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8.10.15

le unioni civili ? un attentato alla famiglia , l'educazione sessuale in classe ? fa diventare gay i bambini , tutte l bufale della destra e non solo ultra cattolica che si oppone ma non propone altri metodi ai tentativi di superare sessismo e omofobia




colonna sonora
Stefano Guzzetti. The road to you

Dire ai piccoli che i cuori di maschi e femmine sono uguali diventa "insegnare a toccarsi" Un fenomeno carsico fino all'inizio del 2014\2015 e poi esploso con l'ultimo Family Day . Infatti  su  repubblica del 1\10\2015  

di maria novella de  luca

I LIBRI all'indice a Venezia e la campagna contro le unioni civili. Le "scuole di Dio" di Staggia Senese e i manifesti che minacciano la "compravendita dei bambini" nelle strade di Roma. La famiglia naturale contro "l'omosessualismo", i comuni della Lega che in Lombardia si proclamano de-genderizzati e gli appelli su WhatsApp delle mamme di Brindisi per difendersi dal "genter" pronunciato con la T al posto della D... Le delegazioni di genitori che chiedono ai dirigenti scolastici di proteggere i loro figli dalla "contaminazione" gay, i filmati dei gruppi pro-life che annunciano un'apocalisse dei costumi, l'assessore veneto alle Pari opportunità Elena Donazzan che si scaglia contro i libretti delle giustificazioni perché, ormai da anni, non c'è più la parola mamma o papà.
C'è un vento che soffia al contrario in Italia, in questo autunno, a poche settimane dall'approvazione, forse, del testo sulle unioni civili al Senato, mentre si fa sempre più urgente la legge contro l'omofobia, e nelle scuole, seppure timidamente, si inizia a parlare di parità tra i sessi e di "prevenzione della violenza di genere". Genere appunto, e non Gender, parola, anzi bandiera, dietro alla quale in una nuova crociata, sempre più capillare e pervasiva, si affratellano ogni giorno più forti i gruppi della destra cattolica e della destra estrema. Una vera e propria "fabbrica del pregiudizio". Nella quale si aggrega quella galassia rinvigorita dal successo del Family Day del giugno scorso, oggi decisa ad affossare ogni apertura verso le unioni omosessuali, ma anche verso quei nuovi linguaggi, suggeriti dall'Europa e dall'Oms, che dovrebbero insegnare ai bambini il rispetto tra maschi e femmine, radice della prevenzione di omofobia e femminicidi. «Ma le unioni civili andranno in aula il 15 ottobre - assicura la relatrice Monica Cirinnà - e approveremo il testo subito dopo la legge di Bilancio. La campagna anti-Gender non ci tocca ».
C'è forse una data di nascita della "fabbrica del pregiudizio", che si può far risalire all'inizio del 2014, quando lo sparuto ma agguerritissimo gruppo cattolico Giuristi per la vita, fondato dall'avvocato Gianfranco Amato, inizia una battente campagna di boiocottaggio degli opuscoli anti-omofobia commissionati dall'Ufficio antidiscriminazioni del ministero per le Pari opportunità, all'Istituto Beck di Roma. Libretti destinati agli insegnanti, in cui per la prima volta si parla di nuove famiglie, di differenza tra genere (nascere maschi o femmine) e identità di genere (sentirsi maschi o femmine al di là della propria anatomia).
In realtà si tratta di testi accurati e scientifici, privi di ogni propaganda, ma sulla Rete inizia un vero tam-tam dove per la prima volta appare la parola Gender, attorno alla quale si coalizzano le sigle ultrà. Il messaggio è: attenti, dietro questa parola si nasconde la spinta a far diventare i vostri figli gay, cadranno le differenze tra maschi e femmine, a scuola verrà insegnata la masturbazione ai bambini.
