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1.7.09

Donne nella tempesta

Apro, anzi introduco questo nuovo post con profonda angoscia. Ne andasse bene una, verrebbe da dire. Purtroppo. Ognuno ormai conosce la tragedia di Viareggio; e la rabbia, oltre al dolore, è delle solite, sventurate Cassandre che avevano invano avvertito dei pericoli. Ma tutto arriva sempre "dopo". Per una come me, poi, che sui treni si sposta regolarmente e che ad essi è affezionata per quel loro caracollare umile e "povero" nei solchi d'Italia, nella sue campagne e sui suoi mari, tutto risuona ancor più desolante e inumano. Come la vicenda di Hamza, il 17enne d'origine marocchina travolto dal rogo nella sua casa e morto per salvare la sorellina, che di anni ne aveva solo due. E, come di consueto, non posso che indicare il conto corrente attivato per l'emergenza, da intestare a MISERICORDIA PRO-DISASTRO VIAREGGIO C/O VENERAB. MISERICORDIA VIAREGGIO, Via Cavallotti, Viareggio (IBAN: IT65Y0872624800000000104781). Sono attivi anche due numeri verdi per le informazioni: 800.570.530 (numero verde regionale per informazioni sui ritardi e sui blocchi del traffico ferroviario); 800.892.021 (numero verde delle Ferrovie dello Stato per informazioni sul servizio dei bus sostitutivi). Una tragedia "povera". Ma altrettanto "povera", pur se su un mezzo all'apparenza ultramoderno - in realtà, vecchio di 19 anni - è quella consumatasi presso l'arcipelago delle Comore, dove un airbus yemenita si è schiantato, provocando la morte di 153 passeggeri. Tutti. Tranne lei, una ragazzina di 14 anni. Unica testimone di una disgrazia inenarrabile. Una giovane donna. Che attraversa, muta e inerme, la tempesta crudele.






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"Il caso è chiuso". Quasi fosse la scena finale di un giallo, dove il colpevole è stato finalmente smascherato. Il caso è chiuso, quindi non se ne parli più. Dopo il parziale riconteggio (non si sa quanto attendibile) delle schede, l'Iran del potere ha deciso: ha vinto Ahmadinejad, non ci sono stati brogli, tornatevene a casa zitti e buoni, o guai a voi. La fotografia qui sotto è diventata popolare almeno come quella di Neda Agha Soltan: e il raffronto con Tienanmen, pure. Nemmeno io vi ho resistito. Vent'anni fa un ragazzo, oggi una donna. Tante donne: persino il regime le teme, addirittura più le morte che le vive. Quel regime sta infatti cercando di convincere la popolazione che i responsabili della fine di Neda sono stati cecchini al soldo della Cia. Un goffo e inutile modo di negare l'innegabile, di mascherare il tradimento. Tante donne, e una sola: non cambia nulla. Anch'esse come un unico corpo attraversano la tempesta, senz'altra risorsa che sé stesse, la loro sommessa determinazione. Verso una mèta ostinata e contraria. E' una lotta epocale, ed esse la percorrono tutta, in carovane di secoli, smembrate, divelte dalla furia d'un mondo patriarcale cadente e disperato. Vent'anni fa mons. Luigi Bettazzi, arcivescovo emerito di Ivrea, titolava un suo libro Farsi uomo. Trascorso un lustro ne pubblicò un secondo, che stavolta battezzò Farsi donna, farsi giovane, per la pace. Egli aveva compreso che la nuova speranza poteva passare soltanto grazie al cammino di quei corpi sommessi e giovani. I più dilaniati dalla furia del vecchio che non vuol mollare la presa. Ma che, alla fine, soccomberà.


Donna e pace, due vocaboli femminili. La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è approdata anche in Iran e nei Paesi arabi. Si stanno infatti organizzando reti ed eventi in Medio Oriente, Afghanistan, Iraq, Palestina compresi, con l'appoggio di un importante network televisivo arabo. Anche "speranza" è parola femminile...



