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3.5.18

quando l'ideologia rovina tutto Il “caso Magni”: da Valibona alla maglia rosa La “scelta sbagliata” del campione di ciclismo, ripudiato nell'Italia divisa.




da
http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/05/01 

Il “caso Magni”: da Valibona alla maglia rosa

La “scelta sbagliata” del campione di ciclismo, ripudiato nell'Italia divisa. Ora il volume di Walter Bernardi fa chiarezza sulla sua figura e sulla battaglia del 1944 tra fascisti e partigiani sui monti intorno a Prato. A 70 anni dalla prima vittoria del ciclista vaianese al Giro












Una celebre immagine, esempio della proverbiale tempra di Magni: nonostante la clavicola fratturata, prosegue la corsa e si regge al manubrio tenendo in bocca un pezzo di gomma


PRATO. Il rosa della maglia di leader del Giro d’Italia, sogno di ogni ciclista, il nero delle camicie dei fascisti, il rosso delle bandiere comuniste e dei fazzoletti dei partigiani. Si potrebbe raccontare anche attraverso i colori la storia di Fiorenzo Magni, il “terzo uomo” degli anni d’oro del ciclismo italiano, l’unico in grado di inserirsi nel dominio dei campionissimi Coppi e Bartali ritagliandosi una sua dimensione di campione, con la vittoria in tre Giri d’Italia e in tre Giri delle Fiandre. Ma il cuore del libro di Walter Bernardi, “Il 'caso’ Fiorenzo Magni: l’uomo e il campione nell’Italia divisa” che uscirà giovedì 3 maggio, non è il ciclismo. La vicenda umana di Magni e anche la sua carriera sportiva ruotano inevitabilmente intorno alla battaglia di Valibona che vide un gruppo di partigiani assediato da un oltre un centinaio di fascisti e carabinieri. Con Magni nelle file dei repubblichini. I “fatti di Valibona” sono uno dei miti della Resistenza pratese. La presenza di Magni “dalla parte sbagliata” non gli è mai stata perdonata, e ne ha deciso l'oblio della sua gente, la rimozione dal pantheon delle glorie “pratesi”.
I “fatti di Valibona”. Il 3 gennaio del 1944 una spedizione fascista raggiunse quella località sperduta sui monti della Calvana per sgominare una brigata partigiana che minacciava i collegamenti tra Prato e Bologna. L'intervento fu pianificato dalla Gnr (la Guardia nazionale della Repubblica di Salò) di Prato e dai carabinieri di Prato e Calenzano, con la partecipazione del battaglione Muti di Firenze, un corpo speciale delle milizie repubblichine. Alla fine oltre 120 tra camicie nere e carabinieri si avviarono verso Valibona, poche case in cui risiedevano tre famiglie, valico che metteva in comunicazione la Valbisenzio con la Valmarina. Lì, si sapeva, si era stabilita la brigata guidata da Lanciotto Ballerini, un giovane capo partigiano di Campi vicino alle posizioni di Giustizia a Libertà. In quella brigata di 19 persone si erano ritrovati elementi di diversa provenienza. C'erano perfino due russi, un inglese e due jugoslavi. Quando alle prime luci dell'alba i fascisti arrivarono a Valibona trovarono i partigiani chiusi in un fienile e intorno a quell'edificio si scatenò il fuoco. Fu una battaglia vera e propria, si sparò dalle 6 alle 10 del mattino e alla fine i partigiani asserragliati nel fienile dovettero arrendersi. Il bilancio fu di sei fascisti e tre partigiani uccisi, tra questi ultimi anche Lanciotto Ballerini e il russo Vladimir. A quelli fatti prigionieri non furono risparmiate sevizie e violenze.