Evidente la mistificazione, eppure la campagna appoggiata anche dal cardinal Bagnasco convince il ministro Giannini (che offre spiegazioni confuse) a ritirare i libretti. Il termine Gender inizia a circolare nel ramificato mondo dei siti pro-life: dalla Croce di Adinolfi a Tempi, dal Sussidiario a La Nuova Bussola Quotidiana, Manif pour tous, Pro-Vita. Negli stessi mesi, molte associazioni e gruppi che nelle scuole portano avanti il progetto Educare alle differenze destinato a insegnati e presidi denunciano attacchi violenti e boicottaggi. A cominciare dall'associazione Scosse, fondata da Monica Pasquino, che par- la di una vera e propria campagna diffamatoria. Il movimento anti-gender in poche settimana raccoglie più di centomila firme, e le invia al Miur chiedendo di fermare "chi insegna la teoria Gender"… Ricorda Federica M, maestra di scuola primaria della capitale: «Per mesi avevamo avuto incontri tranquilli e proficui con insegnanti e genitori, poi un pomeriggio ci siamo trovati davanti alla scuola un gruppo di pazzi che ci gridavano: " Siete froci e abortisti, viva la famiglia naturale". Abbiamo concluso il corso, ma con paura e disagio ».
Gender: la parola diventa popolare. Un ombrello sotto il quale si sommano le più diverse parole d'ordine, dalle campagne anti-aborto all'esaltazione della eterosessualità. Ma è contro l'approvazione alla Camera del disegno di legge Scalfarotto sull'omofobia che la "fabbrica del pregiudizio" si riaggrega. Ammette con amarezza Giuseppina La Delfa, presidente delle Famiglie Arcobaleno che riunisce le famiglie omogenitoriali: «Per noi e per i nostri figli la vita è diventata difficile. Soprattutto nelle regioni del Nord. Questi gruppi fanno terrorismo psicologico, e ormai presidi e insegnanti hanno paura anche di raccontare una fiaba diversa... Il ministero dell'Istruzione deve reagire: non è giusto che i nostri bambini vengano discriminati ». Se il fenomeno all'inizio del 2015 è ancora carsico in tutta Italia, è nel marzo che la questione riesplode. Il caso arriva da Trieste, dove i gruppi di genitori, subito sostenuti dal "movimento" anti Gender, contestano l'arrivo nelle scuole d'infanzia di un programma sull'educazione di genere, dal titolo "Il gioco del rispetto". Un vero e proprio kit per i più piccoli messo a punto da un gruppo di psicologi, dove si sollecitano i bambini a fare i giochi che preferiscono, senza pensare se siano da maschi o da femmina. Il gioco prevede anche che alla fine di una corsa i bambini e le bambine mettano la mano uno sul cuoricino dell'altro e dell'altra, per sentire che nonostante si sia di sesso diverso, i cuori battono tutti allo stesso modo. L'accusa lanciata dai Pro-Life è pesantissima quanto mistificatoria: «Negli asili di Trieste si insegna ai bambini a toccarsi...».
Ma è il 20 giugno 2015 che la "fabbrica del pregiudizio" trova la sua apoteosi, con il Family Day, organizzato dal Comitato Difendiamo i nostri figli e da tutta l'ultradestra cattolica. Al grido "Il Gender sterco del demonio", tra gli applausi dei neocatecumenali, il fantasma del Gender diventa un nemico in carne e ossa da abbattere in ogni modo, per salvare l'innocenza delle nuove generazioni. Ormai è una valanga, spesso grottesca. A luglio l'incauto sindaco di Venezia decide di ritirare da tutte le biblioteche scolastiche i famosi libri gender, delicate storie che raccontano oltre l'omogenitorialità anche adozioni e disabilità, guadagnandosi l'ironia dei giornali di mezzo mondo.
Però non basta. Il 14 settembre a Staggia Senese e a Schio è suonata la campanella delle prime "scuole di Dio". Ossia classi parentali, create da gruppi di genitori, ospitate nei locali delle parrocchie, per fuggire da scuole contaminate dal Gender. Come Dio comanda. Il comitato del Family Day gira l'Italia con conferenze a tappeto per raccogliere firme contro la legge sulle unioni civili. L'epicentro è tra Lombardia e Nordest: a Milano la Regione ospiterà dibattiti sulla "famiglia naturale" e sull'esaltazione dell'eterosessualità.

