27.3.09

varie da maryforever.splinder.com/



PORDENONE, fino al 4 aprile




Dedica e' un festival incentrato su una grande personalita' della cultura; una rassegna che, partendo dall'impegno e dall'opera del protagonista, cerca di essere occasione di confronto e di dibattito che coinvolge non solo specifici ambiti culturali e geografici. L'anno scorso c'e' stata la grande cantante Miriam Makeba "Mama Afrika"e, tra gli altri, la scrittrice Nadin Gordimer.



Dedica 2009 sara' incentrata sullo scrittore newyorkese di origine polacca Paul Auster, conosciuto a livello internazionale con la Triologia di New York, composta da Citta' di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa, delle detective-stories ambientate in una Grande Mela surreale e misteriosa. Auster scrive anche per il cinema, verra' quindi ricordata anche questa sua attivita' di autore e regista.



Maggiori informazioni sul sito dedicato: www.dedicafestival.it




 


 


 


                                                              VENEZIA ED I SUOI SPLENDORI


 


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CASA DEI CARRARESI


TREVISO


fino al 5 aprile 2009


 


Antonio Canal, detto Canaletto,il piu' grande vedutista veneziano del Settecento Europeo, in questa mostra trevigiana e' rappresentato con numerosi capolavori.


Figlio di un pittore e scenografo,Canaletto divenne presto famoso internazionalmente per le sue prospettive.


Straordinario per la profondita' spaziale, la sua lucidita', la precisione ottica certosina ed ineguagliabile. La fama che acquisto' con le sue vedute da cartolina si moltiplico' anche grazie ai numerosi visitatori che si recavano a Venezia in occasione del suo aspetto gaudente.


 Anche allora il Carnevale era un'attrazione calamitante, cosi' come le feste per le ricorrenze dei Santi che si tenevano nei campielli e nelle calli. Molti volevano conservare un ricordo dell'aspetto della  meravigliosa citta' lagunare, cosi' che i vedutisti videro le commissioni aumentare, soprattutto da parte dell'alta aristocrazia inglese, che considerava quasi un obbligo sociale avere una veduta veneziana da sfoggiare nelle proprie dimore.


 Come viene dimostrato alla mostra, Canaletto per queste vedute stupefacenti, si serviva di mezzi scientifici, ricorrendo sia alla camera oscura che a qualche marchingegno per aiutare la mano ad essere ferma, precisa, senza alcuna sbavatura.


 Molti quadri ritraggono il Bucintoro, la colossale nave, esclusivamente da parata, che serviva per la cerimonia durante la quale il Doge gettava in acqua un anello nuziale, per suggellare il matrimonio di Venezia con le acque e con gli oceani. Anche un profano puo' apprezzare "Il ritorno del Bucintoro nel giorno dell'Ascensione" per la perfetta messa a fuoco di tutti gli elementi, la grandiosita' dell'opera, la precisione architettonica, che consegna un'autentica foto smagliante della Venezia che fu.


Con la fama ed il successo crebbe anche la sua avidita' e il suo ego smisurato, facendolo diventare un continuo affamato di soldi e notorieta'. La sua arte fu ripresa, anche se con connatazioni del tutto personali, dal nipote Bernardo Bellotto, figlio di una sorella del pittore, il quale fu uno degli artisti del re di Polonia e divenne noto, tra l'altro, per le sue vedute di Varsavia.


 


 


 


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 IL BUCINTORO NEL GIORNO DELL'ASCENSIONE




 




A causa della guerra di successione austriaca, nel 1746, Canaletto vedeva diminuire drasticamente le committenze dei viaggiatori, suoi principali aquirenti e accetta di recarsi a Londra, dove era stato piu' volte invitato.A Londra rimarra' fino al 1755 per poi rientrare nella citta' lagunare in maniera definitiva.Dopo una lunga malattia l'artista muore il 18 aprile 1768 e viene sepolto nella chiesa di San Lio.


