è stato invece Keija Fukuda, il dirigente dell'Oms presente ai lavori, che ha chiesto che la decisione sulla pubblicazione non venisse resa subito operativa in modo da completare una valutazione dei pericoli.

Infatti     secondo   http://www.nextme.it/ potete trovare qui l'intero articolo

 (....) 

E il Forum c'è stato, due giorni fa a Ginevra. Due sono stati i punti all'ordine del giorno discussi presso la sede dell' OMS: l'estensione temporanea del periodo di stop della ricerca sulle forme modificate di virus H5N1 e al tempo stesso il riconoscimento che la ricerca deve continuare al fine di tutelare la salute pubblica e deve essere resa nota.



"Dato l'elevato tasso di mortalità associato a questo virus – il 60% degli esseri umani che sono stati infettati sono morti - tutti i partecipanti all'incontro hanno sottolineato l'elevato livello di preoccupazione per questo virus influenzale nella comunità scientifica e la necessità di saperne di più con ulteriori ricerche" ha detto il dottor Keiji Fukuda, vice direttore generale della Health Security and Environment dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "I risultati di questa nuova ricerca hanno messo in chiaro che i virus H5N1 hanno la potenzialità di trasmettersi più facilmente tra le persone e ciò sottolinea l'importanza cruciale della sorveglianza continua e della ricerca su questo virus."
Ma su una cosa sono stati tutti d'accordo: un ulteriore ritardo nella pubblicazione dei manoscritti per intero avrebbe avuto più benefici per la salute pubblica rispetto alla loro imminente pubblicazione.
Nei prossimi mesi, in attesa di nuovi incontri sulla questione, sarà necessario puntare ad aumentare la consapevolezza e la comprensione di questa ricerca attraverso la comunicazione, ed incrementare la biosicurezza nei laboratori.
Francesca Mancuso

in conclusione del mio post  leggo questo articolo che  ...

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...