ed  è  sempre  dallo stesso giornale  un altro articolo interessante  che 


mette in evidenza   la mia posizione critica   verso  i  neo tecon   . . Esso mi  è  utole  a  spiegare  il perchè  li combatto   ovviamente senza  scendere  al loro  livello   d'insulti  ,  di  chiusura mentale 

4.1.14

ma i nomadi non erano ( per i media ufficiali e per la gente ) tutti ladri e bugiardi ? Vicenza: giovane nomade salva una donna finita in un fiume







sarà una mosca  bianca  un caso su mille  ma  a  volte  succede e  i media  li metto in piccoli articoli   dando   grande spazio  alle cose  negative che  loro fanno o direttamente  o indirettamente perchè costretti sotto  torture  e  pestaggi   a  rubare  o  mendicare  .
Quando un extracomunitario sgarra tutti a dargli contro. E questo? Nessuno ha nulla da dire? Tutti spariti gli anti extracomunitari che  di solito si sfogano   con discorsi pancisti   da  caccia  all'uomo  e carichi d'odio    Brucia il culo se un nomade fa una bella cosa o decide  di non volere  andare  a rubare  vedere url  sopra  ? 

  Ma  ora basta   commentare   ,   e  veniamo alla vicenda 
  la  news  è un collage  degli articoli   (  foto comprese  )  sulla vicenda presi da  l'unionesarda e  da  http://www.blog-news.it  dei giorni scorsi 
Il fatto è avvenuto a Vicenza.

E' stata salvata dal pronto intervento di un giovane di 23 anni, Sedrik Dori, una donna italiana di 37 anni che alla guida di un fuoristrada era uscita di strada e, dopo aver sfondato la ringhiera metallica, era finita nel fiume Bacchiglione, a Vicenza. Il giovane, dal vicino campo nomadi, aveva assistito all'incidente e a nuoto ha soccorso la donna. I due sono stati raggiunti nel frattempo dai vigili del fuoco e poi trasportati in ambulanza all'ospedale per accertamenti.
il luogo dell'incidente  

Dori ha raccontato di aver visto un'auto in mezzo all'acqua quando è uscito dal campo nomade e di non averci pensato due volte. "Sono corso lungo l'argine - ha detto - e mi sono buttato nel fiume. Ho preso la ragazza e l'ho trascinata a riva. Ho avuto molta paura". A chi gli dice che probabilmente le ha salato la vita, risponde solo con un "grazie", come se avesse ricevuto un complimento. La donna è stata visitata in ambulanza dove le hanno diagnosticato un principio di ipotermia. Quindi è stata accompagna in ospedale. Per controlli è stato portato in ospedale anche il giovane soccorritore. L'auto, una jeep, è stata portata fuori dal fiume con una gru.
Sedrik Dori( a  sinistra  )  giovane rom di 23 anni, da ieri sera è un eroe, nonostante questo appellativo lo faccia sorridere. Di fatto il giovane è stato il protagonista di una vera e propria impresa.
Nella serata di ieri, infatti, una donna di 37 anni alla guida del suo fuoristrada ha perso il controllo della guida e, dopo aver sfondato il guard rail, è finita nel fiume Bacchiglione.
Sedrik, dal vicino campo nomadi, ha assistito alla scena e senza pensarci si è tuffato nel corso d’acqua per soccorrere la 37enne. I due sono stati poi raggiunti dai vigili del fuoco e dal 118 e trasportati all’ospedale per accertamenti.Ho visto l’automobile uscire di strada e finire in acqua – ha dichiarato il giovane nomade – e senza pensarci due volte sono corso lungo l’argine e mi sono tuffato nel fiume. Ho preso la ragazza e l’ho trascinata a riva. Ho avuto molta paura”.                                                                  La  cosa è  grave , ma  ormai succede   sempre  più spesso   nelle grandi città  puoi morire  stare male  in strada  o  crepare  e nessuno   s'interessa , ma   è resa  ancora  più cinica  per  il fatto che il soccorritore  fosse  un Rom  persone mal  viste  dagli italiani  , è che  , secondo blog-news.it  : << Delle persone di passaggio, nessuno ha avuto il coraggio di aiutare Sedrik”, denunciano la madre e la nonna del giovane ragazzo. “Tutti si sono limitati a guardare, se non era per lui la donna sarebbe annegata >>







