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3.2.23

Letizia, 17 anni e già regista: «Il teatro è il mio mondo»

 nuova sardegna  1\2\2023 

                                             Silvia  Sanna

Studentessa al Classico di Olbia, ha portato in scena due spettacoli. Gli attori sono ragazzini, il palco aiuta a superare insicurezze e paure



 Ipnotizzata di fronte ai capolavori di Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick, affascinata da Tim Burton all’età in cui il massimo della trasgressione sono solitamente Pollon e i
Simpson. Immersa nella lettura della storia del cinema e del teatro, volumi su volumi accatastati in cameretta e infilati nello zaino della scuola. E poi occhi sgranati e bocca spalancata per cogliere i dettagli nei racconti della mamma Maria Grazia, che prima di diventare insegnante alle scuole medie, ha lavorato a lungo nei più grandi teatri italiani come costumista e scenografa, al fianco di maestri come Luca Ronconi ed Ettore Scola.
Si dice che la mela non cada mai lontano dall’albero e Letizia Loi è la dimostrazione di quanto questo proverbio contenga una grande verità: «Sono cresciuta a pane e arte – racconta – ho ereditato l’enorme passione di mia madre e sin da piccola accarezzo il sogno di ritagliarmi un ruolo in quel mondo». Diciassette anni, studentessa al penultimo anno del Liceo Classico Gramsci di Olbia , 10 fisso in italiano, divoratrice professionista di libri, un taccuino sempre in tasca per segnare pensieri e trasformarli in immagini sul palco:


Letizia Loi sul palco dopo lo spettacolo portato in scena al Cineteatro di Olbia


 Letizia Loi vuole diventare una regista di teatro ma in realtà lo è già perché due spettacoli da lei scritti e diretti sono andati in scena e un terzo è quasi pronto. «Il teatro, perché dà emozioni uniche. E ogni replica è una prima, perché è uguale ma diversa da tutte le altre».

L’infanzia e la passione Non c’è un momento d’inizio, Letizia non riesce a ricordare quando il suo sogno ha iniziato a prendere forma. «La passione è nata con me, perché l’ho respirata grazie a mia madre e ai suoi racconti che ascoltavo incantata. Da piccolissima ho iniziato a guardare film, a studiare la storia del cinema e dei grandi autori. E a scrivere, perché mi è piaciuto da subito, dalla scuola elementare». E non ha mai smesso, con una costanza e un rigore ereditato dal padre Massimo, militare di professione. Nonostante gli sguardi perplessi dei compagni di scuola di fronte ai suoi interessi “non convenzionali”: «Alle elementari e alle Medie ho frequentato a Padru, dove vivo, con la stessa classe. A tanti compagni non sono mai andata a genio. Forse mi consideravano strana, diversa da loro. Bullismo? Non so se definirlo così, di sicuro però non mi sono mai fatta condizionare e sono andata avanti, focalizzata sul mio obiettivo. Grazie soprattutto ai miei genitori che non hanno mai smesso di incoraggiarmi e sostenermi».

Bullismo o no, c’è tanto dell’infanzia di Letizia nel primo testo scritto per il teatro: si chiama “Forte come un leone” e racconta la storia di Leonardo, un ragazzino alle prese con i bulli. «L’ho scritto quando ero in terza media – racconta Letizia – ma all’inizio non ha avuto molta fortuna. L’ho tenuto in un cassetto sino a un paio di anni fa quando è stata mia madre a chiedermi di tirarlo fuori». Maria Grazia, insegnante di arte e immagine alle medie, organizza corsi di teatro per i suoi studenti. Perché la passione non muore mai.




In scena Letizia per curiosità ha deciso di accompagnare la madre ai corsi «ed è successo qualcosa di inaspettato. Con i ragazzi della media Diaz di Olbia è scattata una intesa fantastica, abbiamo parlato, ci siamo confrontati, mi è venuta una voglia immensa di lavorare insieme». E loro, studenti di 13-14 anni, sono diventati gli attori dello spettacolo “Forte come un leone” andato in scena già parecchie volte al Cineteatro di Olbia, sempre tra gli applausi. E poi, più recente, ecco “La Rosa di Dio”, testo teatrale incentrato sulla figura di Suor Giuseppina Demuro (Rosina), religiosa di Lanusei che a rischio della propria vita salvò molte persone, soprattutto donne e bambini, dalla furia nazista nel carcere Le Nuove di Torino. «Sono venuta a conoscenza della sua storia nel 2021, durante un viaggio a Torino. Mi ha colpito moltissimo. Al rientro a casa ho scritto un monologo che poi ho trasformato in un testo teatrale». Anche in questo caso gli attori scelti sono giovanissimi: «Compagni di scuola del Liceo, della mia e di altre classi. Siamo andati in scena qualche giorno fa a Olbia, a scuola e poi in teatro. E poi siamo stati invitati a Ittiri, dal responsabile di Mab teatro Daniele Monachella. Bello, emozionante».

I progetti C’è tanto in programma nella testa di questa ragazza vulcanica che dopo la maturità pensa di iscriversi in Lettere, frequentare corsi di teatro, studiare, specializzarsi e continuare a scrivere. «Con i ragazzi siamo quasi pronti, il mio terzo testo ci aspetta: tratta della dipendendenza da videogiochi. Gli spunti vengono fuori dal dialogo con loro, mi raccontano storie, si aprono. Vogliono affrontare argomenti “difficili” come il bullismo, i disturbi alimentari, la disforia di genere, il body shaming. Lo facciamo insieme, e questo aiuta a superare le paure».

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