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23.9.18

effetti collaterali della modernità L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione


  le  google news  ho  trovato   quresto interessantissimo articolo  de www.lastampa.it del 23\9\2018. Da   fotogafo  insicuro 
 da  una discussione   su fb    con  un amica    del   gruppo fotografico 


******Giuse' se sai già che è pessima non pubblicarla! 
Scegli le più significative.... 
Fb non da' un premio per chi pubblica più foto...... 😉
Gestire


Rispondi2 s

Giuseppe Scano Lo so. Ma so come ho fra i contatti molti fotografi anche professionisti volevo scambiare pareri per migliorarmi
Gestire


Rispondi2 s


******* Si migliora quando c'è da migliorare.... se è da buttare è da buttare....
A maggior ragione se hai fotografi professionisti come amici devi pubblicare le foto valide....

e  compulsivo  puaura  che la prima  non piacia  all'interessato o non sia  perfetta o   rapressenti  un  attimo  diverso dal  precente  . , dico  che    tale  articolo  ha ragione  purtroppo .  Succede   quando  una cosa  diventa di massa  e    quando viene  presa  in maniera  acritica   basta  vedere   su bacheche  di stangram  e  di facebook  .

Ma  ora bado ale ciancie   e  veniamo all'articolo  

L’onnipresenza delle fotografie sta spegnendo la nostra immaginazione
Intervista allo psicoanalista Luigi Zoja, autore del libro “Vedere il vero e il falso” sulla manipolazione delle immagini

“La fotografia riassume tanto la verità quanto il suo tradimento”, scrive Luigi Zoja - psicoanalista, saggista e grande osservatore del mondo della comunicazione - nel suo ultimo libro Vedere il vero e il falso appena pubblicato da Einaudi (136 pagine, 12€; presentato oggi a Pordenonelegge). Perché le immagini vivono con una condanna intrinseca: essere immediate ma allo stesso tempo facilmente fraintendibili. O manipolabili



. Nel suo saggio, “un libro sulla fotografia, non di fotografia”, Zoja sfida il lettore a sapere oltre che a vedere. Lo fa attraverso l’analisi delle immagini-icona del XX secolo, quattro legate alla guerra e quattro che vedono protagonisti dei bambini in conflitti o tragedie umanitarie. Uno studio puntuale, ricco, coinvolgente. Soprattutto: una lettura necessaria per chi non vuole subire il ciclone delle immagini che ci circondano.


Lo scatto Raising the Flag on Iwo Jima di Joe Rosenthal, diventata uno dei simboli dello scontro tra Stati Uniti e Giappone nella Seconda guerra mondiale. Per molti anni è stata criticata per sembrare “finta”, ma è stata scattata proprio nei giorni della conquista


Nell’epoca delle fake news, il libro sembra uscire nel momento giusto. Da cosa nasce questo suo saggio?


«Ammetto che ci avevo pensato prima dell’arrivo di Trump. Avevo iniziato a raccogliere materiali durante la scrittura di Paranoia (Bollati Boringheri, 2011). Lavoravo al tema delle alterazioni dei messaggi nei mezzi di comunicazione, analizzando alcune fotografie note per capire i gradi di manipolazione che avevano subito».



LAPRESSE  Luigi Zoja al Festival di Mantova del 2015

C’è la famosa fotografia di Robert Capa sulla morte del miliziano, la fotografia dei soldati americani che issano la bandiera a Iwo Jima, e quella dei sovietici sopra il Reichstag. Come le ha scelt
e? »Ho selezionato quattro immagini di guerra e quattro che ritraggono dei bambini, cercando una simmetria tra dramma e speranza. Le fotografie della guerra sono quattro immagini iconiche, ma tutte in qualche modo vittima di manipolazione. Molte foto che noi crediamo istantanee di momenti irripetibili, in realtà sono ricostruzioni fatte in un secondo momento. Buona e mala fede si sovrappongono, a volte trasformando l’immagine in propaganda».

Il fotoritocco esiste da molto prima di Photoshop, insomma. Quand’è che la fotografia ha smesso di essere uno strumento di verità e ha iniziato a essere manipolata?


