Si chiama Moringa, è l'albero che ci salverà dalla fame Moringa potrebbe essere l'albero che salverà dalla fame: resistente alla siccità, con molteplici usi e tante proprietà nutritive
Tante sono state le proposte e i tentativi di porre definitivamente un freno al problema della fame nel mondo. La soluzione definitiva sia alla fame sia alla povertà potrebbe arrivare da un semplice albero da cortile, il moringa.
Se molti lo hanno ribattezzato “Albero dei miracoli”, un motivo deve esserci. Più di uno, in realtà, dato che le proprietà miracolose di questo albero non sono poche e si estendono in più ambiti.
Benefici delle foglie di moringa
Le proprietà più importanti della pianta di moringa risiedono nelle sue foglie, che hanno un sapore simile a quello del thé verde. Le proprietà nutritive sono strabilianti: l’albero moringa contiene più calcio del latte, più proteine delle uova e più vitamina A delle carote. Tutte queste proprietà non danno benefici solo dal punto di vista nutrizionale, ma secondo alcuni studi renderebbero il moringa un potente anti-infiammatorio ed un utile strumento per il controllo della glicemia nei malati di diabete. Stimola, inoltre, la produzione di latte nelle donne, motivo per cui è stato rinominato anche “migliore amico delle mamme“.
Gli utilizzi di questa pianta non si limitano all’ambito alimentare, ma anche al settore della cosmesi: dai semi è possibile ricavare preziosi oli per capelli.
Moringa: l’albero che salverà il mondo
Il fatto che venga considerato un super-cibo non dipende solo dalle sue -seppur eccellenti- proprietà nutrizionali, ma anche dalle condizioni in cui l’albero riesce a svilupparsi: cresce rapidamente e resiste alla siccità, due caratteristiche che rendono la sua coltivazione ideale in quelle zone in cui la povertà e la malnutrizione sono più gravi, come l’Africa, l’Asia e il Sud America.
Incentivare la coltivazione e la vendita di prodotti derivati da questa pianta è uno dei principali obiettivi di varie associazioni, come ad esempio MoringaConnect, che impiega oltre 2’000 collaboratori locali e che solo in Ghana ha piantato 250’000 piante.
Coltivare un albero Moringa permette di raccogliere i frutti del proprio lavoro in breve tempo e di poter utilizzare le foglie non solo per il consumo della propria famiglia o comunità, ma anche per ricavarne prodotti da vendere a terzi, garantendo un guadagno molto superiore alle spese. I prodotti a base di moringa si stanno diffondendo negli Stati Uniti e la loro diffusione non solo dà benefici a chi consuma questi alimenti, ma anche a chi li produce.
Gli articoli che trovate sotto è un motivo in più per smettere e continuare ( cado e mi rialzo ) la mia quasi 30 visione di fumetti , racconti , fotoromanzi , vhs , dvd , internet ( vedere archivio blog per ulteriori dettagli ) . Tanto ormai salvo rare eccezioni i fotoromanzi e i film sono tutti uguali con il soliti stereotipi \ luoghi comuni : la donna vogliosa di .... sesso o l'uomo arrapato \ infoiato che vuole ...... avere un rapporto a tutti i costi , ecc spiegati bene spiegati bene nella parodia kubrick una storia porno ( vedere post precedenti ) .
Quindi Meglio un po' si sano erotismo ( se capita ) o nel caso si debba ricorrere all'auto erotismo
una sega fatta con la fantasia e più lunga che una breve ed effimera \ frustante fatta senza l'ausilio e l'aiuto di pornografia esplicita per poi e questo il passo successivo da fare un po' difficile e pressoché impossibile visto che siamo bombardati da immagini sensuali ovunque in : tv , stampa , internet , ecc ( vedere il documentario il corpo delle donne ) non ricorrere neppure a quelle .
