leggendo sia il post della nostra utente Daniela sia quello del morto italiano nello schieramento dei ribelli nella guerra civile in siria mi sono ricordato di questo asrticolo interessante uscito sulla nuova sardegna del 17\6\2013
Ha analizzato l’influsso della civiltà islamica sulla Sardegna Nei suoi libri uno sguardo libero da ogni pregiudizio Margherita Pinna ( foto al centro )
:«Svelo l’anima araba della nostra isola»Figlia di Gonario Pinna, deputato e principe del foro di Nuoro, si laurea a Roma con Natalino Sapegno e con Ungaretti come controrelatore
Dice: "Ho capito che l'Europa non era il centro del mondo. Tantomeno lo erano Nuoro dov'ero nata né
Roma dove abitavo. Mi hanno rapito gli interessi per la grande cultura egiziana, le civiltà asiatiche, il panarabismo, il panafricanesimo, Leopold Senghor con l'altro vate della negritudine Aimé Césaire. E poi l'America latina, quella Cuba dove convenivano i geni di mezzo mondo attirati da Fidel Castro, da Gabriel Garcia Marquez, da miti di epopee lontane. Ma noi sempre e solo a parlare di Europa e impero romano. O della Barbagia indomita. C'erano altri mondi ricchi di fascino, da conoscere, da studiare". Parla così Margherita Pinna nella sua casa romana in mezzo al verde dei Colli Portuensi, "una casa - precisa subito - acquistata da mio padre quando faceva il parlamentare per il Psi. E tra queste mura continuo a vivere. Da sposata ho passato alcuni anni in Egitto, al Cairo. Un'esperienza che mi ha cambiato la testa, il modo di ragionare e di rapportarmi con le altre persone. Erano gli anni dominati dagli interessi militari e politici dei supercolossi Usa e Urss ma c'erano anche Pandit Nehru, Tito e Gamal 'Abd el-Nasser che volevano creare una Terza Via allo strapotere ideologico Capitalismo-Comunismo. Sono ripartita dal Cairo dopo la guerra del '67 con i miei due figli. Avevamo attraversato il Mediterraneo sulla nave Ausonia". Il padre era Gonario Pinna, penalista di primo livello, casa attaccata alla nuova chiesa delle Grazie. Una casa ricca di storia e di ricordi, anche tragici. Il padre di Gonario ucciso da un killer dopo un processo. La moglie, Gavinangela Serra, con la terza elementare era "la più moderna della famiglia, avevo una nonna davvero eccezionale, sapeva di Mao e di femminismo, diceva a mio padre che era antico perché geloso delle figlie femmine". La mamma di Margherita è Teresa Ruju sassarese, quattro figlie viventi. Lucia, poetessa, docente di Lettere al classico di Nuoro dove vive, Maria Teresa (abita a Nuoro, casa in piazza san Giovanni, docente di Lingue, scrittrice, autrice di libri sulla lingua sarda), Laura vive a Cagliari, impegnata in attività sociali. Penultima, Margherita. La romana. Sarda e cosmopolita. Dall'interesse di una "nugoresa"per tutte le culture del mondo, si capisce perché tutti la ricordino per una sua opera monumentale, pubblicata nel 1996 dall'Isre (Istituto superiore regionale etnografico) quando era presieduto dall'accademico dei Lincei Giovanni Lilliu. Anche per l'accuratezza della veste grafica, sembra di avere tra le mani una Bibbia. Originale per le ricerche. Stupefacente per la documentazione. Due volumi. Titolo: "Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana". Lilliu sottolinea che in quest'opera "si sposano rigore filologico, spirito di osservazione e anche gusto di bello scrivere". Auspica che "il mondo musulmano in Sardegna venga studiato senza spirito di parte con la consapevolezza del grande contributo che la civiltà islamica ha dato alla storia del Mediterraneo e alla nostra isola". Sono 485 pagine dove i comuni mortali imparano dalla prima all'ultima pagina. È proprio l'umiltà di un grande studioso come Lilliu a svelarci ("estraneo come sono alla materia cartografica") quelli che vengono