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9.6.11

Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare L’agente di Porto Torres ha pensato di applicare la norma sulla pubblicità elettorale

Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare  (  foto sopra  )
L’agente di Porto Torres ha pensato di applicare la norma sulla pubblicit à elettorale
la nuova sardegna
di Emanuele Fancellu


Un vigile urbano imbavaglia il murale contro il nucleare
PORTO TORRES. Un paesaggio bucolico, con alcune candide pecore che brucano erba verdissima in un prato dominato da un nuraghe e dal cielo azzurro, con le montagne sullo sfondo e un «Sì» barrato da un lato; dall'altro un paesaggio tetro, con due fantasmi dal volto scheletrico che fuoriescono dai fumaioli di una centrale nucleare ed un grande «No» alle spalle.

Peccato che il murale completato solo avantieri sia finito nel mirino di un vigile urbano che, applicando la normativa sulla pubblicità elettorale, ha pensato bene di far coprire sia il "no" sia il "sì". Quasi una sconfessione della volontà dell'amministrazione comunale che ha dichiarato Porto Torres "comune denuclearizzato".

Restano comunque ben chiare le ragioni per votare «Sì» contro la realizzazione di centrali nucleari in Italia (ed in Sardegna in particolare), dall'altro la materializzazione degli effetti nefasti per cui ribadire il «No» al nucleare. Il significato del murale da qualche giorno fa bella mostra di sé sul muro che costeggia la pista ciclabile e la cosiddetta «bretella» che congiunge viale delle Vigne alla Litoranea per Platamona, un'opera commissionata dal comitato «Tuteliamo il golfo dell'Asinara» realizzata gratuitamente dai writers portotorresi Edoardo Gino e Simone Masia.

«Il Comitato ha coperto le spese utilizzando i propri fondi e grazie alle offerte dei singoli associati - spiega il presidente Giuseppe Alesso - Il murale è il nostro contributo alla lotta contro il nucleare, sperando che il 12 e 13 giugno il popolo Italiano ribadisca quanto già espresso nel 1987».

28.5.09

In cammino per la pace... e altre storie


Di Giorgio Schultze ho parlato parecchio in questi giorni, qui e altrove: in occasione del 25 aprile, delle sparate di Salvini e del governo su sicurezza e immigrati, dalla crisi a riarmo e occupazione, passando per la lotta contro l'ignominiosa "riforma" scolastica, il nucleare, discriminazioni d'ogni tipo (cfr. la nota al seguente post) e incipiente pauperizzazione. In ogni caso, cliccando sul suo nome, gli interessati possono scaricare il programma completo.

La mia insistenza ha però ragioni precise, che esulano dall'amicizia personale e dalla stima verso un uomo onesto e preparato. E, se ci pensiamo, i miei interventi non sono nulla in confronto alla pletorica kermesse di gigantografie, video, tg asserviti, talk show tramutati in spot elettorali, divi e divette compiacenti, che ci circondano e ci mostrano un'unica realtà: Berlusconi, Berlusconi e ancora Berlusconi.

Un Berlusconi ancora, e convintamente, sostenuto dai poteri forti, da Confindustria alla Cei, mentre l'onnipresente Brunetta, dopo gli attacchi ai dipendenti pubblici, ai rom e ai poliziotti "panzoni", adesso scioglierebbe l'Antimafia, e chissà che prima o poi (più prima che poi) non ci riesca: "Troppo ideologica", si capisce. La giunta milanese l'aveva capito per prima, l'efficienza forzista-ciellina è d'altronde proverbiale. Affrettatevi a guardare il link, il video è già stato censurato.




La manifestazione contro i tagli della Gelmini, ieri al Provveditorato milanese, ha visto gli umanisti in prima linea.

D'altro canto, il malessere della sinistra delusa non può essere colmato dai soliti volti stanchi e riciclati, da litigiosi gruppuscoli fuori del tempo e della storia, privi peraltro di qualsivoglia programma concreto che non si riduca all'aduso slogan: non votate il Cavaliere.

Sebbene da sempre impegnato in campagne per i diritti umani e civili, Giorgio è una figura nuova per la maggioranza degli elettori. Questa volta scende direttamente nell'agone politico, con la schiettezza che lo contraddistingue. Riporto pertanto con piacere l'intervista da lui rilasciata a Orizzonte Universitario, che non a caso ha come sottotitolo Gli ideali e innerva l'agire di Giorgio in ogni campo. Buona lettura!


Una Marcia che attraversi il mondo per ricreare una coscienza nonviolenta. Un evento storico, che segni l’uscita dalla “preistoria umana”, che ha fatto della violenza lo strumento per la risoluzione delle questioni sia personali che nazionali. Una Marcia che per la prima volta ha l’ambizione di smuovere i governi dei paesi attraversati con 5 precise istanze politiche: “Il disarmo nucleare a livello mondiale, il ritiro immediato delle truppe di invasione dai territori occupati, la riduzione progressiva e proporzionale delle armi convenzionali, la firma di trattati di non aggressione tra paesi, e la rinuncia dei governi a utilizzare le guerre come metodo di risoluzione dei conflitti” (www.theworldmarch.org). Ne parliamo con Giorgio Schultze, portavoce europeo della Marcia Mondiale e candidato indipendente con Italia dei Valori alle prossime elezioni europee. Ci incontriamo a Milano, nel locale Umanista Punto d’Incontro.