                        Il    fienile di Valibona dove trovavano i partigiani assediati dai fascisti


Il processo. Finita la guerra, il processo si celebrò a Firenze nel 1948 in Corte d'assise d'appello. Alla sbarra i fascisti che avevano partecipato alla spedizione. Nel corso degli anni la presenza di Magni, allora 24enne, alla battaglia fu a lungo controversa e neppure il processo sciolse tutti i dubbi. Bernardi attinge per la prima volta anche agli atti del processo di Valibona ritrovati nell'archivio di Stato di Perugia da John Foot, storico inglese che ha dedicato i suoi studi all'Italia e allo sport (calcio e ciclismo) e che firma anche la prefazione al libro. Tra gli imputati c’era anche Magni, mentre sfilavano i testimoni, in un’aula che ribolliva di passione. Vengono chiamati a testimoniare anche altri ciclisti tra cui Bartali e il montemurlese Bini che non si presenteranno
Si presenta invece Alfredo Martini, futuro ct della nazionale, ciclista promettente e comunista, che difende Magni. Al processo si intrecciano le testimonianze di chi dice di averlo visto a Valibona, di chi l'ha sentito dileggiare i morti, fino a chi lo accusa niente meno di essere stato proprio lui a uccidere Lanciotto. E quelle di chi invece racconta di una sua partecipazione tiepida al fascismo, delle buone azioni a favore di antifascisti vaianesi e di un prigioniero inglese nascosto in una fattoria della zona. E insomma, c'era o no Magni quella mattina a Valibona? Si sa che i fascisti di Vaiano avevano voluto che una loro rappresentanza fosse nel contingente. Ragioni di prestigio, la Vaiano fascista doveva appuntarsi quella “medaglia” al petto. E alla fine sarà lo stesso Magni a risolvere il mistero. In un'intervista poco prima di morire, ammise di essere stato a Valibona, ma di non aver sparato un colpo. E forse è la versione più vicina al vero.

I fascicoli del processo di Valibona trovati nell'Archivio di Stato di Peruigia

 Alla fine Magni sarà assolto per insufficienza di prove per quanto riguarda Valibona e condannato per “collaborazionismo”, condanna annullata però dall'amnistia firmata da Togliatti. Così Magni esce formalmente “pulito” e può tornare al ciclismo. Sta per partire il Giro d'Italia. Ma gli animi degli italiani sono troppo esacerbati, troppe ferite sono ancora aperte e nemmeno lo sport dimentica. Magni vince a sorpresa quel contestato Giro battendo il favorito Coppi, idolo delle folle. Quando arriva a Milano in maglia rosa il giro d'onore in pista si trasforma in un giro del disonore, i tifosi lo insultano e lanciano ortaggi. Gli contestano alcune scorrettezze in gara nella tappa decisiva e poi non si tollera che un “fascista” trionfi al Giro.Fascista per convenienza. Bernardi dedica molta attenzione al contesto locale in cui maturano le scelte del ciclista vaianese. Magni nasce in una famiglia tutt'altro che fascista. Il padre è socialista, gran parte dei suoi parenti sono di sinistra. Emerge così a poco a poco la figura di un ventenne tutto preso dalla sua passione per il ciclismo e che, alla morte del padre, per opportunismo e per convenienza più che per adesione ideale, accoglie la protezione dei ras fascisti della zona, i Bardazzi, famiglia di imprenditori tessili, Bardazzi imprenditori, che gli danno un lavoro e gli forniscono i mezzi e per continuare a correre.L’altra vita a Monza. Ai primi di giugno del 1944, mentre Roma viene liberata e si avvia la resa dei conti tra fascisti e partigiani, Magni fugge a Monza e lì attende la fine della guerra per tornare alle corse. Per lui si apre un’altra storia. Il Cnl dell'Alta Italia testimonierà e metterà per scritto che Magni svolse attività a favore della Resistenza. Da allora diventerà “un pratese di Monza”, resterà a vivere lì fino alla sua morte nel 2012.




