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24.8.23

DIARIO DI BORDO ( n°1 anno I ) .Sgarbi contro i direttori stranieri nei musei italiani: “No, la destra sovranista confonde il patriottismo con il provincialismo”

 come  accennavo nel   n°4  del diario   della settimana   ecco  la  nuova  rubrica  , diario di bordo  ,  del blog  .

Foto Pietro Masini / LaPresse 22-01-2021
 il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt  riapre la galleria dopo la chiusura per COVID ,

Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sulla giusta attribuzione – o meno – degli incarichi di direzione dei musei italiani a personale straniero: l'intervento di  Vittorio Sgarbi, Sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, provoca polemiche  .
 
Infatti  Sgarbi   , oltre a difendere a spada tratta e bambinescamente il generale Vannacci arrivando  a paragonare   il suo libercolo ( scaricato appositamente da telegram ho letto introduzione compresa i primi due capitoli disgustato lo eliminato ) , pur  superare Salvini in retromarcia  - tenetevi forte - Vannacci e Papa Francesco.  All su considerare   finita la stagione degli stranieri a capo dei musei del Belpaese, gli ha  risposto   Maria Elena Boschi, parlamentare Iv, la  quale ritiene, al contrario, che sia una scelta giusta e opportuna.
Stavolta  ha  ragione  . Qui di seguito, il    parere di Maria Elena Boschi.  dal https://www.ilriformista.it


Vittorio Sgarbi ci ha abituato negli anni alle sue provocazioni e uscite controcorrente. L’ultima riguarda la “crociata” contro i direttori stranieri di alcuni dei principiali musei italiani al grido di “siamo arrivati noi, se ne devono andare loro” che Sgarbi ha lanciato qualche giorno fa dalla Toscana.Smentito, seppur senza troppa convinzione dal ministro Sangiuliano che già in passato aveva rilevato “l’anomalia” di troppi – suo dire
– direttori stranieri in Italia, ha fatto marcia indietro sostenendo che si trattava solo della battuta di un brigante (essendosi presentato all’evento travestito, per l’appunto, da brigante ciociaro).A prescindere dal travestimento, non possiamo dimenticare che sotto gli abiti, Vittorio Sgarbi resta non solo uno dei più noti critici d’arte italiani ma soprattutto l’attuale sottosegretario alla cultura. E quindi non possiamo prendere troppo sul ridere la sua provocazione anche se speriamo resti tale.In realtà, le parole più o meno serie di Sgarbi portano alla luce un pensiero molto diffuso nella destra italiana sovranista, specie in casa Meloni, che ritiene che essere patriottici significhi trasformarsi in provinciali e precludere al proprio Paese delle occasioni di scambio e di arricchimento.Nel 2014 con il governo Renzi e il ministro Franceschini varammo una importante riforma che apriva i musei italiani anche ai direttori stranieri e soprattutto concedeva maggior autonomia ai musei anche in termini organizzativi e di scelta dei collaboratori.All’esito di una procedura pubblica, con una commissione di esperti molto qualificata, il ministro e il direttore della direzione dei musei di allora scelsero 20 nuovi direttori di musei. Tra questi 7 erano stranieri, gli altri 13 erano italiani alcuni di rientro da prestigiose esperienze all’estero. 10 donne e 10 uomini.Il mandato del presidente Renzi fu quello di portare i musei italiani nel futuro e devo dire che in gran parte la sfida è stata vinta se pensiamo, ad esempio, al rinnovato dialogo tra Brera e Milano e alla apertura di nuove sale, ai risultati straordinari anche in termini di visite degli Uffizi, o alla trasformazione incredibile in ottica di sostenibilità ambientale di Capodimonte o al Bosco Reale riconsegnato alla città.Ho avuto modo di visitare tutti questi musei personalmente negli ultimi anni e, grazie anche alla mia esperienza in Commissione Cultura, di poter studiare i dati e conoscere da vicino il lavoro eccellente di molti di questi direttori. Di recente, con il direttore Bellenger abbiamo visitato una mostra straordinaria di Capodimonte al Louvre inaugurata da Mattarella e Macron che è un grande successo per Parigi e per Napoli.I direttori stranieri sono stati scelti per il loro curriculum non per la carta di identità. Poco interessava dove fossero nati, ma dove avessero studiato, si fossero formati e il prestigio della loro precedente esperienza personale. Sono state scelte persone competenti a livello mondiale, come Schmidt, uno dei più stimati esperti di arte fiorentina, ma anche managers capaci di portare una visione diversa e una nuova organizzazione.I risultati sono arrivati e sono oggettivi in termini di aumento delle opere esposte al pubblico, restauri, ammodernamento delle strutture, digitalizzazione, mostre temporanee e scambi, progetti educativi, percorsi specifici per portatori di bisogni speciali, pubblicazioni e donazioni private.E anche di numero di visitatori con annessi biglietti che tanto stanno a cuore al ministro Sangiuliano e che hanno sicuramente una loro importanza per far quadrare i conti, sebbene i musei non possano essere visti solo in ottica commerciale ma come grande servizio educativo per le persone.E allora gli italiani? Gli italiani sono per fortuna considerati, grazie anche alle nostre università, tra i più bravi al mondo. Non a caso, non solo guidano la maggior parte dei musei italiani, ma molto spesso sono chiamati a farlo in musei, fondazioni, istituti tra i più prestigiosi al mondo.La bellezza della cultur aè proprio questa: si arricchisce con gli scambi, il confronto, il dialogo, le esperienze con mondi diversi. Soprattutto nella cultura e nell’arte non ci possono essere stupidi confini nazionalisti o sovranisti perché da sempre la potenza e la bellezza dell’arte e della cultura sono stati capaci di superarli. Oggi allora la sfida è continuare a scegliere i migliori, italiani o stranieri. Del resto, nessun italiano vorrebbe che gravasse su di lui il dubbio che è stato scelto per la sua nazionalità anziché per la sua competenza.Spero che il ministro Sangiuliano, a cui spetta l’ultima parola, individui le persone più capaci senza farsi attrarre dalle sirene sovraniste già all’opera in vista delle prossime europee e non dimentichi i molti talenti femminili che ci sono anche nel mondo della cultura. Non vorremmo mai che alla fine dovesse prevalere l’antico detto “Arlecchino si confessò burlando”, anche se se sotto le spoglie di un brigante ciociaro.