18.6.13

Margherita Pinna: «Svelo l’anima araba della nostra isola»Ha analizzato l’influsso della civiltà islamica sulla Sardegna Nei suoi libri uno sguardo libero da ogni pregiudizio

leggendo sia il post della nostra  utente  Daniela   sia  quello  del  morto italiano nello schieramento  dei ribelli   nella guerra  civile  in siria    mi  sono ricordato  di questo asrticolo interessante  uscito  sulla   nuova sardegna del 17\6\2013

Ha analizzato l’influsso della civiltà islamica sulla Sardegna  Nei suoi libri uno sguardo libero da ogni pregiudizio Margherita Pinna  (  foto al centro  )  


:«Svelo l’anima araba della nostra isola»Figlia di Gonario Pinna, deputato e principe del foro di Nuoro, si laurea a Roma con Natalino Sapegno e con Ungaretti come controrelatore

Dice: "Ho capito che l'Europa non era il centro del mondo. Tantomeno lo erano Nuoro dov'ero nata né
Roma dove abitavo. Mi hanno rapito gli interessi per la grande cultura egiziana, le civiltà asiatiche, il panarabismo, il panafricanesimo, Leopold Senghor con l'altro vate della negritudine Aimé Césaire. E poi l'America latina, quella Cuba dove convenivano i geni di mezzo mondo attirati da Fidel Castro, da Gabriel Garcia Marquez, da miti di epopee lontane. Ma noi sempre e solo a parlare di Europa e impero romano. O della Barbagia indomita. C'erano altri mondi ricchi di fascino, da conoscere, da studiare". Parla così Margherita Pinna nella sua casa romana in mezzo al verde dei Colli Portuensi, "una casa - precisa subito - acquistata da mio padre quando faceva il parlamentare per il Psi. E tra queste mura continuo a vivere. Da sposata ho passato alcuni anni in Egitto, al Cairo. Un'esperienza che mi ha cambiato la testa, il modo di ragionare e di rapportarmi con le altre persone. Erano gli anni dominati dagli interessi militari e politici dei supercolossi Usa e Urss ma c'erano anche Pandit Nehru, Tito e Gamal 'Abd el-Nasser che volevano creare una Terza Via allo strapotere ideologico Capitalismo-Comunismo. Sono ripartita dal Cairo dopo la guerra del '67 con i miei due figli. Avevamo attraversato il Mediterraneo sulla nave Ausonia". Il padre era Gonario Pinna, penalista di primo livello, casa attaccata alla nuova chiesa delle Grazie. Una casa ricca di storia e di ricordi, anche tragici. Il padre di Gonario ucciso da un killer dopo un processo. La moglie, Gavinangela Serra, con la terza elementare era "la più moderna della famiglia, avevo una nonna davvero eccezionale, sapeva di Mao e di femminismo, diceva a mio padre che era antico perché geloso delle figlie femmine". La mamma di Margherita è Teresa Ruju sassarese, quattro figlie viventi. Lucia, poetessa, docente di Lettere al classico di Nuoro dove vive, Maria Teresa (abita a Nuoro, casa in piazza san Giovanni, docente di Lingue, scrittrice, autrice di libri sulla lingua sarda), Laura vive a Cagliari, impegnata in attività sociali. Penultima, Margherita. La romana. Sarda e cosmopolita. Dall'interesse di una "nugoresa"per tutte le culture del mondo, si capisce perché tutti la ricordino per una sua opera monumentale, pubblicata nel 1996 dall'Isre (Istituto superiore regionale etnografico) quando era presieduto dall'accademico dei Lincei Giovanni Lilliu. Anche per l'accuratezza della veste grafica, sembra di avere tra le mani una Bibbia. Originale per le ricerche. Stupefacente