CONtrordine CONfratelli
"Inopportuna". Con quest'aggettivo mons. Fisichella, dalle pagine dell'"Osservatore Romano", ha bollato la scomunica comminata dal vescovo Sobrinho alla madre e ai medici della bimba stuprata a Recife. "Rischiamo di apparire senza misericordia, mentre avrebbe meritato la massima sanzione chi ha abusato di quella fragile creatura". Non è ozioso ricordare che Fisichella non è esattamente un prete "strano" (don Milani), un qualche religioso progressista in odore pertanto di eresia, ecc. ecc. E' presidente della pontificia accademia Pro Vita, un narciso che vediamo spesso in tv, amabilmente a fianco di politici (preferibilmente di destra) di cui è confessore. Eppure. Se deve esser risultato troppo persino a lui, e ciò malgrado l'iniziale approvazione da parte di Ratzinger dell'operato dello zelante Sobrinho, significa che è proprio vero, le vie del Signore sono infinite. Mai quanto quelle della Binetti, comunque. La quale, col consueto piglio di vergine guerriera, si era immediatamente schierata a fianco del prelato brasiliano con le seguenti, caste parole: "Un giudizio sull' episodio sarebbe sbagliato, daremmo una falsa risposta a un dramma terribile". Un dramma terribile, davvero, che un partito sedicente di sinistra, o comunque minimanente civile, continui ad annoverare tra i suoi rappresentanti un simile individuo.
A proposito di Ratzinger: pare sia offeso. Anzi, da una sua accorata lettera veniamo a sapere che "soffre" a proposito della presunta fronda dei soliti indisciplinati dopo la riammissione dei lefebvriani in seno alla Chiesa. Lui, oltretutto, ignorava totalmente la posizione dell'empio Williamson (si continua a circoscrivere il caso solo a quest'ultimo) perché il suo ufficio stampa stavolta ha brillato per inefficienza, dimenticando di fornirgli le dovute informazioni. Davvero strano. Non erano loro i grandi comunicatori? Sembrerebbe di no; non lo erano nemmeno dieci anni fa, quando sempre Ratzinger pubblicò un libro per un editore di estrema destra, noto anche per le sue posizioni negazioniste. O, magari, sapevano tutto.
Daniela Tuscano
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