...e la Marcia è approdata anche al Pride genovese di sabato scorso. La nostra Roberta Ravani ha "raccontato" la manifestazione con bellissime immagini; e con la presenza sua e di moltissime persone che hanno approfittato della ricorrenza per lanciare, ancora una volta, un messaggio di ampi orizzonti, di rispetto e di diritti per tutti. E per esprimere la solidarietà degli umanisti a Maria Luisa, la ragazza napoletana brutalmente malmenata da un gruppo di teste rasate per aver difeso un amico gay. Il lucido, privo di odio, e per ciò stesso impietoso resoconto di quella maledetta sera, inchioda ognuno alla propria responsabilità. Ma, soprattutto, testimonia quel rovesciamento di valori da qui più volte denunciato e che assurge ora nella sua più allarmante e sciagurata nudità. Maria Luisa ha compiuto un atto del tutto normale: aiutare una persona nel momento del bisogno. In quel momento non era né uomo né donna, era un essere umano, rotondo, completo, straripante, e quindi pericoloso per chi è abituato a considerare solo gli stereotipi. Maria Luisa avrebbe potuto chiamarsi Alberto, senza dubbio; ma di fatto era Maria Luisa, un'altra donna nella tempesta dell'odio inveterato, fattosi ordine e purezza razziale. Ora hanno proposto per lei una medaglia al valor civile (cfr. l'appello al presidente Napolitano).




La terza donna nella tempesta è Pina Bausch. Nessuno mi crederà, ma giorni fa avevo proprio pensato di pubblicare un suo video. Questa Carla Fracci espressionista non era così popolare da noi. Era pugnace come un uomo, d'una serietà da scienziato. Strana creatura d'una Weimar rediviva. Pina Bausch ci ha lasciati ieri. Addio, nordica sciantosa.


Daniela Tuscano











11.6.09

Europa, Europa...


4.203. Tante sono le preferenze accordate a Giorgio Schultze nella corsa all'Europa. Insufficienti a ottenere un seggio, ma risultato lusinghiero soprattutto per uno sconosciuto, che non ha mai ottenuto spazi in canali televisivi importanti, e che ha dovuto contare sulle sue sole forze (e sui quelle di noi volontari) per la propria campagna elettorale.

Eppure Giorgio si è piazzato ottavo su 18. In che modo? "Andando casa per casa, persona per persona, entrando da sotto le porte, dagli spifferi delle finestre socchiuse - risponde. - Abbiamo incontrato giovani in cerca di riferimenti certi e profondi. I sorrisi e gli abbracci di chi ha ritrovato la forza della solidarietà e della fiducia". E la simpatia, anche, di chi l'ha scoperto grazie alla rete: un mezzo potentissimo, l'unico finora rimasto - specialmente dopo l'infame decreto anti-intercettazioni - in nostro possesso per veicolare un'informazione libera e diffondere un messaggio diverso da quello quotidianamente ammannito dai media-scendiletto. Le periodiche voci allarmistiche sulla censura a Internet, pertanto, anche quando infondate non possono che allarmarci, e ci sembrano tanto dei ballon d'essai per saggiare la nostra resistenza e capacità di reazione, in attesa di sferrare il colpo finale. Nervi saldi, quindi, ma occhio vigile .



Giorgio ha affrontato i temi di giustizia, legalità, diritti civili, ambiente, nucleare, crisi, sicurezza e spesa pubblica con Vattimo, De Magistris e con tante, tantissime persone comuni. Ora proseguirà nel suo impegno come coordinatore della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Ne abbiamo bisogno. Giova infatti informare che, mentre per il giocondo ministro Brunetta la crisi è un'invenzione o quasi, quello del commercio d'armi è l'unico settore che prosperi davvero. E incarna il maggiore, e più temibile, dei poteri forti che contrastano Obama.