«La fotografia si è presentata al mondo come un modo per mostrare la realtà in maniera immediata. Per la prima volta si poteva fotografare una battaglia mentre era in corso, mentre prima veniva dipinta e gli artisti dovevano aspettare la fine dello scontro. Se non altro per capire chi avesse vinto. Ma la manipolazione c’è sempre stata anche nelle foto. Fin dai tempi della Guerra di secessione: per scattare erano ancora necessari lunghi tempi di esposizione quindi le scene erano ricreate, sposando soldati e persino cadaveri».



Il miliziano che muore, lo scatto più famoso di Robert Capa

Perché nel libro ha scelto solo immagini del XX secolo?


«Ci sono due ragioni principali. La prima: ho scelto di limitare il campo di studio, come si deve fare quando si affronta un lavoro di ricerca. La seconda: credo sia giusto dare alle nuove generazioni un senso della storia, mostrando loro delle immagini che raccontano un periodo che loro non dovrebbero dimenticare».

Sceglie anche di non mostrare immagini di morte, come mai?

«È vero, nel libro non ci sono immagini che ritraggono vittime e morti. Siamo bombardati da immagini sempre più violente, ma credo che sia necessario un rispetto maggiore per la morte. Lo stesso rispetto che avevano gli antichi: bisogna parlarne, ma non mostrarla direttamente».

Scattiamo più immagini di quante ne possiamo vedere, ne vediamo più di quante possiamo ricordare. Subiamo spesso i messaggi di fotografie manipolate o false. Eppure dopo due secoli dall’arrivo della fotografia dovremmo essere più educati a questo linguaggio. Perché non è così?


«Oggi c’è una vera bulimia dell’immagine. Il consumismo ha trasformato anche il mondo delle immagini: il pubblico sceglie l’immagine più godibile, come scriveva Susan Sontag. E facendo così c’è una costante inflazione, cerchiamo immagini sempre più shockanti. L’onnipresenza delle immagini ci abitua a chiedere sempre di più: nel campo dell’informazione, dei rapporti sociali e d’amore, e anche nella religione».

A cosa può portare questa deriva?


«Sempre di più la nostra immaginazione si sta impoverendo. Quando abbiamo così tanti stimoli che vengono dall’esterno, non sappiamo crearne noi dall’interno. Dobbiamo tornare ad allenare la nostra immaginazione. Da psicoanalista, io uso uno strumento tecnico molto prezioso: l’’immaginazione attiva, di origine junghiana: bisogna prendere un’immagine fissa e concentrarsi su di essa finché non si muove, finché la nostra fantasia riesce a darle un’azione. E se ci impegniamo davvero l’immagine si muove. Ma è sempre più difficile, soprattutto per i più giovani».

Cosa possiamo fare per non essere vittima delle immagini, ma riuscirle a capire e apprezzare? Quali altri strumenti abbiamo?


«Ritorno sul concetto di limite, tanto caro agli antichi greci. C’è una tendenza sempre più forte ad abolire tutti i limiti. E invece i limiti sono necessari. Servono a evitare l’indigestione e la nausea. Un sommelier non può assaggiare 50 vini in una sola serata. Noi dobbiamo guardare di meno e guardare meglio. Conoscere e non solo vedere ciò che ci circonda e ci si presenta davanti».







12.9.18

esorcizzare i tuoi incubi o sogni con un app per fotoe video del cellulare altro che usare acidi o altre droghe


chi lo ha detto che per descrivere i propri sogni o esorcizzare i propri incubi ed ilproprionconscio sia necessario ricorrere agli acidi o ai paradisi artificiali .A volte basta anche un app del telefonino per creare un immagine che più lo rap.prresenta o gli sia avvicina . Ecco dele sperimentazioni fatte con il celulare Ecco le mie sperimentazioni fatte usando l'app effetto Ar " settore " favola sul mio il cellulare. Un app di realtà aumentata per la fotocamera del tuo smartphone. Con cui si possono creare magiche ambientazioni per foto, video e selfie da condividere con gli amici.


.
L'immagine può contenere: testo e spazio al chiuso



11.9.17

chi usa le droghe legali o illegali per evadere \ uccidere il suo io negativo o le brutture del mondo non sa che c'è la fantasia \ immaginazione

Ovviamente  senza  giudicare  chi ne  fa  uso  o ne  ha  fatto uso  


Dopo  questa premessa    vieniamo   al post  d'oggi  .


come fare a viaggiare e creare senza uso di droghe legali ed illegali ? 

