Un cromosoma in più, neppure una chance in meno. Non una scuola tanto per tenere impegnato il tempo, non uno sport fatto per finta, non una notte in discoteca negata. Sandra Varrucciu, mamma di tre figli, ha dettato la linea da subito, da quando il suo primogenito - nato con una sindrome di down - aveva pochi mesi. E ieri Edoardo Capuano, 19 anni, ha raggiunto un traguardo raro per quelli come lui: ha sostenuto l'esame orale della maturità scientifica al liceo Mossa di Olbia. Una maturità e un programma speciale per un ragazzo con esigenze speciali: Edoardo, in base ai crediti e agli scritti è già promosso e ci sono le basi perché il suo sia uno dei voti più brillanti di quest'anno.
LA STORIA Dietro questa storia c'è una famiglia speciale. Sandra, suo marito Clemente Capuano, Edoardo, l'inseparabile fratello Riccardo, un anno più piccolo, giovane promessa dell'Olbia calcio e Simone, il piccolo di casa. Tutti al liceo, ieri mattina, a sostenere Edo . «Non ho mai avuto problemi con il bambino, - racconta la mamma - solo con le strutture, con la gente. Con quelli che pensano che sei esagerata ad avere certi obiettivi. Io non ho mai visto Edoardo come un diversamente abile, non l'ho mai trattato come tale. Ho preteso che fin dalla scuola materna facesse le stesse cose degli altri. Certo, con i suoi tempi. Non ci si può alzare? Anche lui deve stare seduto, senza trattamenti privilegiati. C'è un lavoretto di manualità e si devono usare le forbici? Anche lui deve farlo. Arriva un po' più tardi degli altri, ma arriva. Una volta, erano alle elementari, hanno chiesto a Riccardo ma tuo fratello è malato? e lui no, non ha la febbre . Per noi è malato chi ha la febbre».
L'ESAME Edoardo era il primo della sua classe, la V C, ieri mattina, ad affrontare la commissione. È arrivato presto, prima delle otto, per stare con i suoi compagni. Poi è entrato, accompagnato dall'insegnante di sostegno Alessandra Bonelli, e dall'incoraggiamento di un'intera scuola. Sullo schermo scorrono le immagini del cortometraggio sui 150 anni dell'Unità, un progetto che ha visto Edoardo tra i protagonisti. È il lancio per parlare di Garibaldi e del Risorgimento. Per la fisica, il tema è l'elettricità, si usa un gioco didattico. «Edoardo ha un piano personalizzato, ciò significa che ha i suoi obiettivi», spiega Alessandra Bonelli: «Ha frequentato la scuola regolarmente, tutti i giorni, dalla prima all'ultima ora, ha studiato gli stessi argomenti dei suoi compagni, ma con un linguaggio semplificato».
VITA QUOTIDIANA «Non ho mai detto ad Edoardo, no, questo tu non lo puoi fare . - racconta Sandra Varrucciu - Ho sempre detto, in tutte le cose, proviamo perchè ce la possiamo fare . Ad iniziare dalla scuola. Lui, fin da bambino aveva scelto il liceo scientifico ed eccoci qua, malgrado le tante perplessità della gente che magari pensa che quelli come lui a scuola debbano stare parcheggiati». Edoardo sa cos'è la sindrome di down. «Il professor Albertini, che lo segue a Roma, raccomanda sempre di spiegare ai bambini questa loro caratteristica perché prima o poi lo leggono negli occhi della gente e subentrano i problemi. Edo è molto agevolato dall'avere un fratello quasi coetaneo, nella stessa scuola. Esce, va in pizzeria, in discoteca, vanno dappertutto insieme. Ora vorrebbe fare l'Università ma non ce la sentiamo di mandarlo da solo in un'altra città. I ragazzi come lui sono troppo fiduciosi e possono correre qualche rischio. Quindi si prenderà un anno sabbatico, continuerà a fare teatro e poi vedrà se iscriversi insieme al fratello. Per lui sogno una vita serena, magari con una compagna».
