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11.12.22

[ 22 giorni senza mondiali ] incoerenza e coerenza ? l'importante è essere apposto con se stessi

 In questi  giorni     ho ricevuto  un  email  in cui  mi  si accusava  d'incoerenza   sul  fatto   che : sto tenendo  quotidianamente    un     diario   sui mie  giorni senza  mondiali   e  poi   mi  mettono  a parlarne , che     ho  scritto    che  non  avrei   parlato  delle partite  e   poi  ne  parlo  . 
 Prima  della   mia  risposta     definiamo     cosa   s'intende   per   tali   termini   e  da dove  derivano  .  Entrambe la   prima     presi  dal Vocabolario - Treccani


incoerènza s. f. [der. di incoerente]. – 1. In senso proprio, mancanza di coerenza, di coesione fra le parti di un corpo; in agraria, i. del terreno, carattere del terreno (per es., quello sabbioso) determinato dalla prevalenza di particelle grossolane. 2. a. fig. Mancanza di connessione logica (nelle idee, nel parlare), di uniformità (per es. nello stile), di coerenza nelle proprie affermazioni o nel modo di procedere, di fedeltà ai propri principî, e sim. In psicopatologia, i. delle idee, disturbo dell’ideazione, tipico della schizofrenia, caratterizzato dal susseguirsi di idee senza alcuna continuità e nesso logico. b. Con senso più concr., affermazione contraddittoria con altre, atto incoerente: rilevare le i. di un discorso, di uno scritto; comportamento pieno di incoerenze. 3. In fisica, il fatto di non essere coerente: i. di grandezze ondulatorie, i. di unità di misura (v. incoerente, n. 3).

coerènza s. f. [dal lat. cohaerentia, der. di cohaerere; v. coerente]. – L’esser coerente, nel sign. proprio e fig., e nelle accezioni specifiche (per le quali, v. coerente): la c. delle parti nel tutto; c. d’idee; c. fra pensiero e azione; uomo di ammirevole c.; c. di organi, in botanica. In fisica, c. di un sistema di unità di misura, c. di radiazioni elettromagnetiche; c. temporale, c. spaziale, a seconda che ci si riferisca alla costanza della fase nel tempo oppure nello spazio; spazio di c. e tempo di c., espressioni in uso per indicare la lunghezza (lungo una direzione di propagazione) e l’intervallo di tempo di cui una radiazione si mantiene coerente. 

  Ecco la mia risposta  

  diciamo    che  un  fondo di  verità    c'è   perché   un po'  lo  sono  stato    visto     che  avevo detto    nell'introduzione al diario   che   non avrei    seguito le  partite   in tv  e  non  avrei  parlato o commentayo  le  partite  .  Cosa   che     ho  fatto     ,  se  non  passivamente ,   nel  senso    che  non cambiavo canale  quando  se  ne  parla  ai   tg   o   ne  parlo con  amici  (  sono      della generazione    in cui  ancora  anche  se  in fase  calante    in cui  calcio   era  cosi  mass mediatico  ed  le  discussioni  avvenivano    solo  nei bar   il  cosiddetto  bar  dello  sport  )  in piazza  o sul  web    facendo  pronostici   poi  smentiti  dagli eventi   che  ogni  tanto la  vita  ci regala  delle  sorprese  imprevedibili  ed   inaspettate   come  

Quelle di Marocco e Croazia sono una bellissima favola sportiva, a cui bisogna aggiungere la grande lezione di civiltà del Giappone. 



