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20.4.14

anche i miti muoiono Rubin Hurricane Carter




“Incarcerarono il mio corpo, non riuscirono mai a farlo con la mia mente” Rubin Hurricane Carter


nessuno è immortale neppur e i miti . dopo Gabriel García Márquez è morto Rubin Hurricane Carter

SPORT

Addio all’ex pugile Rubin Carter l’Hurricane cantato da Bob Dylan  Passò 20 anni in cella da innocente
“Incarcerarono il mio corpo, non riuscirono mai a farlo con la mia mente”


                                          L’ex pugile Rubin “Hurricane” Carter






NEW YORK


Rubin “Hurricane” Carter, sfidante al titolo mondiale dei pesi medi e pugile dal micidiale gancio sinistro, icona nera che ispirò canzoni e film, è scomparso nella sua casa di Toronto, a 76 anni, per un tumore alla prostata. Lo hanno rivelato alcuni suoi amici, tra i quali quel John Artis che venne accusato di essere stato suo complice, al New York Times, che tramite la sua edizione online ha poi diffuso la notizia.


Incolpato ingiustamente di aver ucciso due uomini e una donna (tutti bianchi) in New Jersey nel 1966, trascorse oltre 19 anni in carcere, prima di essere dichiarato innocente con due distinte sentenze che dimostrarono la sua totale estraneità. All’epoca, a favore della sua causa si mobilitarono in tanti, politici, organizzazioni a favore dei diritti civili come “Amnesty International”, campioni dello sport e star del cinema e della musica. Per anni il suo nome divenne il simbolo di una cattiva giustizia di stampo razzista: il suo fu infatti un caso di discriminazione legata al colore della pelle . 
Basandosi sulla sua storia, Bob Dylan, compose la celebre canzone intitolata appunto con il suo soprannome, “Hurricane”


  se  non vi dovesse piacere  eccovene  un altro  http://vimeo.com/53933900

che divenne un successo internazionale nel 1976. Molti anni più tardi, anche Hollywood si occupò della sua triste vicenda: nel 1999 uscì un film di Norman Jewison, basato sull’autobiografia dell’ex pugile «The 16yh Round», dal titolo anche questa volta “The Hurricane”, interpretato da Denzel Washington, che per la sua performance ricevette una nomination agli Oscar.
  

Carter viveva da anni Canada dove si occupava della sua associazione “Innocence International” a favore delle persone in prigione perché vittime di errori giudiziari. Della sua vicenda Carter era solito dire che «avevano incarcerato il mio corpo, ma non sono mai riusciti a farlo con la mia mente ».

Concludo  segnalando questa  fumetto    uscito   da  2  settimane   in  edicola   :  i combattenti  di   Luigi Mignacco e Paolo Raffaelli. il  n°18   della  collana  Bonelliana   Le Storie  . Una  storia  che    che caslza  a  pennello   con la  vicenda    di Hurricane  e d  il mondo della boxe  .

Leggo , eccetto  il corsivo   che  è preso  dalla  discalia del  video  del  film  ,  su http://www.comicsblog.it/post/183845/ questa  ottima recensione

La Sergio Bonelli Editore a marzo rilascerà l'albo Le Storie n.18, con la storia I combattenti realizzata da

A marzo la Sergio Bonelli Editore ci presenterà due uomini duri, forti e pronti a tutti, nati dalla fantasia di due autori altrettanto rispettabili.
 Il giorno 13 di questo mese verrà rilasciato l’albo n.18 della collana Le Storie, contenente il fumetto intitolato
I combattenti non sono il solito fumetto, poiché Mignacco ha osato portare a termine una missione non facile: raccontare l’enigmatica contesa tra due uomini, offrendo la sua versione a vignette del classico della letteratura universale I duellanti di Joseph Conrad. Non è sicuramente il primo ad aver portato a termine un esperimento del genere, visto che già nel 1977 il grande regista Ridley Scott si presentò al mondo del cinema proprio con la pellicola I duellanti/The Duellists (film interpretato da Harvey Keitel, Keith Carradine, Albert Finney, Edward Fox).Basato sul racconto "Il duello" di Joseph Conrad e ambientato nel periodo delle Guerre Napoleoniche Un inaspettato remake di carta
Il fumettista bonelliano ha ambientato il racconto durante l’inferno scatenato dal secondo conflitto mondiale, un contesto drammatico che ha messo in ginocchio intere nazioni, rischiando di cancellare dalla faccia della Terra lo stesso senso di umanità. In questo ambiente scomodo e agitato troviamo il soldato Tom Madison e l’aviatore Jonas D’Arcy, due uomini che combattono tra loro una piccola guerra personale. La loro è una guerra di boxeur, fatta di pugni e sudore, alimentata dall’odio reciproco che sembra implacabile ed apparentemente immotivato…
Le Storie n.18 ha tutte le caratteristiche per diventare uno degli albi “top” di questa collana Bonelli!