- Che cos’è la Marcia Mondiale e quali sono i suoi obiettivi?

«È la prima Marcia che si organizza proprio con l’obiettivo di coinvolgere tutto il pianeta. Vogliamo coinvolgere tutte le nazioni, sia sul piano istituzionale, che su quello di associazioni e anche singoli cittadini con interventi nelle scuole o in altri ambiti della vita quotidiana. Il percorso originale, che partiva da Wellington il 2 ottobre 2009 per terminare a Punta de Vacas, nelle Ande argentine, il 2 gennaio 2010, si è andato via via intessendo fino a diventare un fiume in cui stanno convergendo una serie di iniziative. Un’équipe base di circa 100 persone farà tutto il percorso e verrà accompagnata da eventi in ogni paese attraversato. Dalle attuali 500 città già mobilitate si pensa di poter arrivare a migliaia, a patto che le iniziative nel calendario si svolgano in contemporanea, perché altrimenti tre mesi non bastano. La Marcia vuole essere un momento di sensibilizzazione su un tema fondamentale: è necessario ed urgente avviare un processo di pace con una metodologia nonviolenta. Andare a ripescare concetti propri del Corano, della Bibbia o del Talmud, come la regola aurea “tratta gli altri come vorresti essere trattato” o “chi uccide una persona uccide l’intera umanità così come chi salva una persona salva l’umanità”, concetti semplici ma rimasti sepolti sotto secoli di barbarie; serve proprio a segnare il superamento della preistoria umana. Al primo posto, come priorità assoluta, la Marcia Mondiale avrà il disarmo nucleare. Uno può dire, con tutti i problemi del mondo perché proprio il “disarmo nucleare”? Perché in questo momento siamo davvero ostaggi - non sempre consapevoli - di questa nuova corsa al riarmo, che può provocare reazioni a catena sul piano mondiale».

- In che frangente pensi si sia corso il rischio di un conflitto nucleare?

«Ad esempio, quello che è successo a Gaza. Durante l’ultimo dei virulenti scontri che si protraggono ormai da decenni, (“Operazione piombo fuso”, ne ha parlato anche Orizzonte Universitario, ndr) è comparsa per la prima volta questa dichiarazione da parte ovviamente di una minoranza del governo israeliano: “perché non utilizzare una bomba atomica su Gaza?”, che è come dire che Brescia tira una bomba su Bergamo. È un concetto che segue quella logica demenziale dell’eliminazione fisica del proprio nemico».

- In questo caso qual è la risposta nonviolenta che verrebbe proposta? Cioè, in che modo la Marcia Mondiale può suggerire una risposta ad un conflitto come quello israelo-palestinese?

«Per fortuna - e questo è uno degli aspetti più straordinari dell’evento - con la Marcia sono state messe in moto quelle associazioni pacifiste e nonviolente, per ora minoritarie, che stanno cercando di trovare una soluzione che preveda la convivenza civile tra i due popoli. Se ci si riesce in Israele-Palestina bisognerebbe riuscirci in tutto il mondo. Uno potrebbe dire che tutto questo è già stato scritto ed è già stato detto, ma non si fa per motivi economici e politici di fondo. Mai come in questi ultimi otto anni la curva di vendita di armi negli Stati Uniti e non solo è cresciuta in maniera tanto vertiginosa. L’incremento annuo è stato del 3,4% per arrivare ad un totale del 40% tra il 2001 e 2009. Anche l’Italia ha avuto un ruolo vendendo armi all’Iraq, all’Iran ai palestinesi e agli israeliani. Dietro questi fortissimi interessi lobbistici non ci sono quei valori, che non appartengono solo agli umanisti ma sono parte di un bagaglio culturale di popoli di tutto il mondo, come la convivenza pacifica e il dialogo. Quest’idea di introdurre come necessità una metodologia che imponga il dialogo, diventa indispensabile e la Marcia è un mezzo per far tornare questi problemi alla ribalta, anche mediatica. Pensiamo allo stesso concetto di “guerra di confine”. È assurdo nel XXI secolo! Pensate solo ai flussi migratori di questi ultimi anni, alla rapidità con cui stanno cambiando le società... ».



- Dalle zone di guerra dolorosamente note, siamo passati a problemi che riguardano l’Europa più da vicino. Oltre alla violenza mossa contro i migranti, quali sono le altre situazioni che richiedono una soluzione nonviolenta?

«La prima è il conflitto nei Balcani. Questa è ancora una guerra calda, che serve a mantenere irrisolta, nel cuore dell’Europa, una situazione che così si dimostra vantaggiosa solo per il traffico di armi, di droga e di persone. I focolai di guerra diventano zone di interesse mafioso-militare. La Marcia anche in questo caso vuole sollevare il problema per cercare una soluzione nuova, né violenta, né armata».

- Arriviamo all’Italia. Prima di tutto quando passerà la Marcia? Cosa è previsto dal calendario?