Ma  allo stesso tempo    sono apposto    con la  mia  coscienza  perché  quando  


un  idea   , un concetto  o  una  decisione  (  come  in questo  caso  )  vengono   smontati \  demoliti  dagli eventi   storici  ed  imprevedibili (  vedi   post  sopra   e  quanto  ha  scritto    la  nostra   utente  Daniela    in   :  << ballando con la stella   )  questo  caso  . Credo    quindi  che continuerò , essendo   apposto con me  stesso   perché    se     ho peccato  d'incoerenza       nel primo  caso  di  non  parlare   delle  partite      sono  rimasto  coerente    in quanto  non  ho  almeno  fin ora    visto  nessuna  partita  . Continuero  a tenere  ,  forse    cambiandoli  titolo  ( vedremo  )   il  mio  diario  . 
  Ma  ora    basta     parlare  dei  miei  post    . ecco   cosa  faccio   oltre   ad    : elucubrare  \  analizzarmi,  raccontare il  dietro le  quinte  ed  aneddoti  \  storie   di questo mondiale  il più  politico  e  non solo  calcistico    che in questi miei  46  anni    ricordi , e  fare  volontariato  all'associazione del  commercio equo e solidale    cazzeggiare   al pc  . 




Infatti  ieri   siamo andati  , nonostante  il  forte  vento   e la minaccia   di  pioggia   che  poi non   c'è  stata   a   pranzo  con amici   di famiglia  al

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ottimo  ristorante    un connubio     come  potete  vedere dalla  mia  foto    sotto  a  sinistra   dagli attrezzi esposti    tra  tradizione  e   modernità   .  Un ottimo  pranzo   anche     se  solo    di  antipasti perché l'opzione Maremoto       sono  sei portate  ed  abbondanti      di   diverse   pietanze  di pesce     di  tataki    e  dolce   più la  torta  visto   che  abbiamo festeggiato  un  compleanno   .  Poi     a  vedere     dal  faro di  capo  resta    come  era  agitato il mare  ( m'affascina    e mi mette paura  allo   stesso  tempo  )  d'inverno  e poi     a fare  una  passeggiata    se  pur  breve   vista  la  breve  durata     delle  giornate   al porto   .  Trovate  sotto le  mie  foto   Nei prossimi  gironi  andrò  a vedere   due  mostre    fotografiche    in  città     ma  ne  parleremo  nei prossimi     giorni   nel  diario    senza  mondiale    ed  ecco il mio reportage  
 









  con questo     è  tutto 

27.1.22

MEMORIA, AMNESIA, INCOERENZA

leggi anche

 
con il post  d'oggi   finisco   la  mia  contro  giornata settimana della memoria    del  27\1\2022   lo so  che   come  dice   


Emiliano Antonino Morrone

11 h 
MEMORIA, AMNESIA, INCOERENZA

Buongiorno per tutto il giorno. Oggi è il Giorno della Memoria. Molti scriveranno pensieri al riguardo: contro la violenza, l'odio, l'ingiustizia, la disumanità.
Domani sarà, come ogni giorno, la Giornata dell'Amnesia e dell'Incoerenza: riprenderemo le nostre piccole guerre contro il vicino di casa, il compaesano, il confinante. Lo riempiremo di insulti, proveremo ad infangarlo, diremo ogni male possibile sul suo conto. Incapaci di costruire comunità, di valorizzare le diversità, di essere accoglienti, solidali, inclusivi. Il buonismo social(e) è interno al capitalismo, che ci induce ad essere mercanti della nostra immagine, megafoni del nostro ego in cerca di quotazioni. Ci vendiamo come prodotti della moda: identici, sgargianti, privi di qualità. In fondo, la storia dei Migliori al governo non è che una metafora, una conferma del desiderio individuale, diffuso, di apparire per ciò che non siamo.

Sarò poco coerente perchè prima ne parlo male e poi lo celebro . Ma l'unico modo per rendere nelle nostre coscienze ( ecco perchè oltre il termine giornata palla uso il termine pulicoscienza ) fatti come : le leggi razziali del 1938 con tutto quello che ne consegue , i vagoni piombati che partirono da Roma a partire dalla notte del 15-16\ottobre del 1943 la retata nazista del ghetto  ( foto sotto a sinistra) ,  i  campi di Fossoli e  della  Riviera  di San Saba   oltre  a quelli    Tedeschi , ecc.    è di continuare  a raccontarla  visto  che i testimoni diretti   o semi diretti  sono scomparsi  o sono sempre  meno . Lo so  sembrerà    una  contraddizione  con quanto  ho  condiviso  con Emiliano  ma  sui ricordi   di  avvenimenti  simili maggiormente  su quelli  più bui    va  gettata (
non solo   a date  fisse , infatti   ne  ho  scritto   prima  di  questa  data  )    la  luce e del presente  per tenerli vivi  , per evitare  che  non si dimentichi ma  soprattutto  vengano emulati o  diffuse  quelle  aberranti ideologie  che ne  sono alla base  stessa .  Ed  i cui germi  \  scorie    troviamo  ancora  oggi   in atti  di nonnismo e  di bullismo estremo , o  in certi  discorsi   di politicanti come Pillon ed  Adinolfi    . 