I combattenti, scritto e sceneggiato da Luigi Mignacco, disegnato da Paolo Raffaelli (la copertina è realizzata da Aldo Di Gennaro).
 La casa editrice ha introdotto l’opera svelando che leggeremo l’avventura di due pugili, impegnati in un match interminabile che si combatte su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale. La collana Le Storie torna così ad occuparsi del passato, romanzando eventi ben noti, raccontati attraverso le gesta di due protagonisti determinati a tutto pur di vincere.


13.4.14

quando il calcio era calcio e non solo business. il Cagliari scrisse la storia Il 12 aprile 1970 arriva lo scudetto

  canzoni  consigliate  

una  vita  da mediano  -  Luciano Ligabue 
La leva calcistica della classe '68 - Francesco De Gregori 

dall'unione  sarda  di   Sabato 12 aprile 2014  
Matteo Sau





Sono passati 44 anni dalla partita che regalò la matematica vittoria dello scudetto al Cagliari.
Fa caldo allo stadio Amsicora, un catino gremito di spettatori arrivati da tutta la Sardegna. Già perché il Cagliari non solo è una delle migliori squadre della massima serie e dunque è normale attirare il grande pubblico, ma quel giorno sta per succedere qualcosa di grandioso. I tubi Innocenti delle curve rimbombano, lo stadio sembra una pentola in ebollizione: il Cagliari è a un passo dalla vittoria del suo primo scudetto. Cagliari 12 aprile 1970, Riva, Gori, scudetto. Non si può spezzare questo ordine di eventi perché sarebbe
La festa negli spogliatoi
come interrompere un incantesimo che a distanza di 44 anni ancora riempie i cuori di tutti coloro che ebbero la fortuna di vivere quei fenomenali 90 minuti ma anche chi la cavalcata dello scudetto non l'ha nemmeno vissuta. Per chi, invece, allo stadio non andò fu la voce inconfondibile di Sandro Ciotti a raccontare il tuffo di Gigi Riva al 39' minuto del primo tempo e il raddoppio di Bobo Gori a due minuti dalla fine. Intanto via radio arrivava la notizia della sconfitta della Juventus in casa della Lazio che significava vittoria matematica.
Era il 1970, Battisti entrava in hit parade con Fiori rosa fiori di pesco, nelle sale cinematografiche usciva un cult degli "spaghetti western", Trinità. L'Apollo 13 ferì l'orgoglio statunitense e comunicò "Houston abbiamo un problema" e Douglas Engelbart, il 17 novembre del 1970 ricevette il brevetto del primo mouse. E' in questo contesto che si scriveva la favola del Cagliari, una favola perché il "sud" e la Sardegna erano ancora figli di quegli stereotipi che hanno scavato il solco tra due realtà: il nord delle fabbriche e del lavoro e in ambito calcistico il nord delle regine del campionato, la Juve, il Milan e l'Inter per dirne alcune. E il sud che cercava con Roma, Napoli, Lazio e Cagliari di bilanciare questo strapotere. Fu una vittoria ottenuta sul campo da calcio ma di cui si impossessò un'intera regione che dimostrò di essere qualcosa in più rispetto alla Costa Smeralda. La città di Cagliari esplose di gioia, le strade vennero invase di bandiere rossoblù, l'orgoglio di una città che solo 28 anni prima era stata rasa al suolo e ora poteva gioire perché non si vinse solo sul campo. Il campionato si concluse con una vittoria per 4-0 al Comunale contro il Torino e mezza squadra del Cagliari si preparava alla partenza per i mondiali in Messico e per scrivere un'altra pagina di storia del calcio con la semifinale "Italia-Germania 4-3". Ma quella è un'altra storia, una storia di tutta l'Italia calcistica.

 Il 12 aprile 1970 no ed  e' forse è bello per  questo 

27.7.12

vietato raccontare favole sui santi pena il boicottaggio delle rappresentazioni è successo a tempio pausania il 26\7\2012 padrre Paolo Contini attacca Maria antonietta Pirrigheddu e .l'associazione l'almunia

Posso  capire   che questa  storia    che sotto  riporto (  ricollegandomi   a quanto dicevo  nel  post  precedente  sulla memoria  )   possa  essere  considerata  dai  : 1) i  membri del clero , in questo  caso  il padre di un convento  e  chiesa  Francescana ., 2) dalla  gente  , soprattutto  i  credenti  del quartiere  , ma  la censura preventiva    o le lamentele  posteriori   non in privato  agli autori  ma pubblicamente   proprio non ci sto  .


