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29.8.25

DIARIO DI BORDo n 145 BIS ANNO´III IL vitalizio o per chiara vigo la maestra del bisso ., Da San simplicio ( Olbia ) a Bonaria ( cagliari ) , Monica e Marco i primi pellegrini del Cammino sardo Da Arezzo hanno scelto l’Isola per un’esperienza «indimenticabile» .,

fonte delle storie proposte Unione sarda

Ecco un Uso corretto del vitalizio . Uno dei pochissimi casi in cui non viene destinato a i politicanti già ricchi che godono non solo dalla pensiuone da parlamentari ( e va bene ) ma anche del cumulo con lòa pensione della loro attività precedente alla carica di parlamentare \ senatori




Chiara Vigo, la maestra del bisso di Sant’Antioco, ritorna agli onori della cronaca, grazie alla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni che ha proposto e ottenuto l’approvazione per lei di un assegno straordinario, come previsto dalla legge Bacchelli. Un vitalizio riconosciuto a cittadini illustri che si siano contraddistinti in diversi settori, compresa l’arte e la cultura, che versino in stato particolare.
L’emozione
Nella sua casa in Via Regina Margherita, Chiara Vigo apprende la notizia con grande emozione e incredulità. «Non me l’aspettavo. Sono molto emozionata - dice - con tutta probabilità, questa cosa arriva perché qualcuno ha parlato di me alla Presidente e mi emoziona ancora di più il fatto di ricevere, in quanto donna, questo riconoscimento da un Presidente donna. Questo gesto, oltre a riconoscere l’importante significato che ha la mia vita, il tramandare un’arte che arriva da molto lontano, mi permette di continuare a vivere, nella mia umile casa, portando ancora avanti quelle che sono le mie conoscenze, la mia tessitura attraverso il bisso, la seta del mare». Una tradizione per la quale ancora oggi, a Sant’Antioco arrivano tantissime persone che cercano la maestra del bisso. Lei mostra come realizzare i filamenti, lo fa mentre recita preghiere e rituali, raccontando l’antica arte della tessitura del filamento che si ricavava dalle “naccare”, la pinna nobilis. Come tutti i maestri custodi d’arte, annovera anche qualche contestatore, ma lei lascia correre e va avanti col suo percorso, e raccoglie risultati. Di certo, Chiara Vigo rientra tra le persone che più di altri è riuscita a pubblicizzare il nome della cittadina lagunare nel mondo. A metà degli anni ‘90, la maestra del bisso interviene a “Mastros” a Porto Cervo, poi a Basilea per la realizzazione in bisso dello stemma della città. Nel 2008 è stata insignita del titolo di Commendatore della Repubblica italiana per il suo impegno nel tutelare la tradizione e lìambiente marino.


Infatti è fra i pochi , forse l'unica che riesce a estrarre senza danneggiare e rompere il mollusco ( sempre piuù raro ) <<   Il bisso una fibra tessile di origine animale, una sorta di seta naturale marina ottenuta dai filamenti secreti da una specie di molluschi bivalvi marini (Pinna nobilis) endemica del Mediterraneo e volgarmente nota come nacchera o penna, la cui lavorazione è stata sviluppata esclusivamente nell'area mediterranea [ .... Bisso - Wikipedia ] >> 

  sempre  secondo  l'unione  Ha ricevuto premi come “Donna Fidapa” e il riconoscimento “Un bosco per Kyoto” per la sua dedizione nel difendere l’ambiente e la cultura. La sua arte è stata proposta all’Unesco come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Le sue opere sono state esposte in musei prestigiosi (Museum der Kulturen di Basilea, Museo Nazionale delle Arti di Roma, persino il Louvre) e una cravatta di bisso realizzata per il presidente Bill Clinton. «Esprimo tanta gratitudine - dice Chiara Vigo - e potrò serenamente occuparmi della continuazione storica delle arti. L’unica mia preoccupazione, il futuro per le giovani generazioni».



