Inventarsi un modo diverso di fare le cose
Ogni tanto nello sport succede che qualcuno improvvisamente si metta a fare le cose in modo diverso da come si erano fatte fino a quel momento, e che funzioni: uno degli esempi più celebri è Dick Fosbury, che inventò lo stile del salto in alto ancora oggi considerato più efficace. Con ambizioni forse minori la nuotatrice tedesca Tanja Scholz, 40 anni, ha iniziato a eseguire in modo diverso da tutti lo stile rana per renderlo più adatto alla sua disabilità: è paraplegica dal 2020 per via di un incidente a cavallo e da allora è in carrozzina. Scholz fa la rana respirando (e quindi tirando la testa fuori dall'acqua) ogni due cicli di bracciate, invece che a ogni bracciata come si fa di solito: in questo modo affonda in acqua con il bacino e con le gambe la metà delle volte, e risparmia energie preziose (essendo paraplegica, una volta sprofondata fa più fatica a tornare su perché può farlo usando solo la parte superiore del corpo). Questa tecnica le permette anche di tenere sempre la nuca sopra la superficie dell'acqua, come prevede il regolamento della rana: se andasse completamente sotto verrebbe squalificata. Anche grazie a questa tecnica ieri Scholz ha vinto l'oro nei 150 metri misti SM4, dove le nuotatrici devono fare tre frazioni da 50 metri in tre diversi stili (dorso, rana e stile libero): in gare di questo genere risparmiare energie è ancora più importante, perché la parte superiore del corpo deve poi produrre un grande sforzo nella frazione finale a stile libero. Scholz non è stata comunque l'unica a eseguire la rana in questo modo, visto che di recente altre nuotatrici con disabilità simili hanno preso spunto da lei. In generale nello sport paralimpico è più frequente che gli atleti provino a fare le cose in modo diverso, in base alle specificità della propria condizione fisica.
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Quella di Rigivan Ganeshamoorthy, Rigi per gli amici, è una di quelle storie che meritano di essere raccontate. È la storia di un ragazzo di 18 anni a cui viene diagnosticata la sindrome di Guillain-Barré, aggravata, due anni dopo, da una caduta che gli provoca una grave lesione cervicale.È proprio in ospedale, nel 2019, che Rigi scopre il basket in carrozzina. “Ma era molto faticoso, non faceva per me” ha spiegato nel suo inconfondibile accento romanesco.Poi ha provato con la scherma, anche lì con discreti risultati ma senza la scintilla che gli avrebbe cambiato la vita.Quella arriva quasi per caso, come spesso capita, a 25 anni, mentre se ne sta nella sua auto-officina e qualcuno gli parla dell’atletica paralimpica, in particolare dei lanci.Peso, giavellotto e, infine, disco.Bastano le prime prove per capire che siamo davanti a un fenomeno. Nel giro di pochi mesi tira giù il record del mondo del giavellotto (20,99), arriva a un centimetro da quello del peso.Infine si presenta a Parigi nel disco. In questa specialità non lo conosce quasi nessuno. Per Rigi, alla sua terza gara internazionale, è già un successo essere in pedana, davanti a 80.000 persone.Solo che non si limita a partecipare. Fa sei lanci e tre di questi, tra il secondo e il quarto, sono tre record del mondo in fila. L’ultimo a oltre 27 metri. Un’impresa che ha pochi precedenti nella storia dello sport.Alla fine Rigi si presenta davanti alle telecamere Rai con un sorriso imbarazzato e con la sua calata romanesca dice: “Che devo dì?” “Sono un po’ timido”. Poi il “timido”comincia il suo show personale: “Agli amici, a tutta Dragona, al X Municipio. Al mio vicino che mi è venuto a trovare e a dare la bandiera. L’amicizia, questo vale più di una medaglia d’oro.” Mostra il “parafanghetto” portafortuna a Martina Caironi (“È merito tuo”), urla “Ambraaaa” (ad Ambra Sabatini in studio) e saluta tutti: “Se vedemo”.Ieri sera abbiamo scoperto un campione. E, insieme al campione, un personaggio ironico e auto-ironico, intelligente, divertente. E, insieme al personaggio, l’UOMO.
Di un’umiltà e una schiettezza a cui non siamo nemmeno più abituati. Infatti Ieri sera il 25enne romano Rigivan Ganeshamoorthy ha vinto la medaglia d'oro nel lancio del disco categoria F52, in cui gareggiano atleti in sedia rotelle con capacità di movimento molto ridotte del tronco, delle gambe e delle mani (e in misura minore delle braccia). È stata una finale abbastanza eccezionale, perché ha vinto con oltre sei metri di vantaggio sul secondo classificato e soprattutto perché tra il secondo e il quarto lancio ha battuto per tre volte il record del mondo, facendo prima 25,48 metri, poi 25,80 e infine 27,06. I tre record consecutivi sono arrivati in un tempo molto ravvicinato, perché per evitare troppi spostamenti degli atleti dalla carrozzina alla postazione di lancio ogni atleta fa i suoi sei lanci uno dopo l'altro, non alternandosi con gli altri atleti. Ganeshamoorthy ha una storia sportiva notevole: fino all’anno scorso praticava la scherma in carrozzina, ma dopo aver provato a lanciare ha scoperto di essere molto portato e nell’ultimo anno ha iniziato ad allenarsi nel disco e nel giavellotto: la finale delle Paralimpiadi di Parigi era solo la sua terza gara internazionale nel disco. Dopo la gara ha dato all'inviata della Rai Elisabetta Caporale un'intervista molto divertente, in cui sembrava sinceramente contento e compiaciuto per la serata. «Che devo di', non ho parole neanche per me stesso», ha detto; e poi quando Caporale gli ha chiesto se questo mondo cominciasse a piacergli (parlando delle Paralimpiadi), Ganeshamoorthy ha risposto: «Ma sì dai, un po' troppi disabili forse», ridendo.--- Paralimpiadi, le storie di chi fa la storia: dall'atleta del Ruanda scomparsa al paramedico ucraino Claudine, pallavolista ruandese, ha fatto perdere le proprie tracce e non ha partecipato neanche alla cerimonia d'apertura. L'ipotesi principale, come già accaduto in passato: scomparsa volontaria, per chiedere lo status di rifugiato
L'Ucraina, con i suoi 140 atleti è una delle delegazioni più folte e ambiziose di Parigi 2024. Nella nazionale paralimpica c'è un atleta che è qui non solo per far vedere che il suo Paese, e la sua gente, va avanti nonostante l'invasione dei russi e la guerra, ma anche per lanciare un messaggio a tutti coloro che, come lui, si sono trovati sul campo di battaglia e ne hanno pagato le conseguenze.Yevhenii Korinets, maglia n.2 dell'Ucraina, era un paramedico militare che, a 25 anni, non aveva mai messo piede fuori dal suo Paese e a un certo punto si era ritrovato al fronte. A marzo dell'anno scorso, a causa delle gravi ferite riportate mentre cercava di soccorrere dei commilitoni che stavano combattendo a Bakhmut, ha dovuto subire l'amputazione della gamba sinistra, all'altezza del polpaccio. |