«Per ingresso, che ipotizziamo circa per il 5 di novembre a Trieste, quindi dal ramo della Marcia proveniente dai Balcani, si farà un passaggio in quella che è stata definita la A4, cioè Trieste, Vicenza, Brescia, Ghedi (dove si chiederà la chiusura dell’aeroporto militare che ha al suo interno 40 testate nucleari), per terminare a Novara e Cameri dove ci sono i costruendi F35 che rappresentano un altro lato inquietante della nostra economia industriale. Un altro spezzone proveniente dal Nord Europa si congiungerà a quello “balcanico” a Milano, per poi passare da Firenze e Roma. Questo era già parte del percorso originario, ma la cosa più interessante è che in zone come Bari o la Sicilia si sono sviluppati nuovi appuntamenti. Basti pensare che in Sicilia si è già tenuto il forum per il disarmo del Mediterraneo che ha visto coinvolti ricercatori, professori e rappresentanti politici. È il segno della comprensione che il Medio Oriente, affacciandosi sul Mediterraneo, è più parte dell’Europa che dell’Asia, è parte integrante della nostra “geografia sociale”. Le iniziative, come si vede, sono numerose e non interesseranno solo le città da cui passerà la Marcia».

- Da chi sono proposte le varie iniziative che si svolgeranno nei tre mesi di Marcia Mondiale?

«Possiamo dire che in questo momento ci si sta muovendo su tre livelli: il primo è quello istituzionale. Stiamo chiedendo direttamente ai governi di aderire alla Marcia, impegnandosi a promuovere iniziative sulla nonviolenza in tutta la nazione per il 2 ottobre, come per esempio è accaduto in Bolivia e Cile con i presidenti Evo Morales e Michelle Bachelet. In altri casi, l’istituzione può anche essere la Provincia, il Comune o organismi minori, come nel caso di Milano e del suo hinterland. Il secondo livello è quello delle ong e delle associazioni nonviolente che si stanno occupando di organizzare una parte della Marcia. Queste associazioni si occuperanno anche di raccogliere del materiale che formerà una sorta di biblioteca vivente che accompagnerà tutta la Marcia. Il terzo ed ultimo livello riguarda la popolazione e se ne occupa il Comitato Promotore. In zone dove non ci sono associazioni e il governo se ne frega - prendiamo la Cina, ad esempio - ci sono studenti universitari che via email ci hanno contattato per diventare i promotori della Marcia nei diversi Paesi. Magari questi eventi non saranno visibilissimi, ma attraverso il materiale quotidianamente raccolto dalla parte giornalistica dell’equipe base, si potranno aggirare anche i divieti dei vari paesi, dato che da questo punto di vista la rete si è già dimostrata potentissima. Si potrebbero anche aprire dei varchi in quella che oggi è la dittatura dell’informazione. Sarà la testimonianza di un cambiamento nonviolento della storia. Ci siamo accorti, con grande sorpresa, che il mondo è pieno di piccoli Gandhi, ragazzi che stanno facendo battaglie incredibili, di cui non parla nessuno, e che il passaggio della Marcia renderà finalmente note».


- Cosa rispondi a chi parla ancora di pacchetto sicurezza e di emergenza clandestini e crede di essere minacciato da civiltà diverse e non riconosce il dialogo come risoluzione delle questioni internazionali?




Schultze a Milano con Antonio Di Pietro, nell'aprile scorso.




«Credo che ci sia della cattiva fede nel dare responsabilità a chi non ne ha. Gran parte di questi “clandestini” sono persone che sfuggono da situazioni di fame e miseria, come per esempio dalla zona del Corno d’Africa, il Darfur, il Sudan. La fuga è l’unica via d’uscita per molti. Da lì la richiesta da parte di molte persone di essere accolte come profughi e rifugiati politici, diritto che è loro garantito sia dalla Convenzione di Ginevra che dalla Carta dei diritti dell’Uomo. Dall’altra parte è notorio che, anche qui in Italia, ci sono imprese mafiose che sfruttano gli immigrati proprio come se fossero schiavi, come ha testimoniato il giornalista Gatti. Perciò noi sosteniamo che l’Italia debba per forza dare una risposta adeguata alle convenzioni internazionali ed è chiaro che tutta la propaganda “è colpa dello straniero” non risolve il problema. Esistono questioni che vanno risolte a livello regionale e quando parlo di regione intendo l’Africa, l’Europa, l’Asia, ecc. Qui abbiamo anche la fortuna di avere il primo parlamento continentale ed è uno strumento per risolvere le questioni più importanti non solo a livello nazionale. In una situazione del genere non si può dare la colpa ai disgraziati che scappano, queste logiche sono punitive e spettacolari e mostrano il pugno duro con il più debole, con il disgraziato che non sa dove rifugiarsi.. Si risolvano invece i problemi laddove si creano ed eventualmente andiamo lì a scoprire quali sono le forme di violenza che costringono le genti a fuggire».

- In sostanza, quindi, quale credi possa essere una soluzione nonviolenta alla questione immigrazione, l’ultima delle emergenze del nostro paese?

«L’Italia si deve mettere in testa prima di tutto di rispettare le convenzioni internazionali a cui ha aderito, come la Convenzione di Ginevra sottoscritta nel ’51, condizione premessa affinché l’Italia si metta alla testa della regione Europa, luogo davvero di accoglienza e solidarietà e di risposta ai problemi delle persone. Dall’altra parte andiamo a vedere con gli altri paesi come si può fare a risolvere questo problema. Non credo che chi affronta le disavventure di un profugo lo faccia per il gusto di delinquere. Credo invece che sia solo in cerca di una speranza di vita. Chi vuole delinquere ha ben altri circuiti. Allora è una scusa che rientra nelle modalità violente di questo governo l’esprimere in modo pubblicitario delle soluzioni che non hanno nulla a che vedere con le risposte concrete».