Caspar David Friedrich,
 
Viandante sul mare di nebbia (1818), Amburgo

e  poi   viagggiare  aiuta 
La risposta può sembrare ovvia e scontata , con la fantasia e l'immaginazione , e con la musica , osservando foto ed immagini rillassanti o fantastiche di paesssaggi , ecc . Ma esiste un altra strada \ via accettare il fatto che che le meraviglie non sempre provengono da fuori di noi . Infatti ogniuno di noi , quando ( sempre che voglia farlo perchè a volte è un percorso doloroso e si tratta di rimettersi indiscussione e decidere cosa lasciare e cosa gettare , esperienza personale ) riesce a guiardarsi dentro di sè+ e scoprire o rioscoprire i propri vasti spazi interiori che se esplorati ( o riesplorati in quanto l'esplorazione , almeno per me , è continua ) , conducono alla scoperta di uan miriade di significati .. oìciascuno dei quali ci rende unici . 
Ora qualcuno di voi    si  chiederà  ma cosa intendo dire ? Intendo dire che questa più di ogni altra è la magia che ogni individuò possiede una forz che può cambkiare il mondo .


  colomnna  sonora 

Immagine - J-Lennon
SABOR A CHOCOLATE -- ELEFANTE
Dejenme Llorar - Carla Morrison
Linger -The Cranberries
Don't Let Me Down- The beatlsStreet Of Dreams - Guns N' Roses
Someone Like You - Adele
Get Me - Chili Vanilla
Lontano _  Modena  city ramblers
Smells Like Teen Spirit Nirvana cover - David Garrett


12.10.14

la storia e' anche la gente non solo gli eventi [ perchè racconto storie ]

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Come  ho già detto  nel titolo  la  storia  è fatta  non solo di : date , eventi  , ideologie  \ pensieri  , ma  anche  dalla  gente  . Infatti :


 [--- ] La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere. E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare. Quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare, ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.[---] 
Ora  almeno all'inizio  credevo  bastasse  solo   questa  canzone  per spiegare\  rispondere alle  domande  che  mi vengono  , nonostante  le faq  ed i rispettivi aggiornamenti  (  a cui vi rimando  ) , continuamente  rivolte  . Ma  poi mi sono reso conto  che  è   da un bel  po'  a che non aggiorno  , dettagliatamente le  Faq . Ecco   che approfittando di questa  discussone    avvenuta nei commenti a  questo precedente  post  in cui riprendo la storia di un ragsazzo che entra ed esce dal carcere da 30 anni consecutivi o quasi  


 Alessio Meloni ha detto...
Che intervista inutile, chi ha scritto questo articolo il giorno dopo ha intervistato un missionario???!!!! Questo tizio arrestato 70 volte con quasi 30 anni di galera viene intervistato e gli dedicano una pagina nell'unione sarda. complimenti!!!!
05 ottobre 2014 01:40  

 Giuseppe Scano ha detto...
Caro Alessio Meloni perchè inutile ? ciascuno di noi nel bene e nel male ha una sua storia , bella o brutta che sia . Ed è giusto raccontarla . Ovviamente a 360 gradi , come mi sembra che sia stato fatto nell'articolo dell'unione . 
05 ottobre 2014 12:59  

di cui non ha  avuto repliche   . Evidentemente  o  non sa  cosa rispondere  o  gli va bene  la  mia risposta  .  

Ora   riporto   indirettamente  ( prendendole  dalla rete  )  o  direttamente  (  intervistando e facendo parlare  i protagonisti  come nel  caso  da  me  riportato precedentemente  di valentina loche  e  del suo blog http://millimetroemezzo.blogspot.it/ )    