Scusate   lo sfogo   ma  mi  sono  fatto prendere la mano  . ecco l'articolo  che volevo  proporre oggi   che  un tema      di cui non si parla   quasi  mai  nelle  rituali celebrazioni del  27  gennaio  . Ovvero  il perchè   gli Alleati  non  fecero pur   sapendolo niente 
 
Da il FQ  del  27\1\2022


                         IL SILENZIO   "ALLEATO " SUI LAGER 
SHOAH  DALLA RIUSSIA  AGLI USA  LA  COMPLICITA'   CON I  NAZISTI . 
STERMINIO TUTTI SAPEVANO 

Seppero e tacquero per molto tempo. Fecero finta di non capire o voltarono la testa dall’altra parte. Decisero che l’obiettivo era vincere la guerra e che del resto non potevano occuparsene. Per decine e decine di militari, funzionari, diplomatici, spie, politici dei governi Alleati la Shoah fu un film dell’orrore che – fotogramma per fotogramma – si svolgeva sotto i loro occhi. Intercettazioni,

decrittazioni, rapporti, testimonianze, gli appelli delle organizzazioni ebraiche per fermare lo sterminio: da subito dopo l’invasione nazista dell’unione Sovietica (giugno 1941) per mesi e anni la massa di informazioni prese forma fino a comporre il quadro nero dell’olocausto. Certo, nel dicembre del 1942 Stati Uniti e Gran Bretagna (assieme ai governi in esilio dei Paesi occupati da tedeschi e italiani) denunciarono lo sterminio in una dichiarazione congiunta minacciando di farla pagare alla “barbara tirannia hitleriana”. Troppo tardi.

ERA GIÀ SCRITTO Pochi presero alla lettera il Mein Kampf di Hitler. Nella copia personale di Himmler compare questo passaggio sottolineato (riferito alla Prima guerra mondiale): “Se si fossero tenuti sotto i gas dodici o quindicimila di quegli ebraici corruttori del popolo... si sarebbe salvato un milione di tedeschi, preziosi per l’avvenire”.

I RADIOMESSAGGI decodificati dall’intelligence britannica:

Ucraina - 25 agosto 1941. 1342 ebrei uccisi durante “un’azione di Polizia”; 283 ebrei uccisi dalla Prima Brigata SS. Ucraina – 27 agosto 1941. 2200 ebrei liquidati vicino a Kamenec-podol’skij. Come scriverà il comando territoriale a Berlino, all’11 settembre gli ebrei sterminati ammonteranno a 23.600.

Prussia, Germania – 11 dicembre 1941. Il maggiore delle SS Franz Magill è inviato al campo di concentramento di Oranienburg per farsi spiegare dal personale della Tesch & Stabenow come utilizzare il gas Zyklon (acido prussico) per uccidere prigionieri. Bruno Tesch, il proprietario della società, sarà condannato a morte da un tribunale militare alleato e poi giustiziato.

IL TELEGRAMMA RIEGNER

È il messaggio che l’8 agosto del 1942 Gerhart Riegner, segretario della sezione svizzera del Congresso mondiale ebraico spedisce a Londra e a Washington. “Nel quartier generale di Hitler è stato discusso un piano che prevede che l’intera popolazione ebraica dell’europa sotto il controllo tedesco sia deportata a Est per essere sterminata. L’azione sarebbe programmata per l’autunno prossimo... con modalità che includono l’acido prussico”. La fonte di Riegner è un industriale tedesco.