- Hai scelto di candidarti come indipendente nella Lista di Italia dei Valori per le elezioni europee oltreché mantenere il tuo ruolo di Portavoce Europeo della Marcia Mondiale. Perché hai fatto questa scelta, proprio con Italia dei Valori?

«In verità non mi aspettavo nemmeno questa chiamata. Se penso anche a tutto ciò che già è stato fatto a livello europeo, come la battaglia promossa dal Movimento Umanista contro lo scudo spaziale americano in Repubblica Ceca e la base missilistica in Polonia, che in fondo siamo riusciti a vincere grazie a molte mobilitazioni».

- Quali azioni pensi siano necessarie affinché avvenga questo cambiamento?

«Io credo che ci sarà da fare una battaglia enorme. C’è da fare davvero un cambiamento epocale. Così come gli Stati Uniti sono federazione di stati che hanno però un'unica linea sugli aspetti più importanti della politica internazionale, anche l’UE deve avere una sua visione di politica estera. Ci sono delle modificazioni strutturali da fare. E così mi è stato proposto di partecipare a questa battaglia con Idv, che mai avevo considerato in questo senso. Io ho chiesto due condizioni: da un lato di presentarmi con un mio programma (e sono i cinque punti di cui abbiamo parlato), dall’altra di consultarmi con tutta la struttura del Movimento Umanista, anche se non ci sono stati accordi strutturali tra MU e Idv».




- E nessuno ti ha mai chiesto di cedere una tra le tue due veci, cioè portavoce della MM e candidato di Idv?


«Di dimettermi da portavoce europeo del Movimento Umanista no, da portavoce della Marcia qualcuno sì. Nel momento in cui ci sarà qualcuno che sta organizzando la Marcia a livello mondiale allora cederò il mio posto, se invece la richiesta dovesse venire da un’altra associazione che magari non sta neanche organizzando la Marcia, mi domando solo cosa voglia da me o da noi francamente! In verità mi hanno chiesto esplicitamente di restare, perché non c’è alcuna implicazione politica nell’essere candidato indipendente e portatore di quei contenuti. Semmai qualche problema potrebbe averlo Idv, partito molto attento alla giustizia e meno sensibile a queste dinamiche. In realtà però si sta dimostrando più ricettiva del previsto, soprattutto sul tema del nucleare. Sul tema della pace e del disarmo non era scontato che Idv accettasse».



(a cura di Lorenzo Bagnoli e Riccardo Canetta)

11.7.08

NUCLEARE? UN VICOLO CIECO

- Non c'è stata solo la catastrofe di Cernobyl (Ucraina) del 26 aprile 1986, causa di decine di migliaia di tumori e leucemie negli anni successivi (più di 1000 morti per tumore solo tra i soldati russi mandati a tentare di decontaminare il sito); l'acqua "potabile" di 30 milioni di ucraini contaminata; 9 milioni di persone irradiate; il 66% degli adulti e il 45% dei bambini della Bielorussia (lo Stato più colpito) nelle regioni confinanti con l'Ucraina, ammalati alla tiroide; il raddoppio delle malformazioni congenite nelle zone contaminate (400 su 100.000 neonati, contro i 200 delle zone pulite); questi ed altri effetti sanitari tenuti segreti dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) in base ad un criminale accordo firmato nel 1959 con l'AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica)




- nel 1979 ad Harrisburg (Pennsilvania, Usa) nella centrale di ThreeMile Island si era sfiorata la stessa catastrofe, la "fusione del nocciolo" (descritta, allora, nel film "Sindrome Cinese")


- nel 2002 in un reattore dell'Ohio si è sfiorato il disastro come ad Harrisburg nel 1979



- nel 2004 all'impianto di ritrattamento di Sellafield (GB) c'è stata una fuga di soluzione acida del combustibile irragiato, rivelata solo dopo 8 mesi, quando ne erano già usciti 83.000 litri contenenti 160 kg di plutonio


- una serie impressionante di gravi incidenti nelle centrali del Giappone, il secondo paese al mondo come programmi nucleari: 7 morti e centinaia di contaminati gravi solo tra il 1995 e il 2005; dimenticato il gravissimo incidente di TokaiMura del 1999 (una reazione a catena fortunatamente arrestata prima di un'esplosione, ma due lavoratori muoiono, tre sono gravemente contaminati e altri 119 esposti a forti dosi di radiazioni; decine di migliaia di abitanti costretti a rimanere in casa per 24 ore) e pochissimo si è saputo del più grande impianto nucleare al mondo chiuso il 16.7.2007 per i danni causati da un terremoto di magnitudo 6.8.


- Non è assolutamente la stessa cosa avere le centrali nucleari vicino casa o a centinaia di chilometri

NON SI SA COME SMALTIRE LE SCORIE RADIOATTIVE


- 250.000 tonnellate di rifiuti altamente radioattivi, finora prodotti dalle centrali nucleari nel mondo sono tutti ancora in attesa di uno smaltimento definitivo;- In totale però i rifiuti nucleari radioattivi sono molti di più: solo in Europa, ogni anno, se ne producono 100mila tonnellate.


