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16.2.22

anche le olimpiadi invernali sono simbolo d'amore e pace o quanto meno di coesistenza il caso L'abbraccio tra le sorelle Delago, Nadia e Nicol, dopo la discesa libera e l'abbraccio tra l'ucraino Abramenko e il russo Burov





L'abbraccio tra le sorelle Delago per il bronzo di Nadia nella discesa libera di Pechinodi Claudio CucciattiL'abbraccio tra le sorelle Delago, Nadia e Nicol, dopo la discesa libera (reuters)
Al termine della gara Nicol, di quasi due anni più grande, si è buttata tra le braccia della sorella, ancora incredula per essersi piazzata alle spalle di Suter e Goggia. "È una fortuna fare questo percorso insieme e avere al tuo fianco una persona sempre pronta ad aiutarti"

La medaglia l'ha conquistata Nadia, ma Nicol, undicesima al traguardo, ha esultato come se quel bronzo fosse suo. La discesa di Pechino, oltre a un podio per due terzi azzurro, ha regalato all'Italia due storie da ricordare nel tempo. L'argento di Sofia Goggia23 giorni dopo l'infortunio al ginocchio nel SuperG a Cortina: determinazione, grinta, un pizzico di incoscenza. Un'impresa sportiva d'altri tempi. E poi l'abbraccio tra le due sorelle Delago, legate in pista e fuori. Urla e lacrime, una grande gioia condivisa per il primo podio della carriera di Nadia Delago (Coppa Europa esclusa), nella gara più importante della vita, la discesa libera olimpica.

Quasi due anni di differenza: Nadia è nata nel novembre 1997, Nicol nel gennaio 1996. Originarie di Selva, sono cresciute insieme nello Sci Club Val Gardena. Atleta delle Fiamme Oro Nadia, membro delle Fiamme Gialle Nicol. Nella tappa di Coppa del mondo sulla pista di casa a salire sul podio era stata la sorella maggiore, anche quel giorno ci fu una grande festa in famiglia.

Pechino 2022, Nadia Delago, bronzo in discesa: "Il mio primo podio proprio qui. Sono fortunata"

"È una grande fortuna poter condividere questo percorso insieme, avere la certezza di avere qualcuno vicino che per te ci sarà sempre". Come lo è stata Nadia per Nicol, dopo la rottura del tendine d'Achille a fine 2020. E lo sci in casa Delago è un affare di famiglia: a dare consigli alle due sorelle il papà Norbert, maestro di sci, e gli zii Karla e Oskar Delago, discesisti di Coppa del mondo negli anni Ottanta.

Unite in pista, unite fuori. Insieme alla mamma coltivano la passione per la cucina. Nadia voleva diventare chef, poi ha deciso di seguire la sorella e continuare a sciare. Per fortuna, i fornelli possono aspettare. Tutte e due seguono una dieta da sportive, ma non si tirano indietro se c'è da preparare un primo o una specialità composta con frutta e verdura. Pizza e dolci sono le tentazioni che respingono sì, ma con grande difficoltà. I paesaggi della Val Gardena fanno da sfondo alle loro lunghe passeggiate, a cui si unisce spesso Mika, un bellissimo ed enorme cane di razza samoiedo. Come loro, ama correre sulla neve. Tutti insieme, uniti, così si costruisce una vittoria. E poi inizia la festa.

l'altra storia   dimostra  che  Lo spirito olimpico più forte delle tensioni internazionali. Mentre il mondo guarda con preoccupazione alla crisi in corso tra Russia e Ucraina e a una possibile guerra da scongiurare, alle olimpiadi invernali di Pechino due atleti fanno vincere il rispetto e l'amicizia: sono l'ucraino Abramenko e il russo Burov. I due si sono abbracciati sul podio della specialità aerials del freestyle skiing





1/10

Oleksandr Abramenko medaglia d'argento e Ilia Burov di bronzo nella specialità aerials del freestyle skiing: al Genting Snow Park di Pechino 2022 di Zhangjiakou, l'atleta ucraino (avvolto nella bandiera nazionale) e quello russo si sono salutati tra sorrisi e battute, fino a posare insieme abracciati per le foto di rito sulla postazione più alta