IL RAPPORTO RACZYŃSKI Il titolo è: “Lo sterminio di massa degli ebrei nella Polonia occupata dai nazisti”, e non l’ha scritto un ricercatore anni dopo la fine della guerra, ma il ministro degli esteri del governo polacco in esilio Edward Raczynski il 10 dicembre 1942. Sedici pagine che riassumono testimonianze e documenti della resistenza: la storia in presa diretta dell’evacuazione dei ghetti, i nomi e i luoghi dei campi di sterminio come Treblinka e Belzec.

AUSCHWITZ Il 4 giugno 1942 i criptoanalisti britannici decodificano un messaggio nel quale il generale delle SS Hans Klammer – che sovraintende alla costruzione dei campi di sterminio – parla di un camino per il crematorio.

A ottobre il traffico radio delle ferrovie tedesche fa riferimento agli arrivi di ebrei polacchi, cechi e olandesi. Ormai i servizi alleati sanno che: 1) il numero di ebrei ammassati nelle baracche non è confrontabile con quello degli ebrei arrivati con i treni; 2) che gli ebrei non lasciano Auschwitz. Lo storico Richard Breitman si è chiesto ironicamente se Auschwitz non fosse diventata una delle più grandi metropoli d’europa.

Il 7 aprile 1944, l’anno nel quale la macchina infernale raggiunge il massimo livello di efficienza (600.000 vittime) due ragazzi slovacchi riescono a scappare dal campo e a tornare a casa. Il rapporto Vrba-wetzeler è la loro testimonianza scritta, c’è tutto: il numero dei treni, la descrizione accurata delle camere a gas e dei crematori, la stima dei morti. Il documento arriva anche in Vaticano mentre si compie il destino di centinaia di migliaia di ebrei ungheresi, il capolavoro logistico del criminale di guerra Adolf Eichmann. Pio XII chiede in una lettera aperta al dittatore ungherese Horthy alleato dei nazisti di “risparmiare a tanta gente sventurata ulteriori sofferenze”; il presidente americano Roosevelt avvisa Horthy di sapere tutto e per ritorsione ordina il 2 luglio di bombardare Budapest. Trenta organizzazioni ebraiche chiedono di colpire con l’aviazione le linee ferroviarie che portano ad Auschwitz e le camere a gas per interrompere lo sterminio. È tecnicamente possibile ma i militari si oppongono. Il 14 novembre il dipartimento della Guerra dice no, e lo scrive: “Siamo impegnati a distruggere le industrie tedesche, non possiamo permetterci diversioni”. Le SS hanno già cominciato a smantellare Auschwitz. I russi stanno arrivando.





2.3.20

ha più diffusione una fake news che una precisazione o scusa che corregge una cosa esatta o espressa male i caso di zaia ed i topi dei cinesi

 Nonostante     Zaia  ( uno dei pochi politicanti  che  ammette  , per  carattere  \  personalità o  opportunismo , non  è  il caso  in questo post  di dilungarci  nella questione,    i propri errori  comunicativi   )    si  sia   scusato  per  le  sue  dichiarazioni (  vedi post  precedente )   


Coronavirus, Zaia chiede scusa per la frase sui topi
di Luca Mastinu | da https://www.bufale.net/ Febbraio 29, 2020

