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2.4.18

Elena ricco maestra a Tavolara unica nella storia dell’isola, I bonsai diventano bonsardi: souvenir speciali dall’isola L’idea di un florovivaista di santa maria la palma : essenze mediterranee proposte in versione mini , Lungo le strade dei minatori per riscoprire storia e natura Il cammino di Santa Barbara, 400 chilometri nel sud-ovest della Sardegna. Parte il progetto per ripristinare i sentieri del lavoro dal Marganai a Porto Flavia


Poichè   oltre   alla  canzone    a me piace  il sud   di  Rino Gaetano  ho riportato direttamente  ed  indirettamente  storie   ed  articoli   di un tempo passato  ( cioè prima  del boom economico  )   che  ancora  sopravvive   e  causa crisi sta   " ritornando   in auge "   vengono tacciato  d'essere  nostalgico.
Un  un fondo di verità c'è  ma     se   ho  cnosciuto   da  bambino   queste  cose essendo nato   in una generazione  di mezzo   non è   colpa mia  . E  a chi  mi  dice    che  esalto l'anarocoretismo e solitudine  perchè ho riportato  il    discorso  ormai diventato un classico e storia    su tale  temaitiche    di  Fabrizio  de  Andre  meglio  spiegato  qui  in cui spiega  alla massa il suo   album più belli  Anime Salve   o   condivido    articoli  come questi    


risparmiare-sulle-trasferte-lavoro-prenotazioneGrazie a Maria Gloria, che scrive dal treno
Ricevo una mail che nell’oggetto dice: “Lettera profondamente banale”. La scrive una giovane donna che quasi si scusa dell’argomento, i problemi sono altri – dice – e nelle nostre conversazioni successive mi spiega di averla scritta di getto, in treno, “uno sfogo dovuto alla frustrazione momentanea”. Sono d’accordo: i problemi sono altri. Ma credo che la scomparsa del silenzio sia all’origine di alcuni deficit di attenzione, e di comprensione della realtà. La scomparsa del silenzio, e del rispetto. Non è così banale, alla fine, questa sua lettera, Gloria."Esasperata, forse sono portata a sovrastimare questo piccolo cambiamento culturale come simbolo di un più grande movimento regressivo. Mi spiego. Ormai in treno si parla tranquillamente: al telefono, coi vicini, addirittura se il nostro amico è seduto davanti a noi ‘basta allungare un po’ il busto, alzare un po’ la voce’. Io viaggio per [ continua qui in questo articolo della de gregorio su repubblica del 31\3\2018
Dopo   questa  replica    veniamo  alla  storie  ed  articoli  vari    d'oggi    provenienti  dalla mia regione  (  la  sardegna    per  chi  mi  eggesse    per  la prima  volta  )  .

  da  la   nuova   sardegna  del  1\4\2018

Elena, maestra a Tavolara unica nella storia dell’isola

La Ricco arrivò nel 1956: la scuola era una stanza in una casetta sulla spiaggia. «I miei alunni erano i pescatori: io insegnavo a scrivere, loro i segreti del mare»






OLBIA. Oggi è un’area marina protetta tra le più esclusive del Mediterraneo. Un piccolo regno del cinema che ogni estate vede arrivare il gotha del grande schermo. Una meta obbligata per i vip in vacanza in Costa Smeralda. Nel 1956 Tavolara non era nulla di tutto questo. Era un’isola quasi disabitata, lontanissima dalla vicina costa gallurese, un paradiso inconsapevole in cui la macchina del tempo si era fermata a qualche decennio prima. È in questo piccolo mondo antico che in una piovosa giornata del ’56 si trova catapultata Elena Cassibba, 27 anni. Con lei il marito Roberto Ricco e la figlia Betty, di 7 anni appena. Arrivavano da Roma, lui aveva vinto il concorso per fanalista e lo avevano assegnato proprio al faro di Tavolara. Da allora è passata una vita, ma Elena, oggi 89enne, ricorda come fosse ieri il suo sbarco sull’isola che le cambiò la vita. Fu lì che si sedette per la prima volta dietro una cattedra, insegnando i verbi, la geografia e le tabelline ai pochi abitanti di Tavolara che non erano mai stati in una scuola. E rimanendo di fatto l’unica maestra della storia dell’isola.

