Secondo l’ultimo rapporto Fao, presentato nel dicembre 2008, oggi nel mondo 963 milioni di persone soffrono la fame. Quaranta milioni in più rispetto allo scorso anno e 115 milioni in più rispetto al biennio 2003-2005. E l'attuale crisi finanziaria potrebbe aggravare ulteriormente la situazione, così come l’aumento del prezzo delle materie prime agricole, che ha fatto precipitare nell'insicurezza alimentare milioni di poveri e ridotto drasticamente la quantità e la qualità del cibo a loro disposizione.
In effetti i fattori che influiscono sulla questione della fame del mondo sono molteplici e diversi tra loro:
conflitti armati (guerre civili)
variazioni climatiche (cicli naturali di siccità e inondazioni, ma anche l'effetto serra causato dall'uomo)
disastri naturali (invasioni di cavallette, terremoti, tsunami)
regimi politici oppressivi, che mantengono la popolazione nella miseria ed impediscono l’arrivo di aiuti dall'esterno (come per esempio la Corea del Nord)
strutture sociali e infrastrutture inadeguate, che creano forti squilibri tra popolazione ricca e povera in una stessa nazione (mancanza di reti di trasporto, di strutture sanitarie e di ammortizzatori sociali)
pressione demografica
politiche agricole sbagliate (monoculture, OGM, biocombustibili, ecc.)
conflitti armati (guerre civili)
variazioni climatiche (cicli naturali di siccità e inondazioni, ma anche l'effetto serra causato dall'uomo)
disastri naturali (invasioni di cavallette, terremoti, tsunami)
regimi politici oppressivi, che mantengono la popolazione nella miseria ed impediscono l’arrivo di aiuti dall'esterno (come per esempio la Corea del Nord)
strutture sociali e infrastrutture inadeguate, che creano forti squilibri tra popolazione ricca e povera in una stessa nazione (mancanza di reti di trasporto, di strutture sanitarie e di ammortizzatori sociali)
pressione demografica
politiche agricole sbagliate (monoculture, OGM, biocombustibili, ecc.)
La fame sussiste soprattutto in Africa nera, America latina ed in alcuni paesi asiatici. Quasi tutte le maggiori carestie della storia sono state causate da conflitti armati e non da fenomeni naturali (Biafra, Angola, Sudan, Sierra Leone, Eritrea, Somalia). Ma queste carestie drammatiche rappresentano solo il 10 % dei decessi per fame, mentre la malnutrizione resta cronica in gran parte dei paesi nel sud del mondo, causando il 90 % delle morti.
Credo che sia necessario agire su moltissimi fronti per debellare la fame: ci vuole l'impegno per la pace nel mondo, per risolvere i conflitti in modo nonviolento, con il dialogo e non con le armi. Ci vuole la determinazione dei paesi occidentali a portare avanti il disarmo e la riconversione dell'industria bellica. Vanno rafforzati gli organismi internazionali, sia istituzionali (ONU) che di volontariato (le ONG, le Onlus), per intervenire rapidamente e in modo efficace nei momenti di crisi.
Dobbiamo mettere al bando gli organismi geneticamente modificati (OGM), che portano al monopolio delle multinazionali agroalimentari sui semi e fertilizzanti, privando gli agricoltori di ogni autonomia
incentivare la coltivazione di cereali e prodotti alimentari compatibili con il tipo di suolo e il clima locale, di modo da garantire l’autonomia alimentare dei popoli
disincentivare la produzione agricola basata sulle monocolture da esportazione, che creano dipendenza economica e spesso favoriscono la desertificazione o comunque impoveriscono i terreni.
incentivare la coltivazione di cereali e prodotti alimentari compatibili con il tipo di suolo e il clima locale, di modo da garantire l’autonomia alimentare dei popoli
disincentivare la produzione agricola basata sulle monocolture da esportazione, che creano dipendenza economica e spesso favoriscono la desertificazione o comunque impoveriscono i terreni.
Ma ci sono altri fattori su cui l'Occidente, i paesi ricchi, devono intervenire: l'uso dei biocarburanti ricavati da alcune colture, ad esempio, rischia di togliere terre preziose alla produzione alimentare. Sarebbe un disastro se nei campi del Terzo Mondo venisse prodotto il combustibile per le automobili dei ricchi, mentre la popolazione locale non ha abbastanza da mangiare. I biocarburanti sono quindi da usare con estrema cautela.Si impone anche una riflessione sulle abitudini alimentari, soprattutto di noi occidentali, che porti a una riduzione del consumo di carne e pesce: le proteine di origine animale, infatti hanno un impatto ambientale ed energetico decine di volte superiore rispetto a quelle vegetali.
Il massiccio consumo di pesce sta impoverendo rapidamente gli oceani e oggi la pesca è in rapida diminuzione. Molti paesi poveri hanno dovuto cedere i diritti di pesca al largo delle loro coste alle multinazionali occidentali sotto la pressione del loro debito estero.
È ambientalmente insostenibile consumare generi alimentari prodotti a migliaia di chilometri di distanza e trasportati in aereo. È solo con accorgimenti di questo tipo che possiamo giustamente affermare che oggi ci sono risorse più che sufficienti a sfamare in modo adeguato tutti gli esseri umani del pianeta.Infine occorrerà riflettere sul tema dell’esplosione demografica: infatti se la popolazione umana continuasse a crescere ai ritmi attuali, le tecnologie alimentari di cui disponiamo nel giro di pochi decenni non riuscirebbero a garantire il sostentamento della popolazione neppure in linea teorica.
Giorgio Schultze
Portavoce europeo del Movimento Umanista
Candidato indipendente nelle Liste di IDV nella Circoscrizione Nord Occidentale
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