2/10

Un gesto di amicizia e di rispetto, nel solco dello spirito olimpico, che va oltre le forti tensioni tra i due paesi. Negli ultimi mesi la crisi tra Russia e Ucraina si è aggravata e il rischio di una guerra è ancora forte, nonostante il lavoro delle diplomazie internazionaliLo speciale di skytg24.it sulla crisi tra Russia e Ucraina

3/10

A dispetto delle relazioni tesissime tra Ucraina e Russia, tra venti di guerra e minacce di invasione, Abramenko e Burov si sono ritrovati a conferma di un rapporto consolidato in nome dello sport che prosegue da PyeongChang 2018

15.2.22

Su Yiming, il 'principino' è diventato re: "Per lo snowboard ho smesso di fare l'attore

dopo  Il primo oro di Eileen Gu, la principessa che incanta la Cina (  foto sotto a  sinistra  )  ecco un  altro  oro  baby  cinese  


Su Yiming, il 'principino' è diventato re: "Per lo snowboard ho smesso di fare l'attoreSu Yiming (reuters)
A pochi giorni dai 18 anni, il cinese conquista uno storico oro nel big air. Una ascesa divisa con la carriera di attore: è stato Shuan Zi in The taking of Tiger Mountain, uscito pure in Italia,

PECHINO - Da giovane promessa del cinema a imperatore dello snowboard. Ad appena 17 anni. Su Yiming, il "principino", si è fatto grande tutto d'un colpo. Dopo l'argento della settimana scorsa, questa mattina si è superato vincendo uno storico oro nello snowboard big air, staccando il norvegese Roisland e il canadese Parrot. "Era il sogno più grande che avevo fin da bambino", dice. Il bambino diventerà maggiorenne tra tre giorni, il 18 febbraio: non male queste due medaglie come regalo di compleanno. "Per questa", dice mostrando l'oro, "ho dovuto smettere al momento di recitare, per concentrarmi meglio".
Una carriera di attore accantonata, per ora... Sì perché Yiming si è trovato di fronte ad una scelta non facile: proseguire con la promettente carriera da attore (tre serie tv e due film all'attivo) o dedicarsi esclusivamente allo snowboard per prepararsi alle Olimpiadi proprio qui in Cina?
I piedi sulla tavola Yiming li ha messi a 4 anni a Jilin, nell'estremo nordest dove è nato, spinto anche dai genitori, Qun e Lei, veri appassionati. Dieci anni dopo entra nel giro della nazionale, dopo aver recuperato da un brutto infortunio. A seguirlo arriva il campione giapponese Yasuhiro Sato. "Mi alleno 320 giorni all'anno", disse un mese fa in una delle rare interviste. Anche se il cinema però non lo vuole abbandonare del tutto. "Voglio che le persone vedano che non c'è soltanto questa parte di me, che non sono soltanto uno snowboarder e che non ho paura di nessuna sfida".
Amici con Eileen Gu sin dall'infanzia
Primo cinese a compiere un backside triple cork 1620, due anni fa. A gennaio 2021 primo cinese a completare un Cab 1800 e in ottobre entrato pure nel Guinness World Records con un backside 1980 Indy Crail. Il grande pubblico che lo snowboard non lo mastica lo ha conosciuto otto anni fa nei panni del piccolo Shuan Zi in The taking of Tiger Mountain, uscito pure in Italia, del regista hongkonghese Tsui Hark, tratto dal romanzo di Qu Bo. Ruolo guadagnato proprio al talento di questo ragazzino sulla neve. Poi di film ne è arrivato un altro, Rock Kid, e pure tre serie televisive.
Amico d'infanzia di Eileen Gu, l'altra eroina di casa nelle acrobazie con gli sci ai piedi (un oro e un argento finora pure lei), la diciottenne nata in America che tre anni fa decise di gareggiare per la Cina, patria della mamma. I social sono impazziti la settimana scorsa quando Eileen ha postato su Instagram una foto di lei e Yiming da piccolini, sci e tavola rispettivamente in mano, sorridenti. "Congratulazioni, ti voglio bene", scriveva lei dopo l'argento dell'amico. Eccoli i baby campioni che la Cina aspettava.