 

25.3.19

L’identità non coincide col passaporto e tanto meno con una bandiera o una religione È un insieme di valori in continuo cambiamento Dacia Maraini

visto che  le mie  risposte  sull'identità non vi  convincono riporto  qui questo articolo  sul corriere    della sera  d'oggi  speriamo  (  anche  se  per  alcuni\e  visto il tono  delle  email  che    cestino     non credo  ,  ma   me  ne frego  e   vado  avanti  )    che   vi va  vada  bene   e  vi soddisfi .







S
econdo me tutte le grandi paure che serpeggiano in questo periodo di spostamenti di popoli, non vengono tanto dal timore di perdere il lavoro, o di condividere la magra economia del Paese, ma da un profondo e irrazionale terrore di essere toccati nella propria identità. Il sentimento di identità non è una cosa da poco. Ha radici profondissime e una persona può sentirsi persa e perdere la ragione se ritiene di essere minacciato nella propria identità.Ma cos’è l’identità? Questa è una domanda complessa a cui le risposte sono tante e forse anche ambigue. La domanda che segue è: si possono incarnare diverse identità? Questo è il punto essenziale. Se l’identità non la si vuole riconoscere unicamente in una bandiera, in un territorio geografico disegnato sulla carta, o nel luogo di nascita o nella lingua che si parla o nella religione che si pratica (che spesso non si identifica con un territorio), si comprenderà che l’identità è multipla e ricca di sfaccettature. 
Esemplificando: io sono europea, e sono italiana e sono anche in parte toscana perché nata a Firenze, ma anche in parte siciliana per parte di madre, ho perfino qualche barlume di identità giapponese avendo vissuto i primi otto anni della mia vita in quel Paese e così via. L’identità non coincide col passaporto e tanto meno con una bandiera o una religione. L’identità, potremmo dire così, è un insieme di apprendimenti culturali che hanno formato la nostra coscienza, il nostro carattere, la nostra capacità di aderire a un sistema di idee, di giudizi, di valori. Ma questi valori non sono fissi e pietrificati, bensì mobili e in continuo mutamento, come è mobile e suscettibile di mutamenti la vita. Chi ha in qualche modo fossilizzato la sua idea di identità in un piccolo mondo conosciuto e immutabile, stenta a riconoscere la enorme capacità di metamorfosi della storia e la miracolosa capacità dell’uomo di adattarsi ai cambiamenti. Se non avessimo sempre ampliato e allargato le nostre identità non saremmo ancora qui a chiederci cosa sia l’identità.

