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25.12.24

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  ( ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  quello che vuole , di usarlo o non usarlo  ) fosse qualcosa   d'inutile visto  che  una  donna non dovrebbe   aver  ha  bisogno   di " sovrastrutture  "  ed  orpelli  per     farsi accettare  da  noi  uomini   . Pensavo  (  ed  in parte lo  pensavo  ancora   )   che  Le  donne   dovrebbero dare  valore  a loro  stesse     per  cio'  che  sono    e  non  per  quello  che    gli altri  vogliono   che siano  . Ma ora   la  risposta    di Beatrice Gherardini (  foto sotto al  centro  del post   )    allora  domanda     che  ci poniamo      tutti\e  ,  sottoscritto   compreso  prendiamo    come  esempio  questi    due   video  : di story impact il primo (  da  cui   ho preso  il  frame   riportato   a  sinistra ) e   di  kikko.co il secondo    , Nell’era dei social media è possibile stare bene con sé stessi, anzi con sé stesse, senza dover piacere per forza agli altri ? Sembra  di   si . 

Infatti   Per il suo nuovo progetto, la make-up artist e life coach da oltre 3 milioni di follower sui social, ha scelto un nome emblematico: “La bellezza inizia nel momento in cui scegli di essere te stessa”, un invito forte all’affermazione di genere, che abbia la donna come inizio e fine del trucco, non come mezzo.  




  da   Adnkronos ( mi pare   di una settimana  fa  )  tramite  msn.it  


“Sono convinta – dice Beatrice – che il make-up non sia semplicemente truccarsi, ma prendersi cura di sé, sperimentare e valorizzarsi, è sentirsi bene con sé stessi e con gli altri. Prendetevi del tempo, abbiate cura di Voi, valorizzate il vostro corpo e nutrite la Vostra anima, in questo il make up può essere un prezioso alleato in grado di farvi sentire bene, affrontando la vita quotidiana con la giusta energia. Ogni donna deve sentirsi libera di esprimere la propria personalità anche attraverso il trucco Quel momento in cui ci trucchiamo è un momento sacro, quasi un rito che deve essere solo per noi, una coccola per sentirci meglio e affrontare la giornata con l’energia giusta”.

Partiamo dal nome del tuo progetto: “La bellezza inizia nel momento in cui scegli di essere te stessa”. Le donne oggi sono davvero libere di essere sé stesse? Quali sono i principali ostacoli alla loro affermazione?

“Credo che, oggi più che mai, ci sia un desiderio crescente di autenticità, ma non sempre questo si traduce in libertà di essere sé stesse. Gli ostacoli principali derivano da pressioni sociali, standard di bellezza irrealistici e un uso distorto dei social media, che spesso spingono le persone a confrontarsi con ideali irraggiungibili. Inoltre, molti vivono con il timore del giudizio, che impedisce di mostrarsi per quello che si è veramente. La chiave per superare questi ostacoli è lavorare sull’accettazione di sé e sull’autostima, cosa che cerco di trasmettere anche attraverso il mio lavoro”.

A 29 anni, Beatrice Gherardini è diventata la beauty star, make-up artist e life coach più seguita su Tik Tok Italia utilizzando il trucco come argomento principale per poi dare spazio a tematiche generazionali e di genere molto avvertite nella società. Un report commissionato da Dove ha rivelato che, in Italia, più di una donna su quattro sarebbe disposta a rinunciare a un anno della propria vita per raggiungere il proprio ideale di bellezza. Il dato potrebbe persino peggiorare con la diffusione dell’Ai: dalla ricerca emerge che una donna su 3 sente il bisogno di cambiare il proprio aspetto fisico dopo essere stata esposta a immagini generate con l’Ai che sono ‘perfette’ ma artificiali.

In questo senso, l’impegno di Beatrice è quello di recuperare il senso della bellezza autentica, dove il make-up diventa una forma comunicativa per esprimere anche i lati meno ‘trendy’ della propria personalità. A volte, il trucco serve anche a lenire le conseguenze fisiche e psicologiche che alcune donne devono affrontare.

Con la tua professione hai ascoltato storie di molte donne, che magari si rivolgono a te per ritrovare nel make-up una valvola di sfogo, un modo di esprimere sé stesse. Qual è stata la storia che ti ha colpito di più?

“Una storia che mi ha colpito molto – ci racconta Beatrice – è quella di una ragazza che soffriva di acne severa e mi ha raccontato come il make-up l’abbia aiutata a ritrovare la fiducia in sé stessaNon lo usava per nascondere, ma per valorizzare ciò che la faceva sentire bella. In generale, ho percepito che molte donne vedono il make-up come uno strumento di empowerment, una piccola ‘armatura’ quotidiana che permette loro di affrontare la giornata con maggiore sicurezza”.

