I prìncipi di questo mondo

Qui non c'è molto da dire. Se non due sole parole, ferme, decise, chiare, irrevocabili: LIBERATELA SUBITO. Non intendiamo pregare, stavolta, ma pretendiamo. Urliamo.


Troppo intollerabile è l'ingiustizia. Troppo macroscopico il male. Dietro la farsa dello scandaloso nuovo processo ad Aung San Suu Kyi scorgiamo il terrore, il furore e, più che mai, la voglia di sangue, di vendetta. Di farla finita, una volta per tutte, con i diritti umani, la nonviolenza, la dignità.


Un caso che questi nobili ideali siano incarnati da una donna? No. La talebanizzazione del mondo è evidente. In Italia, che ovviamente ben si guarda dal muovere una minima protesta per quanto sta accadendo, siamo al livello più basso, e quindi più incancrenito e stomachevole, di tale processo. Il nostro esimio Presidente, col (tacito) benestare della Chiesa, ha fatto regredire la condizione femminile di una settantina d'anni. E oggi quei pochi ancora animati da un senso etico, quegli illusi che si ostinano a credere alla differenza tra bene e male, quei (de)relitti fuori del tempo e della storia, insomma, assistono impotenti all'adempimento della Promessa: una brillante carriera televisiva per colei/coloro che dovrebbero, invece, suscitare repulsione e orrore (ma la maggioranza degli Italiani sta col Capo, non dimentichiamolo). Le ingiurie all'Onu e alla rappresentante dell'Unhcr (anch'essa una donna) da parte di chi si fregia dell'immeritato titolo di Ministro degli Esteri aggiungono un altro tassello a questa riscossa della carne avariata, della carne rotta e cadente che, strappate le maschere, si mostra in tutta la sua spudorata ferocia.


Ma l'Italia, benché ultima e periferica, è solo un brandello di questo sfascio, di questa lotta epocale dove il potere, la militarizzazione, il riarmo e la violenza dell'economia hanno connotati viriloidi e aggressivi. E' un mondo di prìncipi che non vogliono mollare la presa. Un mondo, quindi, necessariamente sbilanciato, dove non si otterrà mai la vera pace, fin quando un sesso dominerà sull'altro.


Il fragile profilo di Aung riassume anche e soprattutto questo. Lei ha ricevuto in questi giorni l'insulto estremo. Ma stavolta no, non è più possibile subire. Non ci si abitua a tutto. E non si può delegare il comando al male, senza rinunciare alla propria umanità. Lo ricordino tutti, uomini e donne.


Daniela Tuscano

Commenti

mimmoguarino ha detto…
Complimenti, un bellissimo post, che sottoscrivo in pieno.

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