Il dopoguerra. «Dopo la guerra ci eravamo stabiliti per un po’ a Roma, mio marito era radiotelegrafista al ministero della Marina – racconta Elena con il suo inconfondibile accento siciliano –. Dovevamo tornare a vivere a Palermo, ma erano anni in cui lavoro non ce n’era. A mio marito fu consigliato di partecipare al concorso per fanalista. Il primo che si faceva, perché fino a quel momento era un mestiere che si tramandava di padre in figlio. A Roberto mancavano 7 anni al pensionamento, lui era un ex prigioniero in Germania, uno dei 120 superstiti dell’affondamento dell’incrociatore Fiume. Gli dissero: “Hai una bambina piccola, fai il concorso e così raggiungi l’età per andare in pensione”. E così fece: andammo alla Spezia per fare il corso e ci dissero che la nostra sede sarebbe stata l’Isola del Giglio. Ma non andò così». Sul foglio consegnato al marito infatti la destinazione era un’altra. «Mio marito venne e mi disse: “ci mandano in un posto che si chiama Olbia e su un’isola chiamata Tavolara”. Io non avevo idea di dove fosse, conoscevo a malapena la Sardegna. Così presi un atlante e iniziai a cercare: trovai Olbia e nient’altro. Fino a quando non vidi una lineetta in mezzo al mare quasi invisibile. Era Tavolara. Fu uno choc, ma eravamo giovani, ci amavamo e siamo partiti».

L’arrivoSul traghetto che da Civitavecchia portò la famiglia Ricco in Sardegna Elena incontrò una donna di Olbia. «Quando le dissi che ci avevano assegnato a Tavolara sgranò gli occhi: “ma è disabitata, domani mattina le faccio vedere l’isola”. Così alle 6 andai sul ponte e vidi per la prima volta quella montagna in mezzo al mare. E subito mi accorsi che non c’erano case». Una prima impressione che trovò conferma quando sotto la pioggia marito, moglie e bambina arrivarono sull’isola, accompagnati da Chinelli, il vecchio fanalista. «C’era solo la nostra casa, più il villaggio di pescatori dall’altra parte dell’isola. Fu un impatto devastante, in particolare per me, perché mio marito era stato prigioniero in Germania ed era più abituato alle avversità». Dal caos di Roma Elena si trovò catapultata in mezzo al nulla di Tavolara, che ai tempi contava poche decine di abitanti. Tutti pescatori che mai avevano frequentato una scuola. Elena invece aveva un diploma magistrale. Fece la domanda per fare delle supplenze. E nel frattempo il sindaco di Olbia, Alessandro Nanni, ottenne l’ok del provveditore per avviare una scuola proprio a Tavolara. Inevitabile che l’incarico andasse a lei, prima e unica maestra sull’isola. «Mi misero a disposizione una stanzetta in una casa sulla spiaggia abitata da due ex pastori. Trovai dei banchi, evidentemente in precedenza c’era stata una scuola. Mio marito aveva portato per me e mia figlia una poltrona letto, che la notte aprivo e la mattina richiudevo per poter fare lezione. Avevo 16 alunni, tutti analfabeti o semi. Molti erano padri di famiglia, miei coetanei e non avendo mai insegnato avevo timore mi prendessero in giro. Invece, tra noi si creò un rapporto fraterno: io insegnavo tutte le materie e loro mi raccontavano le loro avventure in mare. Devo essere sincera, se sono riuscita a superare la solitudine di quegli anni, è grazie a quei miei alunni speciali. Sono loro che mi hanno salvato».
L’isolamento. Vivere a Tavolara non sarebbe facile oggi, figurarsi sessant’anni fa. Ai tempi l’isola contava poche decine di abitanti. Fino a qualche tempo prima c’erano una drogheria e una tabaccheria, ma all’arrivo della famiglia Ricco le due attività non erano più operative. «Una volta al mese andavamo a Olbia per fare rifornimento: farina, zucchero, olio. Avevamo fatto amicizia con i pescatori di Golfo Aranci e ci scambiavamo aiuto reciproco. Una volta ci siamo imbattuti in una sciroccata e abbiamo perso tutto il carico. Per 3 o 4 giorni siamo stati ospitati dal fanalista dell’Isola Bocca perché era impossibile raggiungere Tavolara. Un’altra volta invece per il brutto tempo era saltato il turno di rifornimento. Non avevamo più nulla, e non c’era alcun modo per arrivare a Olbia. Mio marito aveva chiamato il comandante alla Maddalena: “siamo da 8 giorni senza viveri, cosa posso dare da mangiare alla bambina? O ci mandate una nave o interrompo il servizio”. Alla fine ci mandarono la nave con i viveri, ma la nostra storia uscì sulla Nuova Sardegna. “Isolati per incuria”, era il titolo dell’articolo, a cui seguì una interrogazione parlamentare. La vicenda finì con una lettera di richiamo per mio marito».
La solitudine
A quei tempi a Tavolara non c’era grande movimento. Ogni giornata era uguale alle altre. «Solo la domenica d’estate era un po’ diversa – racconta Elena –. Arrivavano i turisti, allora tutti olbiesi, e per noi in qualche modo era una festa. Il resto della settimana non c’era nulla. Io ero abituata a Roma, alle passeggiate, ai negozi. Il sabato mi preparavo e andavo in via del Corso. A Tavolara ovviamente non lo potevo fare, ma io indossavo ugualmente il vestito elegante, mi mettevo gli orecchini pendenti e mi truccavo. Poi andavo sugli scogli per scrutare l’orizzonte e cercavo Olbia. Ovviamente non vedevo nulla, ma dentro di me pensavo: “laggiù c’è movimento, c’è festa, c’è vita”». Elena Ricco rimase a Tavolara fino al 1958, il marito invece resterà qualche anno in più, giusto il tempo per raggiungere l’età della pensione. Quella destinazione sconosciuta ha influenzato per sempre le loro vite: dalla Sardegna, infatti, non sono più andati via. Lui ha lavorato come ristoratore, lei invece ha continuato a fare la maestra. Per qualche anno a Olbia, e poi nella borgata di Murta Maria. Di fronte a Tavolara, anche se lei non è mai più tornata sull’isola. «Da allora non ci ho più messo piede. Quegli anni sono stati durissimi, ma io dico sempre che la nostra fortuna si chiama Tavolara, perché tutto è iniziato lì. Se non ci fosse stata Tavolara mai avremmo avuto la possibilità di affermarci né io nella scuola né mio marito nella ristorazione».