In che modo il make-up può aiutare le donne a ritrovare sé stesse e a sentirsi più sicure?

“Il make-up è una forma di espressione che può aiutare a ritrovare sé stesse perché permette di sperimentare, valorizzare e riscoprire aspetti della propria identità”. Diversi studi corroborano la tesi di Beatrice Gherardini. Secondo una ricerca pubblicata dal Journal of Cosmetic Science, le donne che si truccano tendono a sentirsi più attraenti e sicure di sé in un contesto sociale dove il gender gap è ancora molto forte. Un altro report, pubblicato in Psychology of Women Quarterly, ha evidenziato che il trucco può migliorare l’umore fino a ridurre i sintomi di depressione e ansia.

A prescindere dalla tua mission, credi che le donne si trucchino più per sé o per piacere agli altri?

“Credo che la motivazione dipenda molto dalla persona”, spiega la make-up artist, che aggiunge “alcune si truccano per piacere agli altri, altre per sentirsi bene con sé stesse. Il mio obiettivo è incoraggiare la seconda motivazione, mostrando come il make-up possa essere un atto d’amore verso sé stesse, piuttosto che un obbligo a conformarsi”.

In che modo (e in che direzione) i social hanno cambiato il modo di intendere il make-up?

“I social media hanno reso il make-up più accessibile, trasformandolo in un linguaggio universale e aprendo le porte alla creatività. Tuttavia, hanno anche contribuito alla diffusione di standard irrealistici e di una percezione idealizzata della bellezza. Da un lato, sono uno spazio in cui chiunque può condividere la propria passione e imparare; dall’altro, possono creare ansia da confronto. È importante quindi utilizzare i social come una fonte di ispirazione e non come un metro di paragone”, chiosa Beatrice Gherardini che dal 9 dicembre ha lanciato online il nuovo progetto video ‘Glow up secrets’ parte de “La bellezza inizia nel momento in cui scegli di essere te stessa”.

“L’idea alla base dell’ultimo progetto – spiega – è stata plasmata dalla volontà di rendere l’arte del trucco accessibile a tutte, dai livelli base a quelli più avanzati. Osservando la mancanza di risorse inclusive nel settore, ho deciso di creare un corso adatto a donne di ogni età, offrendo loro un percorso dettagliato che copre le diverse tecniche e prodotti ideali per ogni tipo di pelle”.
L’appello di Beatrice Gherardini

Inteso in questo senso, il make-up serve a mettere in risalto le diversità di ciascuna donna, non a reprimerle. “Non ho mai dato retta all’odio in rete e a chi mi attaccava per la mia pelle e per l’acne, ho imparato l’importanza di amarmi per quello che sono e senza nascondere le mie cicatrici. Sono diventata make up artist e life coach, cercando di superare delle convenzioni limitanti andando oltre il semplice make up e abbracciando un approccio olistico che miri a sottolineare che la bellezza va oltre l’aspetto esteriore, incoraggiando le donne a sentirsi bene sia dentro che fuori”, dice Beatrice Gherardini che conclude con un appello “Ricordiamoci che la vera bellezza comincia sempre nel momento in cui decidiamo di essere noi stesse. Nulla nella vita ci può limitare se non noi stessi. Amatevi per quello che siete e portate con fierezza i segni delle vostre battaglie perché vi hanno reso le persone uniche e magnifiche che siete oggi”.

6.7.19

a che punto siamo arrivati Treviso, proposta indecente al bar: "Se mostri il seno, bevi gratis "

qui non si tratta  di  moralismo  e   puritanesimo  ma di buon senso   e  di controllare  gli ormoni  e le  proprie  pulsioni \  fantasie .  che ne dicono i commenti da   https://www.tgcom24.mediaset.it/  fonte   dell'articolo    riportato sotto.

ALBIO59
Quanta ipocrisia ...........
YADUX
Ma basta, ogni cosa è sessista e maschilista, ma ridateci le vere donne di una volta, basta con questo politicamente asfissianteInfatti  davanti a  siffatta notizia  



Treviso, proposta indecente al bar: "Se mostri il seno, bevi gratis"Il cartello del locale è stato pubblicato su una pagina Instagram dando vita un dibattito social sulle frasi sessiste presenti, come: "Se ti porti a casa il barista shot per una settimana"