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Da San simplicio a Bonaria, Monica e Marco i primi pellegrini del Cammino sardoDa Arezzo hanno scelto l’Isola per un’esperienza «indimenticabile









«Dobbiamo ancora metabolizzare ciò che abbiamo fatto». Con queste parole, tra stupore e gratitudine, Monica Arrighi e Marco Bidini raccontano la loro impresa: sono i primi pellegrini ad aver completato il Cammino di Bonaria, il nuovo itinerario che attraversa la Sardegna da Olbia a Cagliari. Lei, 55 anni, libera professionista, lui, 62, pensionato: una coppia di grandi camminatori che da Arezzo ha scelto l’Isola per un’esperienza che definisce «indimenticabile».
Il viaggio è iniziato il 13 agosto dalla cattedrale di San Simplicio a Olbia. Quattordici tappe, una al giorno, fino all’arrivo il 26 agosto, alle ore 14, davanti alla basilica di Bonaria. «Mostrare i timbri è stato emozionante – spiegano – perché in quel momento ci siamo resi conto di aver compiuto qualcosa di davvero grande».
Monica ricorda con emozione la ripartenza dal Monte Ortobene, con l’alba che illuminava la statua del Redentore, e la scoperta della Marmilla, «una terra nuova per noi, i campi di grano ci hanno riportato alle colline senesi». Marco, invece, sottolinea la sorpresa dell’entroterra: «Da quarant’anni veniamo in Sardegna, ma sempre lungo la costa. Questo cammino ci ha mostrato un volto inedito dell’Isola».
La decisione di partire è maturata grazie ad Antonello Menne, conosciuto sulla Via Francigena: «Ci aveva detto che il Cammino era quasi pronto. Due giorni dopo avevamo già prenotato il volo, senza neppure conoscere il percorso. Ci siamo fidati e non abbiamo sbagliato».


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Capoterra-Muravera.

«Di corsa racconteremo la Sardegna» 

La sfida: il giro dell’Isola in cinque giorni con una staffetta tra cinque runner 


Settecentocinquanta chilometri a piedi in cinque giorni per completare il perimetro della Sardegna e mostrare a tutti le bellezze naturali dell’Isola, anche quelle nascoste. È la “pazza impresa” di cinque ragazzi appassionati di running. L’idea è partita da Fabio Mulas, 31 anni, carrozziere di Muravera e fondatore del ClubEffe (il gruppo di appassionati di corsa). Con lui, sempre di Muravera, Stefano Schirru, 30 anni, militare, e Alberto (Bebo) Macis, 31 anni, sviluppatore software. E poi Davide Pinna, 28 anni, agente penitenziario di Capoterra e Alan Delpero (nome d’arte Edgar Delpo), 32 anni, interprete di Trento.
«Ho vissuto per 9 anni a Parigi – spiega Fabio Mulas – e avevo visto che negli Stati Uniti stavano organizzando un’iniziativa simile, e cioè scoprire gli States correndo in gruppo. Mi sono detto: perché non farlo in Sardegna, la mia terra?». Nei mesi scorsi il via alla preparazione: «Ci stiamo allenando da giugno sotto la guida del coach Stefano Pisu – aggiunge Mulas – e stiamo curando tutti i dettagli per riuscire nell’impresa. Noi di Muravera corriamo fra gli agrumeti, cercando di conciliare questa passione con il lavoro. Non è facile». Partenza l’8 ottobre da Costa Rei per poi, in senso antiorario, percorrere il perimetro della Sardegna e ritornare nel Sarrabus entro il 12 di ottobre.La corsa è a staffetta: ciascun componente del gruppo percorrerà ogni giorno trenta chilometri per un totale di circa 150 chilometri. La base logistica è un camper (alla guida Nicola Mulas) e poi c’è un ciclista (Federico Sanna) che supporterà gli atleti durante la corsa e – in caso di infortuni – sostituirà uno dei cinque.«Non saremo soli – chiarisce Mulas – perché runner e appassionati locali in ogni tappa si uniranno a noi per percorrere anche solo pochi chilometri. Vogliamo coinvolgere quante più persone possibile. Racconteremo questa avventura minuto per minuto con video, foto e dirette social grazie ad altri due compagni di viaggio esperti di comunicazione e fotografia, e cioè Elisa Lasagno e Francesco Zedda. Riteniamo che anche questo sia uno dei modi per promuovere la nostra isola, viverla lentamente in mezzo alla gente e mostrare le meraviglie che abbiamo in casa».
L’itinerario
Dodici, oltre Muravera e Costa Rei, i centri che saranno toccati: Arbatax, Dorgali, Orosei, Olbia, Palau, Castelsardo, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Cagliari e Villasimius. Numerosi gli sponsor privati che stanno dando una mano al team ClubEffe. Un altro supporto potrebbe arrivare dalla Regione del Trentino (anche se manca l’ufficialità) mentre sembra più difficile che arrivi dalla Regione Sardegna (domanda inoltrata ma ancora nessuna risposta). Come dire, l’idea di promuovere così la Sardegna (per ora) piace molto al Trentino.