10.2.19

i razzisti , xenfobi , malpancisti di ilprimatonazionale e della maglie vedono complotti e minacce multi etniche nella vittoria di Mahmood a San remo

Come una pietra scalciata - Articolo 31 feat Bob Dylan


IL Festival di Sanremo 2019 ha incoronato vincitore Mahmood, ventisettenne milanese di Gratosoglio che, come tanti altri, ha un padre straniero  ed  una madre italiana    : il padre dell’artista Mahmood, al secolo Alessandro Mahmoud, è nato in Egitto, ma  cresciuto  qui  . Ieri sera, all’annuncio dell’incredulo vincitore, i social network sono istantaneamente traboccati di rabbia e sdegno, con una veemenza che non si sperimentava dall’estate scorsa, ai tempi della trattativa grillin-leghista col Colle per inserire il nome di Paolo Savona nella squadra di governo. Come allora, un elemento svetta su tutti gli altri: la teoria del complotto.   

Come fa notare questo  interessantissimo articolo     di davidepiacenza.it/


Fra  questi   il  vomitevole  articolo da chiusura mentale oltre che da exenofobia    della  fogna    nazionalistica  che  è  ilprimatonazionale  .N  neppure a me piace la  canzone , meritavano  altre   quelle   da  premiare   ma non mi metto a scrivere idiozie ultra nazionalistiche da identità chiusa  come  altra  💩  d'imbecille  

Un vincitore molto annunciato Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c'è, c'è anche il Ramadan e il narghilè, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, Avete guardato le facce della giuria d'onore?




La   quale Per rispondere alle critiche arrivate ai primi due post, Maglie ha twittato poi: “Meticciato: combinazione di elementi linguistici o culturali di diversa provenienza o natura. In questo caso privilegiato sulla qualità di una canzone. Per il resto, il razzismo è nella testa di chi legge e vorrebbe impedire il pensiero critico“.

Meticciato:Combinazione di elementi linguistici o culturali di diversa provenienza o natura. In questo caso privilegiato sulla qualità di una canzone. Per il resto, il razzismo e'-nella testa di chi legge e vorrebbe impedire il pensiero critico






Non sapevo 🤔🙄   che  scrivere   tali  idiozie  ,  per   non scendere  nello  stesso  linguaggio  ,    fosse  razzismo  . Ringraziamo la Magli    e    i suoi seguaci  che  affermano   Grande Maria Giovanna Maglie nel provocate travasi di bile ai politicamente corretti pseudo antirazzisti  😂😂😂 >>  per  la  lezione  di cultura    che  essa  ci  ha  offerto 😜😄😀😁
 Ma  ora   ritorniamo ad  essere  seri .
Concordo nonostante sia del pd ,  Davide Faraone, capogruppo
Pd in Vigilanza Rai: << Davvero l’ansia di occupare poltrone della nuova compagine di governo non trova nulla di meglio ? Davvero lei avrà una striscia quotidiana? Il servizio pubblico non può cadere così in basso: facciamo appello al Consiglio di amministrazione della Rai perché eviti questa pagina vergognosa al nostro paese”.>>ma con quale coraggio  provano . vergogna , mettono ( anzi rimettono visto che c'era già stata ) ...... come lei  che starebbe  bene   a  pulire  i  .....  in rai 

Non so se è peggio non so chi è peggio se i razzisti , xenfobi , malpancisti di ilprimatonazionale e della maglie che vedono complotti e minacce multi etniche nella vittoria di Mahmood a San remo o coloro che la seguono e dicono : << Grande Maria Giovanna Maglie nel provocate travasi di bile ai politicamente corretti pseudo antirazzisti 🤣🤣🤣 >> 



29.10.18

troppo nazionlismo e provincialismo in cucina o prima gli italiani anche a tavola ? il caso di Vittorio Castellani, meglio noto come Chef Kumalé, lascia La Prova del Cuoco


Risultati immagini per Chef Kumalé
 IO   sto  con Chef Kumalé  (  foto  a   destra   )  , non perchè non ami  la  cucina  italiana  e  la mia terra  .
 Ma  perchè    considero  l'identità  ( anche quellla  culinaria  )    un qualcosa  d'aperto e non di  chiuso   . Infatti  : <<  (  ...  )    il boia diventa vittima anche dopo mezz'ora \ ma la vittima diventa il boia se non ha cultura ! (...  continua  qui   )  >>.  Quindi  non vedo    niente  di male   e  " pericoloso "    se  in una  trasmissione  di     cucina    oltre  alle  classiche  ricette  italiane   ci si mettono    anche delle ricette   straniere  . perchè non    bisogna  dimenticare    che  molte  ricette regionali  sono frutto  di  contaminazione  ed  integrazione     con  vari popoli     che   prima  e    dopo   Roma    sono  presenti in  Italia  .  Ad  esempio i  carciofi alla romana  sarebbero    un piatto preso  dall'antica   comunità ebraica  .  