"Mi imbatto in questo cartello: resto in silenzio, attonito, basito. Guardo in faccia il titolare: giovane, atletico, cupo. Penso a che degrado generiamo ogni giorno. La squalifica per la donna è disarmante, la squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per disponibilità sessuale". In un lungo post su Instagram Andrea Sales, psicoterapeuta veneto, denuncia quanto letto in un bar di Treviso dove si era fermato a pranzo. Il messaggio del cartello è più che esplicito: "Bevi gratis se mostri il seno e tanti sono i drink alcolici quante sono le taglie del reggiseno". Scoppia un dibattito social su queste frasi per i più tacciate di sessismo. Ma il titolare del locale...
L'accusa di sessismo"Se baci il barista vinci 5 shot. Se fai vedere il seno vinci uno shot se hai la prima; due se hai la seconda" fino alla quinta "con un applauso". Se, infine, "ti porti a casa il barista, una settimana di shot gratis". Ma, come sottolinea Sales nel suo lungo post su Instagram, "dobbiamo ribellarci: basta con questo vuoto di valori".
Concludendo: "La domanda con cui esco dal locale è potente: perché nessuno degli avventori di questo locale ha mai detto nulla? Perché devo essere io il primo a denunciare questo degrado intellettuale? Il 'cartello' è evidentemente appeso da tempo, perché nessuno ha mai sollevato la questione? La dignità della donna non vale più nulla?".


La difesa del titolare
Il cartello è appeso nel bar di Treviso "da sei anni", come rivela il titolare dell'esercizio a Il Corriere del Veneto. "Chiunque sia entrato prima non si è scandalizzato - sottolinea, mentre nei commenti su Instagram si invita a boicottare il locale. - Anzi, si facevano una risata".

Ed ,  coincidenze \  casualità    sono arrivato alle stesse  confederazioni  dell'autore  del post  su istangram  citato nell'articolo

Penso a #Lombroso, penso a quanto stiamo cadendo in basso.Penso a che degrado generiamo ogni giorno.Rileggo le parole. Le fotografo, senza che lui possa notare nulla.Rileggo, ancora.La squalifica per la donna è disarmante, nelle parole di questo deficiente.La squalifica misurata addirittura per taglia di reggiseno o per #disponibilità#sessuale.E questo deficiente pensa pure di essere simpatico.La chiusura è disarmante.Poso il bicchiere, i tramezzini sono lì. Intonsi. Come intonse sono le funzioni cerebrali superiori di questo deficiente.Dal latino.Ma lui non saprà nemmeno l’italiano.E si lamenterà di sicuro degli stranieri che ci rubano il lavoro o che stuprano le nostre donne...Non si accorge minimamente che in queste sue parole c’è una forma di violenza così sottile da diventare uno stupro lento e continuato.A cui ci si abitua. Silenziosamente.Ho pagato, l’ho guardato negli occhi.L’ho salutato, augurandogli di non riuscire a diventare padre.Naturalmente non ha capito.Capisce solo cose grevi.Dobbiamo ribellarci.Basta.Basta con questo vuoto di valori.La domanda con cui esco dal locale è potente: “Perché nessuno degli avventori di questo locale ha mai detto nulla? Perché devo essere io il primo a denunciare questo degrado intellettuale? Il “cartello” è evidentemente appeso da tempo, perché nessuno ha mai sollevato la questione? La dignità della donna non vale più nulla?”

Ora mi chiedo  mai  Ormai siamo assuefatti o siamo allupati. Altrimenti non si d spiegherebbe perché il cartello sua rimasto esposto per 6 anni. Scommetto che se il cartello fosse a parti inverse avrebbe creato scandalo  ?
domanda  destinata   ad essere senza  risposta  , in quanto   crollo dalla stanchezza  ed  inizio ad  abbioccare per il caldo  

11.4.19

ecco perchè non seguo gli influencer . il caso delll'Influencer si dispera e piange per quattro minuti: “Mi hanno cancellato Instagram, non voglio fare un lavoro vero”

fonti il fatto quotidiano e https://www.ilmessaggero.it/


Come reagisce un'influencer o pseudo tale quando le rimuovono l'account Instagram? Molto male. Almeno a giudicare il video pubblicato su YouTube dall'americana Jessy Taylor che piange disperatamente perché il suo account Instagram è stato rimosso e lei non può immaginare di dover fare un lavoro vero dalle 9 alle 17«Smettetela di cancellare il mio account Instagram, è troppo doloroso» dice la giovane fra i singhiozzi. “Non sono niente senza i miei followers, non sono niente senza i miei followers!”Nel video la ventunenne spiega di essersi trasferita a Los Angeles proprio per evitare la prospettiva di un vero «Sono a Los Angeles per questo. Sono a Los Angeles perché voglio stare su Instagram, continua la ragazza, che afferma di non essere qualificata per nessun lavoro e di aver solo un’esperienza in un McDonald’s e come “prostituta”.“Basta segnalare il mio profilo, senza i miei follower non sono nulla“. L’influencer americana Jessy Taylor, 21 anni, ha affidato la propria disperazione a un video di quasi quattro minuti pubblicato su Youtube





a causa del blocco, temporaneo, del profilo Instagram. “Non ho nessuna abilità. Ho lavorato in passato in un Mc Donald’s ma non voglio tornare a fare quella vita. Ora mi sento felice”.

