Pur non avendo fatto studi giuridici ed avendo amici\che e parenti avvocati questa sentenza mi pare vergognosa e scandalosa ed sessista . Infatti chiunque dovrebbe sapere che una persona sotto l'effetto dell'alcool è in un stato cognitivo alterato e quindi l'accettazione o il rifiuto non sono consapevoli . Quindi l'articolo di repubblica d'oggi , che riporto integralmente sotto , conferma che << siamo già immersi sino al collo in una giustizia classista! C’è ormai un processo a due velocità che fluisce rapido e senza intoppi esclusivamente nei confronti degli ultimi della terra. Purtroppo è solo al di fuori di questa area che si comincia a discutere di garanzie e di ragionevole durata del processo. Diciamolo con chiarezza: un processo penale come il nostro, articolato in tre gradi di giudizio e fitto di subprocedimenti, non può essere breve. Occorreva moltiplicare le alternative al dibattimento, snellire le impugnazioni. La riforma Cartabia lo ha fatto solo in parte. E si è creduto di poter rimediare a questi vuoti mandando al macero i giudizi di impugnazione che superano una certa durata. Il macero: è questo il vero significato della formula esoterica “improcedibilità”. Era nettamente preferibile il sistema introdotto dalla legge Orlando». Intervista rilasciata all L’Espresso ( qui il testo integrale https://bit.ly/3P1aQCT ) da Nello Rossi, che dopo una lunga carriera giudiziaria oggi è il direttore editoriale di Questione giustizia, la rivista di Magistratura democratica, storico laboratorio di pensiero e riforme giuridiche progressiste .
Torino, assolto dall'accusa di violenza sessuale: "La ragazza lo ha indotto a osare"
Una manifestazione contro la violenza di genere
Condannato in primo piano, verdetto ribaltato in appello: per il giudice la vittima era "alterata per l'uso smodato di alcol" e la cerniera può avere ceduto "nell'esaltazione del momento" perché "di modesta qualità"
Condannato in primo grado per violenza sessuale, assolto dalla Corte d'Appello perché la vittima, con il suo comportamento, avrebbe indotto l'imputato a "osare". La sentenza di un giudice torinese che ha ribaltato il verdetto del primo grado - condanna a 2 anni 2 mesi e 20 giorni - riguarda un episodio del 2019 che ha coinvolto due giovani.
La sentenza è stata impugnata in Cassazione dal sostituto procuratore generale Nicoletta Quaglino sulla base delle parole della ragazza: "Gli dissi chiaramente: non voglio".
I ragazzi si conoscevano da tempo, ma il giovane avrebbe abusato dell'amica, nel bagno di un locale nel centro di Torino. Secondo i giudici della Corte d'Appello, invece, la ragazza "alterata per un uso smodato di alcol (...) provocò l'avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta".
Non solo, aggiungono i giudici: "Si trattenne in bagno, senza chiudere la porta, così da fare insorgere nell’uomo l’idea che questa fosse l’occasione propizia che la giovane gli stesse offrendo. Occasione che non si fece sfuggire».
L'imputato "non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane" rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, "nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura". Tesi che il sostituto procuratore generale Quaglino respinge in toto nel suo ricorso: "Illogica appare la sentenza quando esclude la sussistenza del dissenso, sia perché tale dissenso risulta manifestato con parole e gesti, sia perché nessun comportamento precedente può aver indotto l’agente in errore sulla eventuale sussistenza di un presunto consenso". Dunque "non risulta provata la mancanza di dissenso da parte delle persona offesa, anzi risulta evidente la sussistenza di un dissenso manifesto".