Settecentocinquanta chilometri a piedi in cinque giorni per completare il perimetro della Sardegna e mostrare a tutti le bellezze naturali dell’Isola, anche quelle nascoste. È la “pazza impresa” di cinque ragazzi appassionati di running. L’idea è partita da Fabio Mulas, 31 anni, carrozziere di Muravera e fondatore del ClubEffe (il gruppo di appassionati di corsa). Con lui, sempre di Muravera, Stefano Schirru, 30 anni, militare, e Alberto (Bebo) Macis, 31 anni, sviluppatore software. E poi Davide Pinna, 28 anni, agente penitenziario di Capoterra e Alan Delpero (nome d’arte Edgar Delpo), 32 anni, interprete di Trento.
«Ho vissuto per 9 anni a Parigi – spiega Fabio Mulas – e avevo visto che negli Stati Uniti stavano organizzando un’iniziativa simile, e cioè scoprire gli States correndo in gruppo. Mi sono detto: perché non farlo in Sardegna, la mia terra?». Nei mesi scorsi il via alla preparazione: «Ci stiamo allenando da giugno sotto la guida del coach Stefano Pisu – aggiunge Mulas – e stiamo curando tutti i dettagli per riuscire nell’impresa. Noi di Muravera corriamo fra gli agrumeti, cercando di conciliare questa passione con il lavoro. Non è facile». Partenza l’8 ottobre da Costa Rei per poi, in senso antiorario, percorrere il perimetro della Sardegna e ritornare nel Sarrabus entro il 12 di ottobre.La corsa è a staffetta: ciascun componente del gruppo percorrerà ogni giorno trenta chilometri per un totale di circa 150 chilometri. La base logistica è un camper (alla guida Nicola Mulas) e poi c’è un ciclista (Federico Sanna) che supporterà gli atleti durante la corsa e – in caso di infortuni – sostituirà uno dei cinque.«Non saremo soli – chiarisce Mulas – perché runner e appassionati locali in ogni tappa si uniranno a noi per percorrere anche solo pochi chilometri. Vogliamo coinvolgere quante più persone possibile. Racconteremo questa avventura minuto per minuto con video, foto e dirette social grazie ad altri due compagni di viaggio esperti di comunicazione e fotografia, e cioè Elisa Lasagno e Francesco Zedda. Riteniamo che anche questo sia uno dei modi per promuovere la nostra isola, viverla lentamente in mezzo alla gente e mostrare le meraviglie che abbiamo in casa».
L’itinerario
Dodici, oltre Muravera e Costa Rei, i centri che saranno toccati: Arbatax, Dorgali, Orosei, Olbia, Palau, Castelsardo, Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Cagliari e Villasimius. Numerosi gli sponsor privati che stanno dando una mano al team ClubEffe. Un altro supporto potrebbe arrivare dalla Regione del Trentino (anche se manca l’ufficialità) mentre sembra più difficile che arrivi dalla Regione Sardegna (domanda inoltrata ma ancora nessuna risposta). Come dire, l’idea di promuovere così la Sardegna (per ora) piace molto al Trentino.

24.5.25

Ottomila chilometri a piedi tra i sentieri e i cammini d’Italia: l’avventura di Ferdinand Unterkircher è iniziata a Santa Teresa Gallura