1.10.16

Una vita su Instagram tra feste e alcol Ma la giovane protagonista non esiste . un trucco di una campagna contro l'alcolismo ma nessuno se ne accorge

La  vicenda    , riportata  sotto  oltre  che    dal titolo     mi fa ritornare alla mente un film della mia infanzia Eroe per caso (Hero) è un film del 1992 diretto dal regista Stephen Frears.
Il film apparentemente ispirato a una comicità leggera si rifà invece a un significato molto più intenso offrendo spunti di amara riflessione
Ormai non vi sono più valori certi e tutto avviene sotto l'insegna dell'apparire televisivo che costruisce falsi personaggi, che non importa siano veri "eroi" ma che sappiano bene interpretare la loro parte.
Infatti sempre secondo la  voce  di  wikipedia


«... lo spirito di fondo del film sia per questo meno amarognolo e pessimista sulla umana natura. Frank Capra è la vera vittima di questa storia. L'ha ucciso non tanto la brillante sceneggiatura di Peoples quanto la cultura della mediocrazia, l'arroganza della società del consenso e del sentimento pilotato.» (Irene Bignardi, Il declino dell'impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996)

»Ecco perché "Bernie" LaPlante si preoccupa di volare basso: non vuole restar preso nella rete dell'ideologia “televisiva” dominante, della stupida antropologia i cui uomini e le cui donne somigliano tutti a modelli fatti di nulla, ma con la pretesa di essere veri» (Da Il Sole-24 ore).




.... Ma   ora basta cosi non divaghiamo, non è del film chje vi voglio parlare n questo post anche se l'argomento è collegato ed attinente . Ma di questa storia qua sotto di come ormai informazione e pubblicità si stiano fondendo tanto da rendere quasi , se non si è allenatio criticamente al linguaggio dei media a prendere sul serio campagne pubblicitarie come questa di cui parla la vicenda sotto riportata ed  una delle mie tante esperienze personali  fatta con un post condiviso su facebook \ twitter su fb


  dal corriere  della sera  di  Greta Sclaunich

Louise Delage ha 25 anni, è parigina, viaggia spesso (un weekend a Berlino, una settimana a Saint-Tropez, un ponte in Bretagna), esce parecchio. La sua vita, fatta di tuffi in piscina, aperitivi e serate in discoteca e soprattutto alcol, tanto alcol, la racconta sul suo profilo Instagram dove in pochi mesi (è sbarcata il 1 agosto) ha già raccolto 50 mila like e conquistato 7.500 follower.
                                         © Fornito da Corriere della Sera

Louise Delage, la star di Instagram che non esiste: il suo profilo è una campagna contro l’alcolismo. Ma nessuno l’ha capito
L’alcol, il vero protagonista
A ben guardare le immagini, però, c’è qualcosa di strano: gli amici di Louise non compaiono spesso in primo piano mentre invece il vero protagonista sembra essere l’alcol. Un bicchiere qui, una bottiglia là. Les Echos rivela il perché di questa strana scelta: Louise non esiste. È solo un personaggio finto, creato ad hoc dal portale Addict Aide, che combatte le dipendenze e che voleva, con questo profilo, raggiungere e sensibilizzare i giovani francesi usando uno dei social preferiti da ventenni e teenager. L’obiettivo era infatti mostrare come, di foto in foto e di bicchiere in bicchiere, la vita di Louise peggiorasse. La giovane sorride sempre meno, a volte sembra stanca e provata. Nell’ultima foto ha l’aria misteriosa e anche un po’ triste: sorseggia un bicchiere di vino con il viso in ombra e una strana luce rossa ad avvolgerla.
50mila like e solo cinque commenti negativi
«È difficile parlare di alcol in Francia. Da un lato è legato ad una dimensione culturale che rimanda al piacere e alla convivialità. Dall’altro è comunque un prodotto che può far male: in Francia le persone che ne sono dipendenti sono circa un milione», sottolinea la psichiatra e additologa Amine Benyamina, sentita da Les Echos per commentare la campagna. La strategia di Addiction Aide (che per l’operazione ha messo in campo un fondo da 20mila euro) è quella di mostrare ai giovani persone «proprio come loro: belli, pieni di voglia di vivere, ma che stanno per entrare in un tunnel che potrebbe portarli all’inferno». Insomma, proprio il tipo di utenti che mostrano la loro vita di feste, aperitivi e viaggi su Instagram. L’obiettivo è farli identificare con Louise. Stando al numero di like raccolti dalle foto (50mila) è stato raggiunto. Stando al numero di commenti negativi sulla deriva alcolica della ragazza (solo cinque) pare però che nessuno o quasi si sia reso conto che non si trattava di un esempio da non seguire.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...