  stessa  fonte  e  estessa  data  

I bonsai diventano bonsardi: souvenir speciali dall’isola

L’idea di un florovivaista: essenze mediterranee proposte in versione mini: Da Santa Maria La Palma i vasetti spediti con istruzioni, assistenza su WhatsApp



ALGHERO. L’idea gli è venuta soltanto osservando la natura della Sardegna. Per Maurizio Puma, florovivaista siciliano trapiantato a Vigevano, è stata come un’illuminazione: quelle piante sono ideali per creare dei bonsai, come già sanno diversi appassionati e hobbisti. Ma può divenire anche un business. Nascono così i “Bonsardi”, che

21.7.17

Per chi non lo sapesse... a Samugheo paese dell'interno della sardegna c'è tanto da scoprire e da ammirare altro che mare e coste


La maggior parte dei turisti italiani e stranieri vengono in sardergna solo per il mare o per brevi tour nele zone " mitizzate " dai media , trascurando alcune belezze e musei particolari dell'interno come quello del tappetto di Samugheo comune italiano di 3.102 abitanti ( secondo l'ultimo censimento ) della provincia di Oristano in Sardegna.

Secondo http://www.sardegnacultura.it/  ( sito   consigliato  per  chi  vuole  conoscere l'isola  oltre  le classiche mitizzazioni  e luoghi comuni  mass mediatici  ) 

Il Museo è alla periferia di Samugheo, centro rinomato per la fiorente produzione tessile, in una nuova costruzione disposta su due piani. 
Il Museo è nato nel 2002 grazie alla volontà di recuperare e conservare la memoria storica tessile della Sardegna, attraverso il reperimento di manufatti per lo più racchiusi nelle cassapanche delle case del paese  e\o in collezioni private  . 
La collezione permanente raccoglie un vasto repertorio di manufatti provenienti da diverse parti dell’isola: si tratta di tovagliati, coperte, lenzuola, biancheria per l’infanzia, biancheria per uso quotidiano, bisacce e teli per la campagna, copricassapanca, abbigliamento per il pastore e costumi tradizionali per le feste   
Il piano terra della struttura è dedicato all'organizzazione di mostre temporanee (allestite ogni uno o due mesi) con le quali si vogliono valorizzare le varietà e le preziosità della tradizione tessile, tramandata ancora di madre in figlia, e rimasta vitale a Samugheo ed  aggiungo io  a Luras  in Galura  .


InformazioniIndirizzo: via Bologna sn, 09086 Samugheo; telefono: 0783 631052 Ente titolare: Comune di Samugheo Gestione: Cooperativa “La Memoria Storica” di Sestu (CA) Orari: ora legale 10-13 e 17-20; ora solare 10-13 e 16-19, tutti i giorni tranne lunedì e martedì Biglietto: € 2,50 intero, € 1 ridotto (scolaresche e gruppi di almeno 20 persone) Esenzione biglietto: disabili Sito internet: http://murats.it/e-mail: museomurats@gmail.comfacebook: Murats Museo dell’Arte Tessile







Ora molti mi chiederanno Perché è importante visitarlo ? La rispota  del  portaler  sardegnacultura.it prima citato parla  da  sola  : <<  (...)  L'attività artigianale tradizionale, un tempo così viva in tutta la comunità sarda, ha subito nel tempo un forte regresso, ma è rimasta vitale a Samugheo. La visita guidata ha, perciò, lo scopo di recuperare e conservare la memoria storica della tradizione tessile di tutta la Sardegna. Tra i pezzi più importanti esposti nel museo troviamo cinque "tapinu ‘e mortu" del Settecento. Si tratta di manufatti tessili funebri piuttosto rari, se si pensa che in tutta l’isola se ne contano solo otto, compresi quelli del museo di Samugheo  >> .