definiti "i momenti di storia sarda che conobbero rapporti e contatti con gli Arabi, anche se non così frequenti, intensi, duraturi e significativi come quelli con altre regioni dell'Occidente Mediterraneo". Si viene a sapere ovviamente che "le relazioni furono, per lo più, tutt'altro che pacifiche: aggressioni musulmane all'isola, partivano dalla Tunisia e dalla Spagna e si risolvevano in saccheggi, bottino di preziosi e altri beni, cattura di sardi a partire dal 704 Dopo Cristo". Questo monumentale libro di Margherita Pinna documenta come nel 752 Abd ar-Rahman ibn Habib Ubaydah al Fihrì (Il Coreicista) menò grande strage di isolani. Ultimo atto di aggressione fu la temporanea conquista della Sardegna nel 1015-1016 con l'occupazione di molti centri costieri e di parte dell'interno". Nascono, soprattutto nel Cagliaritano, i villaggi di Nuscedda o Nuscella, Arbatàx, sono presenti steli funerarie cufiche ad Assemini e a Cagliari. Un marmo con iscrizioni arabe è ad Olbia, un disegno a carboncino a San Salvatore nel Sinis, altri reperti a Serramanna, Santa Maria Navarrese dove viene trovato "un reliquario d'argento niellato cavo e dorato internamente". Dopo Lilliu, parlano dei due volumi Francesco Gabrieli ("un'opera di seria indagine e straordinaria esperienza filologica") e Roberto Rubinacci, rettore dell'Orientale di Napoli. Rubinacci rimarca "la precisione, l'accurata informazione bibliografica e la lena instancabile della studiosa brillantemente distintasi nel campo della geografia araba con la tesi di laurea, nel 1983, alla scuola di Studi islamici intitolata: la Siria e le isole dl Mediterraneo orientale nel Kutab al-Masalik wa' l-mamalik di Abu Ubayd al Bakri". Internazionale ma nuorese. E in nuorese parla. "Ma parlo correttamente logudorese e gallurese". Di Sardegna parlano le pareti della casa. Nel salone la foto del padre col classico cappello a falde larghe. Quadri di Maria Lai, Biasi e Ballero. E poi il ricordo di una vita che sboccia il 17 settembre del 1935. Le elementari al Podda "chin sa mastra Gaias" della quale dice: "Se non avessi avuto lei non avrei scritto, è stata lei a farmi interessare alla lettura e alla scrittura". All'esame di ammissione alle medie le dànno il tema: "Nuoro di notte". Ricorda: "Michele Columbu me lo ripeteva perché lo conosceva a memoria". Alle scuole medie ha come presidi Columbu e poi Elena Melis. Liceo al "Giorgio Asproni". E l'università? "Non mi interessavano né Cagliari né Sassari, sarebbero state due città-prigione come lo era Nuoro. Opto per Roma e - io che non andavo in chiesa - finisco dalle suore. Mi iscrivo in Lettere con indirizzo artistico. La laurea con Natalino Sapegno con tesi sugli influssi di Luigi Pirandello su Eduardo De Filippo. Sapegno sosteneva che Eduardo era uno scimmiottatore del commediografo siciliano. Non era d'accordo il contro-relatore, Giuseppe Ungaretti. Il voto di laurea fu 105. Ungaretti era per il 110 e lode. Quei cinque punti in meno hanno marcato tutta la vita. Volevo laurearmi magna cum laude". Vita che cambia ancora. Il matrimonio e destinazione Il Cairo, la città del marito ("un matrimonio che mio padre aveva dovuto accettare ma non aveva approvato"). Il marito era un regista teatrale, aveva lavorato con Bertold Brecht e Madaleine Renaud, un'esperienza importante ("mi ha segnato in modo definitivo"). Va a Parigi. "Seguivo le prove dietro le quinte. Mi succede lo stesso a Milano con Giorgio Strehlher. E poi l'Egitto. La guerra. Gli hangar dell'aviazione israeliana erano tutt'attorno al Cairo, i bombardamenti incessanti. Mi prendono per eroina perché parto con i figli proprio sotto i bombardamenti". Nel 1967 l'approdo è Nuoro. "Riabbraccio mio padre. Si rende conto che Nuoro mi stava davvero stretta. La destinazione è di nuovo Roma