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2.4.20

combattere il bullismo con la pet terapy ? l'esperimento della cooperativa killa della dott . Simona Cao

Avendo letto questa storia sull'ultimo  n   del  settimanale    giallo   di cui riporto sotto sotto l'articolo


ho deciso d'approfondire  l'argomento  intervistando   la protagonista la  dott. Simona Cao visto che  su    tale argomento  c'è  scarso informazione  e preconcetto   \   derisione  o   vine   sottovalutato e  considerato come  riempitivo per  giornali  da parrucchiere  
Ma  prima  mi sembra  doveroso   fare  un introduzione  all'associazione  Cooperativa Killia ed  al loro  progetto   
Essa è  una cooperativa sociale che nasce nel 2013, e significa culla in sardo antico, come concetto di luogo in ogni persona o animale viene accolto e “cullato”. 

 <<  Siamo una Equipe di professionisti che opera nel Sud della Sardegna che, oltre alle specifiche competenze lavorative, hanno approfondito, attraverso studi e percorsi formativi, il mondo della relazione uomo-animale. La nostra Equipe è in linea con la Normativa Nazionale e nello specifico con le Linee Guida sugli Interventi Assistiti con l’Animale, Accordo 60/CSR del 25 Marzo 2015, recepite dalla Regione Sardegna con Delibera n 15/12 del 21 Marzo 2017, sono presenti quindi tutte le figure professionali con diverse competenze in diversi ambiti, e tutte hanno seguito e raggiunto una formazione in IAA e sono coinvolti nei progetti esclusivamente i nostri cani, un nostro cavallo ed alcuni cavalli adeguatamente preparati e con una propria pro-socialità verso le persone. Nello specifico sono presenti come richiede la normativa: la Responsabile di progetto in EAA, i Referenti d’intervento in EAA, i coadiutori del cane e la responsabile veterinaria esperta in IAA. >>