per la documentazione. Due volumi. Titolo: "Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana". Lilliu sottolinea che in quest'opera "si sposano rigore filologico, spirito di osservazione e anche gusto di bello scrivere". Auspica che "il mondo musulmano in Sardegna venga studiato senza spirito di parte con la consapevolezza del grande contributo che la civiltà islamica ha dato alla storia del Mediterraneo e alla nostra isola". Sono 485 pagine dove i comuni mortali imparano dalla prima all'ultima pagina. È proprio l'umiltà di un grande studioso come Lilliu a svelarci ("estraneo come sono alla materia cartografica") quelli che vengono definiti "i momenti di storia sarda che conobbero rapporti e contatti con gli Arabi, anche se non così frequenti, intensi, duraturi e significativi come quelli con altre regioni dell'Occidente Mediterraneo". Si viene a sapere ovviamente che "le relazioni furono, per lo più, tutt'altro che pacifiche: aggressioni musulmane all'isola, partivano dalla Tunisia e dalla Spagna e si risolvevano in saccheggi, bottino di preziosi e altri beni, cattura di sardi a partire dal 704 Dopo Cristo". Questo monumentale libro di Margherita Pinna documenta come nel 752 Abd ar-Rahman ibn Habib Ubaydah al Fihrì (Il Coreicista) menò grande strage di isolani. Ultimo atto di aggressione fu la temporanea conquista della Sardegna nel 1015-1016 con l'occupazione di molti centri costieri e di parte dell'interno". Nascono, soprattutto nel Cagliaritano, i villaggi di Nuscedda o Nuscella, Arbatàx, sono presenti steli funerarie cufiche ad Assemini e a Cagliari. Un marmo con iscrizioni arabe è ad Olbia, un disegno a carboncino a San Salvatore nel Sinis, altri reperti a Serramanna, Santa Maria Navarrese dove viene trovato "un reliquario d'argento niellato cavo e dorato internamente". Dopo Lilliu, parlano dei due volumi Francesco Gabrieli ("un'opera di seria indagine e straordinaria esperienza filologica") e Roberto Rubinacci, rettore dell'Orientale di Napoli. Rubinacci rimarca "la precisione, l'accurata informazione bibliografica e la lena instancabile della studiosa brillantemente distintasi nel campo della geografia araba con la tesi di laurea, nel 1983, alla scuola di Studi islamici intitolata: la Siria e le isole dl Mediterraneo orientale nel Kutab al-Masalik wa' l-mamalik di Abu Ubayd al Bakri". Internazionale ma nuorese. E in nuorese parla. "Ma parlo correttamente logudorese e gallurese". Di Sardegna parlano le pareti della casa. Nel salone la foto del padre col classico cappello a falde larghe. Quadri di Maria Lai, Biasi e Ballero. E poi il ricordo di una vita che sboccia il 17 settembre del 1935. Le elementari al Podda "chin sa mastra Gaias" della quale dice: "Se non avessi avuto lei non avrei scritto, è stata lei a farmi interessare alla lettura e alla scrittura". All'esame di ammissione alle medie le dànno il tema: "Nuoro di notte". Ricorda: "Michele Columbu me lo ripeteva perché lo conosceva a memoria". Alle scuole medie ha come presidi Columbu e poi Elena Melis. Liceo al "Giorgio Asproni". E l'università? "Non mi interessavano né Cagliari né Sassari, sarebbero state due città-prigione come lo era Nuoro. Opto per Roma e - io che non andavo in chiesa - finisco dalle suore. Mi iscrivo in Lettere con indirizzo artistico. La laurea con Natalino Sapegno con tesi sugli