13.2.22

Favola di Stefania Constantini, da commessa a oro olimpico: "Campionessa anche nel lavoro"

 


https://www.gazzetta.it/olimpiadi-invernali/   Oscar Maresca 13 febbraio - MILANO

Dall'apecar ai pranzi in magazzino, l’atleta azzurra che ha trionfato nel curling misto con Amos Mosaner raccontata da chi le è stata sempre accanto




Un’altalena sulla neve. Due amichette dondolano ascoltando Miley Cirus a tutto volume. A 8 anni, il massimo della felicità. Finita la mattinata a scuola, il sole sulle Dolomiti si fa più caldo. Tra qualche ora mamma Monica accompagnerà le piccole agli allenamenti di curling. Giulia ha iniziato da qualche mese, Stefania sta prendendo confidenza con la stone: "Passavamo i pomeriggi a divertirci. E quanti dispetti ai nostri fratelli. Ma quando arrivavamo sul ghiaccio, non c’è n’era per nessuno. Siamo state compagne di squadra per dieci anni. Non siamo sempre state bravissime, ma lei era unica. Bastava uno sguardo per capirci". Inseparabili, Giulia e Stefania. Insieme hanno vissuto un sogno sportivo. Quando l’amica di
sempre l’ha vista arrivare in finale alle Olimpiadi, i ricordi sono andati tutti lì: "La sera prima le ho scritto di chiudere gli occhi e immaginarci su quell’altalena a Campo di Sopra. Soltanto io e lei, da Cortina a Pechino.
Chi l’avrebbe mai immaginato". Occhi lucidi ed emozione, Giulia ha tifato la coppia azzurra in finale di curling misto dal divano di casa Constantini. Famiglia al completo. Al tiro decisivo tutti sono scoppiati in lacrime. Stefania è oro.

GIULIA, L'AMICA DI SEMPRE
"Vincere le Olimpiadi era il nostro sogno da bambine"


Un foglietto a quadretti scritto a penna nera. Sogno: diventare campionessa olimpica. Idee chiare, già da bambina. Stefania Costantini non ha mai smesso di crederci: "Un pomeriggio Alessandro Zisa, il nostro allenatore, ci chiese di scrivere su un blocco note qual era l’obiettivo più grande che volevamo raggiungere. Stefania non tentennò: atleta olimpica. La differenza tra me e lei è stata questa. Non ho mai visto le Olimpiadi come una cosa realizzabile. Stefi invece ha dedicato tutta se stessa al curling. Alla fine ce l’ha fatta. Ho scelto di lasciare lo sport a 18 anni per frequentare l’università. Non riuscivo a conciliare gli impegni. È stato difficile abbandonare la squadra. Lei ha avverato anche il mio sogno

Nessun rimpianto, solo tanta gioia per lo storico oro dell’amica. Unica atleta azzurra del curling a Pechino, prima medaglia di sempre nel misto insieme ad Amos Mosaner: "Quando l’ho vista iniziare l’ultima bocciata, quasi non respiravo. Pensavo a cosa avesse nella testa. Se riesci, vinci. Altrimenti continui a giocare. La stone non aveva ancora toccato le altre, ma il pubblico a Pechino già applaudiva. A casa ci siamo abbracciati, piangendo. Sua madre, Monica, mi ha ringraziato per aver convinto Stefania a iniziare col curling quel pomeriggio di quindici anni fa. La verità è che non ho fatto nulla, è tutto merito suo". Dopo il trionfo, Giulia ha aspettato un giorno prima di scrivere a Stefania. Parole dolci, cariche d’orgoglio: "Le ho anche inviato The Climb, la canzone di Miley Cirus che adoravamo. Una volta passò a prendermi con l’Apecar, musica a tutto volume per le strade di Cortina. Queste siamo noi".
ILARIA, PIÙ DI UN CAPO
"Stefania, campionessa di lavoro. E quei pranzi sedute a terra in magazzino"
Stefania e Ilaria nel magazzino del negozio
Stefania e Ilaria nel magazzino del negozio


Corso Italia è addobbato a festa. Striscioni, tricolori. A Cortina, i negozi hanno sulle vetrine la foto di Stefania e Amos con la medaglia d’oro: "Per la finale ci siamo ritrovati tutti al pub qui vicino. La vittoria è stata una vera liberazione. Stefania ci ha resi orgogliosi". Ilaria Raso è la store manager del negozio d’abbigliamento in cui la nuova campionessa olimpica ha lavorato fino al mese scorso: "È stata un anno con noi. L’ho strappata a un altro negozio, cercavo una brava collaboratrice. Mi dissero che era una ragazza caparbia e determinata. Pochi giorni di prova, poi la firma sul contratto".
Ilaria e il fidanzato Domenico al negozio
Ilaria e il fidanzato Domenico al negozio