La Pet Therapy, attualmente definita dal Ministero come Interventi Assistiti con gli Animali, è un approccio di intervento in cui l'animale assume il ruolo di “co-terapeuta“ e facilitatore sociale. Integra, rafforza e coadiuva le tradizionali tecniche educative e riabilitative al fine di garantire il benessere dei fruitori. Infatti sempre nel file allegato alla mia   intervista   a 
 << I nostri progetti di Pet Therapy si rivolgono a persone di tutte le età; bambini, adulti, anziani, disabili e persone con disagio psico-sociale; ogni singolo nostro intervento si adatta alle esigenze di ciascun utente, per ottenere i migliori risultati beneficiali.
dal sito 
Legalità, regole e condivisione: col cane si può: questo è il titolo del progetto che ha visto coinvolti gli alunni dell'Istituto Eleonora D'Arborea di Cagliari dal mese di Gennaio a Giugno 2019. Il progetto “LEGALITÀ, REGOLE E CONDIVISIONE: COL CANE SI PUÒ”, finanziato grazie al bando "Concessione di contributi di promozione della cultura della legalità tra i giovani della Regione Sardegna- Slegali studenti a scuola di legalità," nell'ambito delle Politiche Giovanili dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, ha visto dal mese di Gennaio a Giugno 2019 coinvolte 3 classi del Liceo Eleonora d’Arborea di Cagliari, in un percorso volto all’acquisizione di conoscenze e competenze relazionali e civiche. Al progetto hanno partecipato varie figure pofessionali dell'area socio educativa, con la partecipazione speciale di alcuni cani co-terapeuti.L'obiettivo principale di tutto il percorso è stato di incrementare l'intelligenza emotiva e le competenze comunicative e relazionali dei ragazzi, in modo che capiscano l’importanza di una buona inclusione sociale di tutti, soprattutto dei più deboli e fragili, in prevenzione del bullismo e di comportamenti legati all’illegalità. Il progetto si è concluso con un evento, il 5 Giugno, presso il Liceo, dedicato ai ragazzi ma anche ai professionisti del settore educativo, alle associazioni, ed a tutti gli amanti degli animali. Un incontro dedicato alla sensibilizzazione dell'accettazione alla diversità di ciascun essere vivente, attraverso la presentazione del progetto da parte delle classi coinvolte e dell'opuscolo "Un adozione responsabile". La Coop sociale Killia, ha guidato il progetto, in qualità di Ente capofila, attraverso una prima conoscenza dei ragazzi con la Dott.ssa Diana Spinelli e la Dott.ssa Simona Cao, rispettivamente psicologa e Responsabile di progetto in IAA, e veterinario esperto in comportamento animale ed in IAA, che hanno aiutato i ragazzi a riflettere sull’importanza della comunicazione empatica, l’ascolto attivo, il riconoscimento ed il rispetto dei bisogni e delle caratteristiche dell’altro da sé.L'argomento cardine del disagio giovanile, si è articolato con una riflessione sul rapporto tra i cosiddetti “comportamenti a rischio” e la frequente mancanza di scambi educativi e relazionali significativi, che è stato affrontato dalla Dottoressa Annalisa Catte, pedagogista, educatore professionale, abilitata all'insegnamento, affiancata dalla Dott.ssa Serena Delogu, pedagogista, rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Cooperativa Sociale “Clare” che gestisce la Comunità per Minori Adolescenti “Il Senso della Vita”.Le classi hanno poi svolto 20 ore ciascuna di laboratori pratici incentrati su un percorso di Educazione assistita con il cane guidato dalla Coop Killia, che rappresenta un’occasione per sperimentarsi e mettere alla prova gli spunti di riflessione emersi negli incontri con gli esperti all’interno di un contesto relazionale caratterizzato dalla massima diversità, quale quello con individui di specie diversa (relazione uomo-cane), di cui occorrerà imparare a riconoscere le specificità, imparando ad instaurare una relazione che prescinda dalle differenze. In particolare, il coinvolgimento dei cani coterapeuti nelle attività laboratoriali ha facilitato la scoperta delle diverse tipologie di cane, delle caratteristiche peculiari e delle attitudini di ciascuno.I cani coinvolti nel progetto sono stati di razze diverse e con ognuno una sua soggettività e individualità, Yuma meticcia di taglia grande, dal carattere vivace e gioioso, Giulia, Stafforshire Bull Terrier, dal carattere sereno e sociale, e Sten, Jack Russel dinamico e reattivo.La scelta di far partecipare questi 3 cani è data dalle loro caratteristiche psicoemotive e sociali.Conosciamo meglio Yuma, una giovane meticcia incrocio Labrador e Molosso, adottata dal canile di Cagliari, attraverso le parole della sua proprietaria e coadiutrice in IAA: `Recuperata da una scatola quando eri molto, troppo piccola; ci siamo incontrate ed è stato amore a prima vista! Siamo solo all'inizio del nostro cammino e lo faremo affianco spalleggiandoci nelle difficoltà e gioendo dei traguardi raggiunti. Sei buffa, divertente e dinamica e sei bella cosi come sei. Impareremo a camminare più piano, a ragionare con calma e agire riflettendo e lo faremo assieme``.I ragazzi hanno avuto modo di osservare e sperimentare attraverso la relazione con il cane come riconoscendo, rispettando e valorizzando i talenti di tutti si possano raggiungere i migliori traguardi.Al fine di comprendere e sperimentare concretamente realtà educative e di accoglienza alla diversità, tutti i ragazzi hanno partecipato ad un laboratorio in esterna, presso l'Exmè di Pirri, centro di aggregazione sociale. La partecipazione della Coop Sociale Exmè ha permesso ai ragazzi di conoscere una realtà diversa, fatta di professionisti che ogni giorno prestano le loro competenze per aiutare il prossimo in un percorso di rinascita e riabilitazione rivolto a tutti.Attraverso l’aiuto di un esperto in web marketing della Coop Killia, nella fase conclusiva del percorso laboratoriale, i ragazzi hanno progettato e realizzato un opuscolo online sull’adozione “responsabile” dei cani. Il materiale prodotto, oltre ad essere un utile strumento di divulgazione e sensibilizzazione su una corretta relazione uomo-cane, ha permesso di affrontare ancor di più gli aspetti rilevanti di conoscenza della diversità e di unicità della stessa, attraverso la valorizzazione di ciascun individuo. L'opuscolo è usufruibile da tutti, pubblici e privati sul sito killia.eu >>


  ed  ora  l'intervista  vera     e  propria 



  il tuo " esperimento " con yuma citato da giallo può definirsi Pet therapy ?