Prima  d'iniziare    leggi anche


Da  https://www.nanopress.it/spettacoli/

Chef Kumalé lascia La Prova del Cuoco: ‘Mi chiedono solo piatti italiani, non ci sto’
Vittorio Castellani, meglio noto come Chef Kumalé, lascia La Prova del Cuoco: 'Mi chiedono di parlare soltanto di piatti regionali italiani, escludendo il multiculturalismo a tavola. Ma io che sono un esperto di cucine del mondo non posso accettarlo'. Insomma: 'prima gli italiani' anche in cucina?


Pubblicato da Raffaele Dambra Lunedì 29 ottobre 2018



La conduttrice Elisa Isoardi durante un photocall della trasmissione La prova del cuoco / Ansa.




‘Prima gli italiani’ anche tra i fornelli? Il giornalista Vittorio Castellani alias Chef Kumalé ha lasciato La Prova del Cuoco perché, a suo dire, gli avrebbero impedito di presentare piatti etnici a vantaggio di ricette rappresentative del ‘multiregionalismo italiano’. Richiesta legittima, per carità, se non fosse che Castellani è un esperto conoscitore di cucine di ogni parte del mondo, frutto di quasi trent’anni di viaggi intercontinentali alla scoperta di sapori e culture diverse, e che quindi non ha senso chiamarlo in trasmissione per parlare di pastasciutta e parmigiana di melanzane.
Chef Kumalé ha annunciato l’addio a La Prova del Cuoco attraverso un polemico post su Facebook, spiegando che a queste condizioni la sua presenza nel programma è diventata inutile: ‘Lunedì 29 sarei dovuto tornare a La Prova del Cuoco su Rai 1, ma l’idea di andare in televisione per raccontare poco più di niente e per fare lo slalom tra termini e definizioni da evitare, ricette fusion e rivisitazioni strampalate, non fa per me’.
‘LA TRASMISSIONE PREFERISCE DARE SPAZIO AL MULTIREGIONALISMO ITALIANO PIUTTOSTO CHE AL MULTICULTURALISMO’
Poi, l’affondo: ‘Dopo avermi cercato e voluto’, ha scritto Castellani, ‘Mi hanno detto che la trasmissione preferisce dare spazio al multiregionalismo italiano piuttosto che al multiculturalismo a tavola. Come se i due contenuti non potessero convivere all’interno della stessa trasmissione’.
‘ANCHE IN CUCINA MI SEMBRA CHIARO IL CONCETTO DI SOLO GLI ITALIANI!’
In altri termini, secondo Chef Kumalé il motivo del cambio di rotta sul tipo di ricette nasconderebbe motivazioni ben più profonde, probabilmente di natura ideologica: ‘Sono preoccupato per l’aria asfittica che si respira in questo Paese, per questa forma di povertà culturale, che in modo silente ma sostanziale sta rinforzando sentimenti e scelte che reputo molto pericolose per la nostra povera Italia. Anche in cucina oramai mi sembra chiaro il concetto di ‘Solo gli Italiani!’, che rappresenta un’estensione dello slogan ‘Prima gli Italiani’.
Inutile dire che qualcuno molto malizioso ha già collegato questa nuova direzione ‘tricolore’ de La Prova del Cuoco alla presenza come conduttrice di Elisa Isoardi, guarda caso la compagna di… Matteo Salvini, uno dei massimi rappresentanti dell’identitarismo nazionale. Ma forse la scelta di puntare, in via quasi esclusiva, sulla cucina italiana è dovuta più probabilmente alla necessità di recuperare ascolti dopo un inizio zoppicante, dato che alla maggior parte dei telespettatori interessano di più i piatti nostrani.


25.12.17

presepe simbolo di fede ma anche di laicità usato in maniera strumentale e farisea ( la mussolini e i teocon ) e da una parte male per una politica buonista e politicamente corretta a tutti i costi ( oresidi che lo vietano per non offendere gli immigrati o di religione diversa )



 per  chi  mi leggesse  da poco o per la prima  volta (  gli alri  posso  saltare    questo spiegone  ) . Sappia   che   non sono   contro  chi  fa il presepe  a scuola  .