Schultze ha ribadito in più di un'occasione come le spese militari provochino disoccupazione e impoverimento, tagli a sanità, istruzione, servizi pubblici, persino a quella sicurezza oggi così tanto invocata: ma per l'Italia intorpidita dalla banda BB tutto quanto non conta nulla, anzi, è proprio incomprensibile; roba "lontana". D'altro canto il vento destro ha travolto l'intera Europa: ma, per questo, vi lascio alle accurate disamine di Mìklos Tamàs e don Paolo Farinella. Qui mi limito a registrare, e lo faccio con infinita pena, la pervicace miopia e inconcludenza dei rimasugli della sinistra italiana (alludo, sia chiaro, al Pd e non alle decrepite frattaglie finto-rivoluzionarie, ormai definitivamente - e giustamente - polverizzate dalla storia). La quale, se non è stata del tutto travolta dall'uragano berlusconista, lo deve solo ai demeriti di quest'ultimo - ma voglio vedere i ballottaggi per le amministrative... -. Adesso, una, specie se a quella sinistra appartiene, vorrebbe non infierire. Ma quando una Concita De Gregorio, dalle pagine dell'"Unità" (?), invece di porsi delle domande preferisce smarronare sul successo di Italia dei Valori, paragonandolo incautamente a quello della Lega; quando persino un quotidiano amico deve riconoscere che il Pd "si stringe nella vecchia foto di famiglia dell'apparato, sempre uguale a sé stessa" ("Repubblica" del 9 giugno); quando non si riesce a elaborare un lessico al passo coi tempi, espressione del cuore che vada di pari passo con la mente (non con la pancia, cara De Gregorio); quando non ci si vuol liberare delle scorie clericali che paralizzano il partito e nulla condividono con la storia di quest'ultimo... certi esiti non possono sorprendere.

Le uniche affermazioni davvero importanti, le due donne (anche questo un segnale da non sottovalutare) che hanno sconfitto il Cavaliere machista, rispettivamente a Udine e a Parma, sono state Debora Serracchiani e Simona Caselli: poco note, e percepite come lontane dalla nomenklatura.
Non sono una nuovista per vocazione; anzi, amando la realtà che costruisco - vale a dire, il futuro - il passato, cioè la Storia, quella con la maiuscola, mi è cara. Non considero quindi dirimente l'età d'una persona per attestarne o meno il valore. Mi limito a constatare che, perfino nella realtà dove vivo, la cosiddetta sinistra da una ventina d'anni continua a proporre le stesse facce, brava gente magari, ma, senza offesa, a mio parere prive di quelle qualità che giustifichino un loro, per dir così, "diritto all'insostituibilità". Eppure restano lì, immutabili. Per un quindicennio circa a Bresso ha operato un bel gruppo di ragazzi: entusiasti, un po' ingenui e bislacchi forse, ma generosi e pieni di sogni. Quel bel gruppo eravamo noi.
La maggior parte di quei giovani ben volentieri avrebbe offerto il suo entusiasmo a servizio della "causa": io, sicuramente. E la cosa era risaputa. Ebbene, nella quasi totalità dei casi o siamo stati ignorati, o trattati con sufficienza, salvo qualche apprezzamento del tutto isolato che non ha sortito alcun effetto. Nel frattempo, i giovani sono incanutiti e il gruppo disperso. Non morto, evidentemente: abbiamo incontrato altri interlocutori e ci siamo ancora, vivi e vitali, ma solo grazie alla nostra incrollabile e ostinata volontà. Una volontà che ci ha resi più forti, quasi inscalfibili: ma quanto tempo sprecato, e per sempre







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Post scriptum. Gheddafi è giunto a Roma in visita ufficiale sfoggiando sull'uniforme l'immagine di Omar al-Mukhtar, dai nostri giornali definito "l'eroe della resistenza anti-italiana". L'aggettivo smentisce il sostantivo, veicolando nei nostri connazionali l'idea che Mukhtar fosse una sorta di bandito, antesignano di al Qaida. Ora, la mia simpatia nei confronti del colonnello libico, forse l'unico uomo al mondo più truccato di B., è pari a quella che nutro per un carciofo nelle terga; ma descrivere Mukhtar - la cui vicenda conobbi molti anni fa grazie a un incontro pubblico col prof. Del Boca - come "anti-italiano" equivale a spacciare Garibaldi per un nemico di austriaci e francesi, solo perché all'epoca li combatté. Lo stesso fece Mukhtar: eravamo noi gli invasori, e a lui non andava. Doveva forse applaudire? Che poi Gheddafi lo usi per le sue smargiassate, beh, rientra nello stile del personaggio. Guarda il caso proprio lui e Putin sono tra i più accesi sostenitori di B.. Tra simili ci s'intende.










                                                                     Daniela Tuscano








25.4.09

La teoria della relatività


Oggi ci troveremo, come tutti gli anni, come sempre, alle 14.30 al Planetario di Milano. Come tutti gli anni, come sempre, festeggeremo il 25 aprile con orgoglio e fierezza. Noi democratici, noi antifascisti, noi umanisti.