A Stefania non è mai pesato lavorare. Riusciva a organizzare le sue giornate incastrando tutti gli impegni: "Avevo un calendario dove erano segnati i suoi allenamenti e le partite. Era fittissimo, ma a lei non importava. Non mi ha mai chiesto di saltare un turno oppure di uscire prima. L’impegno al negozio era una delle sue priorità". Ragazza umile. Dal lavoro di commessa all’oro a Pechino: "Prima di partire mi ha comunicato le sue dimissioni. Aveva un contratto a tempo indeterminato, ma era arrivato il momento di dedicarsi alla sua passione più grande. Finalmente, nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro potrà concentrarsi soltanto sul curling". Probabilmente, le mancheranno quei pranzi frugali in magazzino mentre il negozio è affollato: "Spesso non avevamo tempo di mangiare. Prendevamo un panino al volo, oppure cucinavo qualcosa da portare ai ragazzi in pausa. A Stefania piace tanto il mio arrosto. Lo mangiavamo sedute a terra, era il momento più bello della giornata". La sua presenza mancherà a tutti in Corso Italia: "Tiferò sempre per lei. E mi mancherà anche la sua ossessione per i calzini. Un rito scaramantico, deve lavarli dopo ogni vittoria per rimetterli. Meno male che non li ha mai usati per il lavoro".
DOMENICO, IL FIDANZATO
"Prima di Pechino mi disse che sarebbe tornata con una medaglia"
Stefania col fidanzato Domenico

12.2.22

Davide Ghiotto: “La medaglia nel pattinaggio grazie a Schopenhauer”., Omar Visintin, un bronzo da sopravvissuto ., Dorothea Wierer bronzo storico nella sprint 7,5 km del biathlon ., ed altre storie

 PECHINO — Davide Ghiotto 

ha una laurea in filosofia con 100/110, cita Schopenhauer e ha scritto la sua tesi su un tema che fa venire i brividi: il suicidio. Vicentino, finanziere, ha vinto il bronzo sui 10 mila metri nel pattinaggio di velocità. Figlio di Federico, ciclista che vinse due gare tra i professionisti ai tempi di Bugno. Ha corso nella sua batteria accanto a una specie di Caeleb Dressel dello speed skating, ma è riuscito a tenere il suo ritmo, senza farsi travolgere da quello dello svedese Nils Van der Poel che ha fracassato il record del mondo. "Sapevo che è un mostro, vedendolo in allenamento, ma durante la gara c'erano solo 2-3 decimi in più al giro tra me e lui".

Ha battuto olandesi, russi, canadesi: se lo aspettava?

"Diciamo che è stata un'agonia quando sono scesi in pista gli ultimi due e c'era il canadese Bloemen campione olimpico in carica. A un certo punto ha fatto un gesto all'allenatore come a dire che non ne aveva più. Mi sono chiesto se bluffasse o facesse sul serio. Si è avverata così la gara che sognavo".

Dove comincia la sua storia?

"Dai pattini a rotelle, anche se non ero tra i migliori. Volevo le Olimpiadi, sono passato al ghiaccio e mi sono trasferito a Trento".

Non è semplice allenarsi in Italia.

"Non abbiamo una pista coperta, e viaggiamo tra la Germania e l'Olanda. I raduni li facciamo al centro federale di Baselga di Pinè. Devo ringraziare il pattinodromo Alte Ceccato di Montecchio, Vicenza, perché mi dà la possibilità di allenarmi con le rotelle quando non sono in Nazionale".

Quanto si allena?

"In certe giornate 45-50 chilometri a sessione, altre una ventina, il tutto per sei giorni a settimana".

Ma nella sua vita non c'è solo il pattinaggio.

"A novembre è nato Filippo, figlio mio e della mia compagna Susy. Siamo felici, viviamo nel villaggio di San Gottardo, frazione di Zovencedo, sperduti tra le colline".

È la passione per la filosofia?

