
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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10.8.25
diario di bordo n 140 anno III Benedetto XVI, lettera inedita su dimissioni: “mia rinuncia valida” ., Un incrocio col pomodoro ha dato vita alle patate: i capolavori dell’evoluzione-------

29.4.25
DIARIODI BORDO N 118 ANNO III questioni di lana carina sull'errore della tomba di papa bergoglio ,Alpini partigiani e repubblichini insieme a difesa della Val d’Aosta Reparti delle Fiamme verdi e delle penne nere il 28 aprile 1945 si schierarono gli uni al fianco degli altri per impedire la conquista militare delle truppe francesi , ed altre storie
Che questioni di caprina fa questo articolo. La scritta è leggibile,no? e allora dove sarebbe l'erroere ? Se si vogliono fare i lanacaprinosi, allora anche la U, come viene rappresentata
Alpini partigiani e repubblichini insieme a difesa della Val d’AostaAGI
L’impensabile fu reso possibile dall’accorta e lungimirante opera di mediazione e cucitura su più versanti del maggiore degli alpini Augusto Adam, ufficiale del Sim, che aveva portato altresì, con l’ausilio del vescovo, a convincere i reparti tedeschi e uno di paracadutisti della Folgore a ritirarsi in ordine da Aosta senza abbandonarsi né a scontri né a distruzioni, consentendo la liberazione pacifica della città, uno dei principali obiettivi degli Chasseurs des Alpes francesi del generale Paul-André Doyen. E così il colonnello Armando De Felice comandante del 4˚reggimento Alpini della divisione Littorio e il maggiore Adam raggiunsero un accordo personale: i partigiani valdostani delle Fiamme verdi con regolamentare cappello alpino si schierarono in alta quota e le penne nere dell’esercito repubblichino a valle, tenendo pure lontane le truppe tedesche. Tutti insieme, compatibilmente, per fronteggiare con le armi i francesi e le loro mire sulla provincia.
De Gaulle già nel 1943 aveva elaborato un piano di annessione per vendicare l’aggressione dell’Italia fascista alla Francia del 10 giugno 1940. Il generale aveva tenuto gli Alleati all’oscuro di questo ambizioso progetto incuneato nel più vasto quadro dell’aiuto alleato ai partigiani italiani costretti a sconfinare in territorio francese nel 1944 per sottrarsi ai rastrellamenti nazifascisti. Ma le manovre sulla frontiera del Distaccamento delle Alpi (Armée des Alpes) agli ordini di Doyen non erano sfuggite al Governo Bonomi e il 9 febbraio 1945 il ministro degli Esteri Alcide De Gasperi aveva presentato un memoriale all’ammiraglio Ellery Wheeler Stone, capo dell’amministrazione militare alleata in Italia, il quale aveva subito avvisato gli ambasciatori di Gran Bretagna e Stati Uniti, oltre al comandante in capo Maresciallo Harold Alexander. Gli Alleati ordinarono di conseguenza a De Gaulle di non oltrepassare il confine.
Fu solo il colpo di coda invernale che, ostacolando trasporti e spostamenti, impedì la discesa in Valle d’Aosta di un esercito numericamente più importante. I francesi, peraltro, non si comportarono affatto da liberatori e cominciarono subito a distribuire le loro carte annonarie. Il 27 superarono la Val di Rhênes ma il 28 gli Chasseurs des Alpes vennero fermati a La Thuile dal tiro degli obici del gruppo Mantova della Monterosa, lungo la linea italiana mista, mentre grazie all’accordo trilaterale di Adam si insediava ad Aosta il prefetto partigiano Alessandro Passerin d’Entrèves che a nome del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia chiamò tutti gli italiani a difendere la città dalle mire francesi: risposero i partigiani e ancora una volta gli alpini della Rsi dei battaglioni Varese e Bergamo della 2ª divisione granatieri Littorio, ed elementi dell’ormai disciolto Esercito nazionale repubblichino.
