Europa, Europa...


4.203. Tante sono le preferenze accordate a Giorgio Schultze nella corsa all'Europa. Insufficienti a ottenere un seggio, ma risultato lusinghiero soprattutto per uno sconosciuto, che non ha mai ottenuto spazi in canali televisivi importanti, e che ha dovuto contare sulle sue sole forze (e sui quelle di noi volontari) per la propria campagna elettorale.

Eppure Giorgio si è piazzato ottavo su 18. In che modo? "Andando casa per casa, persona per persona, entrando da sotto le porte, dagli spifferi delle finestre socchiuse - risponde. - Abbiamo incontrato giovani in cerca di riferimenti certi e profondi. I sorrisi e gli abbracci di chi ha ritrovato la forza della solidarietà e della fiducia". E la simpatia, anche, di chi l'ha scoperto grazie alla rete: un mezzo potentissimo, l'unico finora rimasto - specialmente dopo l'infame decreto anti-intercettazioni - in nostro possesso per veicolare un'informazione libera e diffondere un messaggio diverso da quello quotidianamente ammannito dai media-scendiletto. Le periodiche voci allarmistiche sulla censura a Internet, pertanto, anche quando infondate non possono che allarmarci, e ci sembrano tanto dei ballon d'essai per saggiare la nostra resistenza e capacità di reazione, in attesa di sferrare il colpo finale. Nervi saldi, quindi, ma occhio vigile .



Giorgio ha affrontato i temi di giustizia, legalità, diritti civili, ambiente, nucleare, crisi, sicurezza e spesa pubblica con Vattimo, De Magistris e con tante, tantissime persone comuni. Ora proseguirà nel suo impegno come coordinatore della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Ne abbiamo bisogno. Giova infatti informare che, mentre per il giocondo ministro Brunetta la crisi è un'invenzione o quasi, quello del commercio d'armi è l'unico settore che prosperi davvero. E incarna il maggiore, e più temibile, dei poteri forti che contrastano Obama.

Schultze ha ribadito in più di un'occasione come le spese militari provochino disoccupazione e impoverimento, tagli a sanità, istruzione, servizi pubblici, persino a quella sicurezza oggi così tanto invocata: ma per l'Italia intorpidita dalla banda BB tutto quanto non conta nulla, anzi, è proprio incomprensibile; roba "lontana". D'altro canto il vento destro ha travolto l'intera Europa: ma, per questo, vi lascio alle accurate disamine di Mìklos Tamàs e don Paolo Farinella. Qui mi limito a registrare, e lo faccio con infinita pena, la pervicace miopia e inconcludenza dei rimasugli della sinistra italiana (alludo, sia chiaro, al Pd e non alle decrepite frattaglie finto-rivoluzionarie, ormai definitivamente - e giustamente - polverizzate dalla storia). La quale, se non è stata del tutto travolta dall'uragano berlusconista, lo deve solo ai demeriti di quest'ultimo - ma voglio vedere i ballottaggi per le amministrative... -. Adesso, una, specie se a quella sinistra appartiene, vorrebbe non infierire. Ma quando una Concita De Gregorio, dalle pagine dell'"Unità" (?), invece di porsi delle domande preferisce smarronare sul successo di Italia dei Valori, paragonandolo incautamente a quello della Lega; quando persino un quotidiano amico deve riconoscere che il Pd "si stringe nella vecchia foto di famiglia dell'apparato, sempre uguale a sé stessa" ("Repubblica" del 9 giugno); quando non si riesce a elaborare un lessico al passo coi tempi, espressione del cuore che vada di pari passo con la mente (non con la pancia, cara De Gregorio); quando non ci si vuol liberare delle scorie clericali che paralizzano il partito e nulla condividono con la storia di quest'ultimo... certi esiti non possono sorprendere.

Le uniche affermazioni davvero importanti, le due donne (anche questo un segnale da non sottovalutare) che hanno sconfitto il Cavaliere machista, rispettivamente a Udine e a Parma, sono state Debora Serracchiani e Simona Caselli: poco note, e percepite come lontane dalla nomenklatura.
Non sono una nuovista per vocazione; anzi, amando la realtà che costruisco - vale a dire, il futuro - il passato, cioè la Storia, quella con la maiuscola, mi è cara. Non considero quindi dirimente l'età d'una persona per attestarne o meno il valore. Mi limito a constatare che, perfino nella realtà dove vivo, la cosiddetta sinistra da una ventina d'anni continua a proporre le stesse facce, brava gente magari, ma, senza offesa, a mio parere prive di quelle qualità che giustifichino un loro, per dir così, "diritto all'insostituibilità". Eppure restano lì, immutabili. Per un quindicennio circa a Bresso ha operato un bel gruppo di ragazzi: entusiasti, un po' ingenui e bislacchi forse, ma generosi e pieni di sogni. Quel bel gruppo eravamo noi.
La maggior parte di quei giovani ben volentieri avrebbe offerto il suo entusiasmo a servizio della "causa": io, sicuramente. E la cosa era risaputa. Ebbene, nella quasi totalità dei casi o siamo stati ignorati, o trattati con sufficienza, salvo qualche apprezzamento del tutto isolato che non ha sortito alcun effetto. Nel frattempo, i giovani sono incanutiti e il gruppo disperso. Non morto, evidentemente: abbiamo incontrato altri interlocutori e ci siamo ancora, vivi e vitali, ma solo grazie alla nostra incrollabile e ostinata volontà. Una volontà che ci ha resi più forti, quasi inscalfibili: ma quanto tempo sprecato, e per sempre







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Post scriptum. Gheddafi è giunto a Roma in visita ufficiale sfoggiando sull'uniforme l'immagine di Omar al-Mukhtar, dai nostri giornali definito "l'eroe della resistenza anti-italiana". L'aggettivo smentisce il sostantivo, veicolando nei nostri connazionali l'idea che Mukhtar fosse una sorta di bandito, antesignano di al Qaida. Ora, la mia simpatia nei confronti del colonnello libico, forse l'unico uomo al mondo più truccato di B., è pari a quella che nutro per un carciofo nelle terga; ma descrivere Mukhtar - la cui vicenda conobbi molti anni fa grazie a un incontro pubblico col prof. Del Boca - come "anti-italiano" equivale a spacciare Garibaldi per un nemico di austriaci e francesi, solo perché all'epoca li combatté. Lo stesso fece Mukhtar: eravamo noi gli invasori, e a lui non andava. Doveva forse applaudire? Che poi Gheddafi lo usi per le sue smargiassate, beh, rientra nello stile del personaggio. Guarda il caso proprio lui e Putin sono tra i più accesi sostenitori di B.. Tra simili ci s'intende.










                                                                     Daniela Tuscano








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