 


 





                                NON SI TROVA CIOCCOLATA





Lettere di bambini jugoslavi


nell'orrore della guerra






 








a cura di GIACOMO SCOTTI


e MARIO LICCIARDI


Prefazione di RITA LEVI MONTALCINI



 


 




non si trova cioccalataNei territori dell'ex-Jugoslavia sconvolti dalla guerra nel conflitto del 1992, i bambini della Bosnia-Erzegovina e  dei luoghi teatro della carneficina scrivono dolorose e tragiche testimonianze, sottoforma di letterine,  poesie e disegni, da consegnare ai bambini italiani. Dai campi profughi e dalle zone devastate osservano impotenti l'assurdita' della guerra e riflettono sul comportamento di quelli che sono i nemici. Con il candore tipico dell'infanzia viene descritta la sofferenza per la paura delle esplosioni, la solidarieta' per gli amici ora "nemici" per questioni etniche,la disperazione per i morsi della fame. Dipende dalla guerra devastante anche se "non si trova cioccolata", come innocentemente scrive uno di loro, sottolineando il carattere delirante e spietato che ogni guerra porta con se'. Riporto una poesia scritta da Oleg Parenta, ottava elementare, di Spalato.



FATE CESSARE LA GUERRA


Almeno i bambini non uccideteli,


fate cessare la guerra, fatelo per i bambini,


perche' potrebbero trovarcisi


anche i vostri bambini...


Chi ci ha rubato i sogni?


Mi chiedo dove siamo,


che cosa e' successo con l'uomo.


Ma questa non e' una domanda,


ed anche se lo fosse


non potrei rispondere,


perche' io faccio la guerra solo con la poesia,


e nella poesia nessuno viene ucciso.


Dove si sono nascosti gli uccelli


fuggendo da noi?


C'e' un raggio di speranza


nei miei occhi ammazzati...





                                       IL DIAMANTE BIANCO



FILM DOCUMENTARIO


REGIA: WERNER HERZOG



Questo film documenta il sogno di volare che, da tempo immemore, ha spinto l'uomo a desiderare quasi di trasformarsi in uccello per veder realizzare la propria aspirazione, compiendo azioni ardite, affidandosi all'ingegno e alla creativita'. Il regista Werner Herzog accompagna con la telecamera l'ingegnere inglese Dorrington, da sempre animato dalla passione del volo con dirigibili ultraleggeri, dal suo hangar in Inghilterra fino alle cascate del Kaieteur in Guyana, in mezzo alla foresta pluviale, nell'impresa di sorvolare la giungla.


Dorrington all'eta' di 14 anni ha perso 2 dita di una mano giocando con un razzo, in seguito ha subito la perdita di un compagno di avventura e ha registrato diversi insuccessi, ma non e' bastato a farlo desistere dalla sua sfrenata passione per il volo in dirigibile.


Sorvolare " a pelo d'albero"la giungla, osservare le superbe cascate dall'alto, assistere da vicino al volo di un milione di rondoni che volteggiano al cospetto della forza travolgente ed affascinante dell'acqua che scorre incessante e copiosa,  resta comunque un sogno da perseguire nonostante tutte le difficolta'. Herzog segue pazientemente la realizzazione della mongolfiera anche quando i risultati tardano a venire, ma la realta' della bellezza della natura prende il sopravvento e si abbandona ai luoghi, alle persone che trova durante il percorso, alle loro storie, poetiche e suggestive.


Il documentario e' ricco d'immagini spettacolari e originali, la musica che le accompagna  toccante, la natura regina incontrastata.



KAIETEUR_FALLS


 




 
                                   CANTO DI RIVOLUZIONE



LANCE HENSON



SAND CREEK





sand creek


Questo libro contiene la Poesia e la Storia degli Indiani, scaturita dal massacro di Cheyenne e Arapaho nel sanguinoso conflitto del 1864.Lance Henson e' un poeta di origine Cheyenne che vive tra Albany (Ny) e l'Italia, da' voce al suo popolo oltraggiato e barbaramente sterminato.


E' un componente della piu' importante confraternita di guerrieri del popolo Cheyenne, formata da quanti si votavano alla morte per la salvezza del proprio popolo.