Sempre il 28 aprile Alexander chiese da Caserta al comandante supremo Dwight Eisenhower di intervenire su De Gaulle, e il generale Devers di conseguenza impartì a Doyen l’ordine di cessare le operazioni in Val d’Aosta. Quest’ultimo fece finta di non aver ricevuto tale ordine e fino al 7 maggio si comporterà di conseguenza, quando non potrà più fare a meno di obbedire al generale Alphonse Juin, capo di stato maggiore, messo alle strette dagli Alleati i quali per disinnescare la situazione avevano inviato un distaccamento americano che arriverà l’8 maggio per il definitivo cessate il fuoco, rilevando gli italiani nello schieramento al confine e chiudendo la seconda battaglia delle Alpi.
Ma ancora una volta una “dimenticanza” del generale Doyen lascerà i soldati francesi nei due paesini di Briga e Tenda, che poi il trattato di pace di Parigi assegnerà alla Francia. Doyen aveva avuto precise e dettagliate istruzioni proprio da De Gaulle su quella “dimenticanza”. Nessun plebiscito si era tenuto in Val d’Aosta, da provincia qual era trasformata in Circoscrizione autonoma con decreto luogotenenziale di Umberto di Savoia del 7 settembre 1945, preludio allo statuto speciale. In questa maniera si era disinnescato l’ultimo tentativo francese di ottenere quel territorio per via legale, formula che De Gasperi definì come l’altra faccia della medaglia della politica brutale di Tito sui territori orientali. A est la Jugoslavia aveva potuto contare sull’appoggio comunista, mentre a ovest la Francia si era scontrata con un inedito e imprevisto sentimento nazionale italiano che in quell’emergenza aveva risaldato due anime lacerate dalla guerra civile.
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Ombretta Floris, estetista di Desulo malata di tumore al seno, si mostra con i suoi figli che la aiutano nella sua lotta quotidiana contro la malattia…


Jacopo Storni Era stato un agente immobiliare, quasi laureato in giurisprudenza: gli mancavano soltanto quattro esami. Ma dopo lo sfratto per morosità di cinque anni fa, la sua vita è precipitata. Fino allo scorso 10 aprile, quando il suo corpo senza vita è stato ritrovato su una panchina di piazza Tasso, in Oltrarno a Firenze.Una parabola drammatica, quella di Marco Amaranto, da lavoratore a senzatetto che rifiuta l’accoglienza e persino le cure. Nessun familiare alla tumulazione di lunedì mattina 28 aprile, tanto che gli operai del cimitero hanno proceduto alla cerimonia di sepoltura in solitaria. Soltanto il vento, il rumore della ruspa e quello delle zolle che ricoprono la bara.Sul mucchio di terra c’è una croce in legno: Amaranto Marco, prima il cognome poi il nome, nato il 2 ottobre del 1967 e morto il 9 aprile del 2025. Aveva 57 anni. ![]() |
La storia del figlio della vicedirettrice della CIA che si arruolò con la Russia
E morì nell'aprile del 2024 combattendo contro l'Ucraina a Bakhmut: si è saputo di lui soltanto adesso

Soldati ucraini in trincea vicino a Bakhmut, marzo 2024 (AP Photo/Efrem Lukatsky)
All’inizio del 2024, non si sa esattamente quando, Michael fu trasferito in Ucraina. A metà marzo la sua divisione cominciò a marciare verso Bakhmut. Michael fu ucciso il 4 aprile. La famiglia seppe della sua morte a giugno, e il suo corpo fu rimpatriato dalla Russia a dicembre. Per quasi un anno, la famiglia Gloss non ha voluto rivelare le circostanze in cui era morto. Sul suo necrologio la famiglia aveva fatto scrivere: «Con il suo cuore nobile e il suo spirito da guerriero, Michael stava portando avanti il suo eroico cammino quando è stato ucciso tragicamente nell’Est Europa».
