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11.8.21

perchè dire si allo ius soli sportivo


 rileggendo   quanto      scritto in  <<  La nazione multietnica è già una vibrante realtà,e le  olimpiadi  di  tokyo lo  dimostrano   >> e   leggendo le storie    che  troverete  sotto  mi    venuta    di getto   questa  breve lettera     a  sovranisti  

Cari sovranisti  e salvinisti
voi  e la vostra cloche mediatica che  siete  contro lo ius solis  non lamentatevi se l'Italia  non dovesse vincere  medaglie perché atleti che ne hanno la possibilità  non ci posso andare perché  pur presenti d'anni su suolo italiano  non hanno la cittadinanza  o devono aspettare le calende greche per averla . non lamentatevi se l'italia sarà  come l'Africa saccheggiata dei suoi talenti  e quell'atleta sarà reclutato  da uno stato straniero e vincerà  per lui un olimpiade e quello stato sfrutterà la sua vittoria ed il suo talento politicamente .infatti sembra,  mi auguro come tutti voi , che  Jacobs ,( Oro nei 100 m e nella 4×100 ) voglia lasciare l'italia ed andarsene negli Usa

Il suo nome è Hakim Elliasmine, è un ragazzo 22enne di Bergamo nato da genitori marocchini, da 15 anni vive in Italia, dove ha vinto la bellezza di 10 titoli nazionali nel mezzofondo (tra cross e pista).È uno dei più forti atleti europei in attività, con un personale sugli 800 metri da finale olimpica.Eppure a Tokyo nessuno lo ha visto, perché Hakim per lo Stato non è italiano, non può correre per gli azzurri né iscriversi a un “gruppo militare”, che per lui rappresenterebbe la svolta.Corre da anni come “italiano equiparato”, una definizione che fa venire i brividi.Al compimento dei 18 anni, suo padre ha richiesto la cittadinanza, ma la domanda è stata respinta perché - sentite qui - al reddito familiare mancavano 300 euro. Hakim Elliasmine non può dirsi cittadino italiano per 300 euro!Dietro le imprese di Jacobs e la favola di Desalu, c’è un pezzo di Italia invisibile che lotta, corre, sacrifica tutto per lo sport, che parla italiano, pensa in italiano e si sente italiana, costretta a vivere nell’ombra di un Paese che gli nega un semplice pezzo di carta.E lo stesso vale anche per le migliaia di ragazzi che magari non sono e non saranno mai campioni, ma che hanno lo stesso identico diritto di essere cittadini del Paese in cui sono nati o cresciuti, l’unico che hanno mai conosciuto davvero.Non abbiamo bisogno dello Ius soli sportivo. Abbiamo bisogno dello Ius soli e basta, dello Ius culturae e di ogni diritto di cittadinanza oggi negato. Solo allora potremmo dirci davvero, una volta per tutte, un Paese civile.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "CAM M ITALIA"





Great Nnachi, italiana per l’atletica ma non per lo Stato: ecco perché lo ius soli è necessario non solo per lo sport Open 10 AGOSTO 2021 - 05:31

Grana/FIDAL

di Alessandro D’Amato

Non ha ancora 17 anni, è una baby campionessa di salto in alto e non può vestire l’azzurro fino al compimento della maggior età. Ma nella sua condizione ci sono più di un milione di minorenni italiani di fatto ma non di diritto. Per questo ci vuole una legge per tutti, non solo per gli atleti