dalla nuova sardegna el 24\5\2025


 
Ferdinand  Unterkircher   sul  monviso

Sassari
«L’obiettivo è il cammino, non la meta. Cammino cercando di apprezzare quello che incontro e di cogliere il bello che mi circonda, perché ogni passo è importante e ha un suo significato». A parlare è Ferdinand Unterkircher, 68 anni, altoatesino, ex dirigente di Poste  Italiane ora in pensione, che da qualche giorno ha terminato il Sentiero Italia del Club Alpino Italiano. Si è trattato di una vera e propria impresa, che lo ha portato ad attraversare a piedi tutta l’Italia attraversando tutte le regioni. Un percorso ufficiale di circa 8milachilometri, ma che per Ferdinand è stato anche più lungo, perché nel percorrerlo ha aggiunto altri cammini importanti. Tutto nasce da una sua profonda passione per la montagna e che affonda le proprie radici nella sua infanzia. «Sin da bambino ho avuto la possibilità, grazie a mio padre Luis, di praticare la montagna, vivendo a contatto con la natura e apprezzando il valore dell’incontro con le persone. E mi ha insegnato che il camminare ha a che fare con la parte interiore di ciascuno di noi».Com’è nata l’idea di completare il Sentiero Italia? «Sono iscritto al Club Alpino Italiano ed ho partecipato alcuni anni fa a Bolzano alla presentazione ufficiale del Sentiero Italia. Poi ho visto alcune pubblicazioni, i primi libri che spiegavano in dettaglio come si svolgeva il sentiero. Per quanto mi riguarda ho sempre avuto la curiosità di conoscere a fondo l’Italia, di entrare in contatto con le specificità dei luoghi, la cultura, i dialetti, le tradizioni, la cucina. Ad un certo punto mi sono detto “adesso parto” e così ho fatto. Ho iniziato dalla Sardegna, da Santa Teresa Gallura, in particolare il Sentiero Italia ha il suo inizio molto suggestivo dalla Chiesa del Buon Cammino.

chiesa  del  buon cammino santa teresa 

Va detto che il Sentiero Italia non è un percorso unico, ma ha diverse varianti che toccano tanti luoghi di tutte le regioni d’Italia».
Alla fine, quindi, non si è limitato ai percorsi ufficiali del Sentiero Italia «Sono andato leggermente oltre. Ho integrato altri cammini, quando potevo farlo e compatibilmente con la direzione. Come per esempio il Cammino di San Francesco, quello che va dal monastero della Verna a Monte Sant’Angelo in Puglia, il Cammino di San Benedetto, la Via Francigena del Nord e del Sud, la Via Romea. In Sardegna in particolare poi ho aggiunto il Sentiero delle cento Torri che si snoda lungo il perimetro dell’isola e il Cammino di Santa Barbara, nel Sulcis. Anche in Sicilia, dove il Sentiero Italia inizia a Trapani e finisce a Messina, ho percorso la Via Francigena Siciliana e altri cammini come la Via dei Frati che ho percorso nello scorso mese di marzo. Questo mi ha permesso di scoprire delle realtà straordinarie, perché l’Italia è un paese fantastico ed è troppo bello per non conoscerlo. Alla fine, sono stato ben felice di avere fatto ben più di 8000 chilometri».
Prima diceva che camminare è qualcosa di interiore, ci spieghi meglio. «Mi rendo conto di vivere in un’epoca in cui il camminare ha un altro contenuto rispetto al muoversi delle genti del passato su strade tracciate in epoche lontane. Percorrendo il Sentiero Italia ho avuto la possibilità però di attraversare strade, tratturi, sentieri realizzati e percorsi da uomini di epoche anche remote. Gente che si spostava per raggiungere un altro paese, fare commerci, trasferire merci su carri, bestiame, trasportando carichi per noi oggi impensabili. Già questo è stato motivo di grande emozione. Ma l’emozione viene anche dalle persone che incontri. Sono entrato in contatto con tante persone bellissime. Ho colto parlate per me sconosciute e diverse: ho scoperto la lingua sarda, il siciliano, il provenzale parlato a Faeto in provincia di Foggia. Poi nel Piemonte l’occitano e il Walser, il francese, il patois in Valle d’Aosta. E il friulano e anche lo sloveno. Tu entri sempre in modo tranquillo nella vita delle comunità, chiedi informazioni, piccole cose. Tutti sono sempre stati lieti di rispondere, di essere di aiuto, dare suggerimenti e indicazioni. Quando faccio questi incontri mi sento felice perché in quel momento sento in qualche modo di fare parte di quella comunità e di coglierne il valore. E per non parlare della serenità che si respira nelle chiese che si incontrano in tutta Italia, o la pace che si vive nei monasteri, un’esperienza questa davvero fantastica: ritrovarmi solo in una cella di un convento medievale, senza internet e senza le comodità di oggi».
Qual è stata l’emozione più grande? «Come dicevo, ho trovato persone meravigliose che mi hanno dato accoglienza senza chiedere nulla, o quasi, in cambio. Anzi dandomi il senso di un’ospitalità che posso definire “antica”, come accadeva cioè in tempi lontani, quando accogliere i viandanti e i pellegrini, offrire loro un pasto caldo e un posto dove passare la notte, era parte del vivere comune. Poi c’è stata per me la grande emozione di rivedere il Gran Paradiso. Da ragazzino, avevo all’incirca 12 anni, mio padre mi aveva portato con lui a scalare la cima: quando sono stato lì, mi sono salite le lacrime». E invece l’esperienza più difficile o pericolosa? «Il tratto per me più difficile è stato quello lungo l’arco alpino di nord-ovest tra Piemonte e Valle d’Aosta. Ogni tappa comprende circa 1500 metri di dislivello, salita e discesa continue. Un’altra difficoltà è stata quella dei rifornimenti di acqua soprattutto in estate. Ero sull’Alta Via Ligure e nonostante fossi partito con abbondanti riserve, mi sono dovuto fermare, proprio perché non avevo più una goccia d’acqua. Ho cercato di recuperare le forze all’ombra perché faceva molto caldo e poi sono ripartito, ma ero davvero quasi al limite. Poi avevo un po’paura dei cani randagi che, come si sa, spesso si incontrano in branchi nelle periferie urbane. Per fortuna non ho avuto incontri davvero spiacevoli, anzi, in un’occasione tutto il contrario: percorrendo la variante sulla Costiera Amalfitana, arrivato vicino a Punta Campanella, ho incrociato un piccolo cane che mi ha accompagnato per tanti chilometri al punto che siamo diventati amici».
Qual è stata la parte finale del suo viaggio? «L’ultima tappa del Sentiero Italia porta vicino a Trieste, nel comune di Muggia, al confine con la Slovenia. Quando si arriva c’è una pietra che è quasi come fosse il traguardo. In quel tratto si cammina lungo l’antica Via Flavia. Molto, molto emozionante e significativo» .
Quali saranno le prossime sfide? «Ho già fatto diversi cammini, ad esempio, tutti e cinque quelli che portano a Santiago di Compostela ma anche nei monti Cerski in Yakuzia, Russia. Il prossimo obiettivo sicuramente sarà la traversata dei Pirenei sulle orme di Sant’Ignazio di Loyola. E poi mi aspettano i grandi cammini negli Stati Uniti e quelli dell’Europa del Nord. Insomma, di progetti ne ho tanti, ma la cosa più importante rimane sempre la voglia di scoprire luoghi, tradizioni, abitudini, culture….un passo dopo l’altro».