        Assolutamente si. Non parlerei di esperimento, Yuma sin dai primi mesi di vita ha manifestato un elevata prosocialità e tutte le caratteristiche e motivazioni per diventare un cane coterapeuta e svolgere quindi progetti di IAA (interventi assistiti con gli animali), ovviamente ha svolto un training specifico per ampliare le sue competenze e la sua conoscenza del mondo, ed è sempre seguita da me come veterinario esperto in IAA.Il progetto a cui ha partecipato Yuma, “Legalità, regole e condivisione: col cane si può”: questo è il titolo del progetto che ha visto coinvolti gli alunni dell'Istituto Eleonora D'Arborea di Cagliari dal mese di Gennaio a Giugno 2019, è assolutamente un progetto di pet therapy, per l’esattezza una EAA, ossia un progetto di educazione assistita con il cane ossia Intervento di tipo educativo che ha il fine di promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e progettualità individuale, di relazione ed inserimento sociale delle persone in difficoltà.Il progetto è stato strutturato in ogni sua parte, dalla fase di pianificazione iniziale con gli insegnanti della scuola, alla fase attuativa alla conclusione, l’intero percorso è stato monitorato con dei report giornalieri e con una valutazione di efficacia per valutare il cambiamento nei ragazzi dovuto alla relazione del cane e ai benefici che può dare.Inoltre come previsto dalle line guida nazionale per gli IAA, erano previste tutte le figure professionali richieste.



come è stato accolto m dai genitori dei ragazzi tali esperimento ? 


Non abbiamo avuto un filo diretto con i genitori dei ragazzi. Ovviamente tutti i genitori hanno acconsentito alla partecipazione dei propri figli al progetto, dando il consenso per la privacy e spesso anche per foto e video. All’interno di questo progetto c’era uno spazio facebook dedicato, dove ogni giorno postavamo foto e frasi o poesie scritte dai ragazzi sulle emozioni che stavano vivendo e su quello che stavano imparando attraverso la relazione con il cane e le attività proposte, in queste occasioni spesso i genitori commentavano che i ragazzi erano entusiasti o che dopo la fine del progetto sentivano la mancanza dei cani conosciuti durante il percorso.Gli insegnati e il preside dell’Istituto scolastico sono stati molto entusiasti sin dall’inizio e anche loro si sono messi direttamente in gioco svolgendo i laboratori esperienziali con gli operatori presenti, i ragazzi e i cani. Alla fine del progetto c’è stato un evento finale dove è stata invitata tutta la cittadinanza e dove i ragazzi hanno presentato l’opuscolo sull’adozione responsabile creato da loro durante il percorso, è stato un momento emozionante dove ci siamo salutati e insieme abbiamo chiuso un percorso importante di responsabilizzazione e di crescita personale.









 lo avete anche applicato in altri casi oltre la lotta a bullismo ? secondo il vostro tentativo può andare bene per i ragazzi aiutistici o con handicap ? 

