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4.8.24

Stephen Nedoroscik leader della squadra maschile Usa ginnastica artistica ., Katie Ledecky e Simone Biles scrivono la storia ., Le Olimpiadi della decadenza di vittorio feltri ., amore a 360 gradi cioè non solo etero alle olimpiadi

(Adnkronos) – Simone Biles è la stella incontrastata della ginnastica femminile degli Usa. La squadra maschile però ha trovato il proprio idolo, un po' nerd e un po' Clark Kent. Stephen Nedoroscik, 25 anni, si è messo al collo due medaglie di bronzo. Uno nella prova a squadre e uno nella prova individuale al cavallo. Non è un bottino paragonabile alla valanga di ori di Biles, ma è un risultato che merita attenzione persino nel medagliere extralarge dello squadrone a stelle e strisce. Nedoroscik, prodotto del college di Penn State, si è guadagnato lo status di star per le sue qualità agonistiche e per il suo 'personaggio', che non passa inosservato. In gara si presenta con occhiali alla Clark Kent che incorniciano il viso da bravo ragazzo. Quando bisogna competere, via le lenti. Al cavallo, dice lui, non vede granché ma non è grosso un problema: "Non credo di usare molto gli occhi sul cavallo. E' tutto basato sulle sensazioni, vado a memoria". La preparazione alla gara può prevedere una sessione di videogame, alla larga dai titoli più noti ai giocatori virtuali. Nedoroscik pare si cimenti in un calcio virtuale in cui sono presenti auto e palle infuocate. Poi, nei minuti immediatamente precedenti alla prova, la routine – con cuffie che sparano una playlist accuratamente scelta – è spesso caratterizzata dalla presenza di un cubo di Rubik: il record del ginnasta è di 8''68, un risultato eccellente per un 'dilettante'. Prima della gara a squadre, il cubo è stato domato in 9''321: "Un presagio positivo", ha scritto sui social prima di fare il proprio dovere e blindare il bronzo a squadre.

sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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Katie Ledecky e Simone Biles scrivono la storia



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Le Olimpiadi della decadenza per  il centro destra   e i pilonisti 