19.6.24

Cammina per oltre 2 ore trascinando la valigia per raggiungere l'aeroporto: «Il taxi costa troppo ed è presto per i mezzi pubblici»



Ci sono diversi tipi di viaggiatori e ai due estremi dello spettro ci sono il patito del relax da una parte e l'avventuriero dall'altra. Il primo preferisce spendere un po' di più per un hotel con piscina o magari un airbnb a due passi dalla spiaggia, già preoccupato all'idea di dover camminare duecento metri sotto il sole con l'occorrente per una giornata al mare. Il secondo invece camminerà per due ore e mezza con tanto di bagaglio a mano per raggiungere l'aeroporto pur di non pagare il taxi. Se può sembrare un

esempio un po' eccessivo, non è così: è esattamente ciò che ha fatto Macey per il ritorno dal suo viaggio in Islanda, documentando la vicenda tramite un video pubblicato sui social.
L'avventura verso l'aeroporto
«Quando non c'è nessun mezzo pubblico che possa portati in aeroporto, in Islanda, alle 5 del mattino, e un taxi costa 200 euro... così decidi di camminare per due ore e mezza con il bagaglio a mano», scrive Macey nel video pubblicato sul suo account TikTok. Una sorta di "vlog" della sua esperienza particolare, un'avventura ripresa col suo smartphone e che «un giorno sarà una storia interessante da raccontare a tavola», come racconta nella didascalia. La ragazza è ben coperta per affrontare il clima poco ospitale, un cappello calato appena sopra gli occhi e le guance rosse per il freddo. Intorno a lei prati ingialliti, distese di tundra a perdita d'occhio, qualche palazzo grigio di due o tre piani, alberelli spogli a punteggiare il marciapiede. In una mano Macey tiene il telefono, nell'altra il bagaglio a mano, e quando finalmente raggiunge il parcheggio dell'aeroporto sorride verso l'obbiettivo, soddisfatta.
«Adoro! Questo è lo spirito giusto, fan***o il sistema! - scrive un travel blogger sotto la clip -. E poi ho letto un articolo sul fatto che in Islanda si lamentano del fatto che il turismo è in calo...». Qualcuno suggerisce un metodo alternativo per la prossima volta: «Io sono andata in aeroporto la sera prima e ho dormito lì». C'è anche chi ha fatto di peggio rispetto a Macey, però: «Quando ero a Tokyo ho perso l'ultimo treno notturno perché stavo comprando della roba e il taxi costava oltre 300 dollari quindi ho camminato per sei ore e mezza per tornare all'ostello».