Si chiama Great NNachi, compirà 17 anni il 15 settembre, è nata a Torino ed è una baby campionessa di salto in alto, speranza italiana nell’atletica. Ma per ora non può vestire l’azzurro perché pur essendo italiana per la Iaaf grazie a un cambio di regolamento della Fidal non lo è per lo Stato. E quindi finché non compirà 18 anni non potrà gareggiare con i pari età di tutto il mondo. E questo nonostante il presidente Sergio Mattarella l’abbia nominata Alfiere della Repubblica. Great Nnachi per due volte ha conquistato il tricolore cadette di salto con l’asta, nel 2018 e anche nel 2019. Ma non potrà partecipare né agli Europei né ai mondiali giovanili. Proprio perché, come spiega in un’intervista a La Stampa, non ha la cittadinanza.
Great Nnachi, italiana per l’atletica ma non per lo Stato
Eppure Mattarella le ha dato l’attestato d’onore per i giovani che si sono distinti per il loro impegno e le loro azioni coraggiose e solidali «per le sue qualità di atleta, affinate pur tra difficoltà, e per la disponibilità che mostra nell’aiutare i compagni e nel collaborare alla formazione e all’allenamento dei più piccoli». Nel 2019 ha conseguito la migliore prestazione nazionale under 16 all’aperto superando la quota di 3,80. Ma è riuscita a farlo solo grazie a una norma deliberata dal Consiglio Federale in base alla quale «gli atleti stranieri cadetti e allievi possono concorrere all’ottenimento delle migliori prestazioni italiane di categoria, ove siano tesserati per una società affiliata, siano residenti in Italia e nel nostro Paese frequentino gli istituti scolastici». L’anno scorso si è aggiudicata anche il titolo italiano allieve nei 60 metri indoor.
Ma oggi è esclusa dalle competizioni internazionali mentre quelle nazionali sono troppo “facili” per lei: «In Italia, quando gareggio con le mie coetanee entro dopo, perché come misura valgo di più. Il problema è che a volte faccio un solo salto e la gara è finita, mentre nelle competizioni internazionali potrei fare di più. Basti pensare che in gara ho un personale di 4,07, mentre in allenamento salto 4,40». Lo ius soli sportivo sbloccherebbe almeno per lei e gli altri atleti che si trovano in questa condizione una situazione che ha dell’assurdo, ma soltanto a partire dai 18 anni: «Proprio non riesco a capire perché, pur essendo italiana a tutti gli effetti, non posso rappresentare il mio Paese nello sport. E vorrei tanto farlo in giro per il mondo. Sono campionessa italiana, ma non posso dimostrarlo fuori confine».
La campionessa, il razzismo e lo ius soli sportivo
Se tutto rimanesse com’è «perderei tutte le gare estive non solo di quest’estate, ma anche della prossima. Luciano Gemello, il mio allenatore nel Cus Torino, si sta battendo tantissimo perché diventa difficile se non posso avere confronti internazionali. Ad esempio, agli Europei Under 18 di metà luglio a Tallinn è andata Giulia Gelmotto, seconda agli Italiani, e mi sarebbe piaciuto condividere l’esperienza con lei». Great rivela anche di vivere quotidianamente sulla sua pelle la piaga del razzismo: «A volte quando sul bus sono seduta vicino a un adulto che magari si alza, mi guarda male o fa il gesto di chiudere lo zaino. Quando sono con gli amici italiani, invece, non succede e coi miei coetanei non mi sento discriminata, ma molto amata».
Ma, come ha spiegato ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, del tema dello ius soli non bisogna ricordarsi soltanto quando gli atleti vincono medaglie: «È importante pensare all’inclusione per questi ragazzi. Loro si sentono già italiani». Attualmente sono un milione e centomila i minorenni italiani di fatto ma non di diritto. Non sono tutti atleti, anche se l’iter per loro è uguale. E, come dice oggi a Repubblica Mauro Berruto, ex ct della nazionale di pallavolo maschile e responsabile sport del Partito Democratico, «il tema prescinde dal contesto sportivo, ma le Olimpiadi ce lo hanno fatto ricordare, perché lo sport anticipa. Chiunque si trovi in un campo di pallavolo, di calcio, di basket e di qualsiasi altra disciplina sportiva soprattutto nei settori giovanile, vede la società di domani che è già oggi, e non guarda certo al colore della pelle, alla provenienza geografica, all’appartenenza religiosa».
Cos’è lo ius soli sportivo
Berruto fa notare che la questione dello ius soli è antecedente a quella dello ius soli sportivo. Le proposte di legge per riformare la cittadinanza sono ferme in commissione Affari costituzionali a Montecitorio. Tutte queste prevedono la concessione della cittadinanza italiana tramite un percorso di studi: Ius soli temperato o Ius culturae. Il relatore è il presidente grillino della commissione Giuseppe Brescia. Che ora si dice pronto a far ripartire l’iter. «Le Olimpiadi non hanno fatto altro che confermare quanto il Pd ripete da tempo: lo Ius soli è già nei fatti, è nella società, è nelle scuole, è tra i nostri ragazzi. Adesso la politica e le istituzioni hanno il dovere di adeguarsi a queste trasformazioni», hanno fatto sapere ieri fonti del Nazareno.
Una forma di ius soli sportivo, ovvero la possibilità che giovani non in possesso della cittadinanza italiana partecipino a competizioni sotto la bandiera tricolore, esiste già. Lo ius soli sportivo è stato introdotto con la legge 1 febbraio 2016 «Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva». Secondo la norma un ragazzo che abita in Italia può essere tesserato e partecipare alle competizioni. Ma c’è una limitazione: i minori devono essere regolarmente residenti in Italia «almeno dal compimento del decimo anno di età». Proprio in virtù dello Ius soli sportivo attualmente un cittadino di un altro paese non può gareggiare con la maglia azzurra fino al compimento del diciottesimo anno di età e alla richiesta della cittadinanza. Il cui iter può durare fino a quattro anni.





 mi piace  co cludere  con  questa frase     chje  è  anche  una  risposta    a  chi  dice  :  Aspetta e spera, siamo in italia. Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, ed al vedere uno che non sia pazzo, gli si avventeranno contro dicendo:  Tu sei pazzo!  (Sant'Antonio abate)