Come tutti gli anni, come sempre, presenzierà Giorgio Schultze [foto a destra], portavoce europeo della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza e candidato indipendente nell'Idv alle prossime elezioni (presto pubblicheremo una sua intervista). “1945 liberazione dal nazifascismo, 2009 liberazione dalle armi e dalla violenza”: questa la parola d’ordine di Schultze, da sempre impegnato a favore d'una reale applicazione della Carta dei Diritti Umani. “E' giunto il momento di uscire dalla preistoria umana e cominciare a costruire una Storia finalmente umana, è urgente e prioritario fermare le guerre e la nuova folle corsa agli armamenti, smantellare gli arsenali nucleari, far ritirare le truppe di occupazione, impedire l’uso bellico dello spazio, trasformare la folle cifra di 1.300 miliardi di dollari spesi ogni anno in armamenti, in investimenti per la salute, l’educazione, per nuovi posti di lavoro”, proclama convinto.


Pare proprio che quest'anno non saremo soli. Dopo quindici anni spesi a ignorare, sbeffeggiare, imbrattare la Resistenza, B. si è scoperto, anche lui, democratico e partigiano. Gli abbiamo visto sfoggiare molti copricapi; la bustina dei nostri combattenti, audacemente sottratta a qualche soldato regolare, ancora ci mancava. Ma, presto, la nostra curiosità potrebbe venir soddisfatta.









Sandro Pertini e compagni/e.


Quando si è padroni d'un Paese, tutto diventa relativo. Solo B. resta assoluto. Accorpa destra e sinistra. Poi, certo, qualcuno resiste anche da quelle parti: lei, cui del resto non faglia la coerenza, continua a fregarsene, La Russa non riesce proprio a camuffare il suo credo fascista, beccandosi subito una reprimenda dall'altro ex-fascista, ora misuratissimo Presidente della Camera, nonché dallo stesso B. il quale, come acutamente annotato da Filippo Ceccarelli, ha compreso che lo scontro con un'opposizione peraltro inesistente non paga. E commemorerà a Onna, il paese ucciso due volte, prima dalla rappresaglia nazista, poi dal terremoto. L'ultimo testimone oculare dell'eccidio è spirato ieri, per i postumi delle ferite procurate dal sisma. Nessuno ha pensato di suggerire a La Russa di recarsi lì, invece di recitare la parte del compunto servitor di Stato all'Altare della Patria. Ma tutto si tiene, nell'azzeramento dei valori. Con questi relativisti, Ratzinger non se la prende mai.


Come tutti gli anni, come sempre, noi invece resistiamo. Perché, per noi, impegno e presenza sono ancora parole pregne di significato. Non ci avrete.

17.3.09

CONtrordine CONfratelli

CONtrordine CONfratelli



"Inopportuna". Con quest'aggettivo mons. Fisichella, dalle pagine dell'"Osservatore Romano", ha bollato la scomunica comminata dal vescovo Sobrinho alla madre e ai medici della bimba stuprata a Recife. "Rischiamo di apparire senza misericordia, mentre avrebbe meritato la massima sanzione chi ha abusato di quella fragile creatura". Non è ozioso ricordare che Fisichella non è esattamente un prete "strano" (don Milani), un qualche religioso progressista in odore pertanto di eresia, ecc. ecc. E' presidente della pontificia accademia Pro Vita, un narciso che vediamo spesso in tv, amabilmente a fianco di politici (preferibilmente di destra) di cui è confessore. Eppure. Se deve esser risultato troppo persino a lui, e ciò malgrado l'iniziale approvazione da parte di Ratzinger dell'operato dello zelante Sobrinho, significa che è proprio vero, le vie del Signore sono infinite. Mai quanto quelle della Binetti, comunque. La quale, col consueto piglio di vergine guerriera, si era immediatamente schierata a fianco del prelato brasiliano con le seguenti, caste parole: "Un giudizio sull' episodio sarebbe sbagliato, daremmo una falsa risposta a un dramma terribile". Un dramma terribile, davvero, che un partito sedicente di sinistra, o comunque minimanente civile, continui ad annoverare tra i suoi rappresentanti un simile individuo.