Yuma come anche gli altri nostri cani coterapeuti , sono cani che per le loro caratteristiche riescono ad    essere inseriti in progetti diversi e con differenti tipologie di utenze.A esempio Yuma prima dell’emergenza Covid-19, stava svolgendo dei percorsi di educazione assistita individuale rivolti ad un bambino di una comunità per minori e ad un bambino con una diagnosi dello spettro autistico di tipo 3 (massima gravità), allo stesso tempo è inserita in un progetto in un centro residenziale per malati di Alzheimer.Questo non significa che Yuma è il cane ideale per ogni bambino con autismo, ma che in questo caso specifico e con questo bambino lei era il cane più idoneo per raggiungere gli obiettivi stabiliti. La scelta del cane da inserire in un determinato progetto viene svolta in equipe, dove sia il Responsabile di progetto (psicologo) e il veterinario esperto in Iaa, valutano attentamente sia la parte animale che quella umana per creare un abbinamento perfetto.È fondamentale scegliere il cane idoneo in base all’utente, alle sue potenzialità, ai suoi limiti e al suo modo di interagire con il mondo.Ovviamente per ogni tipologia di utenza le attività e gli obiettivi sono specifici e cuciti ad hoc sulle esigenze del singolo.Come cooperativa lavoriamo tantissimo con la disabilità in ogni sua forma, fisica e mentale.I benefici dati dalla relazione con l’animale sono molteplici, l’animale ha il ruolo di mediatore e facilitare sociale, come un ponte che permette di creare un rapporto sincero e genuino con gli operatori e aprire delle finestre di apprendimento e di crescita uniche.

  per    approfondire  l'argomento



3.2.20

Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi o smettiamo presto



in sottofondo 
  CAMMINARE- Modena City Ramblers  la prima  di  questa  play  list  https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20130613075834AAZkC7O


Risultato immagini per macchina fotografica digitale canon"
Rileggendo l'articolo di Enzo Bianchi  che  trovate  sotto mi    sa  che  dovrei  riprendere  a  camminare  senza  i miei compagni di strada  elettronici e non (  cellulare  ed  macchine fotografiche   digitali e  power point  ) .  
Riprendere  come un  tempo , in particolare quando ero all'università   che  venivano preso in giro   perchè    non prendevo  mezzi pubblici    e mi facevo  fra  andare  e tornare  40  minuti al giorno di   cammino  , a  volte anche  di più   quando tornavo   a piedi  by  night tornando  da  cene  fra  studenti  compaesani    facendo spaventare  i colleghi  sassaresi   fissati  con la sicurezza  .
Secondo questo articolo  8  ( vedere  sotto) www.perquelchevale.it/  che  riporto nella  sua  quasi integrità in quanto a  differenza di quello che  trovate  sotto i repubblica  e  free     Ippocrate non sbagliava quando affermava che “il camminare è la miglior medicina per l’uomo“.  Infatti  secondo http://www.perquelchevale.it/il-senso-della-vitascoprilo-camminando


Ricordate sempre che le cose più semplici nascondono la verità. Dove troviamo risposte complesse e si aprono spazi interpretativi, ci allontaniamo dalla verità. Sforziamoci di riconoscerne l’artificiosità. La nostra filosofia si sviluppa attorno a tutto ciò che è naturale. Nessuna scorciatoia. Le risposte sono sempre chiare, limpide ed oggettive.
Se in questo momento dovessi darmi una martellata sul pollice, non vi è dubbio alcuno che avrei fatto un danno al mio corpo. Qualcuno potrebbe però ribattere “Se il martello fosse di gomma, non ti saresti fatto nulla”. Chiaro. Ma quindi di cosa stiamo parlando? Di un giocattolo a forma di martello o di un martello? Questo esempio sciocco può farvi comprendere come si possa essere facilmente deviati. Questo vale per ogni aspetto dell’esistenza. La relatività intellettuale sembra possedere ormai tutte le fonti comunicative ed il sentire comune viene quindi virato a piè spinto senza nessuna difficoltà. Questo per dire: tenete sempre d’occhio l’obbiettivo. Semplicità è la parola d’ordine.
Torniamo al camminare. Sicuramente l’atto più semplice e naturale che possiamo compiere. Vi è mai capitato di dover sostenere una telefonata importante e particolarmente stressante? Ecco, penso che tutti, nessuno escluso, in quel frangente si sarà ritrovato a girare nella stanza come una trottola. Attraverso il movimento fisico traduciamo ed espelliamo quelle forze interiorizzate che possono causare uno squilibrio del sistema. Non ci metteremo a fare piegamenti o salti. Ci limiteremo a camminare. Ed in maniera inconscia. Il nostro cervello B, quello che ci permette di guidare la macchina mentre parliamo con il nostro compagno di viaggio, per intenderci, attiva il pilota automatico. La natura prova a farci smaltire l’eccesso di energia.
In un contesto lavorativo e sociale particolarmente stressante, dove tutta la comunicazione verte ad allontanarci dal nostro sentire più intimo attraverso distrazioni di ogni genere, è ancora più importante incentivare l’atavico bisogno di movimento. Se prendessimo l’abitudine di scaricare la tensione fumando o concentrando l’attenzione su apparecchi tecnologici, per esempio, capite bene che si innescherebbero meccanismi sgraditi al corpo e che nulla hanno a che fare con lo stato naturale. Parliamo di martelli o giocattoli a forma di martello? Avete compreso la differenza? Il camminare risulta la panacea di ogni male. E per diversi motivi. Non vi immaginereste mai quanti. 