"Ai tempi delle superiori ho incontrato una professoressa capace di spiegarmela dal primo momento. La filosofia è odiata solo perché non viene capita. Io sono stato fortunato, l'ho sempre guardata con attenzione. Proprio perché dovevo allenarmi per arrivare alle Olimpiadi ho optato per un percorso di studi triennale che mi piacesse veramente. L'università spesso viene fatta pensando al dopo, e la filosofia non garantisce una collocazione immediata: io l'ho voluta perché mi piace".


I suoi filosofi preferiti?

"Schopenhauer e Nietzsche. Nasce da certe letture la scelta della tesi: "Etica e suicidio"".

Non ci è andato giù leggero.

"Ho scelto il suicidio non perché abbia a che fare col mio vissuto. È difficile parlarne perché è possibile toccare e ferire persone che l'hanno sfiorato davvero, soprattutto nel periodo storico che viviamo, dopo la pandemia. Ma è affascinante scavare nell'animo umano per capire il coraggio estremo di una scelta simile, che va analizzata all'interno della nostra epoca, non stigmatizzata. C'è qualcosa nella mente umana che va compreso, se si vuole evitare di arrivare a certe conseguenze. E bisogna dedicarci tempo".


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Gomito rotto e trauma cranico il 10 dicembre, è ripartito da lì: “Ora so di essere forte”










Gomito rotto e trauma cranico il 10 dicembre, è ripartito da lì: “Ora so di essere forte”

ZHANGJIAKOU — Un testardo di bronzo. Due Olimpiadi col fato contro, alla terza, a 32 anni, si prende la medaglia col braccio scassato. "Mi basta per mettermela al collo". Terzo nello snowboard cross di Pechino 2022, Omar Visintin. Un nome che è già un'avventura da Mille e una notte. Primo podio olimpico nello snowboard cross fra gli uomini per un azzurro, l'Italia ha preso medaglie in 7 discipline diverse (record). 