24.4.25
Elly Schlein ha avuto il coraggio nel di squarciare il velo di ipocrisia su Papa Francesco che regnava sui banchi della destra e del governo in Parlamento ma poi salta la fila evitando code per la salma di papa francesco
Ogni tanto la leader del Pd , roiesce a smarcarsi dalle correnti e dai vecchi tromboni del partito e a trovare un po' di coraggio anche se è solo di circostanza . visto che
17.4.16
Di fronte al vecchio Cristo di © Daniela Tuscano
Non erano miserabili le lacrime della
ragazzina che ieri, nel campo profughi di Lesbo, s'è gettata ai piedi
del Pontefice. Non era miserabile la giovane donna che lo lavava col suo
pianto e lo asciugava coi capelli. Era però familiare; prendeva vita,
cioè, dai Vangeli, rendendo le narrazioni del catechismo potentemente
vere. Quella ragazzina era la peccatrice pentita della casa del fariseo;
una peccatrice, ecco, senza peccato, quindi intatta nel suo devastato
dolore; senza ritegno; nulla aveva da ritenere.Ma l'innocenza disperata non è mai miserabile. Non lo è davanti al vecchio Cristo venuto dalla fine del mondo (lui pure, figlio d'immigrati). E la casa del fariseo, oggi, è quell'evocativa isola mediterranea. Terra di dei, di poeti, d'amori lesbici. Terra di frontiera divenuta sede del mondo, dove passa il Dio patriarca, ebraico, musulmano, cingalese. Terra d'Europa, di vera Europa, che non ha sede a Bruxelles, ma è nata principessa fenicia, rapita da Zeus, allevata alla democrazia, grembo dell'umanesimo. Serviva un Papa argentino per ricordarlo, per scuotere i farisei nascosti in noi, il cinismo di governanti che hanno schiacciato a terra le mille ragazzine di ieri e domani.
Lui, il vecchio Cristo, non sa ma capisce. Non ha altri compiti che questo, immane. Non sa, ma capisce le paure di noi vecchi farisei. Non può giustificare i muri, le cortine di ferro, i respingimenti. Ma capisce, capisce l'esasperazione, lo smarrimento, l'impotenza anche di chi vive di qua dal muro. Noi. E mentre li e ci capisce, invita a superarli. Non sa perché non è un politico: è molto, tragicamente di più. È il cristianesimo. Non il cristianesimo "crociato" dell'infingarda, criminale propaganda di Is/Daesh. Ma il cristianesimo autentico, senza aggettivi. La forza disarmata in grado di smascherare le menzogne di fanatici e affaristi. Ecco cosa risponde ai giornalisti: "Guerra e fame sono effetto dello sfruttamento. Io inviterei i trafficanti di armi, quelli che le procurano ai gruppi in Siria per esempio, a passare un giornata nel campo profughi che ho appena visitato a Lesbo. Credo che per loro sarebbe salutare".
Ingenuità gesuita. Quindi ossimoro. Il vecchio Cristo, questo, lo sa benissimo. I "trafficanti d'armi" sono innanzi tutto i governi occidentali e mediorientali ed egli sa, pur se tenuto a sperare il contrario, che visitare il campo profughi non toccherebbe minimamente il loro cuore. Ma può toccare il nostro.
È a noi, al nostro torpore che il vecchio Cristo parla. Vuol spingerci alla ribellione? Forse! Il cristianesimo è anche e soprattutto questo: ribellione. Mai accomodante. Quando accarezza, schiaffeggia. Assesta un salutare ceffone ai nostri muri interiori. E se preleva tre famiglie siriane di fede islamica, per portarle in Vaticano, sa e capisce. Scandalizza, divide. Sa e capisce che quelle famiglie sono prima di tutto donne, uomini e bambini. Sa e capisce che l'Islam non va temuto, e ospitando Osama, Wafa, Omar e Masa dimostra la blasfemia di Is/Daesh più di mille perorazioni. Lo fa assieme a due fratelli dal nome biblico, gli ortodossi Bartolomeo e Ieronimous. Volesse il cielo che crolli definitivamente anche l'altro muro, quello coi cristiani d'Oriente...
I riflettori adesso sono spenti. È tornato il sabato del silenzio. I muri e i pianti e le ginocchia piagate sono ancora lì. Ma chissà che qualche Maddalena, in noi, non smetta di pungolarci. E ci faccia correre ai sepolcri del mare, delle guerre, della speculazione assassina. Forse, un domani, ci sconterà un po' di mesi di purgatorio.
© Daniela Tuscano
10.7.15
.Vino vecchio, otri logori di © Daniela Tuscano
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata LXII PER RICONOSCERE LA PAURA VA ALLENATO IL CORAGGIO
La prudenza è l’arma più efficace, sempre. Ma è importante anche allenare il coraggio, che – bene intesi – non significa diventare impavidi,...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...