Quella mattina del 29 novembre 1864 nel freddo e nella neve dormivano 350 donne con i loro bambini  e 165 guerrieri Cheyenne. All'alba 700 giubbe Blu con 6 cannoni


circondarono il villaggio. Inizia cosi' la storia sanguinosa di Sand Creek.



 



 Quando il sole alzo' la testa fra le


spalle della notte c'erano solo cani


e fumo e tende capovolte


tirai una freccia al cielo per farlo


respirare


tirai una freccia al vento per farlo


sanguinare


la terza freccia cercala nel fondo del


Sand Creek



FABRIZIO DE ANDRE'


 





                                 IPSE DIXIT


 


"Ignazio Marino e' un cattolico?


Questo lo sapra' solo Dio"


Paola Binetti- Leader Teodem



"Il mio emandamento per risarcire i danneggiati da sangue infetto e' passato.


Anche questo per me e' assistere i malati"


Ignazio Marino- Chirurgo e deputato Pd






                       LA GUERRA DEI FIORI ROSSI



LITTLE RED FLOWERS



Questo film e' tratto da un romanzo di Wang Shuo, uno scrittore ribelle della letteratura cinese; ha  carattere  semi-autobiografico. Il periodo e' quello della meta' del 900, quando la dittatura cinese seminava l'angoscia tra i suoi cittadini sin dalla primissima infanzia.


Qiang e' un bambino di 4 anni che viene recluso in un asilo-lager a Pechino perche' i genitori sono troppo impegnati dal lavoro per poterlo accudire. La vita in comunita' e' organizzata in modo ferreo e non permette deroghe, i sistemi educativi discutibili, punitivi e i ribelli costretti alla derisione collettiva.


Ogni comportamento corretto viene premiato con un fiorellino rosso di carta appuntato alla lavagna in corrispondenza del nome del bambino, ogni trasgressione punita con la sottrazione di un fiorellino. All'ingresso  alla vita collettiva c'e' il taglio dei capelli per evitare il contagio dei pidocchi( "via un codino per un fiorellino") e la vita quotidiana non lascia spazio alla fantasia e creativita' dei bambini, ma e' scandita da regole precise da non infrangere per non vedersi togliere fiorellini. Qiang e' insofferente alle regole, conduce una battaglia personale contro i diktat delle maestre e per questo viene isolato, combattuto, emarginato e reso colpevole della sua diversita', seppure in tenerissima eta'.


La guerra dei fiori rossi e' un film contro la follia idiota e la miopia dei sistemi educativi rigidi e inquadrati che tarpano le ali alla fantasia, al crescere puro e spontaneo tipico della fanciullezza.





                                L'INDIA, L'ELEFANTE E ME



GIANCARLO DE CATALDO



Dopo i grandi reportage di Pasolini, Moravia, (e in tempi piu' recenti Rampini) ecco un'altro viaggio in India di uno scrittore italiano attento come Giancarlo De Cataldo, che , mentre la globalizzazione sconvolge le mappe ed i confini economici e sociali del globo, osserva da viaggiatore il sub-continente.


Scrittore, traduttore, e' giudice presso la Corte d'Assise a Roma. Con moglie e figlio adolescente al seguito, decide di raccontare la nuova India, la piu' grande democrazia del mondo, tuttavia poggiata su un millenario ed intonso sistema di caste. Il suo diario da turista, seppur documentato, riserva tratti di comicita' e racconta l'avventura introspettiva di una famiglia che, suggestionata dall'esotismo di Salgari, ne ritorna arricchita spiritualmente, mescolando il proprio vissuto di dolore a quello delle folle di disperati.


Molto belle le pagine riservate a Varanasi, la citta' santa, che aprono l'orizzonte al rapporto con la morte, quel segreto ben custodito dagli indiani , cosi' lontano dalla nostra civilta' capitalista, dove la morte e' cosa da rimuovere o da nascondere. 


De Cataldo nel suo libro "L'India, l'elefante e me", colpito dal dolore piu' grande, qual'e' la perdita insopportabile di un figlio, segnala che laggiu', in quello sconfinato Paese, c'e' un mistero, un mistero insondabile, ma che vale la pena di guardare da vicino per poter essere metabolizzato.