Raggiunto dalle polemiche, il governatore del Veneto Luca Zaia è stato ascoltato dal Corriere della Sera e si è scusato per le parole spese ai danni del popolo cinese:
È tutto il giorno che vengo massacrato per quel video. Nella migliore delle ipotesi sono stato frainteso, nella peggiore strumentalizzato.
Risultato immagini per zaia si scusaSì, certo. Quella frase mi è uscita male, d’accordo. Se qualcuno si sente offeso, mi scuso. Non era mia intenzione fare il qualunquista e tanto meno generalizzare. Intendevo fare una riflessione più compiuta.
Volevo parlare delle fake news e dei video che hanno girato prima che l’epidemia arrivasse da noi. Hanno preparato la culla per il neonato. Qui non è arrivato il virus, ma il virus della Cina. Prova ne sia l’aumento esponenziale della diffidenza nei confronti dei cinesi, creata dai social
Volevo solo dire che le certificazioni sul fronte della sicurezza alimentare e sanitaria variano da Paese a Paese. Era una riflessione a 360 gradi su un paese che ha metropoli moderne e altre zone che sono il loro esatto opposto.
Il governatore è stato ascoltato anche dall’Adnkronos e ha ribadito che il suo discorso voleva essere più disteso, ma che le parole sono uscite male. Per la sua frase offensiva sui cinesi e il Coronavirus Zaia chiede scusa e sottolinea che voleva evidenziare alcune differenze culturali.
nei commenti nei  siti online  dei  giornali  ufficiali  e  non   solo   continuano  o criticarlo  (  anche  con insulti feroci  )  o a difenderlo  alcuni  anche   rammaricandosi   perchè  si  sia  dovuto piegare  alle tirate  d'orecchio del politicamente  corretto  . 
Ecco quindi   Ai cari leghisti e  non solo  che difendono Zaia continua a sfuggire il punto: c’è un luogo per le chiacchiere da bar e ce n’è uno per la politica. La politica si fa in una prospettiva di cooperazione internazionale. Dire che il coronavirus è colpa dei cinesi che mangiano i topi è una colossale idiozia diplomatica, peraltro non vera ma basata su un video visto su un tabloid britannico. Verrebbe da chiedersi che razza di giudizio ha Luca Zaia se non è in grado di capire cosa sta guardando ma soprattutto cosa deve dire in televisione.  infatti 
Non esiste , almeno   dalle ricerche    fatte da me  in rete  ,  (  se  poi qulciuno\a   ha  testimonianze  o notizie  diverse    me  lofaccia sapere   )   un piatto cinese a base di topi vivi ne  fra Quelli proibiti  ne  fra  quelli   " normali "
I video citati  da  i  supportes  leghisti   e   dalla  truppe  cammellate   sono una serie di video che circolano in rete dal 2016 e che mostrano alcune persone (peraltro non cinesi) che mettono in bocca dei topi vivi. Si tratta di una challenge virale, una sfida online,Non è assolutamente da escludere che in Cina  vista  l'immensità  del suo territoprio e la  varietà \  pluralità di cucine   qualcuno abbia mangiato topi vivi, come nel resto   dell'asia  ( e  ora   anche  in occidente  visto     che per moda    e  non  si diffondono  cucine    diverse  )  vengono mangiati scarafaggi, lucertole, lumache, serpenti. Ma non si tratta affatto di una ricetta tradizionale. I cinesi, insomma, non hanno l'abitudine di servire feti di topo per cena. Peraltro, il video originale indicava la nazionalità del ragazzo come vietnamita.   Il   resto  sono  bufale  ,  di leggende   metropolitane   (  come  si  può leggere  qui e  qui    ) non di una tradizione.
   Inoltre  sappiate   che    anche  noi  


SOLO IN CINA SI MANGIANO I TOPI? LA MOSTRA CITATA DA ZAIA SUL SUO PROFILO FACEBOOK 

Il post pubblicato da Zaia sulla propria pagina
 Facebook il 26 novembre 2018
Insomma, nessun “qualunquismo” e nessuna “generalizzazione”, però è anche vero che “le condizioni che abbiamo qui sono diverse da quelle in Cina”. Forse è vero, almeno adesso, e dando una sbirciata tra i piatti della tradizione gastronomica delle regioni italiane, non sembra che tra le ricette compaia la carne di topo. Troviamo però, potrebbe fare notare qualcuno, la carne di gatto, di rana, d’anguilla, non considerando che per molte popolazioni del mondo – per motivi culturali e religiosi – è impensabile concepire l’idea di cibarsi di carne di maiale o di vacca.
Tralasciamo però per il momento questa digressione gastronomica e torniamo alla frase di Zaia, secondo cui “le condizioni che abbiamo qui sono diverse da quelle in Cina”. Nel 2020 in Italia non si mangiano topi, è vero, però abbiamo documenti fotografici che attestano che fino a un secolo fa, e proprio in Veneto, cibarsi di topi non era poi una stranezza. E a dircelo è stato proprio lo stesso Zaia, citando sulla propria pagina Facebook una mostra tenutasi a Belluno due anni fa!



