[.... ]Autore controversoLa critica accademica è stata spesso severa sulla produzione letteraria di Baricco: Giulio Ferroni lo ha duramente stroncato in un pamphlet collettivo dal titolo: Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda (Donzelli, 2006). Entusiastico invece il parere espresso da Fernanda Pivano nella sua prefazione a Castelli di rabbia. Un'altra critica, molto personale, è venuta dal comico Daniele Luttazzi che, intervistato nel 2004 sulla rivista letteraria Orizzonti da Gianluca Mercadante, ha dichiarato: «Gli autori italiani che preferisco oltre a Gadda sono Manganelli, Buzzi, Arbasino e Flaiano. Non sopporto invece quelli che usano la pagina per mettere il proprio IO in mostra. Un IO in posa.» Scommetto che leggi tutti i romanzi di Baricco, allora! (gli chiede Mercadante). «Ecco bravo, Baricco non lo sopporto proprio! "Castelli di rabbia"! Già solo il titolo mi faceva accapponare la pelle. Apro il libro, leggo la prima frase e mi sono trattenuto dal lanciarlo solo perché ero in una libreria! Troppo lezioso. Troppo. Non a caso, la sua vera attività è fare corsi di scrittura creativa» .>> O copione << Altro dibattito che ha visto coinvolta la sua produzione saggistica è quello che riguarda l'accusa di appropriazione da parte di Baricco di alcune teorizzazioni filosofiche provenienti soprattutto da Walter Benjamin senza che lo scrittore ne mettesse in luce la provenienza, utilizzandole quindi come proprie elaborazioni.
Ma nel suo intervento tenuto a firenze il 6 giugno 2013 al festival la repubblica delle idee ( trovate il testo integrale con volume edito da repubblica da oggi in edicola ) in questi due video un sunto del discorso . Il primo in particolare il primo che può essere anticipatore
"Non si cambia il paese se non si cambia il
modo di usare le parole. Scuola, televisione e cultura sono i tre
sistemi con cui ci giochiamo il gesto dell'educazione, ma non sono
connessi tra loro". Così Alessandro Baricco in apertura dell'incontro
"Le parole esatte da cui ricominciare: educazione, cittadinanaza,
cattiveria, speranza" a La Repubblica delle Idee 2013
Nel passaggio dedicato alla parola
"cattiveria" nel corso dell'intervento dello scrittore a Repubblica
delle Idee 2013, il sindaco di Firenze appare particolarmente
interessato e impegnato a prendere appunti
di Marco Billeci
delle boiate dette d'Allevi in particolare quella del paragone alla .... Beethoven -Jovanotti perchè non si possono paragonare di musicisti di epoche e generi diversi
di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il quale ho lavorato, ho imparato il ritmo. Con lui ho capito cos’è il ritmo, elemento che manca nella tradizione classica”.Il pianista ha poi esternato la sua amarezza nel sapere che “persone autorevoli” lo considerano un“impostore”: “Non posso entrare in molti Conservatori italiani, mi dispiace ricevere a volte le contestazioni degli studenti che li frequentano, mi dispiace sapere che non potrò varcare le loro porte, ma so che la cosa importante è raggiungere il cuore della gente. La mia musica può entrare”.
e delle risposte in particolare quella Giuseppe Maiorca
da http://noigiovani.it/ ( per leggere l'articolo completo qui )
L’indignazione, dicevamo, è generale, ma l’ira dei musicisti classici che non hanno digerito una tale eresia è grande. Talmente, da risvegliare il lato “punk” di alcuni compositori che, nonostante i modi pacati ed eleganti che li caratterizzano, decidono di rispondere nell’immediato alla dichiarazione di Allevi, preferendo alle parole il “non ritmo” di Beethoven. È il caso del maestro Giuseppe Maiorca, compositore e musicista nato in Sicilia e vissuto in Calabria, che attraverso un ironico video
risponde al giovane pianista proponendo, dal luogo di villeggiatura in cui si trova, il quarto movimento della Sonata op. 31 n.3 di Beethoven con tanto di scuse per “la tenuta non proprio da cerimonia, e per qualche stecca…è il mio omaggio sentito al M°Giovanni Allevi”.
Allevi sarà anche bravo , infatti alcuni pezzi sono magistrali , ma parla sono al cuore . Ecco perché è effimero ed molto noioso dopo che lo hai ascoltato paio di volte . E poi le provocazioni e l'auto promozioni bisogna saperle fare << ci vuole un minimo di vocazione >> ( per parafrasare una famosa canzone di de Andrè ) . Infatti ha ragione il mio contatto di Facebook Daniele Tarlazzi
Secondo Giovanni Allevi, Beethoven non aveva senso del ritmo. Ora: capisco che in mezzo a quei capelli i pensieri siano pochi e confusi, ma questa cosa mi pare sia (scusate il francesismo fantozziano) una cagata pazzesca. Quasi come dire che Giotto non sapeva tenere un pennello in mano. Ma ammettiamo per un attimo che Beethoven possa (rabbrividisco al solo pensiero di dover scrivere una cosa del genere) non aver avuto il senso del ritmo, sono certo però che anche al maestro Allevi manchi qualcosa: l'orecchio. Ma poi: mi paragoni Beethoven a Jovanotti? Per carità il buon Lorenzo Cherubini mi è simpatico ed è una persona che stimo e apprezzo, ma non è senza dubbio paragonabile (non vogliatemene) al buon "Ludovico".Se oggi il termine di paragone è Jovanotti / Beethoven, la prossima sparata quale sarà? Che Mozart non aveva il senso della melodia mentre Fabri Fibra si?
ma ,poi sempre secondo Daniele Tarlazzi , non sempre provocare può essere produttivo... Anzi. Ma a dire quella frase, in realtà, cosa ci ha guadagnato? Io temo solo derisione.Mi fa meraviglia di come la casta culturale lo abbia promosso a Gotha dandogli la direzione del'orchestra sinfonica nazionale della Rai o facendolo suonare Nel 2008 al concerto di . Natale al Senato