14.11.21

solitario cammino

Leggi anche  
http://qualcosavicinoallamore.blogspot.com/2013/11/elogio-della-solitudine-fabrizio-de.html https://libreriamo.it/intrattenimento/musica/elogio-solitudine-fabrizio-de-andre-coronavirus/


Ieri il consueto turno del sabato mattina all'associazione del commercio solidale si è rilevato più impegnato del previsto perchè il prezzo degli articoli da prezzare e sistemare non risultava in bolla e quindi oltre a servire i clienti e prezzarli si doveva cercare sul sito di dei consorzi l'articolo con il relativo prezzo .

Quindi la  sera     , anche   se per cazzeggio  o  cercare   storie per il  blog  non  avevo tanta  voglia   ho  deciso  d'evadere   camminando  . Ho provato a chiamare   gli  amici  ,ma   tra  partner  e  famiglia    con  figli   , erano impegnati  o  non rispondevano  al telefono . Ed  ecco che   come  sempre  solitario come sempre o  quasi  ( il risultato di non aver legami sentimentali  o matrimoniali ) e d'essere troppo libero ed indigesto per gli amici  sono andato    a camminare  tra   i  viali    alberati  ed  il boschetto del mio paese  (  ne  trovate  nel post le  foto )







ne  ho  approfittato  per  immergimi nei colori autunnali   che   fanno  si che  l'autunno    triste   di per  se      sia  allo  stesso tempo   una  stagione  da  colori bellissimi    come      la  primavera  .






Ora   alcuni   penseranno    che << Così facendo ti perdi una parte di vita . che   stia  facendo  l'elogio della  solitudine    o     dell'individualismo  asociale  ,   dello  zitellaggio   >> Oppure    che  mi  voglia  male  

    ****Giuse, perché pensi di essere indigesto?
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  • Giuseppe Scano
    ***** nel senso Fig., di persona o cosa, insopportabile, difficile a tollerarsi: quell’uomo mi è proprio i.; una conversazione, una lettura i., molto noiosa. se nessuno mi cerca per uscire o per chiedermi come sto un motivo ci sarà ?
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  • *******
    Giuseppe Scano la gente forse pensa che tu sia felice ed appagato nella tua solitudine e non ti cerca per questo....non ci sono motivi a volte se non si è cercati

  •  Vero  un  certo senso si  sto facendo un elogio d'essa   . Ma  allo stesso tempo  ho    voluto mettere  in evidenza  un altro lato della  solitudine  quella che   https://spettacolo.periodicodaily.com/elogio-della-solitudine/ recensendo  \  analizzando questa  introduzione   che Fabrizio  de  Andrè faceva  ad Anime Salve   




     chiama   Il privilegio della solitudine. 


    “Si sa, non tutti se la possono permettere (…) solitario è un politico fottuto di solito.“ Queste prime parole tratte dall’elogio della solitudine, ci donano un nuovo paio di lenti, al fine di osservare da un punto di vista insolito il fenomeno in analisi. Per quanto sovente la solitudine sia vista in maniera negativa, e in effetti in certi casi lo sia, De André ci tiene a descriverla inizialmente come una sorta di privilegio.

    Infatti, se si riflette bene, questa connotazione è perfettamente sensata. Basti pensare, ad esempio, a chi vive nel disagio della malattia. A tutti coloro che desidererebbero anche solo un briciolo di solitudine, poiché quest’ultima sarebbe sinonimo d’indipendenza.
    Dobbiamo inoltre riconoscere che, nonostante la nostra vita sia immersa nel sociale spesso ci porti a ricercare la solitudine, non sempre ciò si riveli facile. Nessuno può vivere completamente solo.

