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4.3.12

riflessioni sul 8 marzo

 affronto  questo argomento  con questa  canzone presa  dall'efficcentissimo ildeposito.org  e  un commento  che  condivido e di cui  , ma  questa  è un altra storia  che prima o poi racconterò ho vissuto personalmente  ,   in pieno di una mia  amica




Ricordatevi di noi
siamo morte in una fabbrica
sfruttate sul lavoro
sfruttate a casa e fuori

Ricordatevi di noi
siamo morte ma non per sempre
noi vivremo eternamente
sinchè durerà la lotta

Siamo state assassinate
per avere scioperato
voi dovete vendicarci
vendicarci col lottare
vendicarci col creare

Creare un mondo nuovo
un mondo di giustizia
un mondo di uguaglianza
un mondo di libertà

Ricordatevi di Adele
l'hanno presto incarcerata
per avere contestato
per avere militato

L'hanno messa in una cella
una cella isolata
per paura che parlasse
con chi vuol sapere le cose

Saper di un mondo nuovo
un mondo di giustizia
un mondo di uguaglianza
un mondo di libertà

Fonte:
Maraini Y. (a cura di), Siamo in tante...(la condizione della donnanelle canzoni popolari e femministe: libro + disco.Movimento Femminista Romano, Canti delle donne in lotta 2,Vedette Albatros, 1976)




Informazioni storiche :

Questa canzone fu scritta nel 1974 per un intervento di teatro di strada in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
8 marzo non è "la festa delle donne", è "la giornata di lotta" delle donne. Nel 1910 le compagne del Congresso internazionale delle donne socialiste hanno indetto l'8 marzo "giornata internazionale di lotta della donna". (maria rollero)



ecco  il commento   di ******

E invece è stata decisamente snaturata. E non solo; è stata trasformata in una giornata in cui le donne possono "trasgredire", possono andare a cena, a ballare, assistere a spogliarelli maschili nei locali. Con la "concessione" dei mariti, o fidanzati, o compagni ipocriti. Ma temo che il male peggiore non sia l'ipocrisia maschilista, ma il fatto che tante, troppe donne hanno vanificato le lotte per la conquista di diritti, dignità e parità. Lotte che sono costate tanto, anche la vita. E quanto mi dispiace vedere tante donne (e attraverso il mio lavoro ne vedo davvero tante) che non difendono il loro orgoglio e la loro dignità dell'essere donne; e spesso non per mancanza di intelligenza o a causa di condizioni sociali degradate, ma perchè la cultura femminile di questo momento storico è dettata dalla supericialità. E così si lasciano usare dagli uomini/maschi e si sentono importanti, sino a quando gli stessi uomini/maschi non le sputtanano malamente definendole stupide, oche, "facili"; se poi sono donne separate e con figli vengono definite delle pessime madri, delle "troie". Che rabbia.....ma così è....

9.2.12

perchè celebro il 10 febbraio ( reprise ) e l'esodo istriano


aggiungo  al mio post  precedente  sulla  giornata  del   10 febbraio     fra  i motivi che mi spingono a ricordare  e a parlare  di  tali avvenimenti   c'è  anche  , l'errata  convinzione proveniente   da  sinistra   che , lo leggerete e ne troverete la  smentita   in questa  storia    che riporto sotto ,   tutti i  profughi  \  esuli istriani siano    tutti  fascisti . Non aggiungo altro perchè  due  parole   sono troppe  è una  è poco , ma soprattutto   te ne cadono le  braccia  ,  a leggere   tali  storie  , e di  come Destra e   Sinistra  la usino  a  loro uso e  consumo . Inoltre   la vicenda ( meglio le vicende )  dei profughi Giuliani è una macchia nera nella storia della nostra repubblica, ed è giusto che non se ne perda traccia ma resti a memoria delle generazioni più giovani .... .  .Ma  ora  basta  parlare ,andiamo alla  storia  d'oggi 