da repubblica online del 18 dicembre 2012)
Uno studio rivela che che guardare immagini pornografiche su internet può indebolire la nostra capacità di ricordare le cose. Secondo gli scienziati esiste un legame tra la dipendenza da sesso virtuale e la tendenza a dimenticare di dormire, perdere appuntamenti importanti e trascurare le relazioni personali
di SARA FICOCELLI
LA PORNOGRAFIA di una volta è fatta di ricordi. Che portano a un'Italia che non c'è più. I video proibiti si consumavano a casa con le cassette VHS o aspettando la programmazione notturna di qualche emittente locale. Un passato in cui le pornodive erano soprattutto dive e qualcuna diventava anche parlamentare. Oggi le cose sono molto cambiate e si seguono ispirazioni decisamente più fredde, virtuali. La pornografia si diffonde per lo più tramite internet e il consumo è accessibile a tutti, in qualunque momento, da qualunque postazione, gratuitamente, con un click.? Tanta facilità e tanta abbondanza hanno moltiplicato in modo esponenziale il numero degli utenti nel mondo, tanto che, secondo l'ultima indagine di ExtremeTech, il mercato del porno su internet è l'unico che non conosce crisi. Ma anche questo settore, a quanto pare, ha il suo tallone d'Achille.
Secondo una ricerca tedesca pubblicata sul "Journal of sex research", il punto debole del consumo spasmodico di materiale pornografico tramite web è la memoria. Quella di chi consuma. Per capirlo gli scienziati hanno analizzato come l'area cerebrale deputata a immagazzinare informazioni reagisca alla visione di immagini sessuali, concludendo che guardare immagini porno su internet può danneggiare e indebolire la capacità di ricordare le cose.? Nell'esperimento gli studiosi hanno preso un campione di maschi eterosessuali di 26 anni d'età, mostrando ad ognuno una serie di immagini, alcune pornografiche, altre non sessuali, e chiedendo loro di rispondere se l'immagine che stavano vedendo era la stessa che avevano visto prima. Il risultato è stato che ricordavano nell'80 % dei casi le immagini non sessuali, contro il 67% di quelle porno, su cui facevano più fatica.?
Secondo gli scienziati questi dati servirebbero a provare il legame tra la dipendenza da pornografia virtuale e la tendenza a dimenticare di dormire, perdere appuntamenti importanti e trascurare le relazioni personali. "L'eccitazione sessuale - spiega Christian Laier dell'università di Duisburg-Essen, autore dello studio - e il suo impatto sui processi cognitivi potrebbe spiegare parte di questi effetti negativi".? Laier e colleghi precisano che la ricerca si trova solo al primo step e che le conclusioni dovranno essere verificate e confrontate con ulteriori analisi, condotte su campioni diversi sia dal punto di vista del genere che dell'orientamento sessuale.
La notizia segue di pochi mesi un'altra altrettanto curiosa, questa volta partita dalla principale emittente televisiva statale cinese, la CCTV, che lo scorso maggio ha mandato in onda l'intervista ad uno studente che garantiva di aver visto un proprio collega perdere progressivamente la memoria a forza di guardare i porno online.
Ma i problemi per i pornonauti non sembrano finire qui. Secondo una ricerca dell'Università di Padova, tra i giovani che fanno un uso massiccio di pornografia in rete, uno su quattro rischia anche il calo del desiderio sessuale e l'eiaculazione precoce. "I ragazzi di oggi - spiega l'andrologo Carlo Foresta, autore dello studio e presidente della Società di andrologia e medicina della sessualità - rappresentano la prima generazione che ha avuto un'esperienza di sessualità diversa dalle generazioni precedenti: internet, web cam, chat e immagini hanno creato una nuova forma di comunicazione sessuale che interessa in un mese oltre 800 mila minorenni. Questa esperienza dà un imprinting privo di riscontri reali e costruisce una sessualità mediatica ed istintiva che non tiene conto della sensorialità oltre che dell'affettività".
Dai dati emerge inoltre che più del 12% del campione di giovani non cerca rapporti reali. Il 25% ha infatti dichiarato di soffrire di riduzione dell'interesse reale ed eiaculazione precoce e questo, spiega Foresta, accade perché l'eiaculazione si manifesta nei tempi dei filmati, che generalmente in internet si riassumono in pochi minuti.