A proposito di Ratzinger: pare sia offeso. Anzi, da una sua accorata lettera veniamo a sapere che "soffre" a proposito della presunta fronda dei soliti indisciplinati dopo la riammissione dei lefebvriani in seno alla Chiesa. Lui, oltretutto, ignorava totalmente la posizione dell'empio Williamson (si continua a circoscrivere il caso solo a quest'ultimo) perché il suo ufficio stampa stavolta ha brillato per inefficienza, dimenticando di fornirgli le dovute informazioni. Davvero strano. Non erano loro i grandi comunicatori? Sembrerebbe di no; non lo erano nemmeno dieci anni fa, quando sempre Ratzinger pubblicò un libro per un editore di estrema destra, noto anche per le sue posizioni negazioniste. O, magari, sapevano tutto.


Daniela Tuscano

9.11.08

Non è un Paese per giovani


Sospetto sempre più che dietro le spregevoli battute di Berlusconi su Obama, precedute dalla sortita del suo compare Gasparri, si nasconda qualcosa di ben diverso, e assai più inquietante, della dissennatezza d'un "ganassa" brianzolo e del delirio d'un (ex?) neofascista. E, come da copione, l'insipiente "sinistra" italiota, o quel che ne resta, non trova di meglio che stracciarsi le vesti, scagliare strali (brr, che paura), bacchettare, impancarsi a giudice delle cause perse. Come se non si sapesse che Berlusconi è un uomo privo di qualsiasi cultura, non solo di Stato ma generale, che si gongola di sghignazzare coi sottoposti con le sue storielle da Bar Sport.

E intanto, per perdersi dietro a degradanti fatuità, si perdono di vista i problemi reali, da cui potremo liberarci soltanto noi, non certo Obama, che di grattacapi dovrà affrontarne parecchi.


Il più contento sarà, come sempre, il cav. Silvio. A lui non importa un piffero dell'altrui indignazione, per planetaria che sia; già l'ha detto, e ripetuto, che siamo tutti coglioni. La vergogna è un sentimento nobile e non alberga in certi animi. Suvvia. Focalizzata l'attenzione sulle sue idiozie, ci si dimentica delle urgenze del Paese, prima fra tutti la scuola. Gli studenti continuano a protestare, ma i riflettori attorno a loro si stanno spegnendo. E cosa avviene?


Avviene che Cossiga torna alla carica , e lo fa in tutta tranquillità, anch'egli senza vergogna e anzi con impertinente sicumera. Provocare scontri, insiste, meglio se ci scappa il morto, magari donna o bambino, in modo da convogliare l'odio della gente verso gli studenti. Quindi "agire", come successe con Giorgiana Masi.


Cossiga non si pèrita nemmeno più di nascondere il suo pensiero. Lo dichiara apertamente, e si capisce, dal momento che, di fatto, il fascismo è tornato e la sua filosofia ha libera cittadinanza nel nostro Paese. Non stupisce neppure l'odioso accenno all'arcivescovo di Milano: secondo la logica sanfedista, il cardinale Tettamanzi, come il suo predecessore Martini, sarebbe un esponente di quella Chiesa "progressista" o, come dicono loro, cattocomunista da debellare a tutti i costi.


Hai voglia a raccogliere firme. Non accade nulla, e Cossiga resta al suo posto, riverito e ammirato.


Dominati da vecchi razzisti e manganellatori, chiusi in logiche da condominio e frenesie d'atavici terrori, mentre tutto il mondo si apre, espande e guarda al futuro, gli italiani continuano a celebrare con macabra allegria il loro funerale dal consesso civile. E lasciano naufragare un paio di generazioni - i giovani senza futuro e i quarantenni che non l'hanno mai avuto - per la loro ottusa sazietà di satrapi. Après moi, le déluge. Il mondo finisce con me, in malora tutto il resto. [gimas.jpg]


E nel frattempo si baloccano dietro le impudiche sciocchezze d'un altro vecchio dalla corta vista e dalla pancia piena. Mala tempora currunt: ma concedetemi almeno una maledizione, per questi catorci malvissuti.