© Fornito da Il Giornale

Queste Olimpiadi sono insopportabili. Siccome non siamo fatti di sasso, il cuore batte: l'epica e la tenerezza avvolgono vittorie e sconfitte, come sempre. Ci si commuove per la carezza dell'eroe che consola il pianto dello sconfitto, i sentimenti sono portati dalla competizione sportiva, specie se coinvolge la maglietta della nazionale, al diapason. Ma questo accade non a causa delle Olimpiadi, ma nonostante le Olimpiadi. Quelle in corso a Parigi rappresentano il punto di massima decadenza di questa manifestazione che è contro lo sport, lo umiliano a schiavo della propaganda. Vero è che certi gesti di singoli hanno valore in sé, e bucano la camicia di forza che la tracotanza francese e la sua ideologia decadente gli han fatto indossare, ma bisogna pure saltar fuori con tutti e due i piedi dall'incantesimo perverso che la grandeur pretende di imporci sin dalla cerimonia iniziale. Lì si è capito subito che lo sport e i relativi atleti erano un pretesto, chierichetti ornamentali rispetto ad una liturgia che spazzava via qualunque segno della nostra civiltà occidentale, con il trionfo dei modi di intendere la vita della crème intellettuale che vuol calcare il suo piedino con le unghie laccate sul popolo bue, per educarlo alle nuove frontiere dei valori evangelici, dove Gesù e gli apostoli sono drag queen e il trionfo della civiltà sia il taglio della testa di Maria Antonietta che schizza di sangue il mondo. Una specie di sabba in mondovisione dove Macron si è vestito da Giucas Casella per ipnotizzare il mondo e onde fargli credere che la Senna sia un fiume cristallino anche se color del fango, e un pugile algerino, fotocopia di Monzon e con più testosterone di Gerard Depardieu, sia una gentile signorina. La plebe per fortuna non ci è cascata, il principio di realtà, che dice pane al pane, ha prevalso nelle teste quadrate della gente comune. Ma i comitati internazionali olimpici hanno dato ragione alle teorie marziane di genetisti fluidi mettendoci il timbro, e lo sport si è sottomesso, accettando di lasciar arruolare il mondo dell'epica sotto le insegne di Paese dei Balocchi, dove si vive in catalessi.
Più in piccolo, in sede locale, ma per l'Europa peserà alquanto, Le Figaro segnala che Macron sta lucrando alla grande sui Giochi Olimpici, in gergo simpaticamente detti JO. Si è appropriato dei simboli atletici nazionali, il nuotatore Marchand (quattro medaglie d'oro nel nuoto), e del judoka Riner (al terzo oro in altrettante edizioni dei Giochi), e la sua popolarità è risalita dalla tomba dov'era precipitata, grazie a una finzione di cartapesta che vellica il più classico vizio del popolo gallico: il sentirsi superiore qualunque fanfaronata emettano i suoi capi, a prezzo della verità e soprattutto del ridicolo. L'86 per cento dei citoyens è entusiasta della ciofeca fatta sorbire ai gonzi a costi apocalittici. I bilanci dello Stato francese, già conciati assai peggio di quelli italiani, rischiano di far esplodere tutta 'sta grandeur, come capitò alla Grecia a causa delle Olimpiadi del 2004. Con effetti di trascinamento tragici per l'Europa.
Pertanto, la mia idea è di abrogarle. Conduco una battaglia di minoranza ormai da trent'anni. Prima mi accontentavo non mettessero le tende in Italia, adesso ho ampliato le ambizioni. Vasto programma, direbbe Charles De Gaulle, relegandole nel campo delle utopie. Mi rendo conto: ci sono troppi interessi in ballo. Ma il vero vasto programma non solo irrealizzabile ma coscientemente ingannevole è la mitologia dei Cinque Cerchi, trasformati in religione obbligatoria. Sarebbe, nelle intenzioni di Pierre de Coubertin, il tempo in cui si armonizzano gli interessi divergenti delle Nazioni, da realizzarsi perciò simbolicamente ogni anno bisestile: come il 29 febbraio guarisce la zoppia del calendario, così l'appuntamento quadriennale olimpico spezzerebbe le spade. Neanche la Madonna a Lourdes ha mai preteso questo potere, figuriamoci Macron a Parigi con il suo rito pagano. Le Olimpiadi sono spesso servite come esibizioni apologetiche dei regimi più disgraziati. Hanno preparato guerre o hanno funzionato come minacce: vedi Berlino 1936, Mosca 1980, Cina 2008. Come i galli prima dei combattimenti le gigantesche cerimonie di apertura, le opere babilonesi costruite con dispendio ciclopico di risorse per ospitare gare insulse, sono l'equivalente dell'intimidazione con cui in natura, senza appalti e molto più civismo, esibiscono code colorate corna poderose e ruggiti possenti, galli, cervi, orsi e milioni di anni fa - delicati dinosauri per impossessarsi della femmina e guidare il branco. Ci insegnano da bambini che le Olimpiadi servono a costruire la pace nel mondo. Così fu in Grecia, dove si praticava la «tregua olimpica», e i conflitti cessavano per consentire il trasferimento dell'agone dai campi di battaglia agli stadi, inducendo forse a guerre meno brutali. In realtà le guerre di sterminio sono cominciate proprio a partire dalle Olimpiadi moderne. Quelle datate 2024 si svolgono mentre sono in corso 59 guerre in giro per il mondo, e nessuna di esse ha trovato una tregua nonostante l'invito appassionato di papa Francesco anzi ovunque assistiamo rassegnati a escalation. L'esaltazione per le imprese o la delusione per i fiaschi degli eroi dotati di maglietta nazionale hanno congelato la paura della guerra e lo scandalo per l'orrore. I popoli si incantano, si arrabbiano, si vantano. Oppure, come nel mio caso, si annoiano. Ma il risultato è lo stesso. Ci siamo fatti distratti. Mentre si preparano le divise cachi e le tute mimetiche.

Vittorio Feltri


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    logico che  Feltri e  company considerano    queste  olimpiadi della decadenza   forse perchè l'amore  quello puro ed  a  360 gradi cioè  non solo etero  trionfa .  infatti Gli atleti azzurri hanno portato ai Giochi anche l'amore.



Gli sposati Marcell Jacobs, velocista che ha stupito a Tokyo 2020, ha sposato Nicole Daza subito dopo l'impresa olimpica e a Parigi 2024 sono più affiatati che mai. La marciatrice Antonella Palmisano unisce l'amore allo sport: il marito Lorenzo Dessi è anche il suo allenatore. Massimo Stano, in gara nei 20 km marcia è sposato con Fatima Lofti, che in passato ha gareggiato nella stessa disciplina. Giovanna Epis, maratoneta in competizione a queste Olimpiadi, ha sposato nel 2022 il runner Luca Tocco.