Un presepe Infatti   io   sono  cresciuto  ed   hofatto i primi studi   ( elementari  ed  medie  )   nel periodo  intermedio  tra :   il concordato    del  1929 (  i  patti Lateranensi di   Benito Mussolini e il segretario  vaticani   Pietro Gasparri )  e  il   concordato   1984  (  Villa Madama, a Roma,dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano e dal cardinale Agostino Casaroli Segretario di Stato Vaticano )   .  Inoltre   i  nonni  , speciamente  qelli  paterni  ultra  cattolici   ho conosciuto  il presepe sia  a casa  che  a scuola  (  elementari e  medie )    non   me la sento di  proibirlo o  d'imporlo    forzatamente   .   E vero     che  il presepe    sia  in  forma  clasicca  e povera  sia  in forma  ricca  ed opulenta     fa parte  della  nostra  tradizione    ed  usanza     e  dovrebbe   come suggerisce   Il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi  come  riportato   da  

dall'agregatore    news  mobile    http://www.newsrepublic.net/ 


«Carissimi fratelli e sorelle, come i pastori anche noi dobbiamo portarci alla grotta di Betlemme per incontrare Maria e Giuseppe e il Bambino adagiato nella mangiatoia. Come? Sono certo che molti di voi hanno allestito il presepio dentro la propria casa. È anche questo un modo, semplice e diretto, per testimoniare la fede cristiana di fronte a quelli che, in nome di un laicismo insipiente e arrogante [  buonismo  d'accato come preferisco  chiamarlo io  ], pretendono che oggi il presepio non s'ha da fare. A questo proposito il nostro Consiglio Comunale, con il voto unanime dei suoi 34 componenti, ha deliberato che il presepio venga allestito anche nei luoghi pubblici come le scuole. È un fatto che onora il Consiglio e la nostra Città di Trieste».Il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi incentra sul presepe il suo messaggio di Natale ai fedeli: «Il presepio è come un libro aperto, pieno di insegnamenti necessari per condurre una vita buona. Ci insegna la sacralità della vita umana nascente, della maternità della donna e della famiglia fondata sul matrimonio. Ci insegna che le persone umili, i pastori, sono privilegiate perché chiamate per prime ad incontrare Gesù. Ci insegna la pace (“Pace in terra agli uomini di buona volontà”) e l'accoglienza di altri popoli (i Magi venuti dall'Oriente). Ci insegna il rispetto per la natura e per gli animali creati da Dio: per rendere viva la rappresentazione della Natività, nel presepio, in genere, non mancano mai le stelle, le campagne, i monti, i corsi d'acqua e il bue, l'asinello e le pecorelle. Ci insegna, soprattutto, quanto sia bello incontrare Gesù».«Papa Francesco ci incoraggia a seguire questa direzione - aggiunge Crepaldi -: "...fermiamoci a guardare il presepe... Entriamo nel vero Natale con i pastori, portiamo a Gesù quello che siamo, le nostre emarginazioni, le nostre ferite non guarite, i nostri peccati. Così, in Gesù, assaporeremo lo spirito vero del Natale: la bellezza di essere amati da Dio. Con Maria e Giuseppe stiamo davanti alla mangiatoia, a Gesù che nasce come pane per la mia vita. Contemplando il suo amore umile e infinito, diciamogli semplicemente grazie: grazie, perché hai fatto tutto questo per me". Buon Natale a tutti! ».
Come capisco    chi  come  i  neo  teocon    (  vedi il video   al lato    )  ,   reagiscono  in maniera   chiusa e  propogandistica  : <<  Da quest'anno da alberista divento presepista". Giorgia Meloni invita tutti gli italiani a seguirla: "Ho deciso di farlo da quando nessuno nelle scuole lo fa più. Come fa ad offenderti Gesù bambino? Come può offendere la nostra cultura ? Quello che io sono è in questo simbolo", conclude la leader di Fratelli d'Italia, "e voglio che Ginevra, mia figlia, lo sappia. A Natale noi celebriamo questi valori. Quest'anno prendiamo il pastorello e facciamo la rivoluzione del presepe  >>
Infatti la vera laicità è quella di lasciare libertà di farlo o di non farlo , di dire a me non piace a me si , ecc o di farlo perchè lo si sente davero o in maniera ipocrita e conformista come affermava il poeta trilussa ( 1871-1950 )

.

A me   non importa  e lo  fai  per omologazione   e  ipocrisia ( vedere i primi minuti  del    video  sopra  )  o perchè ci credi  ,mi  da  fastidio       che   lo si  imponga  :   con  la  scusa della pseudo   laicità ( uno  stato  o  dittatura    che  impongono e  rendono  obbligatorio  una  fede  , qualunque  essa    sia   non  è laicità  )    sia  ce lo  si  proibisca perchè  sei ateo   o   specialmente  per  il  laicismo insipiente  \  buonismo d'accato dettato da : ignorannza , disinformazine , luoghi comuni , mancanza di dialogo e confrontoi fra culture diverse . Infatti fa più notizia quei lupi travestiti d'agnello cioè dirigente scolastico che proibisce o non fa celebrare il natae nel senso religios: non c'è un musulmano( o almeno sono pochisssimi e fondamentalisti quelli contro ) che sia uno che abbia mai detto beh contro il presepe; ci sono invece decine o forse centinaia di casi di persone di fede islamica che hanno collaborato ad allestirlo. Per essi Gesù è un grande profeta, e la sua mamma è degna di venerazione. Ma tant'è -  come dice questo articolo  preso da   http://www.ilsussidiario.net/  ---   con l'ignoranza e il pregiudizio le fake news vanno a nozze e diventano mentalità diffusa.

