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LETTERA A GIANFRANCO

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Caro Gianfranco, te ne sei andato zitto zitto senza far sapere nulla, barando con il mondo nel tuo stile più caro. Al telefono mi dicevi che stavi in albergo, al fresco, con una bella vista sulla piscina, e invece eri a Milano in ospedale. Non sto qui a farti sviolinate né a ricordare il passato né a dire quanto eri bravo, intelligente e bello (i tuoi capelli bianchi naturali, folti e setosi come la barba che ci tenevi tanto) perché tu ascoltandomi mi manderesti a quel paese, anzi, mi diresti in tono diretto e sicuro: “A Rossè ma che è sta sicumera io me so già rotto li …” Non volermene, ma proprio ci tenevo a darti un saluto a modo mio e l’ho fatto davanti a tanta gente nel modo che piace a te, nessuna commemorazione triste, niente mi ricordo che …. Ho solo detto davanti a tutte quelle persone ignare, che t’eri rotto de sta vita terrena e te ne sei andato ad organizzare nuovi programmi creativi, in assoluta libertà, almeno lì non te li copierà nessuno e non ci saranno più guerre polit