dove insegno italiano, latino e storia alle medie. Poi scelgo gli istituti tecnici, mi interessava fare sperimentazione con i ragazzi. Ma resto delusa. Mi ritrovo senza cattedra. Insegno a Rebibbia. In carcere si impara a conoscere la profondità dell'animo umano come non ti dà alcun'altra esperienza. A questo punto nuova svolta. Conosco l'arabo. Perché non usarlo? Mi iscrivo ai corsi estivi di Tunisi, Ecole Bourghiba, stringo molte amicizie con norvegesi, asiatici, africani, dormo in camera con due coreane. Mi iscrivo alla Scuola di specializzazione in studi islamici, corso triennale all'Orientale di Napoli. Tanta onestà attorno, dirittura morale. La mia tesi è su un geografo arabo andaluso, 110 e lode finalmente. E pubblicazione". Altre esperienze, non solo letterarie. Scrive per il cinema, segnalazione al Premio Solinas nel 1994. Pubblica su Ibiscos "Canzoni di terra e di mare" e "Ballate". Nel 2009 vince il primo premio al concorso letterario Antonio Gramsci per "Passi nel tempo, Una vita controcorrente". Qui "alcuni racconti narrano episodi dell'esperienza di insegnamento in scuole di borgata e nelle carceri, altri dei lunghi viaggi nell'Africa Nera e nell'America del Nord e del Sud". Nel risvolto di copertina si legge: "Si tratta di tutta una esistenza in gocce essenziali cadenzata dai passi sulla terra, dal calore degli incontri, dalla voce grave e segreta dei colloqui, dal silenzio dell'anima in recezione e riflessione". Nel libro di poesie "Ballate" si legge ancora di Margherita Pinna: "In ogni tempo si è interessata a ritrarre l'universo femminile nella storia, dapprima con il romanzo, ancora inedito, O Palestina, quindi con le ballate Storie di donne di storia e infine con gli atti unici Donne d'esilio". Nel 2011 esce il romanzo "Dimore perdute". Racconta ancora la questione palestinese "che gronda sempre sangue, non trova soluzione". Può bastare l'avvio del libro per capire qual è lo spessore di questa nuorese errante che vive a Roma e ama il mondo, soprattutto quello arabo: "Don Milani morì, lui figlio di un'ebrea, sussurrando ai suoi ragazzi, durante la Guerra dei Sei giorni: - Badate che i poveri da difendere sono gli altri, i Palestinesi".
Roma dove abitavo. Mi hanno rapito gli interessi per la grande cultura egiziana, le civiltà asiatiche, il panarabismo, il panafricanesimo, Leopold Senghor con l'altro vate della negritudine Aimé Césaire. E poi l'America latina, quella Cuba dove convenivano i geni di mezzo mondo attirati da Fidel Castro, da Gabriel Garcia Marquez, da miti di epopee lontane. Ma noi sempre e solo a parlare di Europa e impero romano. O della Barbagia indomita. C'erano altri mondi ricchi di fascino, da conoscere, da studiare". Parla così Margherita Pinna nella sua casa romana in mezzo al verde dei Colli Portuensi, "una casa - precisa subito - acquistata da mio padre quando faceva il parlamentare per il Psi. E tra queste mura continuo a vivere. Da sposata ho passato alcuni anni in Egitto, al Cairo. Un'esperienza che mi ha cambiato la testa, il modo di ragionare e di rapportarmi con le altre persone. Erano gli anni dominati dagli interessi militari e politici dei supercolossi Usa e Urss ma c'erano anche Pandit Nehru, Tito e Gamal 'Abd el-Nasser che volevano creare una Terza Via allo strapotere ideologico Capitalismo-Comunismo. Sono ripartita dal Cairo dopo la guerra del '67 con i miei due figli. Avevamo attraversato il Mediterraneo sulla nave Ausonia". Il padre era Gonario Pinna, penalista di primo livello, casa attaccata alla nuova chiesa delle Grazie. Una casa ricca di storia e di ricordi, anche tragici. Il padre di Gonario ucciso da un killer dopo un processo. La moglie, Gavinangela Serra, con la terza elementare era "la più moderna della famiglia, avevo una nonna davvero