Innamorati a Parigi La marciatrice Eleonora Anna Giorgi fa coppia con Michele Giuppon, professionista nella stessa disciplina, dal 2022. La maratoneta Sofiia Yaremchuk è fidanzata con il runner valdostano Lorenzo Brunier, mentre Mattia Furlani (alle Olimpiadi per il salto in lungo) è legato Giulia Colonna, velocista. Alessia Pavese, a Parigi per la 4x100 donne, sarà sostenuta dal compagno Filippo Randazzo. Stefano Sottile, che compete nel salto in alto, può contare sul sostegno della fidanzata Erika Marchetti: una relazione, la loro, che dura ormai da diversi anni. Per Elena Bellò (800 metri donne) c'è Mattia Moretti, carabiniere ed ex mezzofondista.Le Olimpiadi di Parigi 2024 si sono aperte per l'Italia con Gianmarco Tamberi che ha perso la fede nella Senna: una disavventura che però non ha portato ombre sulla sua storia con la moglie Chiara BontempiFederico Nilo Maldini ha fatto sognare con la proposta di nozze alla sua Carlotta subito dopo l'argento. Il bacio che Nicolò Martinenghi ha dato alla fidanzata Adelaide Radice con l'oro dei 100 metri rana al collo ha fatto sognare, almeno quanto quello di Alice Bellandi alla compagna Jasmine Martin subito dopo essere salita sul gradino più alto del podio del judo. Gli atleti azzurri hanno portato ai Giochi anche l'amore.

2.4.20

A VOLTE NON C'è BISOGNO DI PULIRE IL PROPRIO SPAZIO SOCIAL SI PULISCE DA SOLO


non serve eliminare i narcisi ,i nerd , i morti che camminano , morti viventi , e coloro che ti chiedono il contatto per farsi i .... i tuoi e non ti dicono niente di loro , ecc si cancellano da soli appena , come è successo a me su facebook , con ****** diu cui ho accettatoi il contatto ma non c'era nessun post suo o condiviso o video ed ecco che dopo che gli ho chiesto in privato :<< Benvenuta. Spero di leggere anche qualche tuo pensiero o condivisione. Non solo tue foto>> essa mi ha rimosso dai contatti
Infatti  ha  ragione   , quest'articolo  ( da  cui ho tratto la  foto sopra )  di https://www.culturedigitali.org    ed questa  immagine

L'immagine può contenere: 1 persona, il seguente testo "2017: Quando ritrovi una foto di tua nonna 2097: 2097: Quando ritrovi una foto di tua nonna"

 presa  da questo canale    di telegram 
 👅 @ErosAndFunny 🐽
@SexAndRelax 👄
Selected by @DiamondsWorld 💎

11.4.19

ecco perchè non seguo gli influencer . il caso delll'Influencer si dispera e piange per quattro minuti: “Mi hanno cancellato Instagram, non voglio fare un lavoro vero”

fonti il fatto quotidiano e https://www.ilmessaggero.it/


Come reagisce un'influencer o pseudo tale quando le rimuovono l'account Instagram? Molto male. Almeno a giudicare il video pubblicato su YouTube dall'americana Jessy Taylor che piange disperatamente perché il suo account Instagram è stato rimosso e lei non può immaginare di dover fare un lavoro vero dalle 9 alle 17«Smettetela di cancellare il mio account Instagram, è troppo doloroso» dice la giovane fra i singhiozzi. “Non sono niente senza i miei followers, non sono niente senza i miei followers!”Nel video la ventunenne spiega di essersi trasferita a Los Angeles proprio per evitare la prospettiva di un vero «Sono a Los Angeles per questo. Sono a Los Angeles perché voglio stare su Instagram, continua la ragazza, che afferma di non essere qualificata per nessun lavoro e di aver solo un’esperienza in un McDonald’s e come “prostituta”.“Basta segnalare il mio profilo, senza i miei follower non sono nulla“. L’influencer americana Jessy Taylor, 21 anni, ha affidato la propria disperazione a un video di quasi quattro minuti pubblicato su Youtube





a causa del blocco, temporaneo, del profilo Instagram. “Non ho nessuna abilità. Ho lavorato in passato in un Mc Donald’s ma non voglio tornare a fare quella vita. Ora mi sento felice”.

