da lanuovasardegna online del 3\6\2013 di Giovanni Bua
Il trenino verde e il sogno arrugginito
Sembra figlio di nessuno il trenino verde.
Come sottolineato in un’inchiesta delle scorse settimane del nostro giornale, firmata da Sandro Macciotta: «L’Arst lo gestisce tra enormi difficoltà ma non lo promuove. L’assessorato al Turismo, che di questo “attrattore” di viaggiatori e curiosi dovrebbe essere il massimo valorizzatore, si piega invece alle resistenze di un sistema Regione a compartimenti con scarsa capacità di interagire tra assessorati, enti e comunità locali. E così il Trenino verde langue. Mancano vagoni, locomotive e automotrici. E anche le linee hanno bisogno di controlli e urgenti lavori». Un dato su tutti: l’anno scorso sulla Mandas-Arbatax ci sono stati tre deragliamenti senza conseguenze per le persone, ma il problema sicurezza inizia a essere una priorità. E così il parco storico di locomotive a vapore e carrozze Bauchiero (tutte legni e ottone) dei primi del Novecento arrugginisce fermo in gran parte nei depositi, insieme al gran sogno che questo trenino sembrava rappresentare. Non sono passati nemmeno 20 anni infatti da quella domenica di aprile del 1994, quando la vecchia Reggiana 400 aveva ripreso, dopo 100 anni, a sbuffare nelle salite tra il Sarcidano e la Barbagia. Nella “strana ferrovia” che D.H Lawrence aveva descritto nel suo Mare e Sardegna: «Si sfreccia con noncuranza – scrisse l’autore dell’amante di lady Chatterly – su per colline e giù per valli attorno a curve improvvise». La stessa che “la tigre d’Ogliastra” Samuele Stocchino assalì con la sua banda, in perfetto stile indiani e cow boy, almeno tre volte nel 1917, con il nostrano Jasse James che attendeva nei pressi di Arbatax l’arrivo dello scalcinato convoglio, ampiamente annunciato da alti e nerissimi sbuffi.
Un percorso tutto cuore e memoria, fuliggine e speranza. In cui l’Esit, guidato allora da un giovane e rampante Luigi Crisponi, attuale assessore regionale al Turismo, investì tantissimo, per dare nuova vita al turismo delle fiere e superbe bellezze del nostro interno. Un grande progetto, che oggi arrugginisce, insieme a Elsa e Wally, alla Goito (locomotore del 1893) e ai vagoni Breda e Bauchiero. Vittime di un sistema che non riesce a valorizzare quello che già c’è. E men che mai a sognare.
Infatti ciò viene confermnato dalla toccante testimonianza \ commento Gianni Dessì rilasciata 20 maggio 2013 alle 18:18