15.5.09

Stella di provincia

Abbassi gli occhi al cielo e lo trovi diverso dal solito.

Ritorni su e inizi ad aspettare la pioggia.

 

 

Le case vuote hanno un loro particolare fascino.

Sono indiscrete, fermano il tempo; permettono di camminare senza posa, o come in un teatro (ma lungo corridoio, dietro l'ultima fila di persone sedute).

Di guardare dove vogliono poggiarsi gli occhi, senza aspettarsi la domanda fatidica "perchè?".

 

Poi arriva la pioggia. Ogni volta è più forte, ogni volta offre qualcosa di terrificante, diverso dal solito.

 

Ma le case vuote fanno solo finta di ascoltare i battiti (dissonanti tra loro).

Sembra che vogliano accogliere, ma si fermano davanti al silenzio.

Chiedono parole d'ordine che hanno nell' "insieme" il loro codice.

 

 

 

Posi gli occhi sul tramonto e lo trovi svogliatamente identico al solito.

Lasci lì l'attenzione e aspetti che il mare spenga quella sorta di luce rimasta, per meno di metà, accesa.

 

 

Cantare canzoni tristi in macchina può essere divertente, possono diventare delle belle, divertenti, canzoni tristi.

E si pensa a quando, in che occasione siano state scritte, magari dopo una sbornia, magari dopo una sberla.

Ci si chiede come certe frasi, come certi acuti. Se la metrica c'entri con il testo, se lì, sarebbe andato meglio un piano.

 

 

E poi ti rendi conto che il tramonto è finito e neanche te ne sei accorto. Ti ritrovi nel buio senza sapere la strada che hai percorso.

 

 

Pensi alla musica, canti le parole e poi hai il flash tipico del risveglio da un sogno di libertà.

Capisci il motivo per il quale hai messo quel CD.

E via con le canzoni allegre.

Ma non ne trovi.

 

 

 

E ti accorgi che non è una stella cadente ma un aereo che passa nel cielo.

Decidi di non seguirlo, ma il buio mette a fuoco il lampeggiare delle luci che tagliano la notte.

Finisci per seguirlo fino a che non oltrepassa l'orizzonte, alle quattro del mattino; e inizi solo ad aspettare qualcosa che non sai.

 

 

Nella sala d'attesa del dentista credo che ci sia troppa souspance; quei giornali fatiscienti parlano di salute e di gossip.

Si ammazza il tempo pensando alla ragione dello strano disegno che hanno le mattonelle che fissano il soffitto. 

Attesa, attesa, attesa, sembra strano aspettare per farsi male.

 

 

E inizi ad avere sonno: aerei non ne passano più.

Ti svegli esprimendo il desiderio per una stella cadente autentica, ma diversa, caduta durante una notte qualsiasi, una lontana parente delle stelle cadute a frotte nella più famosa notte di San Lorenzo. Non una stella cercata, insomma.

 

 

Il mio dentista non usa anestesia, pensa che stordisca troppo e inutilmente.

 

 

 

 

 

Alzi lo sguardo al cielo (o al cuore).

E lo trovi diverso dal solito.

Ma la pioggia non arriva.

Rialzi gli occhi al cielo (o al cuore).

E ti accorgi che quellolì non è (e non era neanche prima) un temporale (o la fine, con l'inizio del dolore).

 

 

Osservi con gli occhi della notte, con le pupille dilatate, e capisci che quella è semplicemente l'aurora.

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