25.4.16

Bamboccione riconosciuto dal giudice . Modena, il figlio a 28 anni cambia facoltà: il padre gli fa causa e il giudice da ragione al ragazzo ., Lo studente di Asti che porta la banda larga nei paesini grazie alla tecnologia laser L’invenzione di Valerio: «La rete era troppo lenta»




Con il mio   commento andrò contro corrente ma  il  figlio  qualche  sacrificio   puo  farlo ?  c'è  un mio  amico    che anche   se  i  genitori   non sono  separati \  divorziati  , però l'università  (  si è laureato in biologia  )   se  l'è pagata  tutta lui lavorando , cosi  come  anch'io   gli ultimi anni  , e lui  ?  gode  a fare  il  mantenuto  . Tutto sommato anche  se un generalizzato, perchè  anche se mosche  bianche  non  sono tutti nerd  o  bamboccioni    Padoa Schioppa usando  il termine  bamboccioni   ci azecco' . 

  ecco le  due  news    d'oggi .
la  prima  di un bamboccione   tratta  da http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/ del 24.4.2016

la seconda  di un non  bamboccione   tratta  da  la stampa del  24.42016  edizione  Asti 

veniamo  alla prima


Modena, il figlio a 28 anni cambia facoltà: il àpadre gli fa causa

Il figlio, che vive con la madre, a 28 anni ha conseguito una laurea triennale ma, anzichè terminare il corso di laurea, a sorpresa si iscrive a un corso di cinematografia. Il padre chiede al Tribunale civile di Modena di togliergli l'assegno di mantenimento ma i giudici dicono che deve continuare a mantenerlo perché è giusto che possa seguire le sue aspirazioni.
MODENA. Il figlio, che vive con la madre, a 28 anni ha conseguito una laurea triennale ma, anzichè terminare il corso di laurea, a sorpresa si iscrive a un corso di cinematografia in un'altra città. Allora il padre, divorziato, si rivolge ai giudici del Tribunale di Modena perché stanco di mantenere un uomo adulto che non lavora e non fa nulla per mantenersi. La madre, chiamata in causa, rilancia chiedendo di aumentare l’assegno di mantenimento per suo figlio adeguandolo ai nuovi studi e chiedendo di mettere in conto anche gli arretrati di più di un anno.
Ma i giudici del Tribunale civile di Modena decidono di lasciare tutto com’è. Il padre, dicono, deve mantenere il figlio perché nulla è cambiato nelle disponibilità dei genitori e d’altra parte non lavorando non può mantenersi e non si può neppure impedirgli di seguire le sue aspirazioni.
MANTENUTO A TRENT'ANNI. Il decreto è stato pronunciato dalla Seconda Sezione del tribunale civile di Modena. Ed è in linea con l’orientamento della giurisprudenza che prevede il mantenimento di un figlio dopo separazione ben oltre i diciotto anni non solo finchè i figli siano economicamente indipendenti ma addirittura, secondo le più recenti pronunce, finché non abbiano realizzato le proprie aspirazioni. È comunque raro che si raggiungano i trent’anni e il caso di Modena è interessante proprio per la richiesta di intraprendere un lungo periodo di studi che si prevede possa superare questo limite.
L’uomo in balìa di suo figlio aveva chiesto ai giudici di eliminare o almeno ridurre l’assegno di mantenimento che gli passa ogni mese dato che è ben più che maggiorenne - ha 28 anni - e in teoria sarebbe alla fine degli studi, considerando anche che a questa età è riuscito a finire il corso di laurea triennale di Lettere. Si può immaginare come avrà preso la notizia che, anzichè finire l’anno magistrale di Lettere, il figlio si era già iscritto al corso di cinematografia sperimentale.
E quando il figlio gli ha chiesto di mantenerlo e di pagargli le spese di trasferta, vitto e alloggio è arrivato alla conclusione che, come ha poi scritto ai giudice, «non fosse meritevole di ulteriore sostegno economico, non avendo compiuto scelte lavorative per l’autosostentamento o scelte di continuare studi adatti alla sua formazione pregressa».
PERCHE' DEVE PAGARE. Ma i giudici rilevano che da un lato non è cambiato nulla nella vita del figlio, dato che di fatto continua a studiare, e d’altro canto non sono cambiate le condizioni economiche dei genitori. Perciò il contributo ordinario di mantenimento non cambia. Non solo perché queste sono spese straordinarie, ma perché gli studi di cinema (secondo i giudici) sono in linea con quelli letterari già fatti. In generale, sono «in linea con le aspirazioni del figlio,
anche per ragioni di attitudini familiari e del clima culturale vissuto in famiglia, certamente non estraneo a tendenze artistiche e propensione alla creatività». Conclusione: il padre dovrà mantenerlo «fino al raggiungimento dell’indipendenza economica della prole». E chissà quando arriverà.