Foibe e profughi minori. La vergogna che fatico a perdonare



Non ero sicuro di voler scrivere su questo argomento. Non lo sono nemmeno ora che lo sto facendo. Né lo sarò quando, nella mostruosa lingua della rete, “posterò” questo pezzo. “Pezzo” è invece una parola della lingua da giornale di carta, tra poco obsoleto quanto l’aoristo greco. Ma io resisto. Dicevo, non sono sicuro sia giusto occuparmi di questo tema perché è personale e non ho fatto questo blog per farne la piattaforma di un cicaleccio privato.
Sono figlio di una profuga giuliano dalmata. Mia madre Giuliana Langendorff era nata a Fiume 77 anni fa ed era una patriota italiana. Il nome potrebbe far credere il contrario. Mio nonno Ludovico era austriaco, aveva combattuto la Prima guerra mondiale nella marina imperiale e quando il suo mondo crollò, decise di rimanere in Istria. Mia nonna Nives era croata ma detestava le due più importanti fazioni della sua etnia: i fascisti di Ante Pavelic e i comunisti di Tito.
  Per libera scelta decisero di diventare italiani – un anno dopo aver tolto la divisa asburgica il nonno già partecipava all’impresa dannunziana di Fiume – e di far crescere i loro figli da italiani. Progressivamente, in casa si smise di parlare tedesco e si assunse il dialetto fiumano, simile al triestino. E’ stata una lingua della mia infanzia, quella delle mie vigilie di Natale che il nonno organizzava con un misto di fiaba austriaca e magia felliniana. Mia madre ha continuato fino all’ultimo a parlare il dialetto con le sorelle. Se sento dire “me son iozà la cotola”, capisco. I speak the language.
 La famiglia di mia madre  non visse direttamente la tragedia dell’esilio improvviso, delle persecuzioni e delle foibe. Durante la guerra il nonno si era trasferito a Milano per lavoro. Ma persero la casa e tutto quel che avevano. Il loro piccolo appartamento di via Macedonio Melloni fu il primo rifugio per decine di parenti e conoscenti cacciati da Fiume. Almeno quelli che non erano finti nelle foibe e dei quali non si ebbe traccia per anni e anni.
  Non sfuggirono tuttavia all’umiliazione e all’oblio ai quali l’Italia condannò i suoi stessi profughi. Nel dopoguerra gli ebrei hanno dovuto lottare contro il tentativo di rimozione dell’Olocausto. I giuliano dalmati anche contro l’umiliazione di essere profughi. Non mi sogno di paragonare il gigantesco massacro della Shoah con le foibe, un avvenimento minore dell’odio degli uomini. Ma per ogni popolo la sua tragedia è La Tragedia.
  Gli istriani erano semplicemente dei “fascisti”. Gli attivisti del Pci andavano alla stazione Centrale per insultare i profughi, i ferrovieri della Cgil si rifiutavano di manovrare i treni che li portavano dall’esilio. Era vietato perfino usare questa parola, esilio. Per decenni il Partito comunista è stato responsabile di un comportamento vergognoso, avallato dai partitini vassalli di allora, socialisti compresi. E anche la Dc, perché gli istriani ricordavano ai governi italiani l’umiliazione degli accordi di Osimo: territorialmente non c’era alternativa, forse. Ma

22.12.10

Nun te piace, 'o presepe?...


Mica vero che "non fa male a nessuno". Anzi, nuoce gravemente alla salute. Chi? Meglio domandare "cosa", ma in verità è proprio quel "chi" a disturbare. Il presepe fa male. E, dietro e dentro di lui, la statuina di quel bimbo seminudo. Ciò ch'essa simboleggia.

Il presepe realizzato dagli allievi del liceo artistico "De Nicola" di Sesto San Giovanni (Milano), frequentato da giovani di diverse confessioni. In basso: la "crèche des santons" a Mentone (Francia).

Il collegio docenti della scuola materna di via Forze Armate, a Milano, aveva infatti stabilito di celebrare un Natale senza Natività. Via stelle comete, grotte o capanne, pastori e pecorelle, San Giuseppe, Madonne e quel povero cristo di Gesù Bambino. Al loro posto renne dal naso rosso, Babbi Natale paffuti e gaudenti, canti e cori inneggianti alla festa, ma, per carità, senza il minimo accenno alla religione. Per rispetto dei bambini, si capisce. Perché l'asilo di via Forze Armate è multietnico e multireligioso. Perché una festa cristiana scandalizzerebbe ed emarginerebbe i piccoli musulmani, indù, buddisti frequentatori di quell'istituto.

