Stalkerato per oltre un anno dalla ex fidanzata (e dalla madre di lei), l'incubo di un 26enne: «Avevo paura mi investisse»
Non ha accettato la fine della relazione, causata dalla sua gelosia, e ha pedinato e stalkerato l'ex per un anno, con la complicità della madre. La vittima, questa volta, è un ragazzo di 26 anni e la stalker è la sua ex compagna, insegnante della setssa età. Il 26enne, residente in Val Trompia (Brescia), esasperato dai comportamenti della ragazza l'ha denunciata per stalking. Le forze dell'ordine hanno fatto scattare braccialetto elettronico e divieto di avvicinamento, le misure previste dal Codice Rosso, sia per la ragazza che per la madre 51enne.
Come riporta il Corriere della Sera, per il giudice sussistono «gravi indizi di colpevolezza». Dal settembre 2023, poco dopo la fine di un storia durata appena 4 mesi, l'insegnante ha iniziato a pedinare l'ex fidanzato, cercando di incontrarlo «così da creargli un permanente senso di angoscia». La ragazza era «gelosa delle frequentazioni dell’ex», scrive la gip Alessandra Sabatucci, «mostrandosi intenzionata a interferire nella sua sfera privata, continuando a controllarne i rapporti sociali e gli spostamenti così, di fatto, perseverando nel contegno ossessivo che aveva indotto lui ad allontanarsi da lei».
I pedinamenti e la denuncia
Le due donne hanno seguito la vittima sotto casa, sua ma anche della sorella e della migliore amica, al supermercato, in palestra o al lavoro, in gita fuori provincia con gli amici. L'ultima volta, il 23 e 24 luglio scorsi, lo hanno seguito fino al comando di Polizia dove lui era andato a sporgere denuncia contro di loro. Un episodio che lo ha finalemnte convinto a formalizzare le accuse e che ha portato alle misure nei loro confronti.
«Sono arrivato a temere - ha raccontato il ragazzo - che la mia ex mi investisse: solo denunciando credo di poter recuperare la tranquillità e la mia totale libertà personale. Sono veramente esausto di questa situazione, non sono più libero di spostarmi senza il pensiero di essere seguito e osservato, angosciato dal fatto che possa trovarmele ovunque e con qualsiasi persona io mi trovi. O che mettano in mezzo la mia famiglia».
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"Labbra e liposculture, basta medici improvvisati"
«È avvilente. Al momento però c'è un unico modo per iniziare a combattere fenomeni di questo genere. Creare un alert. Redarguire turbando le persone».
In termini concreti?
«Una campagna shock come quella sui pacchetti delle sigarette e i danni del fumo. Mostrando cioè foto di complicanze, di lembi devastati dopo interventi chirurgici estetici realizzati da certi medici. La gente deve vedere tutto quello che può accadere qualora scelga approssimativamente un chirurgo, informandosi poco o niente, con una consapevolezza quasi pari a zero di quello che va a fare. Ci sono pazienti che guardano alla chirurgia estetica come a una boutique dove si sceglie un abito».
Stefania De Fazio, medico specializzata in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, è presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (Sicpre) ed è al vertice dell'International women plastic surgeons (Iwps) Forum, organismo che raccoglie le donne della chirurgia plastica, con lo scopo di creare network, programmi e opportunità dedicate. L'abbiamo interpellata dopo le due inchieste aperte dalle procure di Bari e Napoli nei confronti di Antonio Francesco Franco, conosciuto come Aesthetic Franco, il 30enne chirurgo star di Instagram, colpito da una settantina di denunce di pazienti vittime di liposculture, addominoplastiche e mastoplastiche dall'esito disastroso. Il dottor Franco, che adesso si troverebbe a Dubai, sostiene di essersi laureato in Romania e di aver frequentato un master in Colombia.
Un laureato in medicina nel nostro Paese privatamente può operare chi vuole e nel modo che ritiene più opportuno. Non gli serve la specializzazione.
«Solo radiologi e anestesisti devono avere la specializzazione anche per realizzare la loro attività privata, la libera professione. Tutti gli altri no. È vergognoso. La giurisprudenza italiana e l'università obbligano a una formazione orizzontale, quindi accessibile a tutti. Per arrivare alla specialità inoltre bisogna sostenere un concorso difficilissimo in Italia, 70-80 posti all'anno».
Poi c'è il business dei master. Che magari durano un fine settimana. E scopri che le lezioni erano online.
«Nei miei sogni i master dovrebbero essere dedicati solo a una super specializzazione. Chi li frequenta purtroppo se ne fregia quasi fossero sostitutivi della specialità e molta gente che non conosce il nostro ambiente ci casca. Ci sono per fortuna le università che erogano master o diplomi universitari a frequentazione di un anno o due. Poi ci sono tantissime società private che nascono e muoiono, ma non sono supportate dalla Sicpre e tanto meno hanno alle spalle le università o il ministero della Salute. Il documento che rilasciano non ha alcun valore, ma frequentare quei corsi costa parecchio, ecco il business».
In questa giungla come possiamo difenderci dagli «Aesthetic Franco» che verranno?
«Intanto diffidando dei social, che hanno rivoluzionato la nostra percezione di bellezza. Alla Sicpre abbiamo aggiornato il codice etico in tal senso. Quindi non dimentichiamo che ogni provincia ha un ordine dei medici e un elenco degli specialisti. Se io non trovo il mio chirurgo, vado ad approfondire e chiedo la specializzazione e come sia stata conseguita. E infine rendendoci conto che c'è chi non è assolutamente idoneo a sottoporsi a certi interventi, ma che pur di essere operato accetta di farlo anche in uno scantinato».