Ma quello che  più  mi da  fastidio  non è  tanto la reazione prevedibile  di padre paolo  Contini visot  che non è  nuovo a  questo genere  di cose  basti vedere come  molti stiano abbandonando  la parrocchia  di san  giuseppe  ma del  quartiere  che anzichè ragionare  con la propria  testa  fa  proprio   come : <<.(...)  le pecorelle escon del chiuso \a una, a due, a tre, e l'altre stanno \timidette atterrando l'occhio e 'l muso;\e ciò che fa la prima, e l'altre fanno, \addossandosi a lei, s'ella s'arresta, \semplici e quete, e lo 'mperché non sanno;  (...)  >> (  In Dante Purgatorio · Canto III 81-84  )


Ad onor di verità l' articolo  della  cronaca  di tempio della nuova  sardegna d'oggi   andrebbe integrato con alcune precisazioni che, spero, il giornalista pubblichi successivamente, magari dando anche voce a Mari Pirrigheddu, direttamente chiamata in causa nella vicenda! Io ne cito solo un paio: 1) Lo spettacolo si è tenuto nella piazza di San Giuseppe, esattamente nel sagrato della chiesa!  anche  se  la luce  èstata presa   non dal campanile  , ma dai campetti  vicini   donati  dal comune alla parrocchia  2) Nonostante le preoccupazioni paventate dal parroco, e  il boicottaggio del  quartiere , per le  iniziative collaterali , i vecchi  giochi  , alcuni coraggiosi (  forse perchè  c'era   fra i partecipanti allo spettacolo  una  ragazza  del quartiere   ) della comunità della sua parrocchia ha riempito il sagrato  ed  un privato   del quartiere   che gli ha donato  la corrente     negatagli dal parroco ! Fino ad oggi la piazza con più spettatori!  

dalla  pagina  di facebook del'attrice  http://www.facebook.com/mari.pirrigheddu  meglio nota  agli utenti   più fedeli (  cioè  querlli\e che mi seguono fin dal vecchio blog  )  come    http//www.lunadivetro.it 




A grande richiesta pubblico la fola (antica e molto conosciuta) che ho raccontato  l'anno scorso in piazza, e che pare abbia offeso qualche rappresentante ecclesiastico. Il mio intento, con questa nota, non è quello di creare polemiche, ma di mostrare A TUTTI il contenuto delle storie oscene che narro. A proposito, anche questa me l'ha raccontata mia madre! 

SANTA PALONIA
Dicini chi la mamma di santu Petru no era unu stincu di santu... 
era divintata “santa” Palonia in onori di lu fiddolu, ma ancora cun chissu tittulu no nilli passàa mancu pa’ lu capu di curriggjssi calche diffettu. E siccomu era egoista, altezzosa, milchigna, invidiosa, pettegola e faulaggja puru, cand’era molta, maccari mamma di santu Petru, cill’aìani lampata illu Pulgatoriu – e proppiu pa’ trattalla bè.
Chì indrentu la femina no si piacìa, comu pudeti immaggjnà. No era abbittuata a mancalli li cumuditai, ma subbrattuttu patìa la mala cumpagnia. Da candu lu fiddolu era divintatu famosu, infatti, trattàa solu cun passoni altoloccati, e dispriziàa li poari e tutti chissi chi sigund’idda no erani a paru soiu. Illu Pulgatoriu, invecci, di ’jenti vinn’era di dugna galitai e idda, suddizzica com’era, no lu pudìa suppultà.