E pensare che, per anni, questi difensori a oltranza della pluriconfessionalità avevano bellamente irriso il Natale - e coloro che lo celebravano come zotici e ignoranti - non mancando mai di puntualizzare che in origine si trattava di tutto, tranne che di "festa cristiana". Era nient'altro che la festa del Sol Invictus, nella quale si annunciava il solstizio d'inverno e ci si scambiavano doni e si preparavano ricchi banchetti, che talora sconfinavano in orge. Più di recente, i divulgatori hanno trovato legami col culto tardoantico del dio Mitra e antiche celebrazioni egizie e mesopotamiche (cui potremmo aggiungere, per le analogie con l'uomo-dio, il Poema di Gilgamesh). Non si trattava tanto d'informare, quanto di screditare il 25 dicembre cristianizzato in nome di un'oggettiva e rispettosa laicità.

Peccato che oggi, la stragrande maggioranza dei cristiani grandi e piccini sia perfettamente a conoscenza di tutto ciò, per averlo appreso proprio a scuola; e persino un Papa, Giovanni Paolo II, ha riconosciuto senza alcun problema l'origine extracristiana del Natale. I fenomeni d'inculturazione, le maestre di Forze Armate dovrebbero saperlo, costituiscono l'ossatura delle civiltà, recuperano, fondano, rimescolano culture antiche, perdute, ritrovate, e ne ricavano un nuovo capolavoro, una serendipity di creatività. Una rinascita, ecco; un "far nuove le cose antiche", come appunto recita il Vangelo (che, non casualmente, significa "buona novella").

Le religioni, e il cristianesimo in particolare, non appartengono alle sfere celesti. Sono parti umani, storici, esattamente come non mancano mai di sottolineare i razionalisti dello "spiritually correct". Il cristianesimo è terrigno; lo ripete continuamente san Paolo: la vita è qui, adesso, e ciò che di noi resterà non sarà la fede né la speranza, bensì l'amore; quello gratuito, che non attende ricompensa, e che i greci chiamano carità. La relazione con l'altro. Con l'uomo. E' una terra, è addirittura un parto: una nascita. Fisica. Totale. Al punto di trasumanarsi. E' il dono che segna la insanabile differenza con la concezione dei summenzionati razionalisti.

L'irripetibilità del Natale cristiano non coincide con l'unicità dell'evento storico nudo e crudo. Ma col suo significato. Il dio bambino esiste in moltissime culture. Il dio bambino straniero, minuscolo e affondato nelle carovane delle quotidiane esistenze, invece no.

E solo i bambini possono comprenderlo compiutamente. Perché non si pongono domande. Non ne hanno bisogno. I bambini sono orizzontali e circolari. Percepiscono. Sono privi di voce. Ma non desiderano che qualcuno parli per loro, ne interpreti e ne immeschinisca gl'irrinunciabili sogni. Hanno fame di felicità assoluta. Sono già leopardiani, ma senza disperazione. Il Natale "cristiano", quindi, non li disturba. Non disturba i piccoli musulmani, che rispettano e venerano il profeta Gesù (accompagnando il suo nome con la formula "su di lui la pace di Allah", mentre qui da noi, non di rado, udiamo governanti "cattolici" infiorare le loro barzellette con allegre bestemmie). Non disturba i giovani indù, così come non disturbava Gandhi, che "sarebbe stato cristiano, se i cristiani lo fossero stati due volte al giorno". Non disturba i buddisti, i quali nutrono profondo rispetto per quel maestro religioso ebreo. Non disturba, Gesù, perché è come loro, tra loro. Un bambino. Ma i bambini possono terrorizzare i potenti della Terra. Gli Erode, quelli sì, sono turbati. I vecchi. Coloro che si volgono indietro nei loro pensieri cristallizzati. Coloro che "roba mia, vientene con me". Coloro che invidiano il fanciullo che non possiede niente, ma che li soppianta nella corsa verso un domani rivoluzionato e inquieto. E che gode, ed è beato, per il solo fatto di esistere, come gli uccelli e i cani.