Eccone  alcuni  

–È a costo zero. Il primo fattore da considerare, soprattutto in epoca di crisi, è che camminare è gratis. Non richiede nessuna iscrizione e particolari attrezzature. Un paio di scarpe comode, un abbigliamento a strati e via.

–Rende più intelligenti. Uno studio dell’Università del Kansas ha dimostrato come la pratica di esercizi aerobici a basso impatto possa prevenire l’insorgenza precoce di demenza. Ha altresì riscontrato un volume maggiore dell’ippocampo (porzione di cervello deputata alla memoria ed all’apprendimento).

–Aiuta la vista. Camminare comporta un aumento delle capacità del corpo di richiamare ossigeno. L’attivazione dell’apparato respiratorio ha la capacità di sviluppare i vasi sanguigni e le cellule celebrali. Abbiamo quindi una miglior efficienza di tutti gli apparati con conseguente alleggerimento della pressione generale e della pressione oculare. Questo determina una minor insorgenza di glaucoma.

–Fa bene al cuore. Come già detto, richiamando più ossigeno, vi è l’attivazione anche della pompa che rende il ciclo sanguigno più efficiente. Con conseguenze positive che potete ben immaginare a livello di stato generale e prevenzione di malattie cardiache.

–Migliora la digestione. Niente di meglio di quattro passi per facilitare la digestione. Il camminare contribuirebbe ad una miglior digestione dei cibi ed a regolarizzare il movimento intestinale. Una bella abitudine che potrebbe addirittura prevenire il tumore al colon.

–Previene il diabete. Migliora sensibilmente la tolleranza al glucosio. Uno studio durato sei mesi della Duke University ha riscontrato una miglior tolleranza al glucosio fino a 6 volte maggiore rispetto a chi pratica la corsa.

–Tonifica la muscolatura. È dimostrato che 10000 passi al giorno, con tratti di salita, possono migliorare sensibilmente il tono muscolare. Questo aggiungerebbe una miglior resistenza articolare e scheletrica.

–Aumenta la vitamina D. La produzione endogena di vitamina D avviene tramite esposizione ai raggi solari. La pratica all’aperto è un buon metodo per spendere il tempo libero in qualcosa che non solo apporta benefici a livello di struttura ma che può essere un vantaggio anche a livello di sistema immunitario.

–Contrasta la depressione. La concomitanza di fattori metabolici legati al movimento ed alla produzione di vitamina D, correlata con livelli ottimali di ormoni endogeni, fanno riscontrare un migliore stato mentale.

–Si può praticare ad ogni età. Camminare è l’unica pratica sportiva che si può praticare ad ogni età. Anche la corsa, che sicuramente apporta benefici simili, possiede dei fattori negativi che, a lungo andare, possono provocare danni.