- Gli Usa hanno speso 8 miliardi di dollari dal 1990 ad oggi senza trovare la soluzione


- In Italia, nel 2005-07 il governo ha dato 674 milioni di euro alla Sogin che, dopo il ridicolo tentativo di Scanzano J. (zona sismica, come gran parte della penisola), non sa più dove mettere le "ecoballe" all'uranio- La radioattività del plutonio si dimezza in 24mila anni, rimane cioè altamente radioattivo per 200mila anni! L'uranio238 per milioni di anni..


IL NUCLEARE "DI NUOVA GENERAZIONE" HA GLI STESSI PROBLEMI





- Le centrali che il governo vorrebbe costruire in Italia nei prossimi 15 anni sono di "terza generazione" , dovrebbero avere una vita media superiore a quella delle centrali ora in funzione (II generazione) , senza però aver risolto né il problema delle scorie né quello della "sicurezza intrinseca" (lo spegnimento automatico quando c'è un incidente grave)

- Ci dicono che si tratta di un "ponte" verso una futuribile "quartagenerazione" che si promette sarà assolutamente sicura, non proliferante, con poche scorie e meno pericolose, consentirà di "bruciare" anche quelle attuali, garantirà quindi combustibile nucleare pulito per centinaia di anni.Tutto di là da venire però, perché i reattori di IV generazione sono previsti "dopo il 2030", come se fosse domani; e quanto "dopo"?


- Così, mentre si favoleggia delle meravigliose proprietà di reattori che non ci sono, si propone un colossale rilancio del nucleare basato su reattori che, anche se migliorati rispetto al passato, almeno finoal 2040 aggraverebbero ulteriormente tutti i problemi creati finora dal nucleare!


- Infatti l'Enel ha investito quasi 2 miliardi di euro per completare due reattori che ha acquista al 66% in Slovacchia, progettati sulla vecchia tecnologia sovietica (quella di Cernobyl) e addirittura privi di involucro esterno. All'obiezione sui rischi risponde "la probabilità di un impatto aereo su Mochovce è trascurabile" . Altro che sicuri.


IL NUCLEARE NON RISOLVE IL RISCALDAMENTO GLOBALE DA GAS SERRA


- La centrale nucleare emette poco gas serra, ma il ciclo completo sì: dall'estrazione del minerale, al suo "arricchimento, fino allo smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale- Sono state già chiuse 117 centrali nucleari, in media dopo 22 annidi vita; molte altre si stanno esaurendo. Solo per mantenere lo stesso numero di 435 impianti attualmente in funzione (ipotizzando una loro vita media di 40 anni) dovrebbero essere avviate, entro il 2015, 70 nuove centrali (per un totale di 40mila MegaWatt): una ogni mese e mezzo! Poi, entro il 2025, se ne dovrebbero avviare altre 192 (per 168mila MW): una ogni18 giorni!


- Tutto questo per continuare a produrre solo il 6,5% dell'energia totale...


- l'ONU nel 2007 lo ha certificato, con il documento dei 3.000 scienziati dell'IPCC che studiano il riscaldamento globale:"Il nucleare non potrà fermare la febbre del pianeta"- Spiega l'economista Rifkin:" Per avere una riduzione di gas serra bisognerebbe costruire una centrale nucleare ogni 10 giorni (35 all'anno) per i prossimi 60 anni. Così, con 2.000 nuove centrali nucleari, si fornirebbe il 20% dell'energia totale. C'è qualcuno, sano di mente, che pensa si potrebbe procedere a questo ritmo?"


- Nessuno dei top manager dell'energia crede, invece, che le centrali dismesse nei prossimi anni saranno rimpiazzate per più della metà: il trend mondiale del nucleare è verso il basso.


CON L'URANIO RIMANE LA DIPENDENZA DALL'ESTERO


- L'Italia non ha petrolio, ma non ha neppure uranio; dovrebbe importarlo dai sei paesi dove si concentra l'80% della produzione: Russia, Niger, Namibia, Kazakistan, Australia, Canada.



- Stando agli studi dell'AIEA Agenzia Internazionale per l'energia Atomica, l'uranio dovrebbe cominciare a scarseggiare nel 2025-35. Ma dal 1991 non si estrae più abbastanza uranio per coprire il fabbisogno delle attuali 435 centrali sparse nel mondo. Come il petrolio ha raggiunto il suo "picco"(momento in cui quello che si consuma è più di ciò che si estrae): la differenza è colmata dalle scorte militari che, nel 2003, hanno soddisfatto metà della domanda di combustibile nucleare


- Anche se non venissero costruiti nuovi reattori, la produzione di uranio sarebbe insufficiente per rifornire quelli attuali


- Per questo, come per il petrolio, i prezzi saliranno sempre di più: dal 2001 ad oggi il prezzo dell'uranio si è moltiplicato per 10, passando da 7 dollari alla libbra (453 grammi) a più di 75 dollari nel 2007.