la seconda 

Lo studente di Asti che porta la banda larga nei paesini grazie alla tecnologia laser L’invenzione di Valerio: «La rete era troppo lenta»

di riccardo coletti


Valerio Pagliarino vive a Castelnuovo Calcea (Asti) e frequenta il Liceo scientifico


Nizza  Monferrato 
Invece di aspettare che qualcuno risolvesse il problema, se l’è risolto da solo. Una soluzione per eliminare il «digital divide» che affligge quasi metà del territorio italiano. Valerio Pagliarino, studente di Liceo scientifico, vive in un piccolo paese dell’Astigiano, e già negli anni passati è stato premiato in concorsi scientifici. La sua nuova invenzione è portare in tutti i piccoli centri la banda larga. La banda larga in Italia, secondo una recente indagine, ci fa navigare a un quarto della velocità della Corea del Sud, capofila nel mondo. La risposta di Valerio Pagliarino è tanto semplice quanto geniale: una fibra ottica virtuale, grazie alla tecnologia laser, utilizzando i tralicci dell’alta tensione già esistenti. 
L’ispirazione è arrivata da un vecchio telecomando e da un articolo de La Stampa sulla concorrenza tra Enel a Telecom per portare la fibra ottica sui tralicci della corrente elettrica. «Dove vivo, Castelnuovo Calcea, la rete è lenta. Il gestore non ci porta i 7 mega perché costa troppo, navighiamo a 0,6». Invece di chiamare il servizio clienti per lamentarsi, ha deciso di «smanettare» e trovare una soluzione. «Stavo facendo esperimenti sulla trasmissione – racconta Valerio – quando ho avuto l’illuminazione. In fondo la fibra ottica trasmette luce lungo un dispositivo fisico. Ma la tecnologia per trasmettere luce senza fili c’è, ed è il laser». Neanche il tempo di pensarla che era già in rete a cercare se altri avevano avuto la sua intuizione. «Ho cercato e ricercato, ma non c’è traccia di idee simili». Eppure Valerio, era il dicembre del 2015, non aveva ancora colto a pieno il potenziale della sua intuizione. L’occasione è arrivata dal suo liceo: il Galilei di Nizza Monferrato. «Una mia insegnante, Giuseppina Bogliolo, mi ha proposto di partecipare a un concorso – ricorda – ,“I Giovani e le Scienze 2016”. Il termine per presentare la relazione era metà febbraio, ma il bando l’ho letto solo dopo le vacanze natalizie. Quando la professoressa ha letto la mia tesina mi ha fissato per qualche istante e mi ha dato un consiglio prezioso: Valerio, corri a brevettarla». 
Ora la domanda di brevetto è stata inoltrata e il Laserwan, questo il nome del progetto, potrebbe diventare realtà. Intanto Valerio ha vinto il premio speciale Aica per il miglior progetto sulle tecnologie della comunicazione e dell’informazione e la sua idea, «Laserwan: connessione a banda ultralarga laser», parteciperà all’Eucys, concorso dell’Unione Europea per i giovani scienziati che si terrà a Bruxelles dal 15 al 20 settembre. 
Se gli si chiede quanto possa costare un prototipo, la risposta lascia senza parole. «L’ho già costruito – rivela –, ho usato i pezzi di un vecchio aspirapolvere, due telecomandi rotti e un paio di schede elettroniche comprate on line». Il test ha avuto successo. «Ho trasmesso un film in streaming e ha funzionato perfettamente. Secondo i miei calcoli la velocità di navigazione con questa tecnologia arriva a 500 mega al secondo sia in download che in upload». Valerio non si è fermato e ha fatto anche i conti in tasca a chi volesse acquistare la sua tecnologia. «Secondo quanto ho trovato on line, posare la fibra ottica costa 1000 euro al metro. Il mio Laserwan abbatte i costi di 100 volte. Ogni chilometro, per servire 100 utenze, costerebbe 10 mila euro». Il nemico del suo progetto è la nebbia. «Ma ho già la soluzione – conclude –, una sorta di telemetria in stile Formula 1 che modula il segnale e può bucare anche i banchi più fitti».

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