Secondo la Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S. I. I. Pa. C.), gli elementi che possono favorire lo sviluppo della cyber-porn addiction, quali psicopatologie pre-esistenti (depressione, disturbi ossessivo - compulsivi, ecc.), condotte rischiose (eccessivo consumo, riduzione delle esperienze di vita e di relazioni "reali") ed eventi di vita sfavorevoli (portando a problemi lavorativi, familiari, amicali, ecc.), sono accentuati dalle caratteristiche della rete, ovvero anonimato ed estrema facilità nell'accedere ai servizi. Gli esperti spiegano che la ricerca compulsiva del piacere attraverso l'autoerotismo può portare alla diminuzione del desiderio verso il proprio partner e all'incapacità di condurre a termine un rapporto sessuale nella realtà, favorendo la tendenza a considerare le persone dell'altro sesso esclusivamente come "corpi pornografici". Il dipendente ha insomma grosse difficoltà a vivere nella dimensione reale, a concentrarsi sul lavoro, a instaurare rapporti di amore e amicizia, e quindi anche a ricordare le cose, finendo col perdere non solo la memoria ma anche la fiducia in se stesso.
LO STUDIO
"Ecco perché la dipendenza sessuale
va riconosciuta come disturbo mentale"
Un gruppo di ricerca dell'Ucla di Los Angeles ha individuato condizioni, sintomi ed effetti ricorrenti in tutti i casi di ipersessualità. "Sul piano scientifico ci sono prove sufficienti per inserirla nell'elenco delle malattie psichiche"
di IRMA D'ARIA
La dipendenza sessuale come un vero e proprio disturbo psichico. Fino ad ora gli psichiatri sono stati riluttanti a considerare la sex addiction come un disturbo del comportamento a causa delle scarse evidenze scientifiche. Ma ora un nuovo studio condotto da un team della University of California di Los Angeles (Ucla) ha testato una serie di criteri per definire e quindi diagnosticare questo disturbo. Rory Reid, ricercatore e docente di psichiatria presso il Semel Institute of Neuroscience and Human Behavior della Ucla, ha guidato un team di psichiatri, psicologi, terapisti di coppia ed assistenti sociali che hanno validato i criteri individuati, considerandoli utili per poter arrivare a una diagnosi di questo tipo di problema che in Italia riguarda il 6% degli uomini e il 3% delle donne.Dipendenza "senza sostanza" - In effetti, l'ipersessualità rientra nelle nuove dipendenze cosiddette "senza sostanza" come quella dal giocod'azzardo o dallo shopping compulsivo. "E' una sorta di bulimia sessuale senza controllo, ma il meccanismo è identico a quello che si verifica con la dipendenza da droghe o alcol perché vengono attivate le stesse aree del cervello", spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano. Il fenomeno è cresciuto negli ultimi anni anche a seguito della diffusione nella rete di contenuti a sfondo sessuale con il cyber sex che vede sempre più adolescenti coinvolti. "Due i comportamenti estremi - spiega lo psichiatra - : quello di chi abbraccia l'anoressia sessuale astenendosi del tutto da ogni attività legata al sesso e, all'opposto, coloro che non riescono a controllare l'impulso sessuale che è, però, del tutto scevro da emozioni e sentimenti".La nuova edizione del DSM - I risultati dello studio, pubblicati in questi giorni sul Journal of Sexual Medicine, peseranno anche sulla decisione di inserire l'ipersessualità nella quinta edizione del Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders (DSM-5) considerato la "bibbia" della psichiatria. "Con questo studio - ha detto Reid - si fornisce un'evidenza scientifica al fatto che l'ipersessualità sia un disturbo mentale e come tale vada diagnosticato e trattato. I criteri che abbiamo validato consentiranno ai clinici di studiare, trattare e sviluppare strategie di prevenzione per gli individui che rischiano