eccezionale, sapeva di Mao e di femminismo, diceva a mio padre che era antico perché geloso delle figlie femmine". La mamma di Margherita è Teresa Ruju sassarese, quattro figlie viventi. Lucia, poetessa, docente di Lettere al classico di Nuoro dove vive, Maria Teresa (abita a Nuoro, casa in piazza san Giovanni, docente di Lingue, scrittrice, autrice di libri sulla lingua sarda), Laura vive a Cagliari, impegnata in attività sociali. Penultima, Margherita. La romana. Sarda e cosmopolita. Dall'interesse di una "nugoresa"per tutte le culture del mondo, si capisce perché tutti la ricordino per una sua opera monumentale, pubblicata nel 1996 dall'Isre (Istituto superiore regionale etnografico) quando era presieduto dall'accademico dei Lincei Giovanni Lilliu. Anche per l'accuratezza della veste grafica, sembra di avere tra le mani una Bibbia. Originale per le ricerche. Stupefacente per la documentazione. Due volumi. Titolo: "Il Mediterraneo e la Sardegna nella cartografia musulmana". Lilliu sottolinea che in quest'opera "si sposano rigore filologico, spirito di osservazione e anche gusto di bello scrivere". Auspica che "il mondo musulmano in Sardegna venga studiato senza spirito di parte con la consapevolezza del grande contributo che la civiltà islamica ha dato alla storia del Mediterraneo e alla nostra isola". Sono 485 pagine dove i comuni mortali imparano dalla prima all'ultima pagina. È proprio l'umiltà di un grande studioso come Lilliu a svelarci ("estraneo come sono alla materia cartografica") quelli che vengono definiti "i momenti di storia sarda che conobbero rapporti e contatti con gli Arabi, anche se non così frequenti, intensi, duraturi e significativi come quelli con altre regioni dell'Occidente Mediterraneo". Si viene a sapere ovviamente che "le relazioni furono, per lo più, tutt'altro che pacifiche: aggressioni musulmane all'isola, partivano dalla Tunisia e dalla Spagna e si risolvevano in saccheggi, bottino di preziosi e altri beni, cattura di sardi a partire dal 704 Dopo Cristo". Questo monumentale libro di Margherita Pinna documenta come nel 752 Abd ar-Rahman ibn Habib Ubaydah al Fihrì (Il Coreicista) menò grande strage di isolani. Ultimo atto di aggressione fu la temporanea conquista della Sardegna nel 1015-1016 con l'occupazione di molti centri costieri e di parte dell'interno". Nascono, soprattutto nel Cagliaritano, i villaggi di Nuscedda o Nuscella, Arbatàx, sono presenti steli funerarie cufiche ad Assemini e a Cagliari. Un marmo con iscrizioni arabe è ad Olbia, un disegno a carboncino a San Salvatore nel Sinis, altri reperti a Serramanna, Santa Maria Navarrese dove viene trovato "un reliquario d'argento niellato cavo e dorato internamente". Dopo Lilliu, parlano dei due volumi Francesco Gabrieli ("un'opera di seria indagine e straordinaria esperienza filologica") e Roberto Rubinacci, rettore dell'Orientale di Napoli. Rubinacci rimarca "la precisione, l'accurata informazione bibliografica e la lena instancabile della studiosa brillantemente distintasi nel campo della geografia araba con la tesi di laurea, nel 1983, alla scuola di Studi islamici intitolata: la Siria e le isole dl Mediterraneo orientale nel Kutab al-Masalik wa' l-mamalik di Abu Ubayd al Bakri". Internazionale ma nuorese. E in nuorese parla. "Ma parlo correttamente logudorese e gallurese". Di Sardegna parlano le pareti della casa. Nel salone la foto del padre col classico cappello a falde larghe. Quadri di Maria Lai, Biasi e Ballero. E poi il ricordo di una vita che sboccia il 17 settembre del 1935. Le elementari al Podda "chin sa mastra Gaias" della quale dice: "Se non avessi avuto lei non avrei scritto, è stata lei a farmi interessare alla lettura e alla scrittura". All'esame di ammissione alle medie le dànno il tema: "Nuoro di notte". Ricorda: "Michele Columbu me lo ripeteva perché lo conosceva a memoria". Alle scuole medie ha come presidi Columbu e poi Elena Melis. Liceo al "Giorgio Asproni". E l'università? "Non mi interessavano né Cagliari né Sassari, sarebbero state due città-prigione come lo era Nuoro. Opto per Roma e - io che non andavo in chiesa - finisco dalle suore. Mi iscrivo in Lettere con indirizzo artistico. La laurea con Natalino Sapegno con tesi sugli influssi di Luigi Pirandello su Eduardo De Filippo. Sapegno sosteneva che Eduardo era uno scimmiottatore del commediografo siciliano. Non era d'accordo il contro-relatore, Giuseppe Ungaretti. Il voto di laurea fu 105. Ungaretti era per il 110 e lode. Quei cinque punti in meno hanno marcato tutta la vita. Volevo laurearmi magna cum laude". Vita che cambia ancora. Il matrimonio e destinazione Il Cairo, la città del marito ("un matrimonio che mio padre aveva dovuto accettare ma non aveva approvato"). Il marito era un regista teatrale, aveva lavorato con Bertold Brecht e Madaleine Renaud, un'esperienza importante ("mi ha segnato in modo definitivo"). Va a Parigi. "Seguivo le prove dietro le quinte. Mi succede lo stesso a Milano con Giorgio Strehlher. E poi l'Egitto. La guerra. Gli hangar dell'aviazione israeliana erano tutt'attorno al Cairo, i bombardamenti incessanti. Mi prendono per eroina perché parto con i figli proprio sotto i bombardamenti". Nel 1967 l'approdo è Nuoro. "Riabbraccio mio padre. Si rende conto che Nuoro mi stava davvero stretta. La destinazione è di nuovo Roma dove insegno italiano, latino e storia alle medie. Poi scelgo gli istituti tecnici, mi interessava fare sperimentazione con i ragazzi. Ma resto delusa. Mi ritrovo senza cattedra. Insegno a Rebibbia. In carcere si impara a conoscere la profondità dell'animo umano come non ti dà alcun'altra esperienza. A questo punto nuova svolta. Conosco l'arabo. Perché non usarlo? Mi iscrivo ai corsi estivi di Tunisi, Ecole Bourghiba, stringo molte amicizie con norvegesi, asiatici, africani, dormo in camera con due coreane. Mi iscrivo alla Scuola di specializzazione in studi islamici, corso triennale all'Orientale di Napoli. Tanta onestà attorno, dirittura morale. La mia tesi è su un geografo arabo andaluso, 110 e lode finalmente. E pubblicazione". Altre esperienze, non solo letterarie. Scrive per il cinema, segnalazione al Premio Solinas nel 1994. Pubblica su Ibiscos "Canzoni di terra e di mare" e "Ballate". Nel 2009 vince il primo premio al concorso letterario Antonio Gramsci per "Passi nel tempo, Una vita controcorrente". Qui "alcuni racconti narrano episodi dell'esperienza di insegnamento in scuole di borgata e nelle carceri, altri dei lunghi viaggi nell'Africa Nera e nell'America del Nord e del Sud". Nel risvolto di copertina si legge: "Si tratta di tutta una esistenza in gocce essenziali cadenzata dai passi sulla terra, dal calore degli incontri, dalla voce grave e segreta dei colloqui, dal silenzio dell'anima in recezione e riflessione". Nel libro di poesie "Ballate" si legge ancora di Margherita Pinna: "In ogni tempo si è interessata a ritrarre l'universo femminile nella storia, dapprima con il romanzo, ancora inedito, O Palestina, quindi con le ballate Storie di donne di storia e infine con gli atti unici Donne d'esilio". Nel 2011 esce il romanzo "Dimore perdute". Racconta ancora la questione palestinese "che gronda sempre sangue, non trova soluzione". Può bastare l'avvio del libro per capire qual è lo spessore di questa nuorese errante che vive a Roma e ama il mondo, soprattutto quello arabo: "Don Milani morì, lui figlio di un'ebrea, sussurrando ai suoi ragazzi, durante la Guerra dei Sei giorni: - Badate che i poveri da difendere sono gli altri, i Palestinesi".
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