Un'altra immagine di Fiorenzo Magni in gara

copertina dellibro in questione 

Il telegramma del sindaco. A testimoniare il clima di quegli anni, Bernardi racconta la storia del secondo sindaco di Prato del dopoguerra, Alfredo Menichetti, imprenditore tessile e comunista. La vittoria di Magni al Giro avrà effetti anche su di lui. Diventato sindaco quasi per caso, quando il Pci si trova a sostituire il sindaco del Cnl Dino Saccenti, eletto in Parlamento, Menichetti verrà sempre visto dai compagni con un po' di sospetto per la sua anomalia, lui un industriale. In tanti lo attendono al varco e aspettano una sua scivolata. E quando il sindaco invierà a Magni un telegramma di felicitazioni per la sua vittoria al Giro, 
la vittoria di un pratese che inorgoglisce la città, il partito gli si rivolta contro: è inaccettabile che un sindaco comunista faccia i complimenti a un fascista, per quanto campione nello sport allora più popolare. Le polemiche e gli attacchi personali porteranno alle dimissioni di Menichetti e alla sua emarginazione dalla vita politica cittadina. Tra i sindaci successivi solo Lohengrin Landini accoglierà l'ex campione in Comune. Poi solo silenzio e imbarazzo. Il Comune di Vaiano gli negherà perfino l'intitolazione di un tratto di pista ciclabile.
ante voci e tante storie. Ma nel libro di Bernardi non ci sono solo le vicende di Magni e di Valibona. A partire dalla figura del ciclista si dipana un vero e proprio affresco di quegli anni in Italia, a Prato e nella Valbisenzio, con tante voci e storie che si intrecciano e restituiscono la vita di quei giorni. Come i racconti delle donne di Vaiano e della Briglia, di Giovanna “la sovietica”, di Luana che, bambina, non capiva le persecuzioni alle sue amiche ebree, o come la storia d'amore tra James Cameron, soldato scozzese, e la figlia del mezzadro che l'ospitava a Montemurlo. E poi le storie dei tanti ciclisti toscani, in quell'Italia che usciva dalla dittatura e dalla guerra, nella quale il ciclismo, lo sport più popolare e trascinante, riproduceva tutte le passioni (e le tensioni) ideali e ideologiche


come suggerisce lo storico Walter Bernardi ( foto al lato ) bisogna gudicarlo senza preconcetti e pregiudizi ,ma soprattutot senza Damnatio memoriae . infatti 

da http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/05/01/



PRATO. «Lo so che mi accuseranno di voler riabilitare Magni. Ma io non intendo né assolverlo, né condannarlo. Si tratta solo di spiegare i fatti e le ragioni delle scelte di un uomo. Mi piacerebbe che i lettori si formassero un'idea sulla base dei documenti e del racconto dei fatti e ognuno giudicasse poi senza preconcetti»


 Walter Bernardi è un docente di filosofia e storico della scienza, ma il ciclismo è la sua grande passione.La storia di Magni e l'intreccio con le vicende della guerra e del dopoguerra nel Pratese lo hanno appassionato a tal punto da passare sei anni a spulciare archivi e giornali e a intervistare i testimoni ancora in vita di quei fatti. «Non ha più senso oggi dividersi per raccontare ai nuovi cittadini pratesi la guerra civile di ieri - spiega - Le scelte sbagliate restano sbagliate, è indubbio che chi scelse libertà, giustizia e uguaglianza fece la scelta giusta. Ma mantenendo fermi i principi e i valori, si possono perdonare gli errori»E’ il paradosso della figura di Fiorenzo Magni: a Prato è il diavolo, a Monza è un eroe. «Un po’ colpa anche sua - ammette Bernardi - per aver voluto escludere un pezzo della sua vita e ricominciare altrove daccapo. Eppure l’adesione al fascismo di Magni risulta piuttosto tiepida, frutto più delle convenienze di un ventenne che voleva soprattutto correre in bicicletta. Niente a che vedere con l'estremismo di un Ardengo Soffici (cui pure sono state intitolate strade) o con le responsabilità di uno come Giorgio Albertazzi». Bernardi ammette di essere stato catturato dalla vicenda della battaglia di Valibona. Sarà quella il tema del suo prossimo libro.