PERCHÉ ORMAI SIAMO CIRCONDATI DA TUTTI I RACCONTIdi Giorgio Vasta 7 maggio 2013   da  www.minimaetmoralia.it/wp/recensione-immersi-nelle-storie-frank-rose/
[...] Immersi nelle storie. Il mestiere di raccontare nell’era di internet di Frank Rose (Codice Edizioni, traduzione di Antonello Guerrera) riflette su questo naturalissimo paradosso: com’è possibile che le storie – quelle che leggiamo, che guardiamo al cinema e in tv o che seguiamo (e contribuiamo a costruire) in rete – siano in grado di girare intorno alla nostra poltrona e collocarsi non solo alle nostre spalle ma tutt’intorno a noi?In effetti le storie non se ne stanno più al loro posto. Non le troviamo solo nei libri, sullo schermo, in un dvd o in un teatro. Non sono più oggetti che, consumati, riponiamo su uno scaffale, così come non sono più luoghi dai quali, conclusa la narrazione, possiamo andare via. In sostanza le storie non fanno più parte di un’esperienza separabile e perimetrabile. Come se dallo stato solido fossero passate prima a quello liquido, dilagando in ogni direzione, per divenire poi gassose, sostanze che un semplice respiro trasloca all’interno dei nostri corpi.Attraverso INCONTRI con registi (da James Cameron a David Lynch), creatori di serie tv (Damon Lindelof di Lost), ideatori e sviluppatori di videogame, Rose chiarisce un punto: se le storie sono ciò che ci nutre questo dipende dal fatto che tendiamo a leggere il mondo in relazione a un senso. Come in Cosmo di Gombrowicz, dove ogni fenomeno è percepito quale indizio di qualcos’altro, nel nostro quotidiano cerchiamo di non abbandonare nulla né al caso né al vuoto pretendendo invece che tutto ciò che c’è sia in grado di significare.[....]  È meglio spalancarsi all’ibridazione: scoprire che da sempre il legame tra realtà e finzione ha una natura meticcia. Ed è indispensabile ricordarsi che la ricostruzione del significato (o meglio la sua invenzione) procede per vie tortuose. Come il protagonista di Reality di Matteo Garrone anche noi penetriamo a forza nello spazio della finzione per contemplare sorridenti la stellata notturna del senso.


Ho fatto  mie  le tesi   di  Jack Zipes in  perchè abbiamo bisogno di storie. Ma  soprattutto perchè  << Miti, leggende, favole, filastrocche, ninnenanne, canzoni: sono tanti i modi di raccontare e di raccontarci. Il racconto accomuna tutti, piccoli e grandi, in ogni latitudine; si racconta sempre, a partire da quella che è stata la nostra giornata, riportando cosa ci è successo o qualcosa che si è visto o ascoltato.>>. Infatti i  ricordi  più beli che  ho di mio nonno  paterno  morto  che avevo appena  10 anni   sono  i suoi racconti   e e  sue  storie    alcuenvere  altre rimmaneggiate  come    quella  dello sceriffo di Bortigiadas. Ora  << Raccontare storie non è solo questione di parole, ma è anche mettere insieme immagini, musica, gesti, emozioni in una trama da cui viene fuori un tessuto che connette le persone tra loro e in cui ciascuno entra e trova il suo filo.>> sempre  secondo   www.multiversoweb.it/incontri/qui-capossela-2210/ <<  L’esperienza del racconto inizia da bambini, quando si entra in relazione con i tanti mondi della fantasia e dell’immaginazione. Spesso, gli artisti, alcuni più di altri, riescono a creare un contatto con il nostro immaginario attraverso le atmosfere e le vicende delle storie che raccontano. >>Tra questi artisti rientrano oltre A  Guccini  (   sia  dischi  che libri )  e  a  Luciano Ligabue  anche  <<  Vinicio Capossela che con il suo stile visionario e fiabesco, le sue ambientazioni ora malinconiche ora circensi, i suoi riferimenti alle più disparate storie popolari e intime è sicuramente uno dei più originali narratori del nostro tempo..  In un incontro con gli studenti universitari, Capossela ha ‘raccontato’ cosa sia per lui il racconto, come lui racconta e come si racconta in musica. >>  (  vedere  l'url  per  i  video  )  
 Come scelgo le  storie  ?  Semplice  non  ho  un criterio fisso o standard  , ma mi baso  sui sentimenti  e le  emozioni  che  esso mi danno  e  mi trasmettono  ,. Infatti posso essere  o  ai margini   dei media    e cioè usati come riempimento  televisivo o  cartaceo oppure  escluse  dai media  . Ed  a volte  e  il caso   recente  del blog  di valentina   ne  ho parlato precedentemente  qui  in questo post , quando  la storia  è incompleta(   leggi    articolo a pagamento  o tropo  breve  )  allora   faccio qualche intervista  . 
Ed  per  questo che mi sto appassionando   alla nuova collana della Bonelli intitolata  appunto le  storie  