 qualunque  posizione   abbiate ancora    buon     natale 

5.4.17

effetti collaterali dell'identità chiusa.Pavia, 16enne tolta alla famiglia che la frustava: "Mi picchiano perché voglio vivere all'occidentale"



hanno fatto bene , ci vuole solerzia è determinazione per abusi sui minorti indipendentemente dalla religione \ fede e della nazionalità della persona

leggi anche
http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/04/05/news/pavia_tolta_alla_famiglia_che_la_frustava-162232547/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P3-S1.4-T2


Pavia, 16enne tolta alla famiglia che la frustava: "Mi picchiano perché voglio vivere all'occidentale"
La giovane marocchina dopo essere finita in ospedale per le percosse ha denunciato i genitori e il fratello, che ora sono indagati per maltrattamenti e lesioni. Il tribunale dei Minori ha giudicato attendibile il suo racconto. Il procuratore capo: "E' una questione culturale"

  repubblica  05 aprile 2017



Il tribunale dei Minori di Milano ha deciso di togliere temporaneamente alla famiglia una ragazza marocchina di quasi 16 anni - li compirà a breve - e di affidarla ad una comunità per i maltrattamenti che, a suo dire, subiva dai famigliari. Padre, fratello e madre sarebbero arrivati anche a frustarla perché - ha denunciato lei - vestiva e si comportava troppo da "occidentale". Lo riporta oggi la Provincia Pavese, precisando che nei confronti dei parenti è stata avviata un'indagine. La denuncia, accompagnata accompagnata da un referto medico per contusioni multiple con prognosi di 31 giorni, è considerata "attendibile" dai giudici che hanno preso il provvedimento. Nel frattempo i genitori e il fratello della ragazza sono stati indagati dalla procura di Pavia per maltrattamenti e lesioni. L'iscrizione nel registro degli indagati deriva dal fatto che alla ragazzina erano state diagnosticate lesioni guaribili in più di 20 giorni ed è quindi scattata la procedibilità d'ufficio.


La decisione del tribunale dei Minori riguarderebbe la responsabilità genitoriale, che potrebbe essere sospesa, di marito e moglie marocchini. La madre nel 2013 era stata condannata per maltrattamenti nei confronti della figlia maggiore, ora di 28 anni, sposata e con un figlio. Il caso è venuto alla luce lo scorso 16 febbraio. Quel giorno la ragazzina si confidò con un assistente sociale del Comune pavese in cui vive. In quell'occasione, l'educatrice venne a sapere delle botte, delle frustate e degli insulti che riceveva in famiglia per essere stata bocciata a scuola e per per il suo stile di vita considerato troppo 'occidentale'. L'assistente sociale quel giorno accompagnò la giovane prima al pronto soccorso del San Matteo, poi alla questura di Pavia. Contestualmente partì la procedura di allontanamento temporaneo dalla famiglia e il collocamento d'urgenza della giovane in una comunità protetta.
I familiari si difendono sostenendo che intervenivano sulla figlia con severità solo per il suo comportamento a loro avviso molto riprovevole: non voleva più andare a scuola, rientrava tardi, si vestiva in modo eccessivo. L'avvocato che li assiste, Pierluigi Vittadini, spiega: "L'hanno sgridata per comportamenti ribelli adolescenziali che venivano contestati dalla famiglia, ma la religione o l'abbigliamento 'all'occidentale' non c'entrano nulla. I miei assistiti negano inoltre di averle mai dato cinghiate". Il legale attende che i suoi assistiti siano convocati per un interrogatorio e ribadisce che "la religione non c'entra" mentre i tre negano i maltrattamenti.
La famiglia sarebbe già nota ai servizi sociali per problemi economici "ma non pensavamo certo che la situazione potesse diventare così grave. La ragazza ha iniziato ad andare a scuola in un altro paese, voleva iniziare ad avere la sua libertà e il suo stile di vita che contrastava un pò con la loro tradizione": a dirlo è il sindaco del comune pavese dove la famiglia risiede.Commenta
anche il procuratore del tribunale dei Minori Ciro Cascone. Che, parlando con l'Ansa, definisce la vicenda "una storia purtroppo ordinaria, come ne vediamo tante, in cui c'entra il fattore culturale e il conflitto tra una ragazzina nata in Italia e che vuole vivere come le sue amiche e una famiglia 'tradizionalista' che impone la sua educazione con una violenza fisica e soprattutto morale: il fattore religioso è solo un aspetto di quello culturale".