7.5.17

Chi sono i gregari del ciclismo ? Gli eroi non celebrati che contribuiscono alla vittoria dei campioni

La ballata dell'uomo in più - Peppino Gagliardi 

  • una vita da mediano -Luciano Ligabue
  •  Giro d'Italia 100 ad Alghero - Ernesto Videoclip prodotto dalla Società Umanitaria di Alghero in occasione della prima tappa del Giro d'Italia 100 in partenza da Alghero il 5 maggio 2017 ulteriori informazioni nella discalia del video   Brano musicale "Ernesto" di CLAUDIA CRABUZZA, tratto dall'album "Com un soldat" vincitore della Targa Tenco 2016 per il miglior disco in dialetto e lingue minoritarie

    N.,B lo so che sono due sport divewrsi e due ruoli ( gregario e mediano ) ma entrambi contribuiscono da dietro le quinte al sucesso di una squadra nel caso dei mediani , di un singolo ( anche se , ma devi essere dotato , e tenace , 10 volte su 100 capita che possano diventati campioni stessi e dargli filo da torcere ) 


    Dopo la "sbornia" per le tappe sarde del giro del centenario nessun giornale ( forse quelli sportivi ) ne ha parlato eccetto questo speciale rai , passato quasi in sordina o quasi il qualche giorno prima del giro qui il programma del ruolo e dei Gregari .
    Ora i neofiti del ciclismo e chi segue solo lo sport in tv o andando a vederlo quando capita nella prorpia zona sinchiederà CHI È, QUAL’È IL SUO RUOLO ?eccco la risposta che ne da http://blog.medalinframe.it/?p=54Il gregario nel ciclismo: chi è, qual’è il suo ruolo

    Standard - by admin - 29 luglio 2014 - No Comments







    Il ciclismo è uno degli sport più popolari. Oltretutto è praticato a livello amatoriale in tutto il mondo, ed è uno degli sport a cui ci si avvicina tutti prima o poi, in un modo o nell’altro. Ma senza dubbio differente è lo sport dal semplice utilizzo della bicicletta.
    Tendenzialmente, il ciclismo non è uno sport di squadra, ma piuttosto individuale. Ma in una gara ciclistica tra professionisti, è noto che ogni corridore faccia parte di una squadra. In quanto senza una squadra, senza quelli che vengono chiamati in gergo “gregari”, la punta di diamante, il campione come Coppi o Merckx, difficilmente sarebbe in grado di raggiungere l’obbiettivo della vittoria finale.
    Ma chi sono i gregari nel ciclismo? Come mai il gregario ha un ruolo così importante nel ciclismo? La parola deriva dal latino, ed indicava una persona che stava in mezzo al gruppo. Termine per lo più impiegato in ambito militare, e veniva affibbiato ai soldati semplici. Se trasliamo dal militaresco gruppo a quello dei corridori, il gregario è la figura che sta all’interno delle fila dei ciclisti, ma mai sotto le luci delle ribalta.
    In quanto il gregario nel ciclismo ha il compito di aiutare e assistere il campione, spingendolo alla vittoria, affiancandolo in ogni impresa, senza mai abbandonarlo. Ve ne sono stati anche di famosi nella storia del ciclismo. Uno dei gregari di lusso è stato il mitico Marco Pantani, il quale nell’anno della vittoria al Giro d’Italia di Stefano Garzelli, il 2000, sostenne il varesotto compagno di squadra guidandolo nelle tappe di montagna. E quindi affiancandolo fino alla vittoria finale.