 





2.5.19

L'assurdo caso di Great: nata a Torino, batte il record italiano di salto con l'asta ma forse non vale Nata in Piemonte da genitori nigeriani, non può ancora chiedere la cittadinanza, ma a 14 anni è già una star dell'atletica

una tristezza essere nato\a e cresciuta qui e studiarci ma non avere la cittadinanza .E' vero siamo tutti d'accordo che la cittadinanza uno se la debba guadagnare \ sudare . Ma questa si chiama discriminazione bella e buona . Se una persona è nata e cresciuta qui e sta studiando o facendo attività sportiva come in questo caso , e non ha commesso reati perchè non dargliela o dargli se a ha meno di 18 anni di prendersela ? Hanno forse paura che possa .... surclassare noi italiani anche per meriti sportivi ? ma forse perchè non è calciatore o non gioca a pallone 


ecco  la  sia  storia     tratta  da  https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/02/








Prima Eduard, poi Alessandra, e adesso Great. I nuovi italiani si mettono in luce nello sport, ma quando si tratta di festeggiare con il tricolore diventano come fantasmi.

Una sensazione amara vissuta da Eduard Cristian Timbretti Gugiu, che è nato a Cuneo sedici anni fa, adora le lasagne al ragù e ha le stigmate del grande tuffatore. Poi era stata la volta di Alessandra Ilic, che di anni ne ha quindici, è un talento nel taekwondo, è di origine serba ma parla un italiano perfetto, con marcata inflessione veneta.

Adesso tocca a Great Nnachi, che è la più piccolina con i suoi quattordici anni eppure è quella che vola più in alto, visto che fa salto con l’asta. È nata a Torino, ospedale Regina Margherita, da genitori nigeriani; la vedi e capisci subito che è italianissima, eppure per i documenti ufficiali dovrà aspettare di compiere i diciotto anni. Solo allora sarà considerata a tutti gli effetti italiana. La Fidal (Federaziine italiana atletica leggera) precisa: “La questione se sia record italiano o meno è controversa, tant’è che il 24 maggio prossimo il consiglio federale della Fidal avrà all’ordine del giorno proprio l’interpretazione della norma dello Ius soli sportivo: il record registrato da un atleta ‘equiparato’ è record italiano o no?”

È una storia in salita, quella di Great, fra la scomparsa del papà quando aveva appena cinque anni e le difficoltà della mamma. In casa cresce, e bene, anche il piccolo Mega che è nato nel 2008 ed è già un talentino della Juve: «Mio padre lavorava alla Fiat e quando è morto io avevo solo cinque anni: mia madre era molto triste e io l’ho aiutata facendo un po’ la mamma per il mio fratellino. Adesso però abbiamo superato le difficoltà, e in casa stiamo tutti bene» dice con un sorriso largo così Great, che beneficia dell’aiuto del Cus Torino, per cui è tessarata (pur non avendo la nazionalità può essere infatti tesserata per società italiane e partecipare a gare nazionali)  e di alcuni amici che supportano il progetto atletica. E la scuola? Dopo il dieci alle medie, adesso la Nnachi frequenta con profitto la prima superiore all’istituto Primo Levi, liceo delle scienze applicate con "curvatura" sportiva.





Sabato la campioncina ha superato i 3,70 metri realizzando un record italiano strepitoso, roba di livello globale. «Il record mondiale categoria Cadette è 3,91, ma al mondo non c’è nessuna ragazza che ha le sue qualità» certifica un esperto assoluto come il suo allenatore Luciano Gemello. Il numero uno fra i personal trainer italiani è tornato ad occuparsi di atletica e di salto con l’asta, il vecchio amore, indossando la casacca del Cus Torino: «Siamo un bel team di allenamento, io lo gestisco con l’ex astista Marco Iannarelli e con Elena Martino che ha fatto i 100 metri e la staffetta alle Olimpiadi di Seul e che ci aiuta nella velocità». Il gruppo cresce, l’eccellente Laura Fornaris ha già valicato quota 3,30, ma la punta di diamante è proprio Great Nnachi. «L’ho scoperta grazie al suo insegnante di ginnastica Cosimo Rapallo, che è il direttore del settore giovanile del Cus Torino.
Quando l’ho vista la prima volta, tre anni fa, era scoordinata, ma il talento era palese: io ho allenato gente fortissima, ma Great ha qualcosa in più.
Tecnicamente è ancora all’inizio ma è una ragazza che ha le potenzialità per diventare un fenomeno; e per le qualità morali che ha si meriterebbe di vincere un’Olimpiade».
Great e quel record nazionale negato perché non ha la cittadinanza:. "Ma io mi sento e sono italiana"
La piccola Nnachi ringrazia così: «Luciano è una persona fantastica, per me è come un secondo padre: mi dà la forza di allenarmi, di far fatica, di crescere. E volare lassù è una sensazione fantastica che in pochi possono provare». Ma quando salta la mamma ha ancora paura: «Sì, è vero, lei chiude gli occhi, teme sempre che mi possa far male» dice Great che, in attesa di ottenere il passaporto italiano, ha già conquistato un titolo tricolore. «È stato lo scorso ottobre a Rieti, e quella è stata la mia più grande soddisfazione» dice la ragazza che ha potuto gareggiare grazie ad un escamotage, visto che — formalmente — si trattava del campionato italiano per regioni. Quella gara le è valsa il titolo assoluto Cadetti. Che però è solo un punto di partenza: «Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch’io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su».o mi sento italiana, io sono italiana". 