    Da soli si cresce, ma si hanno a disposizione minori occasioni confronto. E confrontarsi ci rende adulti. Da soli non si guadagna da vivere. Che sia il politico, o l’artigiano, tutti necessitiamo d’interazioni umane al fine di poterci permettere la vita.

    elogio della solitudine ragazza
    <<Però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi (…) dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle.>>
    Nella lingua italiana, la parola solitudine delinea un individuo solo, privo di compagnia; che ciò abbia una connotazione negativa o meno, lo stabiliamo noi.
    Al contrario, in inglese esistono due termini distinti per indicare la solitudine: “loneliness” e “solitude“. Il primo, descrive la sensazione di tristezza e disagio causata dal sentirsi soli nell’affrontare la vita. Invece, “solitude“, si potrebbe definire come una “solitudine per scelta“. Ed è proprio questa la tipologia di solitudine che De André descrive in questi versi. Ed ecco che   concordo con  il sito prima  citato  << Scegliere d’isolarsi, non significa, in questo caso, annullarsi, voler evitare di guardare il mondo e di riflettersi su di esso. L’autore propone la solitudine come mezzo di conoscenza del circostante. Ritrovarsi soli, può rivelarsi un’occasione preziosa per guardare il mondo con occhi nuovi. Esonerandosi dalla vita sociale, ci si allena a osservare i dettagli. Si apprende a dare importanza a ogni singola cosa, a ricercarne il significato. Alla fine, si giunge alla comprensione che anche noi stessi non siamo altro che un dettaglio della natura. E in quanto tale, meritiamo importanza, possediamo un senso di esistere. L’elogio della solitudine può avere come altro scopo, il ritrovamento di un senso della vita perduto.>> Essa può fungere da introspezione: conoscere se stessi  << E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi (…) credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri.“>>
    Non solo il circostante. De André, nel suo elogio della solitudine, desidera fare chiarezza su un altro punto focale: quello della conoscenza di se stessi.
    Qual è il comportamento che assumiamo nel momento in cui incontriamo una persona nuova? Se quest’ultima ci risulta interessante, a poco a poco vorremo sapere tutto di lei, o perlomeno, più informazioni possibili. Le chiederemo della sua storia, dei suoi gusti personali, delle sue esperienze. Di volta in volta osserveremo i suoi gesti, le sue abitudini, le sue caratteristiche più intime.

    E noi?
    Lo facciamo perché per farsi un’idea di un determinato soggetto, è fondamentale per conoscerlo. Se siamo però così costantemente concentrati sugli altri, possiamo veramente affermare di conoscere noi stessi? Siamo davvero amici della nostra persona?
    Quesiti apparentemente banali, poiché tutti siamo convinti di conoscere noi stessi meglio di chiunque altro. Eppure, non è sempre così. E a questo scopo, la solitudine ci viene in aiuto. E’ infatti solo facendo un passo indietro dalla società, che riusciamo a riscoprire la nostra essenza. Nella solitudine, spariscono le influenze, diminuiscono i rumori di sottofondo, si attenuano le luci. E restiamo noi. Noi, e il nostro elogio della solitudine.

    quindi    non mi sto privando  di nessun aspetto della    vita o smettendo  di amare  le donne  o    del  volermi fare   una  famiglia   ma   visti  i risultati  delle mie  ricerche  (  voi  done  siete  strane   uno vi chiede  d'uscire  o   vi da  il suo numero  di telefono  e  voi  subito  lo rimuovete  o lo  mandate a  quel paese   credendo  che   voglia  subito   ..... ci  siamo  capiti  😜😉  )  ho smesso  di cecare 


    13.10.21

    Da Nuoro a Milano a piedi per richiamare l'attenzione sui migranti sanitari

    nel clima di violenza che c'è ( e sta ritornando dopo 60 anni ) in italia i gesti di pace fossero estinti o di nicchia ( come la marcia Perugia -Assisi ) invece mi sbagliavo . Infatti è notizia l'iniziaticva di Renato Pischedda da https://www.cronachenuoresi.it/2021/10/11/da-nuoro-a-milano-700mila-passi-a-piedi-per-ricordare-quanti-ogni-giorno-devono-partire-per-curarsi-video/