LA SCUOLA Ottocento ragazzi e mai un gesto sbagliato. La mamma racconta così l'accoglienza del liceo Mossa. «Quando è arrivato Edoardo ero dirigente da appena un anno - racconta Luigi Antolini - e lui era il primo ragazzo con sindrome di down ad affrontare un percorso liceale qui ad Olbia. È stata una bella sfida ma abbiano fortemente creduto che anche un liceo possa e debba essere una scuola di inclusione mantenendo i suoi obiettivi di formazione. È stato possibile grazie a un lavoro di squadra e alla collaborazione con la famiglia. Edoardo ci ha insegnato tanto».
IL FUTURO «Ho voluto raccontare la storia di Edoardo per incoraggiare altre mamme», conclude Sandra Varrucciu: «Ne incontro tante, spaventate, con i bambini piccoli, non sanno che futuro li aspetta. Io dico che non è difficile se pensi di avere a che fare con un bimbo qualsiasi». Perchè in fondo, ogni figlio è una sfida diversa.
Caterina De Roberto
Elisabetta Sulejmanovic, 23 anni, è una ragazza-madre di etnia Rom che sta per coronare il suo sogno più grande: conseguire il diploma. Il traguardo è vicino, manca solo l'orale, dopodiché sarà la prima diplomata Rom cagliaritana. Una bella soddisfazione. Dal 19 giugno è impegnata nell'esame di stato insieme ad altri seimila studenti del capoluogo. «Dovrebbe essere addirittura la prima in Sardegna», riferisce Gianni Loy, presidente della Fondazione Anna Ruggiu, dal 2001 in prima linea per difendere i Rom dalle discriminazioni e sostenerli nel percorso di studio. Elisabetta ha scelto l'istituto professionale Pertini di via Vesalio, indirizzo Servizi sociali. «Ha frequentato da noi il triennio», riferisce la vicepreside, Lucia Usai, «poi è stata costretta a mollare per motivi personali. Ora sta concludendo da privatista. Le tre prove scritte dovrebbero essere andate bene, credo che sarà promossa». La comunità Rom incrocia le dita. Al Pertini tifano per lei e il 3 luglio, giorno dell'orale, la giovane sarà festeggiata dai compagni. Elisabetta rappresenta l'eccellenza ma non è l'unica Rom che si è distinta negli studi.
ECCELLENZE ROM Ieri l'aula consiliare del Municipio di via Roma ha ospitato la cerimonia di premiazione di altri 6 ragazzi che hanno brillato. Iniziativa della Fondazione Ruggiu culminata, per l'undicesimo anno consecutivo, nel conferimento di borse di studio da mille euro ai più meritevoli. Gli onori di casa sono stati fatti dal presidente del Consiglio comunale, Ninni Depau, affiancato dall'assessore alle Politiche sociali, Susanna Orrù, e dal presidente della fondazione, Gianni Loy.
Significativa la presenza del Garante provinciale per l'infanzia Gian Luigi Ferrero (ex giudice del Tribunale per i minori) e della presidente del Comitato Unicef di Cagliari, Rosella Onnis. In un clima di festa sono stati premiati cinque dei sei alunni (mancava Susanna Halilovic, dell'alberghiero Gramsci di Monserrato). Ecco i nomi: Cristian Milanovic di Porto Torres (iscritto al Nautico, promosso a pieni voti al secondo anno), Sanela Majanovic di Pabillonis (della scuola per ragionieri Michelangelo di Guspini), Merfina Selimovic e Teresa Sulejmanovic (studentesse del Gramsci di Monserrato) e Milena Dragutinovic, le cui lodi sono state tessute dalla docente Rosalba Cocco, vicepreside del Liceo delle scienze umane “Tommaseo” di Cagliari.
IL DIPLOMA E LA MARINA Grande emozione in aula quando la docente del Nautico di Porto Torres, Maria Antonietta Cesaracci, ha raccontato la storia del suo alunno Cristian. «Vive in un appartamento perché la sua famiglia ha scelto di non stare nel campo Rom. Ma tutti i suoi familiari e amici vivono ancora lì. Per lui è un periodo drammatico perché il padre ha un tumore e gli hanno dato pochi mesi di vita». Ma Cristian è coraggioso e tiene duro. Ha due grandi obiettivi nella vita: diplomarsi e compiere diciotto anni per acquisire la cittadinanza italiana. Cosa farà dopo? Si arruolerà in Marina per difendere la bandiera del suo paese, l'Italia. Se non è integrazione questa.
Paolo Loche
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