3.3.17

cari Binetti fai pace con il cervello e sei coerente e caro Gustavo Zagrebelsky non c'è solo il diritto umano ma anche quello naturale

Lo  so che  sia io in  uno dei   precedenti post     che   criap   nel suo ultimo n° dell'elzeviro del filosofo imnpertinente    abbiamo già  detto tutto  e di più  sulla  tristissima  vicenda  di Fabo  e    di tutti\e  quellic he si trovano  in tali situazioni .   Ma     due parole  a 


Paola Binetti membro di quella setta Cattolica ultraconservatrice chiamata Opus Dei, una che dorme sul legno e porta il cilicio, cita Pavese (ateo e morto suicida), per dire no all'eutanasia.


  #coerenza. Non sapere cosa sia.









Fate pace col cervello e soprattutto la prima non citare ad minchia cavolo per supportare teorie ormai retrograde
a Gustavo Zagrebelsky in un intervista rilasciata al Il Fatto Quotidiano del 14 dicembre 2011
ad almeno con lui ci si può ragionare e mi sembra coerente anche se dalla parte opposta alla mia


Con questa intervista al costituzionalista Gustavo Zagrebelsky (al quale risponderà domani Marco Travaglio) proseguiamo il dibattito iniziato il 2 dicembre (leggi l’articolo del viceDirettore de Il Fatto) dopo la morte di Lucio Magri.

Il diritto può essere “una corruzione del comune sentire o uno strumento attraverso cui scrutare un orizzonte più profondo”. Comincia così la conversazione con Gustavo Zagrebelsky, autore di un libro che non a caso s’intitola “Il diritto mite” (Einaudi, 1992). Parliamo della decisione di Lucio Magri (scomparso in una clinica svizzera dove l’hanno aiutato a togliersi la vita) e in generale della scelta di morire. Con una premessa: “Quello che sto per dire è in una prospettiva laica. Vorrei usare argomenti non dico condivisibili, ma almeno comprensibili per chiunque. Se si parte da una prospettiva religiosa, si escludono a priori tutti coloro che non l’accettano”.
Il discorso sul darsi la morte è molto sdrucciolevole, non trova?
Su queste questioni ultime, si è sempre penultimi. Sono discorsi ‘allo stato’ delle proprie attuali riflessioni. Guai alla sicumera. Nelle questioni di questo genere, la problematicità è un dovere.

Cos’è il suicidio? 

La tragedia più grande. Stiamo toccando, dal punto di vista morale e cognitivo, un tema sconvolgente. Ma è un tema composito. È difficile trattarne in generale, tanto più volendo stabilire una norma che valga sempre e per tutti.

Ci sono molti suicidi?

Sì. Il suicidio può dipendere da molte ragioni. Non si può non tenerne conto.

Esempi?

Il suicidio per solitudine, delusione, angoscia, vergogna, rimorso. Tutte queste sono ragioni morali che possono crescere al punto d’essere decisive, anche se all’origine sono minime, come il classico ‘brutto voto’. Le si può riassumere in una frase dell’etica kantiana: ‘Se sulla terra non c’è speranza di giustizia, non c’è posto per gli uomini’. Quando una persona, nutrita d’ideali, vede che tutto è inutile, perde la speranza. Nella nostra società, ci si toglie la vita per aver perso il lavoro. Nelle carceri ci si suicida per disperazione; nei campi di sterminio, ci si appendeva alle reti ad alta tensione; nelle carceri degli aguzzini, ci si impiccava per timore di non resistere alle torture e di tradire i compagni; nelle foreste del Mato Grosso, i nativi si uccidevano gettandosi nelle cascate, davanti all’invasione portoghese. Il suicidio può essere un atto dimostrativo, di accusa. Ricorda Jan Palach? C’è anche il suicidio filosofico, quello degli stoici, quando ci si trova in una situazione eticamente senza sbocco.