di soffrire di questo disturbo".Attualmente nel DSM sono già incluse dipendenze come quella da nicotina, droghe e alcol. "Come tutte le nuove patologie, la sex addiction sta a cavallo tra le dipendenze e i disturbi ossessivo-compulsivi. Ora questo studio rappresenta una prova importante che si tratta di un disturbo mentale vero e proprio e che prima o poi rientrerà, come le altre nuove dipendenze, nel DSM", aggiunge Mencacci.I sintomi - I criteri diagnostici - sviluppati da un gruppo di ricercatori al lavoro sulla nuova edizione del DSM - includono una serie di sintomi collegati alla sex addiction tra cui la ricorrenza ossessiva di fantasie sessuali, manifestazioni di dipendenza sessuale che durano sei mesi o più e che non sono riconducibili ad altre cause come abuso di sostanze, disturbo bipolare. Inoltre, perché sia fatta una diagnosi di ipersessualità devono verificarsi attività o comportamenti legati alla sessualità anche in presenza di stati emotivi poco piacevoli come la depressione o il ricorso al sesso come strategia per combattere lo stress. In più, deve trattarsi di persone che hanno provato a ridurre o fermare la compulsione sessuale senza riuscirci e la cui vita di relazione e professionale è stata negativamente condizionata.Sex addiction e disturbi emozionali - Per testare i criteri dell'ipersessualità, i ricercatori hanno esaminato 207 pazienti di varie cliniche di salute mentale che stavano cercando aiuto per combattere questo disturbo o altre forme di dipendenza. Al termine è emerso che l'88% dei pazienti era affetto da questa patologia e che il comportamento di dipendenza sessuale era collegato a disturbi emozionali, impulsività e incapacità a gestire lo stress.Le conseguenze - Un altro importante aspetto emerso dallo studio è che i pazienti affetti da sex addiction hanno subito maggiori conseguenze rispetto a chi soffriva di altri tipi di dipendenza o disturbi psichici. Dei 207 pazienti esaminati, il 17% ha perso il lavoro almeno una volta, il 39% ha dovuto chiudere una relazione, il 28% ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile e il 78% ha avuto dei problemi di interferenza nella vita sessuale.A che età si manifesta - Secondo la ricerca, il 54% dei pazienti ipersessuali si è reso conto di soffrire di questo disturbo prima dei 18 anni, mentre per il 30% l'età della scoperta è più ampia e va dai 19 ai 25 anni. "Questo dato è molto interessante perché se da un lato ci dice che il problema insorge precocemente, dall'altro ci dà la possibilità di mettere in campo azioni preventive" sostiene Reid.I comportamenti tipici - Le manifestazioni di ipersessualità più comuni emerse dallo studio includono la masturbazione e l'uso smodato di pornografia, seguito dall'avere rapporti sessuali con un adulto consenziente e dal sesso virtuale. "Per questi pazienti il sesso diventa una vera e propria ossessione che controlla ogni aspetto della loro vita e che li fa sentire impotenti e incapaci di cambiare", spiega Mencacci.Pazienti illustri - David Duchovny, Tiger Woods, Michael Douglas, Mickey Rourke, Sharon Stone e Billy Bob Tornton sono alcuni dei personaggi famosi che hanno ammesso la propria dipendenza dal sesso. Alcuni di loro si sono curati in cliniche specializzate in cui hanno trascorso lunghi periodi per disintossicarsi dal sesso. Negli Usa esistono anche associazioni come Sex Addicts Anonymous che replica il modello di assistenza e sostegno degli alcolisti anonimi. In Italia, non ci sono cliniche di questo tipo e per il momento la figura di riferimento resta lo psichiatra. "A seconda della gravità del problema e delle possibili cause - spiega Claudio Mencacci - si ricorre alla terapia cognitivo-comportamentale e talvolta alla terapia farmacologica con stabilizzatori dell'umore o anti-depressivi".