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta
La  signora  Susanna per  gentile  concessione della figlia
 Isabella Frongia  ( https://www.facebook.com/isabella.frongia.57  )
Ma soprattutto per l'ottimo servizio di visita guidata è compreso nel prezzo del biglietto (   1€  basso per l'ottimo servizio  )  . È previsto un percorso didattico che consiste in una vera e propria prova di tessitura, con lo scopo di evidenziare il difficile lavoro che si cela dietro la creazione di un manufatto tessile: ad ogni partecipante viene fornito un piccolo telaio sul quale realizzare, con l’aiuto delle operatrici museali, un bracciale in lana da portare via con sé, insieme al diploma di piccolo tessitore.
Il Museo dell’Arte Tessile ospita stage e tirocini formativi. È prevista la partecipazione a borse e fiere turistiche nazionali e internazionali. Lo shop del Museo propone testi sull’arte della tessitura e sulla Sardegna in generale, oltre che piccoli manufatti di arte tessile.
Il Museo dispone di una sala convegni con 127 posti a sedere. Non esistono barriere architettoniche.

Ecco  un nostro  ( di mio padre   e  mio  )    fotografico   sulla  giornata  dj  domenica  scorsa    visita   sia  alla  50^ Mostra dell’Artigianato Sardo  e poi al museo  visitabile   fino  al 3 settembre


Per celebrare il prestigioso anniversario, il Comune di Samugheo e il MURATS (Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda), in collaborazione con la Pro-Loco di Samugheo, rinnovano il tradizionale appuntamento con Tessingiu, la rassegna dedicata alle eccellenze del panorama artigianale regionale. Inaugurazione sabato 15 Luglio alla presenza del Sindaco di Samugheo Antonello Demelas, del direttore del Museo MURATS Baingio Cuccu e dell’art-director della mostra, l’architetto Roberto Virdis.

La location scelta per ospitare i manufatti selezionati dall’architetto Virdis, realizzati da artigiani provenienti da tutta l’Isola, è un esempio di archeologia industriale, simbolo e testimone dell’operosità manuale locale: l’ex cantina sociale di Samugheo. Per l’occasione la storica struttura diventa un’inedita e contemporanea “wunderkammer”, una “camera delle meraviglie” in cui gli oggetti dell’artigianato tradizionale, artistico e di design della Sardegna, dialogano con il particolare contesto architettonico. Forma, materia e colore sono le chiavi di lettura dell’allestimento che pone in relazione il passato e il presente, l’antico e il moderno.

Il ricco ventaglio di eventi collaterali comprende convegni, manifestazioni enogastronomiche e laboratori artigianali-esperienziali dedicati a tutti coloro che vorranno cimentarsi nelle antiche e nuove arti manifatturiere, guidati con sapienza da maestri artigiani del settore.
Le sale del MURATS sono invece la scenografia di una esposizione/installazione, capace di coniugare armoniosamente tradizione, alta manifattura e tecnologia multimediale. In occasione della 50° edizione di Tessingiu, il Direttore del museo Baingio Cuccu, presenterà i progetti realizzati grazie alla donazione del principe Karim Aga Khan e a lui dedicati: la “Collezione del Principe”, il “Tappeto Corale” con il “Video d’Autore” e il “Catalogo del MURATS”.
La “Collezione del Principe” è la preziosa serie di manufatti tessili realizzati dagli artigiani di Samugheo, che riproducono fedelmente le principali iconografie della tradizione locale sviluppatasi dal 1960 ad oggi. Le sette coperte e i dieci tappeti firmati Karim Aga Khan andranno a completare la collezione del museo e compariranno nel Catalogo del MURATS.
Al “Tappeto Corale” spetta il compito di valorizzare l’alta manifattura tessile e di tramandare tradizione, competenze e conoscenze delle maestre artigiane di Samugheo attraverso video-racconti azionabili manualmente dal visitatore. Il tappeto è infatti dotato di un sensore multimediale touch che attiva automaticamente la proiezione. Infine, in occasione della 50° edizione di Tessingiu, verrà presentato al pubblico il “Video d’Autore” realizzato da Antonio Pecora, dedicato alla memoria storica e alle tradizioni di Samugheo.

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Adesso il  reportage  
inizio io  con foto fatte  sia  alla  mostra 


















 a museo



ecco invece  quelle   più  sintetico , dono che   a me  manca  👇👎😇😉😏😐😒 ,  di mio padre



emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...