Quando i ragazzi volanti li guardavamo solo nei film americani, born to be free. Omar libero subito, pure all'anagrafe: papà Gabriele insegnante di italiano e mamma Cecilie di tedesco, non si mettevano d'accordo su come chiamarlo. Venne fuori il figlio esotico. Surf, kayak, chitarra, piano. E poi la tavola, una folgorazione, a 7 anni. "Lo snowboard non è per fighetti. E lo sci mi annoiava". Le gobbe costruite nel giardino di casa. E le chiavi per tornarci la sera tardi dopo le gare. Occhiali a specchio, tute sgargianti, i baffi e la barba. Gli studi di economia abbandonati a caccia dell'onda. Sì, spirito libero. "Ma adesso che torno in Italia voglio mangiare la pasta asciutta". L'italiano della tavola. Che a Pechino ha rischiato di non esserci: il 10 dicembre pubblicava una sua foto con il braccio ingessato dopo una caduta nella seconda gara di coppa a Montafon, in Austria, dopo che nella prima proprio qui a Zhangjiakou, era salito sul podio (2°): "Me la cavo con un trauma cranico, lussazione del gomito sinistro e rottura di un tendine. Torno presto". Più che altro, resuscita. È il più vecchio e malconcio di tutti in finale. Serve tattica. E tenere lontana la sfortuna: a Sochi 2014 fu investito dall'austriaco Hanno Douchan mentre era in testa in semifinale, uscì in toboga. A PyeongChang fuori subito (25°), un avversario gli frana davanti. Ma qui no, Omar resiste. Parte lento come al solito, è 4° e osserva in ritardo di quasi un secondo al primo intermedio, riduce il distacco a 69 centesimi a metà tracciato, tiene la scia e quando è il momento prende l'ultimo a disposizione, l'austriaco Julian Lueftner che lo aveva battuto in semifinale, e lo sorpassa. L'oro al fotofinish va all'austriaco di madre italiana Alessandro Haemmerle, 28 anni, che vince per un alito di vento sull'argento canadese Eliot Grondin, 20 anni, che dice: "Bello condividere il podio con Omar, ho ancora una foto mia con lui che mi feci quando avevo 11 anni".Nel frattempo Omar accumulava: 6 successi individuali in coppa del mondo, la generale nel 2014, un argento a squadre ai Mondiali 2019. Ma una medaglia olimpica gli mancava. Piange. Michela Moioli lo guarda, il giorno dopo la sua eliminazione in semifinale. "Per me lei è la migliore del mondo. Io la aspettavo da otto anni la medaglia. Non sono bravo in partenza. Sapevo di poter recuperare terreno e posizioni". "L'infortunio a dicembre è stata una mazzata, pensavo di dovere rinunciare alle Olimpiadi. Invece i medici della federazione sono riusciti a fare un miracolo. A chi dedico la medaglia? A me stesso. Adesso so che sono forte". Più di prima, testardo di bronzo. Nel frattempo Omar accumulava: 6 successi individuali in coppa del mondo, la generale nel 2014, un argento a squadre ai Mondiali 2019. Ma una medaglia olimpica gli mancava. Piange. Michela Moioli lo guarda, il giorno dopo la sua eliminazione in semifinale. "Per me lei è la migliore del mondo Io la aspettavo da otto anni la medaglia. Non sono bravo in partenza. Sapevo di poter recuperare terreno e posizioni". "L'infortunio a dicembre è stata una mazzata, pensavo di dovere rinunciare alle Olimpiadi. Invece i medici della federazione sono riusciti a fare un miracolo. A chi dedico la medaglia? A me stesso. Adesso so che sono forte". Più di prima, testardo di bronzo. Quando i ragazzi volanti li guardavamo solo nei film americani, born to be free. Omar libero subito, pure all'anagrafe: papà Gabriele insegnante di italiano e mamma Cecilie di tedesco, non si mettevano d'accordo su come chiamarlo. Venne fuori il figlio esotico. Surf, kayak, chitarra, piano. E poi la tavola, una folgorazione, a 7 anni. "Lo snowboard non è per fighetti. E lo sci mi annoiava". Le gobbe costruite nel giardino di casa. E le chiavi per tornarci la sera tardi dopo le gare. Occhiali a specchio, tute sgargianti, i baffi e la barba. Gli studi di economia abbandonati a caccia dell'onda. Sì, spirito libero. "Ma adesso che torno in Italia voglio mangiare la pasta asciutta". L'italiano della tavola. Che a Pechino ha rischiato di non esserci: il 10 dicembre pubblicava una sua foto con il braccio ingessato dopo una caduta nella seconda gara di coppa a Montafon, in Austria, dopo che nella prima proprio qui a Zhangjiakou, era salito sul podio (2°): "Me la cavo con un trauma cranico, lussazione del gomito sinistro e rottura di un tendine. Torno presto". Più che altro, resuscita. È il più vecchio e malconcio di tutti in finale. Serve tattica. E tenere lontana la sfortuna: a Sochi 2014 fu investito dall'austriaco Hanno Douchan mentre era in testa in semifinale, uscì in toboga. A PyeongChang fuori subito (25°), un avversario gli frana davanti. Ma qui no, Omar resiste. Parte lento come al solito, è 4° e osserva in ritardo di quasi un secondo al primo intermedio, riduce il distacco a 69 centesimi a metà tracciato, tiene la scia e quando è il momento prende l'ultimo a disposizione, l'austriaco Julian Lueftner che lo aveva battuto in semifinale, e lo sorpassa. L'oro al fotofinish va all'austriaco di madre italiana Alessandro Haemmerle, 28 anni, che vince per un alito di vento sull'argento canadese Eliot Grondin, 20 anni, che dice: "Bello condividere il podio con Omar, ho ancora una foto mia con lui che mi feci quando avevo 11 anni".

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dalla nostra inviata Alessandra Retico

L'azzurra compie un capolavoro con un percorso perfetto al poligono. Oro alla norvegese Roeiseland