14.7.12

anzichè grandi viaggi faccio piccoli viaggi quotidiani

Volevo  scrivere questo post  tempo  ma  non trovavo l'incipit   e l'avevo accantonato ma  poi  sia   questa  canzone  





il  bel  tempo   ( anche  troppo  )   e  la  solitudine    estiva  (  i miei   amici hanno   dei lavori  principalmente  stivi    ceramista  , chittarrista  per  i villaggi turistici   , oltre i soliti impegni fasmiliari   sono sposati o   lo stanno per  essere  , il tempo di coglionare   è finito  )  .
Dopo   questo   sfogo  , eccovi il post vero e proprio  .
E'  già estate e tempo di partenze , per  chi può  , o per  chi  causa  crisi o causa lavoro (  come nel  nostro  caso si lavora principalmente  d'estate  , sono finiti i bei tempi  quando l'azienda  era  ancora piccola  e c'erano poche piante  )  . 
Molti mi chiedono come  .ecco  come faccio io  .

  •  mi sdraio  sul letto  o schiena permettendo  con gambe  incrociate  o  semplicemente seduto   , lo si può fare  dipende dall'allenamento  di ciascuno di  noi  o  in silenzio  o con rumori di fondo  , e inizio a pensare  a quello che farò  o avrei voluto fare  oppure  di ritornare  bambino ed immaginare  cosa  avrei fatto da grande  , ecc 
  • immagino d'essere altrove  
  • d'essere un protagonista  di qualche  film o romanzo  o  protagonista  di  fumetti   fantastico  
  • oppure  con la musica  ecco alcuni miei hit   














Si puo' sognare di palleggiare da Dio e di giocare a San Siro, ma poi bisogna riconoscere la vita reale.
Un altra cosa e' pianificare con la fantasia, e' lavorare con la fantasia. Ulteriori consigli da me usati quando iniziai a viaggiare li trovate qui e qui in questi tre url I II III
A chi mi dice che è impossibile e che sono utopista oppure  uno sfigato un perdente   rispondo cosin 




  con un'altro dei mie  hit  oppure   i miei consigli non dovessero funzionare vorrei suggerirvi , ovviamente non miei , dei metodi per viaggiare pur rimanendo nello stesso luogo ( città , paese , frazioni ) .


IL primo viene  dall'editoriale  di Valentina   de Poli   sull'ultimo numero del settimanale  topolino  



Cari amici di Topolino, 
questa settimana… si parte? Metto il punto di domanda perché vorrei augurare a tutti voi una vacanza infinita, un viaggio lunghissimo e avventuroso ma so che, mai come quest’anno, non tutti avranno la fortuna di fare lo zaino e partire. Però, sì, dai: si parte! Perché un viaggio può essere affrontato anche con la fantasia, grazie a una storia a fumetti o un sogno ad occhi aperti… Io vi aiuto “regalandovi” il mezzo di trasporto virtuale: potete scegliere tra l’auto di DoubleDuck o una delle “crazy cars” che trovate da pag. 74 di Topolino 2955.

Ma vi immaginate come deve essere un viaggio a bordo di una Tritauto? O di un veicolo con i tacchi di dodici centimetri? Non sono questi bellissimi spunti per cominciare una storia chilometrica che può trasformarsi nel vostro indimenticabile viaggio? Guardate, se non credete a me chiamo in causa qualcuno di più autorevole. Leggete qua cosa scriveva Fernando Pessoa, il grande poeta e scrittore portoghese: “Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire…” . Buon viaggio a tutti, allora!


Il secondo   dal mio contatto di fb   http://www.facebook.com/chicca.signorinafantasia che mi ha suggerito    questo pezzo  di in Notte Infinita Romano Battaglia





E' inutile compiere lunghi viaggi, andare lontano a vedere le grandi montagne, i grandi fiumi, le grandi città del mondo, se non ci accorgiamo del filo d'erba bagnato di rugiada che cresce davanti alla porta di casa.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...