Insomma, camminare è tutto questo ma anche molto di più. Oltre che una grande valvola di sfogo ed una medicina efficacissima, è anche filosofia, passione e socialità. E’ un qualcosa che unisce ai nostri simili, come i compagni di camminata con cui condividiamo ore di relax e chiacchiere infinite  o  almeno dovrebbe     vist che  siamo   schiavi   della tecnologia   da non farne  a meno neppure camminando  . Unisce a comparse estemporanee in cui ci si può incappare per caso e che sanno donare un valore aggiunto al camminare. Ma soprattutto unisce l’uomo alla natura. E quindi apre le porte all'essere più profondo ed intimo. Ci spogliamo di ruoli e doveri e siamo noi stessi. Camminare è democratico e  rivoluzionario . Siamo tutti sullo stesso livello. E rappresenta , sempre  secondo il sito citato prima  , <<  per me una forma di ribellione e di uscita nei confronti di un sistema che ci vuole addomesticare la domenica pomeriggio al centro commerciale. >> Camminare è sentire. E’ vita. 


   


Nel cammino il senso della vita

Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi
Ho camminato tanto nella mia vita, e ora che sono vecchio non posso più camminare a lungo, ma paradossalmente in me si è molto accresciuto il desiderio di fare passeggiate. Camminare significa mettere un piede davanti all'altro e spingersi verso un altrove, lasciando che il proprio corpo si muova e percorra un tragitto segnato da altri che hanno camminato prima di noi, fino a lasciarne le tracce. "Camminando si apre cammino", aveva ben intuito il grande poeta M Machado. Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi, così come tardi ci accorgiamo che la vita è un cammino da percorrere giorno dopo giorno, verso una meta che non sempre abbiamo chiara davanti a noi. Non rifletto dunque sul cammino dei pellegrini sulle vie sante, che portano a Compostela, Roma o Gerusalemme.
Oggi il camminare non è più una pratica quotidiana necessaria, perché ricorriamo all'auto o ai mezzi pubblici. Un tempo, invece, lungo la strada c'era sempre gente che camminava con i suoi bagagli, con i suoi "fagotti" e i suoi pesi da portare, a volte schiaccianti.
Oggi i medici raccomandano di dedicare almeno mezz'ora al giorno al camminare spedito, perché è un esercizio benefico per la salute del corpo, ma secondo me lo è soprattutto per la salute della mente e dello spirito. Anche perché, se si cammina veloci, lo si fa da soli, e allora, nella concretezza del mettere un passo dietro l'altro, silenzio e solitudine diventano fecondi, stimolati da tutti i sensi accesi dal camminare. Non a caso il filosofo greco Diogene ripeteva, di fronte agli interrogativi più difficili: "Solvitur ambulando", "camminando il problema sarà risolto". E quando si passeggia in due, allora la conversazione, gli sguardi incrociati, diventano linguaggi carichi di complicità, affettività e tenerezza.
Camminare insieme a un altro è mai inutile, mai tempo perso, ma guai a fare passeggiate, in mezzo alla natura, eliminando il silenzio con musiche o voci immesse direttamente nei padiglioni auricolari. Solo nel silenzio, infatti, si può fare l'esperienza che "niente è senza voce", come scriveva Paolo di Tarso. Sì, quando cammino e non resto distratto o chiuso in me, ogni cosa ha un messaggio da offrirmi, anzi diventa essa stessa una parola. È così che emergono presenze insospettate, domande essenziali, e avvengono anche dialoghi immaginari con una volpe che ci osserva o un corvo che ci saltella davanti...
Nel camminare, soprattutto in campagna e tra i boschi, c'è un'adesione del corpo alla terra che ci fa sentire più che mai terrestri. Camminare su questa terra è immergersi in un flusso di vita in cui siamo co-creature, tutte conviventi - umani, animali, alberi, muschi, fiori, sassi - e in questo fiume spetta a noi farci loro voce e loro pensiero, in una reale comunione. Mi diceva un monaco dell'Athos: "Ho camminato tanto nella mia vita, e ora che sono vecchio e paralizzato alle gambe posso dirmi: "Siediti e cammina!"


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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