Ce lo spiega meglio?

Ho in mente il gioco immensamente crudele degli aguzzini nei campi nazisti. Si aprivano i vagoni e usciva una mamma con due bambini per mano: ‘Scegline uno’. Qual è la via d’uscita? Non certo la scelta. C’è solo il suicidio.

Ne “I Demoni” di Dostoesvkij, Kirillov si suicida per dimostrare che Dio non esiste.

Compie un atto di estrema libertà. Chi è Dio? Colui che dà e toglie la vita. Kirillov dice: mi tolgo la vita e prendo il posto di Dio. Ma ci sono anche suicidi inspiegabili, come quello di Primo Levi e tanti altri scampati ai lager, che si sono uccisi a distanza di tanti anni. Perché? Una delle spiegazioni è l’avere visto l’orrore dell’essere umano che ti toglie ogni speranza nell’umanità. Ma è inutile cercar di spiegare tutto. Il suicidio appartiene spesso alla sfera dell’insondabile.

Come si comporta il nostro diritto penale di fronte alla volontà di morire? 

In modo apparentemente ambiguo. Non punisce il suicidio. Lo considera un mero fatto. Se fosse un delitto, si punirebbe il tentativo. Cosa che non è.

Ci manca che uno prova a uccidersi, non ci riesce e pure lo mettono in galera.

Vero. Ma quello che importa è che non c’è sanzione se tu cerchi di ucciderti da solo. In questi confini estremi dell’esistenza individuale il diritto non può far nulla, ed è bene che taccia. Lasciando che ciascuno gestisca i suoi drammi ultimi da solo.

Però ci sono gli articoli 579 e 580 che puniscono l’omicidio del consenziente e l’istigazione o aiuto al suicidio. 

Questi, infatti, sono delitti.

Non c’è contraddizione? In un caso, il diritto tace, in altri punisce. Eppure sempre con suicidi si ha a che fare. Come si spiega?

In un modo molto semplice. Se tu ti uccidi da solo questo è considerato un fatto, un mero fatto dicevo – che resta entro la tua personale sfera giuridica. Ma se entra in gioco qualcun altro, diventa un fatto sociale. Anche solo se sono due: chi chiede di morire e chi l’aiuta. E ancor più se c’è un’organizzazione, pubblica o privata che sia, come in Svizzera o in Olanda. La distinzione ha una ragione morale.

Quale?

Se la gran parte dei casi di suicidio deriva da ingiustizie, depressione o solitudine il suicidio come fatto sociale ci pone una domanda. Può la società dire: va bene, togliti di mezzo, e io pure ti aiuto a farlo? Non è troppo facile? Il suo dovere non è il contrario: dare speranza a tutti? Il primo diritto di ogni persona è di poter vivere una vita sensata, e a ciò corrisponde il dovere della società di crearne le condizioni.

Vale anche per chi soffre sapendo di dover morire? 

Certamente. Una cosa è il suicidio come fatto individuale; un’altra, il suicidio socialmente organizzato. La società, con le sue strutture, ha il dovere di curare, se è possibile; di alleviare almeno, se non è possibile. In ogni caso, non confondiamo il nostro tema con quello del rifiuto di trattamenti medicali, anche se ciò può portare alla morte. Posso voler non essere curato, o curato in un certo modo, anche se ciò comporta la morte: ma questo non è voler morire. Il rifiuto delle cure è un diritto e, come tale, deve essere rispettato. Ma ripeto, è un problema diverso.

Non c’è un “diritto di morire”? 

C’è la morte che ci si dà, come dato di fatto. Ma l’espressione che ha usato contiene una contraddizione. Parliamo di diritti o libertà come espansione delle possibilità. Si può parlare di diritto al nulla, o di libertà di nulla? A me pare una mostruosità.

O il massimo della libertà.

D’accordo: come per Kirillov. Ma andiamo a leggere I Demoni e comprendiamo, oltre la genialità di Dostoevskij, il gelo di quel personaggio.


che esiste anche un diritto naturale \ antropologico non solo quello legislativo fatto dagli uomini



da 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...