                    GIORDANO BRUNO E IL ROGO DELLA RAGIONE




Ora che il contrasto tra fede e ragione e' tornato di grande attualita', diventando in maniera sempre piu' accesa terreno di scontro culturale e politico, l'elogio al pensiero antidogmatico e della liberta' della scienza s'impone, ricordando anche un lontano passato.


Oltre 4 secoli fa, l'8 febbraio 1600, si concludeva il processo a Giordano Bruno.


Filosofo, frate domenicano e scrittore Giordano Bruno, per  aver deciso di non abiurare, tra le altre cose, di aver sostenuto che la Terra si muoveva intorno al Sole, il Sant'Uffizio di Roma lo ha condannato al rogo. L'Inquisizione l'ha fatto bruciare vivo per eresia, ma lui sosteneva che "forse tremate piu' voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla".


Pochi giorni dopo il pronunciamento, il 17 febbraio, con la lingua chiusa in una morsa attanagliante per impedirgli di fare proclami irriverenti, si e' accesa la pira a Campo de' fiori, oggi una delle piu' belle piazze di Roma.


Bisognava certo aver fegato da vendere per immolarsi ad un sacrificio cosi' grande, ma lui aveva una risposta ragionevole per ogni accusa. Ai giudici che lo accusavano di essere eretico rispose che i Padri della Chiesa " erano poco attenti alle cose della natura".


Il suo argomentare e' lucidissimo  e  vale anche per oggi, applicabile persino a temi difficili quali il testamento biologico.





         LA CONQUISTA DELL'AMERICA. IL PROBLEMA DELL'ALTRO


 


 


 


 La conquista dell


 


 


 


 



Tzvetan Todorov e' un filosofo di origine bulgara trasferitosi a Parigi negli anni'60. Questo saggio e' del 1984 ed e' il frutto di ricerche di tipo filosofico-antropologico che hanno riguardato il colonialismo nel Sud-America ed il genocidio degli Indiani nel XVI Secolo.


Il saggio e' diviso in 4 parti: scoprire, conquistare, amare, conoscere.


Todorov ripercorre le sanguinose e devastanti vicende che hanno decimato le popolazioni dei Caraibi e del Messico in seguito alla scoperta di Cristoforo Colombo del Nuovo Mondo.


L'universo mentale di Colombo era quello di chi catturava degli indiani per completare una specie di collezione da naturalista, "l'altro" era ridotto al rango di oggetto da studiare;  chi e' venuto dopo di lui, ad esempio il terribile Cortès,non possedeva lo stesso punto di vista, ma nemmeno considerava gli indiani dei soggetti nel pieno senso della parola, cioe' paragonabili all'"io" che lui concepiva.Verso la fine del XVI Secolo si e' svolto un vero massacro, un'ecatombe da record, un genocidio che non ha conosciuto uguali in termini assoluti, perche' la popolazione del globo venne diminuita di 70 milioni di esseri umani.


Attraverso una gran mole di scritti, relazioni e cronache circostanziate di Cortès, Las Casas, Duràn, Sahagùn, tra i piu' grandi colonizzatori a vario titolo dell'epoca, Todorov analizza non solo gli scontri devastanti tra 2 civilta' completamente differenti, ma anche la scoperta e l'impatto con "l'altro". 


Anni fa ho visitato il Messico e Cuba e leggendo questo interessante saggio sono riafforati alla memoria tanti fatti storici che la nostra guida turistica, l'eccellente Antùn, ci aveva illustrato in maniera competente e dettagliata.Fiero di essere un indios, ammirato dai suoi antenati, artigiani abilissimi, grandi conoscitori dei fenomeni della natura,anche se la loro appartenenza alla serie delle "curiosita' naturali" non e' del tutto dimenticata.






1 commento:

mary17 ha detto...

Scusate..la mia sovraesposizione non e' voluta, e' solo frutto di errore!

Sereno we a voi tutti!

Mary