    Infatti sul " ruolo" dei Gregari ci sono diverse versioni c'è quella della rai ( vedere url precedente ) che li vede come sub alterni , altri come questo articolo di www.suipedali.it

    i gregari sono importanti per il ciclismo tanto quanto lo sono i campioni. I migliori uomini di squadra valgono tantissimo, anche e soprattutto in termini economici, e nel ciclomercato sono pedine succulente. Poi, certo, il capitano guadagna anche dieci volte tanto perché alla fine ha sul groppone tutta la responsabilità del lavoro altrui e deve “finalizzarlo”. Detto questo, perché un corridore che inizia in modo identico a un altro, poi diventa il subalterno?
    È questione di attitudine e di fisico: c’è chi è nato con un talento e chi no o meglio dire con meno. Di conseguenza, un ragazzo che può allenarsi e mantenere ritmi da professionista, ma che non è veloce nelle volate, non è performante in salita, non ha tenuta e recupero su più giorni consecutivi, non è un mostro a cronometro e così via, non potrà mai diventare (o meglio, magari col tempo, invecchiando, ma non così facilmente) un campione. E poi ci sono i fenomeni, che possono fare la differenza.
    Ma il ciclismo è uno sport sia individuale sia di squadra e così se è uno solo che vince, tutti gli altri non è che stanno a guardare e anzi sono parti determinanti. Un gregario che vede vincere il capitano grazie al proprio lavoro è contento come se avesse vinto lui.
    Perché – in fondo – ha vinto effettivamente anche lui. Ogni tanto, poi, i gregari diventano campioni e trionfano in corse a tappe oppure si tolgono soddisfazioni incredibili, come Luca Paolini. Ma d’altra parte le categorie sono fatte, soprattutto, per essere stravolte.


    alcuni sono storici come Scarponi oltre non son celebrati ma hannno svolto da dietro le quinte un ruolo impotante in un altro giro \ tour Europeo come il tour de france







    Geraint Thomas / Sky
    Capitano: Chris Froome

    Chi è?
    Arriva dalla pista e su strada ha dimostrato ottime doti di passista-scalatore. Ha 29 anni ed è uno dei più versatili corridori di tutto il gruppo. Ha conosciuto Chris Froome quando entrambi erano alla Barloworld. Dal 2010 corrono per il Team Sky.

    Qual è il suo ruolo?

    La versatilità di Thomas gli consente di poter aiutare Froome in qualsiasi situazione. Guida il treno quando il suo capitano fora o ha un guasto meccanico, oppure fa l’andatura in montagna, terreno dove migliora di anno in anno. E’ l’uomo di maggior fiducia di Froome e di tutto il Team Sky.


    Thomas ha vinto due medaglie olimpiche nell’inseguimento a squadre su pista, ma il suo momento più alto da gregario lo ha vissuto nel 2013 quando ha aiutato proprio Froome a vincere quell’edizione della Grande Boucle. E dire che Thomas ha corso gran parte di quel Tour soffrendo moltissimo per una frattura al bacino.




    Chirs Froome e Geraint Thomas durante il Tour de France 2013






    Michael Rogers - Tinkoff-Saxo

    Capitano: Alberto Contador

    Chi è?
    E’ un corridore talmente forte e completo che potrebbe anche fare il capitano in tante altre squadre. Ha vinto tre volte il Mondiale a cronometro (2003, 2004, 2005) e ha conquistato diverse tappe nei grandi Giri. Nonostante questo resta un gregario, ma un gregario di lusso. Decisivo nel Tour de France 2012 vinto da Wiggins.

    Qual è il suo ruolo?

    E’ il bodyguard di Contador. Lo guida in salita e gli sta vicino in pianura. E’ il regista della sua squadra, il corridore che si preoccupa di coordinare da dentro il gruppo tutti i movimenti dei compagni.

    Highlight

    L’australiano è da considerare un corridore completo. Nel 2014 ha vinto le tappe più lunghe del Tour de France (237.5 km) e del Giro d’Italia (249 km), oltre alla frazione con arrivo sullo Zoncolan, penultima frazione della Corsa Rosa della scorsa stagione.


    Michael Rogers (Tinkoff) festeggia una vittoria di tappa a braccia alzate al Tour de France 2014LaPresse


    ecc che trovate su http://it.eurosport.com/ciclismo/chi-sono-i-gregari-gli-eroi-non-celebrati_sto4817083/story.shtml

    emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

    Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...