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14.2.23

"Cancro? No, fu avvelenato". la conferma alla tesi dell'omicidio della dittatura Pinochet del poeta Pablo Neruda

ANTEFATTO 
dopo  i  problemi  sopra  descritti   è arrivata  la  conferma . Il  poeta     Pablo  Neruda   è stato  ucciso

  da  

"Cancro? No, fu avvelenato". La scoperta choc su Pablo Neruda

 di Roberta Damiata 





Pablo Neruda non sarebbe morto di tumore alla prostata come per anni è stato detto, ma qualcuno gli avrebbe somministrato un batterio altamente tossico: il clostridium botolinum. Dopo 50 anni dalla scomparsa del grande poeta, a fare questa sconcertante rivelazione all'agenzia spagnola Efe, Rodolfo Reyes, nipote del celebre poeta cileno morto nella clinica Santa María di Santiago, dove era stato portato d'urgenza mentre si trovava nella sua casa sull’Isla Negra. Il regime dichiarò che ad averlo ucciso fu il cancro. Un giudizio rimasto intaccato per 40 anni.

Fino a quando, nel 2004, il fedele autista Manuel Araya svelò i suoi sospetti. Raccontò che qualcuno, mentre Neruda era ricoverato, si era introdotto nella sua stanza e gli aveva somministrato qualcosa. La testimonianza venne raccolta dai vertici del partito che presentarono una denuncia alla magistratura. Il caso fu affidato al giudice Mario Carrozzo che dopo 9 anni, nel 2013, ordinò la riesumazione del cadavere, incaricando periti forensi internazionali di verificare la presenza di tracce estranee. Quella prima analisi confermò la morte per il cancro alla prostata, e solo nel 2017 un'ulteriore approfondimento da parte di esperti scoprì qualcosa di anomalo.
Vennero trovate tracce di Staphylococcus aureus e anche la presenza di Clostridum Botolinum, sotto un molare. Quanto bastava per dar seguto alle ipotesi e capire se si trattava di qualcosa sviluppato dal tumore o introdotta dall'esterno. A rivelare oggi in esclusiva il risultato della perizia, voluta dalla famiglia di Pablo Neruda, il quotidiano El Pais riportando le parole del nipote del poeta. "Il gruppo internazionale di esperti che ha analizzato il batterio Clostridium botulinum , trovato nel suo corpo nel 2017, ha stabilito che la sua origine era endogena. Questa conclusione confermerebbe la tesi della denuncia del Partito Comunista del Cile, secondo la quale la sostanza è stata iniettata come arma biologica, e che sia quindi morto per avvelenamento" "Lo dico, da avvocato e nipote - ha poi continuato - con molta responsabilità, perché il giudice non può ancora segnalarlo, perché deve avere tutte le informazioni. Questo è quello che stavamo aspettando. Ora è stato dimostrato che era endogeno e che è stato iniettato". I risultati definitivi dovrebbero essere resi pubblici mercoledì 15 febbraio, quando il rapporto sarà consegnato al giudice Paola Plaza. Le informazioni fornite dai periti non sono vincolanti per la decisione che il magistrato dovrà assumere, ma sono comunque prove scientifiche determinanti per comprendere se sia morto per un'azione di terzi o solo per la malattia.

7.10.13

Orgosolo, addio al poeta simbolo della giustizia negata

facendo la rqccolta  differenziata  dela  carta  apprendo  solo  ora  (   la news  è  del  27\9\2013 )   ne  avevo parlato precedentemente  qui
antonio bassu  poeta simbolo della giustizia negata