- Si può puntare sul plutonio, ma è ancora più pericoloso, è tra i materiali più tossici in assoluto e con esso è più facile costruire bombe atomiche


CHI PARLA DI "BASSI COSTI" DEL NUCLEARE TRUCCA I CONTI


- Il nucleare è fuori mercato: le stime ufficiali Usa del costo del kWh per i nuovi impianti che entreranno in funzione nel 2015 vedono il nucleare a6,3 cent per kWh contro i 5,5 del gas e i 5,6 del carbone. Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush ( tra cui c'è il contributo di 1,8 cent per kWh, oltre il doppio del differenzialedi 0,7 - 0,8 cent), nessuno ci investe e dal 1976 non è stata più ordinata nessuna centrale nucleare


- Gli unici due reattori in costruzione in Europa sono in Romania e in Finlandia. Qui, la società privata Avera lo costruisce perchè lo Stato finlandese paga (cioè, fa pagare ai contribuenti) lo smaltimento delle scorie e lo smantellamento finale della centrale, che costa come la sua costruzione. Inoltre lo stato garantisce l'acquisto per 60 anni di tutta l'energia elettrica prodotta dalla centrale: un affare senza alcun rischio per l'azienda francese


- La centrale finlandese, ordinata nel 1996, doveva entrare in funzione nel 2009, ma la data è slittata al 2011: 15 anni.


- Il suo costo doveva essere di 2,5 miliardi di euro, già corretto a3,2, ma le stime del costo finale superano i 4 miliardi: più di quattro volte il costo di una centrale a metano a ciclo combinato della stessa potenza (1600 MW).


- I ritardi della costruzione sono una costante dell'industria nucleare: negli Usa su 75 reattori i cui costi erano previsti in 45 miliardidi dollari (34 miliardi di euro), quelli effettivi sono risultati di 145 miliardi di dollari (110 miliardi di euro), tre volte il previsto.


- In Italia i tempi sarebbero ancora più lunghi e i costi più alti (un chilometro di Tav in Italia costa quattro volte che in Francia.): chi paga?


- L'Enel ha investito 1,88 miliardi di euro per il completamento di due centrali slovacche (per un totale di 880 MW) di cui ha acquistato il 66%di proprietà. Il costo (comprensivo della quota di capitale investito nellasocietà Slovenske Electrarne) è di 2.700 euro per kW di potenza, mentre una centrale a gas costa meno di 500 euro al kW. Chi paga?


NON E' VERO CHE "TUTTO IL MONDO VA VERSO IL NUCLEARE"


- Prima dell'Italia (uscita dalla follia nucleare col Referendum del1987) già l'Austria, con un Referendum nel 1978, aveva deciso di non metterein funzione la centrale che aveva costruito sul Danubio ad ovest di Vienna, ed è, come noi, libera dal nucleare.


- La Germania, nel 2000, ha deciso con legge di non investire più sul nucleare e di sostituire tutte le centrali con energia rinnovabile entroil 201(5); lo sta facendo puntando sul risparmio e sull'aumento del 2,5% annuo di energia rinnovabile (solare termico, fotovoltaico e a concentrazione, eolico, ecc.)


- La Svezia ha fatto la stessa scelta dopo il Referendum del 1980.


- La Spagna ha deciso di uscire dal nucleare, investendo moltissimo nel solare, con un Referendum nel 1983



- Negli Usa non si costruiscono più centrali nucleari da 32 anni


- Nell'Europa a 27 Stati, oggi ci sono 146 centrali; ben 31 in meno che trenta anni fa, quando erano 177; nei prossimi venti anni l'80% dovrebbe essere sostituito: lo sarà? In Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia no, e forse neppure altrove.


- I paesi che non hanno centrali nucleari e che hanno limitato la costruzione di nuovi impianti comprendono, oltre all'Italia, Australia, Austria, Danimarca, Grecia, Irlanda(il movimento di opposizione è riuscito aevitare l'attuazione del programma nucleare) e Norvegia. La Polonia ha interrotto la costruzione di una centrale,mentre Belgio, Germania, Olanda, Spagna, Svezia hanno deciso di non costruirne nuove o di abbandonare questo settore


- Solo 9 stati in tutto il mondo stanno investendo nel nucleare: India, Cina, Russia, Ucraina, Giappone (fino al prossimo terremoto?), Iran, Argentina, Romania e Finlandia


LE BOMBE NUCLEARI NASCONO ANCHE DALLE CENTRALI


- Le centrali nucleari sono nate dopo che gli Usa avevano costruito,col Progetto Manhattan, tra il 1940 e il 45, le bombe nucleari, utilizzate il 6 e 9 agosto 1945, provocando centinaia di migliaia di morti, al solo scopo di far capire alla"alleata" Unione Sovietica che avevano la bomba (Hiroshima), anzi più di una (Nagasaki).


- Perchè non sfruttare il calore di scarto derivante dalla produzione delle bombe? Sono nate così le 104 centrali americane e, subito dopo, le 31 sovietiche. Ma c'è un numero maggiore di reattori militari (con 130.000 bombe) e per la propulsione dei sommergibili


- Le stesse industrie producono i componenti delle centrali nuclearie delle bombe nucleari (le due principali sono General Electric e Westinghouse) : senza questa connessione. lautamente finanziata, l'industria energetica nucleare non avrebbe retto


- Poi si sono aggiunte le 57 centrali francesi che servivano al gen. De Gaulle per far nascere la "Force de frappe", la terza potenza nucleare, con le esplosioni nucleari nell'Africa "francese" e negli atolli del Pacifico, Mururoa e Fangataufa (193 esplosioni in atmosfera solo dal 1966 al 1974, con le ultime nel 1996)


- Alla Conferenza dell'ONU del 1980, l'allora presidente degli StatiUniti J.Carter afferma: "Qualsiasi ciclo di combustibile nucleare è intrinsecamente proliferante" cioè crea materia prima per bombe atomiche.Così si dividono gli Stati che possono avere il nucleare ( buoni) da quelli "canaglie", come Irak, Iran, Corea del Nord, che non possono averlo. Ma chi decide chi sono i "buoni"? I buoni stessi, naturalmente.