    Cercando sul   web  ho  trovato non ricordo la fonte  purtroppo e non riesco   , avendo  usato un browser  anti tracciamento      quest'altra news  

    Da Nuoro a Milano a piedi per richiamare l'attenzione sui migranti sanitari

    Da Nuoro a Milano a piedi per richiamare l'attenzione sui migranti sanitari








    8.6.19

    Gli alunni della scuola primaria De Gasperi di Piacenza e “Cisco” ex dei MCR riscrivono insieme “La strada”

    Stamattina  appena    sveglio  ,   come tutte le mattine  ,   giuardo la rassehgna  stampa  di google  news   e  dei vari  aggregatori di news  (  open,  squid , newsrepubblic , news  suite  )  ed   vi ho trovato questa  bellissima news  ,   che mi  fa   ben  sperare  ( almeno mi  da  la  forza    di farlo  )  che  se  stimolate   e incentiviate queste nuove  generazioni  posso  creare  e  tirare  fuori  qualcosa e  non   vivere  come  zombi   e  passivamente  .

    da https://www.piacenzasera.it/2019/06/   


    Una recita di fine anno scolastico davvero speciale per i bambini della 5B della scuola primaria “De Gasperi” di Piacenza, frutto di un’insolita collaborazione fra la classe piacentina e Stefano “Cisco” Bellotti, lo storico frontman della band Modena City Ramblers.



    Tutto incentrato sul tema del viaggio e dei ricordi, lo spettacolo si è infatti concluso con una canzone dei MCR – “La strada” – riscritta dagli stessi ragazzi della 5B che, aiutati dalle maestre Claudia e Manuela, hanno inserito i loro pensieri e le loro parole seguendo la traccia dell’originale.


    Spettacolo scuola De Gasperi con i Modena City Ramblers

    I novelli parolieri hanno poi inviato a Bellotti il testo della loro canzone e l’idea è piaciuta moltissimo al musicista carpigiano, tanto che ha deciso di riarrangiare appositamente le note del brano e realizzare per i ragazzi una base musicale ad hoc, che è stata appunto utilizzata per concludere il viaggio, metaforico e reale, compiuto dai giovani studenti piacentini nei cinque anni del ciclo scolastico che termina oggi

    13.5.19

    domernica solitaria fra camminata e cinema

    L'immagine può contenere: albero, pianta, cielo, spazio all'aperto e natura
    Visto che nessuno mi cerca o non risponde quando lo chiamo e o mando messaggi di whatsapp per uscire a camminare oppure mi riponde che ha mille impegni  (  famiglia  , ragazza ,  lavoretti alla propria  alcova o nido  d'amore 🤣❤🤔😳😛😜) esco da solo.    Prima  una  breve   camminata lungo  il  viale   \  salòotto estivo    cittadinoi  fino  al  bosco   compatibile   con il mio problema  di salute  alle  anche  .  Da essa  ho appreso  che molto sopesso  Camminare in solitudine che si scopre meglio la bellezza della vita, ma  soprattutto  : << a me mi cercano solo quando serve qualcosa, quindi ritieniti fortunato >> ( come mi ha scritto ***** su fb .
    Proprio  come  questa  citaziomne filosofica letterara di i  Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra

    O solitudine! Tu patria mia, solitudine! Troppo a lungo vissi selvaggio in selvaggi paesi stranieri, per non tornare a te con le lacrime!
    Ora minacciami solo col dito, come minacciano le madri, ora sorridimi, come sorridono le madri, ora dimmi: “Chi fu che come un vento impetuoso se ne andò da me? (…)
    O Zarathustra, io so tutto: anche che tra i molti tu, l’uno, eri più abbandonato di quanto fossi mai stato insieme con me!Una cosa è l’abbandono, altra è la solitudine: questo ora    l’hai imparato? E che tra gli uomini sarai sempre selvaggio e         straniero”.

                                                         

    E poi  al  cinema   

    La locandina del film Red Joan © ANSA

      a vedere  il discreto Red Joan film   Ispirato alla storia vera della “nonna spia" ovvero Melita Stedman Norwood  (   se  dovessi dargli un voto   da  1   a  5  gli  dò 3.5  ) .Un film che  nonostante  i suoi  limiti non era male , una  prova  cche  un pfilm di spionaggio   può  anche  essere  fatto   senza  azione   come la  saga  di 007  . 

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