la  nuova  del  28\9\2013

di Paolo Pillonca 

ORGOSOLO L'uomo-simbolo della giustizia negata non c'è più: Antonio Bassu è morto ieri a 91 anni nell'ospedale San Francesco di Nuoro dov'era ricoverato da qualche giorno per l'improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute. In questi ultimi mesi Bassu lavorava alla limatura delle sue memorie in versi. In quel poema doloroso non ci sono soltanto le sue vicende giudiziarie al limite dell'incredibile ma anche una serie di fantastici quadri del pianeta Orgosolo, dalla sua infanzia di servo pastore orfano di padre, il carcere, la libertà, fino al tempo scanzonato dei murales di Francesco Del Casino e Pasquale Buesca, per giungere a questi ultimi anni nostri, "la stagione della decadenza" (definizione sua). Nel maggio scorso, in un'intervista per La Nuova, gli chiesi: in che cosa consiste il degrado? Mi rispose con voce forte e sicura: "Nell'attenuarsi progressivo della solidarietà e nella comparsa di una malattia dello spirito: l'egoismo". Un tempo non era così, in quel di Orgosolo. Sa vidda, il paese natale, l'aveva saputo dal primo momento: Antonio Bassu era innocente e fin da allora la solidarietà comunitaria non gli mancò mai, rinnovellata in ogni occasione idonea. Il 28 agosto del 1950, giorno della strage di Monte Maore (quattro carabinieri uccisi in una rapina alla camionetta dell'Erlas che trasportava le paghe degli operai), lui era a Nuoro, monte Ortobene. Su consiglio del suo avvocato – il senatore democristiano orgolese Antonio Monni – Bassu nel frattempo si era costituito, sicuro di poter dimostrare la propria innocenza di fronte alla gravissima accusa. Una lunga schiera di testimoni più che affidabili –17 professionisti nuoresi – lo disse ai giudici della Corte d'Assise nel processo del 1953. Non furono creduti ma contro di loro non scattò, come sarebbe dovuto essere ovvio, l'accusa di falsa testimonianza. La scena si ripeté nel processo d'appello (il pm era sempre lo stesso: Francesco Coco, poi ucciso dalle Brigate Rosse l'8 giugno del 1976 a Genova) e su Antonio Bassu calò la mannaia del "fine pena mai": ergastolo. Un quarto di secolo della sua vita – 25 anni meno 25 giorni – gli venne rubato senza motivo, né prove né indizi. Ma Antonio Bassu veniva dal cuore della "zona delinquente" e già questo, allora, costituiva una prova. Il pellegrinaggio attraverso vari penitenziari della penisola è raccontato nel poema inedito. Il culmine dell'emozione finale è in un'ottava dedicata al momento della liberazione: "E pro s'ùrtima vorta torro in cella/ cun sa divisa de su galeoto./ In presse mi preparo su fagoto,/ mi retiro sa cosa pius bella:/ dae su muru ch'ispico una foto/ chi fut lughente comente e istella,/ sa chi m'at fatu semper cumpanzia,/ sa figura fut sa de mama mia" (Per l'ultima volta rientro in cella/ con la divisa del galeotto./ Mi preparo in fretta il fagotto,/ ritirando la cosa più bella:/ da una parete stacco una foto/ luminosa come una stella/ che mi aveva sempre fatto compagnia:/ il ritratto di mia madre). Il ritorno in paese fu un trionfo e l'isola intera venne coinvolta nel clima di festa. La mamma dell'ergastolano graziato commentò: "Adesso che sei tornato tu, in casa è ricomparsa l'allegria: quando morirò andrò via contenta". L'antica fidanzata Grazia Ungredda, che gli aveva dato una figlia, Mara, potè finalmente sposarlo. Da ieri pomeriggio Antonio riposa nel cimitero del paese natale. Il suo sarà un sepolcro speciale, di profondo rimando simbolico. Meglio una terra senza pane che una terra senza giustizia.

5.5.12

addio a al compagno di viaggio Pietro Atzeni

Addio  Oggi   nell'anniversario della morte  di zia  apprendo da facebook questa  triste news  che trovate sotto  .  Un po' lo sospettavo perchè  di solito pietro  interveniva    anche se  saltuariamente ( ma  ogni ha i suoi tempi  )    da me noi   prima nel  vecchio  blog di splinder  poi  qui  .


Sono senza  parole  lascio  le parlare   questo scritto trovato  sul suo blog  http://pietroatzeni.wordpress.com/author/pietroatzeni/

Nella notte tra il 14 e il 15 aprile, il nostro Pietro ci ha lasciato improvvisamente per un attacco cardiaco, aveva solo 62 anni. Per alcuni é stato un parente, per altri un amico, per tutti é stato un grande uomo!
Se n’é andato in punta di piedi, in silenzio, quasi non volesse disturbare, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di tutti noi.
Il pensiero va alla moglie Carmen, al figlio William e al suo adorato nipotino Valery.




Addio   compagnodistrada  amico carissimo   spero di  



emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...