- Negli anni dal 1950 al 1990 sono state esplose a fini "sperimentali" circa 2000 bombe nucleari, con enormi dosi di radioattività senza protezione per la popolazione. Gli effetti ritardati appaiono oggi: lapopolazione statunitense soffre di un'epidemia di malattie legate alle radiazioni: mortalità infantile, cancri, leucemie, disturbi cardiaci, autismo, diabete, Parkinson, asma, ipotiroidismo in neonati, danni al sistema immunitario. Un bambino su 12 negli Usa è considerato disabile. Si calcola che l'esposizione a radiazioni ionizzanti abbia causato, tra il 1945e il 1996 negli Usa, un milione di decessi infantili.


- Fino al 1963 sono stati eseguiti ben 530 test (cioè esplosioni) nucleari in atmosfera, molti nel deserto del Nevada. Con quali effetti? Per esempio, sono morte di cancro 47 delle 220 persone che nel 1954 hanno partecipato alle riprese del film "Il conquistatore" e altre 44 si ammalarono di tumore: totale 91 su 220. Fra i 47 morti ci sono gli attori John Waine, Susan Hayward, Agnes Moorehead e Pedro Armendariz e il produttore Dick Powell. Il film fu girato a Saint George nello Utah; a Yucca(Nevada) a 300 Km di distanza, 11 mesi prima vi erano state alcune esplosioni atomiche "sperimentali" ; dopo queste esplosioni molti allevatori dello Utah trovarono morte molte delle loro pecore, con ustioni associabili alle radiazioni beta causate dalle esplosioni. Negli anni '70 e '80, nello Utah si è manifestata una incidenza eccezionalmente alta di cancro e leucemie.


INDUSTRIALI & AMICI POLITICI TEMONO LA DEMOCRAZIA ENERGETICA


- Il nucleare, come le grandi centrali termoelettriche a carbone, gas e olio combustibile, risponde ad un modello energetico centralizzato, controllato dai vertici economici e politici, con enormi investimenti iniziali e altrettanti, di tipo politico-militare, per difenderlo.- Invece quello basato sulle energie rinnovabili (solare termico e fotovoltaico, mini-idroelettrico, eolico a piccole dimensioni, biomasse locali) è un sistema distribuito, controllato dal basso; dove ogni comunità produce l'energia di cui ha bisogno e scambia con le comunità vicine il sovrappiù.- I politici di vecchio stampo (anche se si dichiarano "federalisti" ) preferiscono un mondo in cui anche l'energia (come l'economia e l'informazione) è controllata da un potere centrale.



Michele Boato






21.2.07

Senza titolo 1655



tratto dal sito  EFFEDIEFFE - http://www.effedieffe.com


Aerei-pirata sull’Europa 


Maurizio Blondet

20/02/2007


L' MC-130P «Combat Shadow»



C'è uno Stato canaglia che sta facendo sorvolare l'Europa a suoi aerei, dichiarando alle torri di controllo una sigla-fantasma.
Nei piani di volo e ai controllori, i piloti dichiarano di essere il «volo JGO» (seguito da un numero), ossia della compagnia canadese «JetsGo» di Montreal.
Solo che questa ditta di voli low-cost è da tempo fallita.
Lo denuncia l'ICAO, l'organizzazione dell'Aviazione Civile, organo mondiale di controllo. (1)
E' un fatto completamente illegale oltre che pericoloso per la sicurezza.
Lo Stato canaglia che compie queste azioni - da sette anni - si chiama Stati Uniti d'America.
Gli aerei che nascondono con la sigla JGO nei piani di volo che sono obbligati a depositare sono velivoli dell'Air Force e dell'US Army, che per lo più fanno la spola tra e per i Balcani.
Si tratta di Learjet 35, di cargo militari C-130 e di più allarmanti MC-130P «Combat Shadow», un apparecchio specificamente concepito dalla Lockheed per «operazioni clandestine o in territorio ostile». (2)
Il «Combat Shadow», attrezzato per volare essenzialmente di notte, serve primariamente a rifornire in volo elicotteri che portano truppe speciali in missioni segrete; serve anche a recuperare i commandos da esfiltrare e a rifornirli con lanci del materiale bellico di cui abbisognano.
In almeno un caso, dice l'ICAO, un aereo della CIA già identificato come usato per le «extraordinary renditions» (trasporto di sospetti  per farli torturare) è decollato da una base aerea USA appena dopo l'atterraggio di un aereo falsamente indicato come JGO.
L'analisi dei piani di volo ha stabilito che questi aerei sono basati a Tuzla in Bosnia, a Pristina (Kossovo), e ovviamente ad Aviano, Italia, oltre che a Ramstein in Germania, il quartier generale dell'Air Force in Europa (USAFE).