influssi di Luigi Pirandello su Eduardo De Filippo. Sapegno sosteneva che Eduardo era uno scimmiottatore del commediografo siciliano. Non era d'accordo il contro-relatore, Giuseppe Ungaretti. Il voto di laurea fu 105. Ungaretti era per il 110 e lode. Quei cinque punti in meno hanno marcato tutta la vita. Volevo laurearmi magna cum laude". Vita che cambia ancora. Il matrimonio e destinazione Il Cairo, la città del marito ("un matrimonio che mio padre aveva dovuto accettare ma non aveva approvato"). Il marito era un regista teatrale, aveva lavorato con Bertold Brecht e Madaleine Renaud, un'esperienza importante ("mi ha segnato in modo definitivo"). Va a Parigi. "Seguivo le prove dietro le quinte. Mi succede lo stesso a Milano con Giorgio Strehlher. E poi l'Egitto. La guerra. Gli hangar dell'aviazione israeliana erano tutt'attorno al Cairo, i bombardamenti incessanti. Mi prendono per eroina perché parto con i figli proprio sotto i bombardamenti". Nel 1967 l'approdo è Nuoro. "Riabbraccio mio padre. Si rende conto che Nuoro mi stava davvero stretta. La destinazione è di nuovo Roma dove insegno italiano, latino e storia alle medie. Poi scelgo gli istituti tecnici, mi interessava fare sperimentazione con i ragazzi. Ma resto delusa. Mi ritrovo senza cattedra. Insegno a Rebibbia. In carcere si impara a conoscere la profondità dell'animo umano come non ti dà alcun'altra esperienza. A questo punto nuova svolta. Conosco l'arabo. Perché non usarlo? Mi iscrivo ai corsi estivi di Tunisi, Ecole Bourghiba, stringo molte amicizie con norvegesi, asiatici, africani, dormo in camera con due coreane. Mi iscrivo alla Scuola di specializzazione in studi islamici, corso triennale all'Orientale di Napoli. Tanta onestà attorno, dirittura morale. La mia tesi è su un geografo arabo andaluso, 110 e lode finalmente. E pubblicazione". Altre esperienze, non solo letterarie. Scrive per il cinema, segnalazione al Premio Solinas nel 1994. Pubblica su Ibiscos "Canzoni di terra e di mare" e "Ballate". Nel 2009 vince il primo premio al concorso letterario Antonio Gramsci per "Passi nel tempo, Una vita controcorrente". Qui "alcuni racconti narrano episodi dell'esperienza di insegnamento in scuole di borgata e nelle carceri, altri dei lunghi viaggi nell'Africa Nera e nell'America del Nord e del Sud". Nel risvolto di copertina si legge: "Si tratta di tutta una esistenza in gocce essenziali cadenzata dai passi sulla terra, dal calore degli incontri, dalla voce grave e segreta dei colloqui, dal silenzio dell'anima in recezione e riflessione". Nel libro di poesie "Ballate" si legge ancora di Margherita Pinna: "In ogni tempo si è interessata a ritrarre l'universo femminile nella storia, dapprima con il romanzo, ancora inedito, O Palestina, quindi con le ballate Storie di donne di storia e infine con gli atti unici Donne d'esilio". Nel 2011 esce il romanzo "Dimore perdute". Racconta ancora la questione palestinese "che gronda sempre sangue, non trova soluzione". Può bastare l'avvio del libro per capire qual è lo spessore di questa nuorese errante che vive a Roma e ama il mondo, soprattutto quello arabo: "Don Milani morì, lui figlio di un'ebrea, sussurrando ai suoi ragazzi, durante la Guerra dei Sei giorni: - Badate che i poveri da difendere sono gli altri, i Palestinesi". 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...