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30.1.16

Casalecchio di Reno (BO ) No alla croce in cimitero. Offende gli islamici”. E’ bufera politica

Ecco un altro buonista d'accatto , di << questi burattini vogliono pubblicita' ormai e' quella la fissazione ! l >> ) da un commento  alla news in questione nella mia bacheca di fb . Logico che tale evento suscitasse le classiche reazioni identitarie estreme ( o identità chiuse come preferisco chiamarle io ) al limite della xenofobia e del razzismo del tipo : non ci si può aspettare altro se non la svendita delle nostre più profonde radici culturali . oppure 
(..) Come se a chi professa religioni diverse dal Cristianesimo possa dare fastidio una croce. Come se le altre nazioni si preoccupassero di togliere i loro simboli per non far sentire in imbarazzo i cristiani. L’Italia invece lo fa, dimenticandosi i valori e le tradizioni che l’hanno caratterizzata per secoli. Lo ha fatto in molte scuole (togliendo i crocifissi) e ora lo fa anche in quel luogo in cui i defunti riposano nel sonno eterno. Il tutto in nome di una laicità che si ostenta anche quando i cittadini pretendono il rispetto della loro religione. Non bastavano le statue oscurate insomma, ora si insiste anche in un cimitero privandolo del più potente simbolo di speranza espresso dalla civiltà dell’Occidente. Di certo sarà difficile chiamarlo camposanto. >>         da http://www.ilgiornaleditalia.org/news/politica/873884/Nemmeno-una-croce-su-cui-piangere.html
oltre la  consueta  disinformazione di siti di destra o centro destra che danno la colpa solo al sindaco perchè del Pd . L'unico articolo, che riporto sotto  ,  al momento abbastanza  
da http://www.news24italia.com/
obiettivo  anche   se  di un giornalismo approssimativo   (  di solito quelli  del quotidiano  sono molto precisi ) è ,  quello  di repubblica    edizione  Bologna  ma non trovo dettagli utili. del  tipo Chi ha deciso? quando? cosa ha deciso, esattamente? Hanno letto una qualche delibera (quale?) oppure stanno solo riportando quel che dice un tizio di ForzaItalia?



Niente croce all'entrata del cimitero, è polemica in provincia di Bologna  A Casalecchio il consiglio comunale a maggioranza Pd sceglie di non utilizzare il simbolo cristiano. E il centrodestra insorge



                                               Un cimitero   (foto d'archivio)





BOLOGNA - Niente croce all'ingresso del cimitero, e scoppia la polemica. Scontro a Casalecchio di Reno, città di 36 mila abitanti alle porte di Bologna, dopo la decisione del Consiglio comunale di non collocare il simbolo religioso all'entrata del cimitero cittadino. A partire all'attacco è in particolare il centrodestra, che attacca il sindaco Pd Massimo Bosso.
"Fa rabbia e tristezza la decisione del sindaco di vietare la croce - attacca in una nota Fabrizio Nofori, portavoce provinciale di Fratelli d'Italia-An -: da quando la croce è un'offesa per le altre religioni?". Ad ogni modo, prosegue, "si sa, per il Pd che copre le statue dei musei capitolini, senza che fosse nemmeno richiesto, per non offendere il presidente iraniano Rohani, non ci si può aspettare altro se non la svendita delle nostre più profonde radici culturali".
"Mi sembra eccessiva la polemica scaturita da quella che è un'espressione in piena libertà e autonomia del Consiglio
comunale. Tutti i consiglieri hanno votato secondo coscienza - la replica del sindaco Massimo Bosso - io mi sono astenuto dalla votazione, lasciando che ogni consigliere esprimesse la sua posizione e il suo voto e accettando la decisione che ne è conseguita. In Consiglio comunale ha pertanto prevalso una linea di pensiero più legata alla laicità che ritiene il Cimitero comunale un luogo pubblico, di tutti, a prescindere dalla confessione religiosa".
Quindi prendo per buono , l'articolo di repubblica , in quanto cercando sul motore di ricerrca del comune di Casalecchio non ho trovato niente , sicuramente ho cercato male io , o non le avranno emsse o le'avranno tolta . delle delibere e determinazioni del comune indicato non ho trovato nulla.delle delibere e determinazioni del comune indicato . L'uniche cose che posso dire sono 1) La Vera Laicità non è fare cosi questa è laicizzazione , se proprio voleva fare una politica d'integrazione delle diverse credenze e religioni avrebbe dovuto aprire un area del cimitero dedicata ai mussulmani . Sarebbe stata una scelta più saggia ed equilibrata 2) concordo quanto dice il commento a tale post sulla mia bacheca 