Li lamenti di santa Palonia s’intindìani da allonga, e da subbra santu petru cumincesi primma a infastidissi, dapoi a aenni la lastima. E dunca, no pudendinni più, dizzidisi di prisintassi a Nostru Signor pa’ dummandalli la grazia pa la mamma.
Gjesu Cristi, però no ni ’ulìa la ’ntesa: la cunniscìa bè, e gjà s’ammintàa tuttu lu chi aìa cumbinatu in vita. Li primma tempi chi iddu aìa cuminciato a iscì cun santu Petru, infatti, Palonia no era cuntenta pa’ nudda: dicìa chi Gjesu Cristu era un balduleri, senza alti e né palti, e chi lu fiddolu sarìa andatu a finì mali punendi ’nfattu a iddu. Ma santu Petru no la punìa menti.
No riscendi a sipparalli, cosa fesi Palonia, chi ni sapìa una più di lu diaulu? Invitesi a Gjesu Cristu a cinà, pripparesi un imbulicheddu cu indrentu una maìa (una fattura, mi’) e lu punisi sutt’a lu tappettu di la ’janna. Comu Gjesu Cristu arìa postu pedi in casa, sarìa filmatu fuculatu.
Ma Nostru Signori ni piddesi subbitu capu: «Pietro», disi a l’amicu, «questa è la prima volta che entro in casa tua: prendimi in braccio per varcare la soglia!»
Santu Petru mischinu ubbidisi, e la maìa falesi innant’a iddu.
Palonia no silla pudìa balìa. Primma di cumprì la cena, a l’affultu, ni tiresi chiddu imbulicheddu da sutt’a lu tappettu e lu punisi illu subbraluci di la ’janna. Chista’olta Gjesu Cristu no sill’arìa scampata.
Invecci nostru Signori, beddu pasigu, cand’era iscendi: «Pietro, per entrare mi hai portato tu; ma stavolta sarò io a portarti in braccio, per uscire da casa tua!». A santu Petru li parisi un onori mannu... e la moltimala turresi a falà innant’a iddu. Vi ’ulisi un beddu miraculu pa scuncià la maìa.
Dunca Gjesu Cristu no aìa nisciun contu di libbarà a Palonia da lu Pulgatoriu: sapìa chi primma d’iscinni arìa dutu fa abbedd’anni di pinitenzia – si mai ni sarìa isciuta. Ma santu Petru insistìa, e li pultàa tutti li rasgioni di lu mundu pa’ cunvincillu a bucanni la mamma da chissu locacciu primma di cumprì lu so’ tempu.
«Si no la ’oi fa pa’ idda, chi no silla mireta», li dicìa santu Petru, «falla alulmancu pal me e pa’ tutti li meriti ch’aggju autu in tarra, chi t’aggju aggjutatu di dugna manera...»
«Chici lachemu paldì ch’è meddu», li rispundìa Nostri Signori, «no m’araggj’a ammintà la ’olta di lu ’jaddu...»
«Lu ’jaddu? Chi gjaddu?»
«Cos’è, till’hai sminticata? “Prima che il gallo canti...”»
«Chissa è stata una disgrazia... Però è mamma mea ed eu no possu aè paci mancu illu Cielu, intindèndila lamintassi cussì., chi lu pinsamentu soiu minni boca tament’e che lu sonnu. Femu calche cosa, agattemuli un rimediu!»
«Mira chi tantu no selvi a nudda...» li dicìa Gjesu Cristu.
«Comu sarì a dì chi no selvi a nudda? Noni chi no è cussì!» lu cuntrariàa santu Petru. Insomma, tantu disi e tantu fesi chi a la fini Nostru Signori si pruesi a cuntintallu.
Ma siccomu era ’justu e no pudìa fa a ca fiddoli a ca fiddastri, li disi:
«Tò, pidda chista peddi d’agnoni, affaccati a lu Pulgatoriu e lampavvilla. Cantu pili ci ha, s’attacchia amini! E candu si so attaccati tutti li chi li resci, tiranni la peddi e alzannilli tutti a chici. Bè anda?»
Santu Petru, cuntentu che ciccipasca, accjappesi la peddi e currisi a la bucca di lu Pulgatoriu: «Curriti, mirè chi vi socu lampendi una peddi pa’ tiravvinni da undi seti!»
Insembi a Palonia n’accudisini umbè, e si desini a brincà pa’ attaccassi a li pili di l’agnoni. Ma santa Palonia cumincesi a gridi: «Cosa seti fendi? La peddi me’ fiddolu l’ha lampata pal me! Iscitivinni, la peddi è mea, mea solu!». E piddesi a dà a calci e a granfi e a uitati a tutti chiddi culcitti chi s’accustàani pa cilcà di salvassi pur’iddi.
«Detivi banda, chi chistu è locu meu!», gridàa Palonia, «soch’eu la mamma di santu Petru, e iddu è lu patronu di la ’janna di lu Cielu! Lachetimi passà ch’è vinutu a salvà a me, lasseti sta la me’ peddi!»
L’alti poaretti cilcàani di galdassi comu pudìani, ma Palonia parìa un dimoniu.
Da subbra, santu Petru cumincesi a paldì la pazenzia: «O ma’, steti bona, no la triuleti cussì la peddi...»
Palonia nemmancu lu ’ntindìa, tutta presa com’era a cilcà di lampacci l’alti distraziati chi vulìani punì infattu.
«Ma’, lachetili sta, bon fiddola...»
Ma Palonia no si pudìa barrà. Da chi sinni svilisi, santu Petru, attidiatu nieddu, scuzzulesi la peddi e tutti li chi v’erani attaccati ci falesini, cumpresa la mamma. Comu dici lu dittu? Pa’ un piccadori cent’e unu ni mori. Gjresi li spaddi e sinn’andesi, lachendisilla illu Pulgatoriu più disperata e a urruli di primma.
«Ettandu, comu se’ andatu?», lu dummandesi Nostru Signori candu lu ’idisi turrendi cu’ un palmu di muccichili.
Santu Petru nemmancu li rispundisi; ma la dì imparesi chi Iddu aìa rasgioni, a vulè lacà li cosi comu so, palchì da undi no v’è no vi pò iscì, e cun celti passoni no vi pò mancu Gjesu Cristu.


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...