
Caro Red seguo come te la cronaca nera e su fb ho visto lì una fotografia che ho trovato disgustosa. C’era l’avvocato Massimo Lovati, che difende Andrea Sempio, a sua volta difeso dalla famiglia Poggi, con un Fruttolo in mano. C’era scritto che
era il giorno del suo compleanno, quindi anche l’anniversario della morte di Chiara Poggi. Siccome vedo , e come avete scritto voi di compagnidistrada , la famiglia di Chiara sempre in prima linea per difendere l’onore di Chiara, giustamente, come mai stavolta non è intervenuta? Come mai nessuno si è sorpreso che unavvocato difensore di un indagato sbeffeggi la vittima?
Lettera firmata
Carissima ******
come avrai letto su Facebook questa foto ha turbato anche me. Sia per il giorno in cui è stata scattata, sia perché ridere sopra un Fruttolo mi pare un’evidente presa per i fondelli della Procura di Pavia, che tanto duramente sta lavorando in questi mesi. L’ironia e il sarcasmo ci
sempre. Ma qui siamo oltre. Come dici tu, questa immagine è stata scattata, o così c’era scritto, il giorno del compleanno dell’avvocato Lovati, il 13 agosto. Giorno anche del massacro di Chiara Poggi. Forse l’avvocato non ci ha pensato o forse vuole creare un diversivo visto che tra poco saranno , come si vocifera da più parti , le carte della procura . Ma ci pare strano, vista la sua grande esperienza, supportata se non altro dall’età. Gli sfottò sono veramente qualcosa che mai ( almeno per me e credo anhe per glialtri utenti e collaboratori diretti o indiretti del blog ) vorremmo vedere nella cronaca nera: soprattutto verso gli inquirenti e verso la vittima.
Un conto è scavare molto spesso esageratamete al limite quando va bene della morbosità e dello sciaccallaggio mediatico nelle vite dei protagonisti per cercare il bandolo della matassa, un conto è ridere di chi lo fa. Massimo Lovati può anche risultare simpatico, per un po’, con il suo
modo di fare che sembra sempre in bilico tra l’esserci e il farci. Ma non esageriamo: parla di sogni, di incubi, di sicari, di pedo!lia internazionale... Tranne che del suo cliente. Ora, se sa qualcosa di utile alle indagini sulla morte di Chiara Poggi lo dica. Alla Procura. Dica tutto. Il 13 agosto una ragazza è morta
con il cranio fracassato in casa sua, e noi vogliamo sapere chi l’ha uccisa. Vogliamo sapere se in carcere c’è un innocente, se c’è un assassino in libertà. Sono temi troppo seri per giocarci sopra, dopo 18 anni oltretutto. Come se nulla fosse. << Signori, è tempo di tornare adulti. Gli indovinelli e i giochini con i
Fruttoli hanno stancato >> come fa notare Albina Perri direttrice del settimanale Giallo
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editoriale unione sarda 21\8\2025
Tutti parlano di pace. Ognuno vuole la sua. Ma appena si intravede uno spiraglio, ancora prima di capire, tutti pronti a criticare, rimproverare, disapprovare, biasimare. Massimamente se gli attori non piacciono politicamente. Proposte di soluzione, nessuna. Tutti a dire: che la pace sia giusta. Quale sarebbe una pace giusta? E giusta per chi? Per Putin o per Zelensky? O per Trump, von der Leyen, Macron, Meloni? Papa Leone XIV indica come soluzione la via del dialogo e ammonisce: «Non serve il fuoco delle armi né quello delle parole che inceneriscono gli altri. I popoli amano la pace». È vero. Ma la amano più in astratto che nel concreto. Ce lo svela la storia dell’umanità. L’uomo, per sua predisposizione naturale ha sempre oscillato fra pace e guerra; non rinuncia alla prima ma non può fare a meno dell’altra: una spinta istintiva che sfugge alla ragione e che James Hillman, psicologo analista di scuola junghiana, definisce «una pulsione primaria e ambivalente della nostra specie». Dall’inconscio collettivo emerge un «Terribile amore per la guerra»: è questo il titolo di un suo saggio, esteso poi a libro, che vent’anni fa ottenne meditati consensi e disapprovazioni feroci. Hillman sostiene che dalla lettura della Storia emerge la «normalità della guerra», che nessun disarmato grido di pace è mai riuscito a contrastare. Tragica verità oggi sotto i nostri occhi.