Vedo che iniziamo a focalizzare il fulcro del problema che non è certo la croce ma l'uso strumentale di essa; si è capito che a Rohani non fregava niente considerato che in Vaticano non hanno celato alcuna opera e che in quel luogo "infedele" c'è entrato; si è capito che i Presepi non sono il problema dei Fratelli Musulmani. Il problema è la scaltrezza di certi Amministratori che non se ne pongono nell'agitare il drappo rosso davanti al toro. Vi dò una dritta: i tori non temono il rosso (i recettori riconoscono solo due colori); i tori si spaventano dei movimenti che non comprendono e, vada detto: sono allevati specificamente per quello. Domanda: siete tori o toreri ? Un caro saluto ❤

3)  confermo  quanto ho detto nel post  precedente  sulla visita  del capo di stato Iraniano in  Italia  e  che  certe espressioni ed  gesti  di esagerato buonismo (  buonismo d'accatto ) o  politicamente corretto ,   a tutti  i costi , da qualunque parte politica \  culturale  provengano ,   sono una  


  e  mi  chiedo  ,anche se  poi la  risposta  , come sempre vola  nel vento  (  citazione  musicale \ letteraria  )    qualcosa del genere    a questo commento  lasciato  sula bacheca  di un mio contatto che  ha  condiviso il mio post  


Stefania Eusebi Paranoia pura!...basta!.Piuttosto mi chiedo : siamo tanto ignoranti noi che offendiamo con la nostra cultura o sono tanto suscettibili "gli altri" che vogliono integrarsi senza il rispetto reciproco delle diverse culture?!?


 con questo è tutto  alla   prossima 

24.1.16

l'identità chiusa non è sintomo d'integrazione e incrementa il fondamentalismo le dichiarazioni dell'imam Sami Abu-Yusuf,sui fati di colonia avvenuti nela notte di capodanno


concordo  con quanto dice Massimo Granellini
22/01/2016
MASSIMO GRAMELLINI
Secondo l’autorevole parere di un imam di Colonia, Sami Abu-Yusuf, la responsabilità delle violenze di Capodanno non sarebbe da attribuire ai maschietti che intimidivano e palpeggiavano, ma alle indigene che li provocavano andandosene in giro mezze nude e intrise di profumo. Rimango un ostinato fautore del dialogo, però vorrei che qualche illuminato ci spiegasse come si fa a dialogare con un troglodita che considera demoniaca la femminilità e vorrebbe estirparne ogni traccia, almeno in pubblico. Uno che, pur vivendo in Germania da decenni, non ha mai compiuto un solo passo verso la cultura che lo ha accolto, comportandosi nei fatti come un invasore arrogante e ottuso. Chiunque di noi, quando va all’estero anche solo per un giorno, si sforza di adeguarsi al contesto. A questo imam, invece, del nostro contesto non importa un fico. Ci considera una massa di degenerati e si rifiuta di prendere in considerazione la possibilità che una ragazza in Occidente si vesta come le pare e si profumi quanto le pare perché è un suo diritto farlo, senza doversi preoccupare delle reazioni ormonali che le sue scelte estetiche produrranno sui maschi irrisolti e frustrati.
La donna di Colonia potrà essere provocante, ma non è provocatoria. Si prende la libertà che il suo mondo le consente. E il suo mondo gliela consente in quanto libertà condivisa, che migliora la qualità del vivere di tutti. È una conquista recente, parziale, ancora molto fragile e proprio per questo non trattabile. Chi non è disposto ad accettarla va accompagnato alla porta con una boccetta di profumo come ricordo.
Va bene  mantenere  la propria  cultura ed  identità  anche  in un pese   straniero   o di viverci   senza prenderne la cittadinanza  come fece   lo scultore  Costantino Nivola   ma   dialogare  e confrontarsi   con una cultura  che non è tua   ma non fare   anche  in maniera   critica    : <<  un solo passo verso la cultura che lo ha accolto, >>     significa    giustamente    che  ti  comporti    <<  nei fatti come un invasore arrogante e ottuso. >>  . Ora  capisco     che  ad un orientale  i  costumi di noi occidentali possano anche    non piacere    e  posso essere  anche  criticati   , ma  arrivare  a dire  simili  cose e  , anche se  non è questo il caso  , a picchiare    ed  usare  violenza  su un familiare  o altre persone solo perchè  svecchiano   la  loro cultura e  s'aprono ad  un altra  cultura  non mi piace  per  niente  .

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...