ancheil fanatismo calcistico puo'essere l'antcamera del femminicidio o della violenza di genere ? questa storia sembra confermarlo
repubblica 22\5\2022
I due piccoli hanno protestato, disperati dal fatto che i compagni di scuola, tutti romanisti e laziali, li avrebbero presi in giro in maniera impietosa. La procura di Roma ha chiuso le indagini e l'uomo, 45enne, potrebbe essere rinviato a giudizio
Maltratta e vessa moglie e figli al punto di obbligare i suoi bambini di otto e sei anni a seguirlo dal barbiere e a farsi disegnare sulla nuca rasata lo stemma della Juve. I due piccoli hanno protestato, disperati dal fatto che i compagni di scuola, tutti romanisti e laziali, li avrebbero presi in giro in maniera impietosa. È solo l'ultimo di una lunga serie di episodi dei quali si è reso protagonista il padre, un 45enne romano che è stato denunciato dalla moglie per maltrattamenti in famiglia. Il blitz dal barbiere risale al 2021. Secondo la versione della moglie, che ha denunciato il marito, l'uomo non avrebbe accettato la fine della relazione e avrebbe iniziato a insultarla, a minacciarla, facendole degli appostamenti sotto casa fino a maltrattare anche i figli per farle pagare la decisone di aver interrotto il matrimonio. Il 45enne, ora indagato, sarebbe andato fuori di testa quando ha scoperto che la ex moglie, dopo la rottura, aveva iniziato un'altra relazione. Il "tatuaggio" della Juve sulla testa dei figli per la madre è stato troppo: un fatto grave, che ha causato ai piccoli non pochi problemi di relazione con i compagni di scuola, e che ha indotto la donna a denunciare il marito. Ora la procura di Roma ha chiuso le indagini e il 45enne potrebbe essere rinviato a giudizio.
Non aggiungo altro a quanto già detto nel titolo e confermare con la mia esperienza di studente quanto detto nella chiusa dell'articolo .
L'UnioneSarda.it » Cronaca » Bimbo sta male a scuola, il fratellino maggiore costretto dalla bidella a raccogliere il vomito
Oggi alle 10:30 - ultimo aggiornamento alle 12:14
Un'aula scolastica
Siamo in una scuola elementare di Padova. Un bimbo di 7 anni sta male, ha problemi intestinali e se la fa addosso in classe. L’insegnante chiama la bidella, che però non ha nessuna intenzione di sporcarsi a fare il proprio dovere e va a chiamare il fratellino maggiore.
Lui, 10 anni, è costretto a lasciare la lezione di educazione fisica e andare a pulire e cambiare il fratellino. Non solo: la solerte bidella gli mette in mano alcol e stracci e gli impone di pulire feci e vomito e disinfettare il pavimento.
La mamma dei due alunni, appresa la notizia dalla bocca dei suoi bambini, si è precipitata a scuola per protestare contro il gesto di intollerabile inciviltà e disumanità del personale.
Ma per ora ha solo ottenuto un'inchiesta interna che si spera certifichi almeno la responsabilità "morale" di quanto accaduto.
Una bidella aguzzina, ben diversa dai bidelli che una volta erano figure quasi protettive nei confronti degli alunni.
Non Aveva tutti i torti il caro e " compianto " ( perso per strada ) cofondatore del vecchio blog ( cdv.splinder.com ) Danny , alias Danilo Pilato che commentando la morte di Pantani scrisse un post critico sullo sporalla faccia dell'educazione spartana e del sacrificio
( qui la versione originale della sigla del serial in questione ) con o senza droghe e mezzi sintetici
Infatti leggete nell'articolo sotto da repubblica del 3\11\2012 a che cosa s'è arrivati . Posso capire , meglio , allontanamento \ la scissione del contratto , da parte degli istruttori della piscina o della squadra se << Non si impegnava >> ma da li a fare una cosa del genere non nè educativo nè formativo
“Rasato come un ebreo”la punizione dell’allenatore
VICENZA — «Ora ti rasiamo i capelli, come agli ebrei». È la minaccia shock che due insegnanti di nuoto hanno rivolto ad un baby-atleta vicentino di appena 11 anni. La colpa da espiare: non aver vinto la gara di nuoto cui aveva partecipato.
Una minaccia che si è tradotta in gesto vero e proprio, eseguito da un’atleta più anziana della comitiva. A denunciare l’episodio, avvenuto a maggio, i genitori del piccolo.
GLI hanno rasato i capelli, come agli ebrei. È l’accusa shock a tre istruttori di nuoto di Vicenza che avrebbero così punito un baby-atleta di appena 11 anni. La colpa da espiare: secondo alcuni non aver vinto la gara di nuoto a cui aveva partecipato,secondo altri non aver tenuto in ordine la propria stanza e aver commesso delle marachelle durante una trasferta a Locarno in Svizzera, dall’ 11 al 13 maggio scorso. La punizione sarebbe stata eseguita da un’atleta più anziana della comitiva. A denunciare l’episodio,che sarebbe avvenuto durante una meeting internazionale di nuoto, i genitori del piccolo che dopo la trasferta hanno visto tornare loro figlio completamente rasato, con una croce di capelli disegnata in cima alla testa.
L’undicenne ha spiegato di essere stato punito in questo modo dal responsabile degli allenatori, un uomo di 52 anni, e dalla sua vice di 28, i quali avrebbero poi assegnato l’esecuzione materiale della “lezione” a un’atleta più anziana.
Partendo dall’esposto dei genitori, ora la Procura sta indagando per abuso di mezzi correzione e i tre al centro delle accuse saranno ascoltati dai magistrati il prossimo 8 novembre. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il taglio dei capelli sarebbe stato minacciato, ma non attuato, anche nei confronti di un secondo ragazzino della stessa età, i cui familiari hanno a loro volta presentato denuncia. Il piccolo avrebbe evitato la punizione solo perché i genitori presenti a Locarno lo hanno allontanato dalle competizioni. «Abbiamo stabilito immediatamente di sospendere cautelativamente i due istruttori — spiega il responsabile della società di nuoto vicentina — . Lo abbiamo fatto per difendere i bambini e dar modo agli allenatori di spiegare le proprie ragioni nelle sedi opportune».
I maestri di nuoto si sono giustificati sostenendo che è abitudine rasare i capelli in occasione delle gare, che altri bambini lo avevano già fatto, e che la croce disegnata sulla testa del piccolo rappresentava solo il simbolo della Svizzera, senza alcun riferimento antisemita.
Tant'è , dicono, che in altre trasferte avevano fatto disegnare stelle o bandiere sul capo dei bambini, a seconda del Paese in cui gareggiavano. Una versione che nell'interrogatorio del prossimo 8 novembre dovrà convincere i magistrati. E in-
tanto arrivano le prime reazioni. Lo stesso responsabile della società sportiva ha ammesso: «Se la dinamica si rivelasse come hanno esposto i genitori, si tratterebbe di una cosa che si allontana totalmente dai valori sportivi che professiamo».Più duro il commento del sindaco della cittadina in provincia di Vicenza in cui è accaduto l’episodio: «La società di nuoto ha fatto bene ad allontanare i tre perché la punizione scelta è assolutamente poco felice».
Sulla vicenda indaga la squadra mobile di Vicenza, che però tiene il massimo riserbo considerata la giovane età dei protagonisti.