Le maestre avevano pensato "per il loro bene". I buoni consigli. Di cui è lastricata la strada per l'inferno. E così, invece di cogliere l'occasione per illustrare parallelismi culturali, magari ricordando quel Francesco d'Assisi cui si deve l'invenzione del presepe e che, in tempi di Crociate, stabilì un legame d'amicizia col sultano islamico, le maestre di Forze Armate non avevano offerto ai loro alunni altra alternativa che un'infiocchettata paccottiglia da soap americana, con un pingue e rubizzo signore a dispensare i simboli di quel consumismo pacchiano e limaccioso da esse più volte denunciato.

Ho usato il passato perché, nel frattempo, pare abbiano desistito dal proposito. A causa delle proteste dei genitori e degli educatori. Anche non cristiani, certo. Ovviamente. Fanciulli, proprio perché naturalmente terrestri, non stancatevi d'incarnarvi nel seno di qualche donna, cristiana, shintoista o atea. Proprio perché naturalmente terrestri, potete aspirare al cielo. Nascete. Siate nuovi. E lasciate che i morti seppelliscano i loro morti.



16.10.10

BASTA PARLARE DI SARAH SCAZZI II

 Dopo le ultime news  che vedono indagata ed accusata  di complicità ed  occultamento di cadavere  la  cugina  Sabrina com'era prevvedibile   se  si analizzano    le  prime dichiarazioni  a  caldo  nella prima intervista, ancora inedita, a Sabrina Misseri, cugina di Sarah Scazzi, rilasciata due giorni dopo la scomparsa. Una ricostruzione dei fatti che poi viene contraddetta dalla stessa ragazza nelle settimane successive. L'intervista è stata raccolta dal giornalista Ciccio Casula, dell'emittente pugliese Telerama. il video  è preso dal quotidiano  online  http://www.unita.it
chiedo  a maggior  ragione quanto chiesi nel post ( pubblicato sul blog  gemmello http://cdv.splinder.com  ) e che  trovate qui.
Mi verebbe  da scrivere  qualcosa  su Sabrina  ma  è meglio che mi trattenga  o  autocensuri  perchè : 1)  rischierei di scendere  allo stesso piano , dei discorsi forcaioli che si sentono sul web e  nei bar quando si parla di tragedie come questa  ., 2) perchè  : <<  (...) cos'altro vi serve da queste vite \ora che il cielo al centro le ha colpite \ora che il cielo ai bordi le ha scolpite. \Per il segno che c'e' rimasto \non ripeterci quanto ti spiace \non ci chiedere piu' come e' andata \tanto lo sai che e' una storia sbagliata \tanto lo sai che e' una storia sbagliata.>>. Quind  chiedo a voi tutti\e  sia  di questo   che del  blog  gemello  silenzio  e rispetto per  le due famiglie  . La stessa cosa  chiedo ,anche se  è come chiedere la  luna  perchè  il mio appello volerà nel vento
ai media , specie  quelli televisivi    di  non aprire la prima pagina    uusando tale  increscioso fatto di cromnaca   nera   per  coprire \far passare in secondo piano news  più importanti  nazionalied  internazionali   del  loro programmi o di fare  punte  speciali  apposta  andando a raschiare  il fondo del barile  e  alimentando  ulteriormente anzi che  smorzarlo e farlo scomparire  senza  reprimerlo  voyeurismo macabro   non basgtano le foto , vere  o presunte  , che siano del cadavere  della povera  ragazzza pubblicata  in rete  . qui vi chiedo  SILENZIO 













1.5.08

le garogne sono ritornate un gesto infamante


La targa commemorativa delle vittime delle Fosse Ardeatine è stata fatta a pezzi e sostituita con la scritta: «Il popolo di Ostia inneggia al Duce». L'iscrizione era collocata in piazza della Stazione vecchia ad Ostia, quartiere del litorale di Roma. Il Messaggero.it

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...