Scandisce le parole con il sorriso sulle labbra Great Nnachi"I; eppure le sue sono parole forti, proprio come i concetti che esprime. Great ha nei muscoli un talento purissimo, quello di fare atletica e di volare ad alta quota; ma oltre al salto con l'asta, Great ha nel cuore la voglia fortissima di urlare al mondo la cosa più banale eppure nel suo caso più complicata, quella di essere italiana. Il caso della 14enne Nnachi non è che l'ultimo esempio di giovane atleta che indossa idealmente la maglia azzurra, che vince ma che - formalmente - non può fregiarsi della nazionalità italiana.  Una battaglia fondata sul filo della ragione, portata allo scoperto dai nuovi italiani millennials che si mettono in luce nello sport e che lottano anche per tutti i loro coetanei che non hanno la possibilità di raccontare al mondo la propria storia.

Il Cus Torino è la società sportiva per cui Great è tesserata. "Io credo che a volte saper copiare non sia sbagliato: a proposito di integrazione, di ius soli per gli atleti, guardiamo cosa fanno all'estero, dalla Francia all'Inghilterra - indica la strada il presidente del Cus Torino Riccardo D'Elicio -. E in questo senso lo sport rappresenta una grande opportunità per l'integrazione, partendo dal concetto che questi ragazzi che hanno avuto esperienze complicate sono spesso un passo avanti rispetto ai nostri figli che talvolta educhiamo sotto una campana di vetro".

Nei giorni scorsi Nnachi ha scavalcato i 3,70 realizzando uno splendido record italiano che la proietta a livello mondiale. Sulla scia della classe 2000 Roberta Gherca che oggi da maggiorenne è diventata italiana ma che, quando aveva 15 anni, superò quota 3,91 da cittadina romena. Adesso, però, davanti a Great l'asticella sale ancora: da superare c'è "la legge", che le impedisce di urlare la mondo la sua appartenenza al nostro Paese. E a tutti noi di andar fieri di una connazionale che è più italiana di noi. Ma l'indicazione la fornisce proprio Great: "Il mio allenatore Luciano Gemello mi ha insegnato a non mollare mai - dice Nnachi - e sono i miei compagni di allenamento che mi danno la forza per dare il massimo e per andare sempre più su. Questo vale per la pedana del salto con l'asta, ma vale anche per la vita". Quella vita che certamente per Great non è stata in discesa: "Mio padre lavorava in Fiat ma è mancato quando io avevo appena cinque anni - racconta commossa la ragazza -. Sono stati momenti difficili, mia madre era molto triste e io ho cercato di aiutarla facendo anche un po' la mamma per il mio fratellino Mega che adesso gioca nella Juve". "Il mio sogno? Come tutti gli atleti anch'io vorrei partecipare alle Olimpiadi. E poi mi piace vincere e soprattutto non mollare mai: tutti i miei amici mi spingono a dare il massimo e a provare ad andare sempre più su".

Che Great sia italiana, italianissima, lo dicono i fatti, a partire dal suo parlare perfettamente la nostra lingua. Great è figlia di genitori nigeriani ma è nata nel cuore di Torino, all'ospedale Regina Margherita; non parla la lingua dei genitori anche perché ha seguito tutto il percorso scolastico italiano. A scuola, poi, va benissimo, come dimostra quella media del 10 con cui è uscita dalle Secondarie; un rendimento eccellente che non è cambiato neppure adesso che l'asticella si è alzata, frequentando la prima superiore all'istituto Primo Levi, Liceo Scientifico di scienze applicate con curvatura sportiva. "Great studia con grande facilità, la stessa con cui valica misure rilevanti con l'asta" spiega il suo allenatore Gemello. Lui, il numero uno fra i personal trainer italiani, è tornato al primo amore dell'atletica per creare nel Cus Torino una grande scuola di salto con l'asta. E per proiettare l'italianissima Great Nnachi nell'elite mondiale del salto con l'asta.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...