La giornata perfetta di Dorothea. Gli sci girano, sono i più veloci tra le umane. E il fucile parla al bersaglio. Wierer di bronzo nella 7,5 km sprint di biathlon a Pechino 2022. Una medaglia che l'azzurra di Anterselva, 31 anni, insegue da 8: "Mi sono tolta un peso". È la prima italiana sul podio olimpico nel suo sport. Chiude col tempo di 21'21''5 alle spalle delle imprendibili del nord che il biathlon lo imparano all'asilo: la norvegese Marte Olsbu Roeiseland, oro in 20'44''3, e alla svedese Elvira Oeberg, argento in 21'15''2."Le attese erano molto alte e tutti si aspettavano delle medaglie individuali, anche se sappiamo che il biathlon è uno sport complicato e tutto deve andare alla perfezione". Non come a PyeongChang 2018, quando tutto andò storto: il gelo tagliente, le gambe molli, la testa altrove. Dorothea che doveva depredare la Corea, si prese solo il bronzo nella staffetta mista così come era successo a Sochi 2014. Tornò a casa travolta dai dubbi. Il primo: smettere. Ma i Mondiali in casa ad Anterselva, nel 2020, la tennero attaccata alla sua radice: sci e fucile, l'alfabeto della Wierer da quando è bambina. Fece bene: vinse tutto.Poi, come accade, periodi bassi e aspri. Solo a dicembre ha raccontato di avere anche avuto fastidi fisici (alla tiroide) che le rallentavano il rendimento. E per una divoratrice di risultati, oltre che di cioccolata, non è mai abbastanza: nel 2019 prima italiana a vincere la coppa generale, si è ripetuta l'anno dopo; 4 coppe di specialità, 12 successi individuali in coppa del mondo, 3 ori mondiali individuali.  

La terza biathleta, dopo leggende come Martin Fourcade e Marie Dorin, ad aver vinto in tutti e 7 i formati del biathlon.

800 ore di parte fisica, 200 ore di tiro, 15mila proiettili sparati: Dorothea Wierer, classe 1990, di Brunico (Bolzano), è stata ribattezzata la "regina del biathlon", la specialità che unisce sci di fondo e tiro a segno con la carabina. Una fama che la segue da quando è stata la prima italiana campionessa del mondo juniores fino al 2019, anno dell'oro ai Mondiali svedesi di Ostersund e alla Coppa del mondo. Nella nazionale italiana dal 2007 nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, si è aggiudicata due bronzi alle Olimpiadi (Sochi 2014 e Pyeongchang 2018), mentre in tutto le medaglie ai mondiali sono 6 (1 oro, 2 argenti e 3 bronzi). 
A "Sorelle d'Italia" Dorothea confessa: "In gara non penso, ma spero sempre di non soffrire troppo". Racconta la passione per la sua specialità ("girare nei boschi sugli sci con una carabina in spalla mi viene naturale"), ma anche quella per vestiti lunghi, trucco e tacchi ("mi piace curare la mia femminilità, essere carine serve"). Ottima forchetta ("mangio di tutto"), ha rifiutato le foto senza veli ("tengo alla privacy") e va fierissima della maglia azzurra ("sono italiana anche se ho l'accento strano e poi ormai siamo tutti europei").

"No alla guerra in Ucraina", l'appello dell'atleta di skeleton: da Smith e Carlos fino a oggi, quando sport e politica si intrecciano




L’ucraino Vladyslav Heraskevych ha lanciato un appello per lo stop all’escalation militare al confine tra il suo paese e la Russia, mostrando un cartello con la scritta “no alla guerra in Ucraina” al termine della terza prova di skeleton. Non è la prima volta che un atleta lancia un messaggio politico o sociale durante una manifestazione sportiva. Ecco alcuni tra i casi più famosi.

A cura di Francesco Cofano



Michela Moioli argento nello snowboard a squadre: dal mare alle piste, è super con ogni tavola Onde del mare, gobbe della pista di skate, neve, non fa differenza: Michela Moioli sulla tavola è sempre una fuoriclasse. L'azzurra, argento a squadre dello snowboard con l'azzurro Omar Visintin, su qualsiasi tavola salga, fa vedere la sua classe di campionessa.< Pechino, intervista a Pompanin, chef di Casa Italia: "Fanno il test covid anche al prezzemolo" Fabio Pompanin, titolare del ristorante “Al Camin” di Cortina e chef di Casa Italia, racconta la complicata gestione del ristorante durante le Olimpiadi di Pechino: "Questa è l’edizione più difficile.

Anche il prezzemolo delle nostre cucine viene sottoposto al test del Covid: arrivano gli ispettori del governo per stabilire se la merce può essere utilizzata. Per fortuna abbiamo organizzato tutto da casa grazie allo chef italiano dell’hotel. Il piatto che vince? Pomodoro e basilico".

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...