Daniela Tuscano




 


24.10.08

Lettera (anticipata) a Babbo Natale

 

Caro Babbo Natale,

sono un povero precario scolastico, ti scrivo per chiederti un piccolo regalo per Natale. Non ti chiedo un ruolo, magari un ruolo nuovo fiammante, con il cambio di classe di concorso incorporato.



Non ti chiedo una scuola vicino casa mia, per svegliarmi tardi e raggiungere a piedi la scuola senza i soldi per il pieno di benzina.



Non ti chiedo di non vedere più la scuola italiana ridotta così, migliaia di miei colleghi messi in mezzo ad una strada, scuole chiuse, disabili che non hanno più il sostegno, il ritorno al grembiule ottocentesco, e tutta la stampa a darci dei cret..i, e i sindacati a pietire dal governo un appuntamento.



Non ti chiedo di non essere picchiato dai ragazzi, di avere più stipendio, di poter pensare a me come a un educatore e non come a un burocrate. Di non dover litigare con il preside perché metto voti troppo bassi e così i ragazzi cambiano scuola (perchè la scuola è diventata un'azienda e ci tiene a non perdere clienti).



Non ti chiedo di avere Marco Lodoli come ministro dell’Istruzione, dopo che un plebiscito popolare abbia spedito Berlusconi, Brunetta e la Gelmini in Isvizzera. Non ti chiedo di ritrovare un po’ di serenità, di poter spegnere il computer, di poter ritornare a giocare con i miei bimbi per le strade a pallone. Non ti chiedo niente di tutto ciò. Ti chiedo solo una piccola cosa: un biglietto per venire a stare a casa tua, a fare la renna... Ti prego, rispondimi. Tuo


Alessandro






31.8.08

l'ennesima dimostrazione che la lega odia il nostro paese


Secondo queste dichiarazioni  false e ripetitive     come se  avesero un disco rotto   come  dimnostrano   :  le alte  visualiizioni  ,  l'alto  o numero di commenti  a i vari video    sull'inno nazionale presenti  su youtube   in particolare questo che mi è piaciuto e  commosso di più



 (  perchè oltre che  sardo  ( nonostante  l'italia      ci  hga  tratto e contionua  a trattarci   male  )  mi sento  Italiano   anche se  desto   un certo tipo d'italianità   come qella   di cui parla  Luca  Carboni  in inno nazionale  ) di Mario Borghezio, Ansa 30 agosto 2008 : <<
L´inno di Mameli è semi-funebre, non è adatto a coinvolgere le giovani generazioni. Per noi sarebbe molto più entusiasmante sentire il "Va´ Pensiero" ma nelle grandi cerimonie, magari all´inizio dell´anno scolastico. Questo vale soprattutto per la Padania. Per il resto del Paese direi che "Funiculì-Funiculà" sarebbe più adatto >>


Ora capisco che :    si preferiisca  l'iino della  propria  terra  e si possa odiare ( ma più che odio io provo commiserazione )  o  criticare  alcuni atteggiamenti di quelli che l'ex  duo  articolo31 hanno rappresentato benissimo  nella  canzone  l'italiano medio qui il testo  di cui nessuno è immune neppure il sottoscritto per paura d'essere emarginati o ridicolizzati come gli indifferenti , i tengo famiglia , francia o spagna purchè si magna , il provincialismo esaperato , voltagabbana , o  il nostro inno un po'   troppo retorico e stantio  nei testo   )  quest'ultima  è  un'opinione personale  )  Infatti farei alcune modifiche sia nel testo liberandolo di tutte le scorie retoriche lasciando solo questo verso per non perdere del tutto la memoria del passato e della nostra storia unitaria che da più parti sia al nord sia al sud viene messa in discussione insieme a





Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò






la canzone viva l'italia di Francesco de Gregori cambiando li la musica come suggerisce  in questa intervista recente   il  gande e pluri premiato   fra  cui l'oscar  Ennio Morricone Ma non insultando la nostra storia dalla quale deriviamo e per la quale siamo morti ( le guerre coloniali , le guerre fasciste , la resistenza , le pseudo missioni umanitarie ) o si è ucciso ( vedi stragi nel meridione , in libia , nei balcani , somalia\ eritrea ) e il nostro popolo tutto intero dal nord al sud  isole comprese , con le sue diversità e particolarità  e le  sue  autonomie

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...