Anche se l'indagine è all'inizio è allarmante da non sottovalutare ne da creare allarmismi .IO sintomi comunque ci sono , e li riscontro personalmente visto che , sic , sono un consumatore e sto lottando cadendo e rialzandomi con questo mio problema . Concludo con due chicche che mi sono venute in mente , in maniera pindarica, leggendo le prime righe dell'articolo sopracitato , per i cultori degli ani ' 70\80 la prima
La seconda anni 90 una satira contro i telefoni erotici ( 001, 005 ... e 899 ultimamente ) di cui sono stato schiavo proprio come fantozzi tanto da fare e far fare figuracce ai miei con la mia dipendenza per quasi tre anni da i telefoni erotici e gli scherzi terribili fattomi , facendomi credere che fosse sesso virtuale su facebook e ..... ma queste sono altre storie di cui mi pare ho già parlato su queste pagine quando ancora , SIC, il blog si chiamava ancora cdv.splinder ( se non lo avessi fatto , fatemelo notare , e riaprirò lo scrigno dei ricordi )
leggendo questa news che trovate sotto presa dall'agenzia Ansa del 13 aprile, 11:41 e le discussioni avute in merito con il cofondatore Danilo Pilato ( ora perso per strada , SIC ) del nostro ex blog mi porta a chiedermi la teoria di C.Darwin è ancora valida ? l'antispecismo non è più un tabù ? La risposta è SI e No .
Si .perchè questo studi conferma uno dei canmoni principali del movimento antispecista << (..) e capacità di sentire (di provare sensazioni come piacere e dolore), di interagire con l'esterno, di manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, non siano prerogative della specie umana; (.... ) da http://it.wikipedia.org/wiki/Antispecismo >>.
No perchè una rondine non fa primavera andrebbe accentuata e studiata meglio altrimenti si rischiano figuracce come quella dei Neurini
Ma ecco la news . mi farebbe piacere approfondire l'argomento sono ben accette o qui nei commenti o all'email del blog o perché no anche su facebook le vostre opinioni ed eventualmente un dibattito in merito
Le scimmie sanno leggere Distinguono le parola dai segni privi di senso
Uno dei babbuini che hanno imparato a riconoscere le parole scritte (fonte: J. Fagot)
Anche i babbuini sanno 'leggere' riconoscendo parole di senso compiuto. A 40 anni dai primi esperimenti sulla capacità delle scimmie di riconoscere i segni del linguaggio umano, un nuovo studio pubblicato su Science conferma che alcune abilità alla base della lettura sono comuni a tutti i primati. Nell'arco di un mese e mezzo i babbuini hanno imparato a 'leggere' decine di parole umane, distinguendole da segni privi di significato. Lo studio, condotto dai ricercatori del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (Cnrs) francese in collaborazione con l'Università di Marsiglia, dimostra che i babbuini (Papio papio) sono in grado di padroneggiare uno degli elementi fondamentali della lettura, anche se non si tratta di vere e proprie competenze linguistiche. Numerosi studi condotti in passato hanno evidenziato le capacità di apprendimento e di comunicazione linguistica delle scimmie mediante simboli o gesti, come quelli usati nella lingua dei segni. Negli anni '70, ad esempio, è stato celebre il caso dello scimpanze' Sarah, che riuscì a organizzare una serie di simboli secondo un ordine grammaticale preciso e a comunicare correttamente con una forma di scrittura basata sull'uso di simboli. Se ricerche come queste hanno permesso di verificare che le scimmie hanno competenze logiche e l'uso consapevole del linguaggio, il nuovo esperimento ha dimostrato che i primati hanno anche una capacità 'ortografica'. Le scimmie hanno infatti imparato a segnalare la differenza tra le sequenze di lettere stampate che componevano parole inglesi corrette, da altre sequenze senza senso. Poste davanti a uno schermo dove comparivano due diverse combinazioni di lettere erano chiamate a riconoscere la presenza di parole sensate. Il riconoscimento delle lettere e la loro posizione relativa viene generalmente considerato come il primo passo nel processo di lettura e necessita di alcune peculiari capacità di controllo nel movimento degli occhi e nell'elaborazione visiva. Si tratta quindi di un'abilità che non necessita di conoscenze linguistiche a priori. Lostudio dei ricercatori francesi ha inoltre identificato nell'area sinistra della corteccia occipito-temporale del cervello dei primati la sede dei meccanismi 'ortografici', una regione già identificata in precedenza nelle scimmie come la sede dell'elaborazione visiva.