L'11 dicembre 2004 un volo JGO 80 - un Learjet 35 del Dipartimento USA della Difesa - è stato indicato come diretto da Tuzla ad Aviano.
Il piano di volo è stato copiato 15 volte per 15 destinazioni, compresa una destinazione indicata come «XXX» nel piano.
Il volo fu definito «humanitarian». Ma anche «state» (volo del governo) e «protected» (diplomatico).
Mentre il falso JGO 80 era in volo, l'USAFE cambiò alcuni orari del piano di volo, e anche la registrazione del velivolo: l'apparecchio, prima dichiarato 9999E, divenne 40112E, restando ovviamente lo stesso Learjet 35 JGO 80.
Mentre questo aereo era a terra a Tuzla, nello stesso aeroporto un Ilyushin 76 stava caricando 45 tonnellate di armamenti e munizioni venduti dalle forze armate bosniache e destinato al Ruanda, in violazione dell'embargo ONU. (3)
L'Ilyushin ha sorvolato l'Italia con la prua verso l'Africa.
Il Learjet è decollato 55 minuti dopo.
Amnesty International ha denunciato che «le autorità USA sono impegnate in una operazione clandestina di trasporto d'armi al Ruanda contro l'opposizione dell'Unione Europea».
Il 24 febbraio 2004 invece prende il volo da Aviano un «Combat Shadow», falsamente indicato come volo JGO 50.
Destinazione ignota.
Due giorni dopo lo stesso aereo viene segnalato a Pristina, al momento di decollare per Tuzla.
Dopo l'arrivo a Tuzla, da Tuzla decolla per Aviano un executive Gulfstream 5, con la falsa identità di volo JGO 47, che atterra ad Aviano alle 23,11.
Il giorno seguente, da Aviano parte il già citato Learjet 35 per destinazione ignota, stavolta come volo SPAR 92.
La sigla significa «Special Air Resources», un servizio di volo militare USA che suole trasportare alti ufficiali.

Il fatto è che lo SPAR 92 è lo stesso numero di volo dell'aereo usato dalla CIA per portare l'imam Abu Omar dopo il suo sequestro a Milano nel 2003.
Dopo le proteste dell'ICAO, l'USAFE ha dichiarato che i voli JGO significano «Joint Guard Operation», sigla usata per le operazioni NATO nei Balcani.
Ma le operazioni con questo nome sono finite nel 1998.
Inoltre, la sigla JGO appartiene ancora alla compagnia canadese JetsGo, e l'ICAO non assegna due volte la stessa sigla.

Maurizio Blondet



Note
1)
 Jon Swain, «US military planes criss-cross Europe using bogus call sign», Times, 17 febbraio 2007.
2) Per le caratteristiche del Combat Shadow si veda il sito dell'US Air Force, http://www.af.mil/factsheets/factsheet.asp?fsID=116 
3) Si trattava quasi certamente di un apparecchio della flotta di Victor Bout, il più famoso mercante d'armi del pianeta, formalmente ricercato dagli USA ma spesso «noleggiato» da Washington per operazioni coperte del genere descritto. Si veda il nostro articolo: «Attentato ad Hariri», 10 febbraio 2007.


 




tratto dal sito  EFFEDIEFFE - http://www.effedieffe.com

15.3.06

L’Iran annuncia la costruzione di una seconda centrale nucleare

dal sito paginedidifesa.it

L'Iran avvierà entro i prossimi sei mesi la costruzione di una nuova centrale nucleare che dovrebbe essere realizzata interamente da tecnici locali e alimentata con uranio arricchito nel Paese. Lo ha detto il ministro dell'Energia, Parviz Fattah. "Un accordo è stato firmato con l'Organizzazione per l'energia nucleare iraniana, e abbiamo già ricevuto il progetto dal capo della stessa organizzazione, Gholam Reza Aghazadeh", ha affermato Fattah, citato dal quotidiano 'Sharq'.
L'annuncio è stato dato mentre si attende a New York una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul programma nucleare iraniano, dopo che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha chiesto alla Repubblica islamica di sospendere tutte le attività legate all'arricchimento dell'uranio e di cooperare pienamente per togliere i dubbi su eventuali fini militari delle sue attività. Ma Fattah ha detto che la nuova centrale sarà alimentata proprio dall'uranio arricchito nel Paese, attraverso il centro di conversione di Isfahan e quello per l'arricchimento vero e proprio a Natanz.

"La scorsa settimana - ha detto il ministro - abbiamo visitato i due impianti e abbiamo discusso per due giorni con i responsabili. Ora siamo sicuri che l'Organizzazione per l'energia nucleare può produrre il combustibile necessario". La prima centrale nucleare iraniana è ancora in fase di ultimazione a Bushehr, sulla costa del Golfo, ad opera di tecnici russi. L'impianto, il cui costo finale previsto è di 800 milioni di dollari, avrà un reattore da 1.000 megawatt.

L'avvio della centrale, già ritardato di diversi anni, è ora previsto entro la fine del 2006. "Tuttavia - ha affermato Fattah - la Russia ha già promesso diverse volte di far partire le operazioni, promesse che poi non ha mantenuto. Sono ritardi che mi preoccupano". Il 26 febbraio scorso Gholam Reza Aghazadeh aveva annunciato che entro un mese Teheran avrebbe dato vita a gare d'appalto per la costruzione di due nuove centrali sempre a Bushehr, gare alle quali sarebbe stata ben accolta la partecipazione di Mosca.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...