E' stato celebrato mercoledì 1° dicembre dal Sindaco Andrea Corsaro una unione civile molto particolare: gli sposi infatti erano vestiti come la celebre coppia della favola targata Disney "La Bella e la Bestia".Si sono sposati in municipio a Vercelli. È tutto vero, anche gli abiti che Gloria Albertino, 39 anni, stilista, e Salvatore Sipione, 34 anni, operaio, hanno indossato per il loro grande giorno. Si sono detti "Sì" davanti al sindaco di Vercelli Andrea Corsaro "Volevamo qualcosa di diverso dal solito per il nostro matrimonio in municipio, non volevamo che fosse soltanto una cerimonia in abiti eleganti" spiega la neo-sposa che è una sarta e modellista e ha cucito da sola gli abiti della coppia e anche la parrucca. Chi la crede una pagliacciata, sbaglia. "Ci sono molti elementi della nostra storia d’amore in questa scelta - dice la coppia -. 'La bella e la Bestia' è il nostro cartone animato preferito". I due sono cosplayer, appassionati dei travestimenti che riproducono fedelmente i personaggi dei film di animazione e insieme hanno partecipato a molti raduni. "Avevo cucito l’abito da Belle e quello della Bestia per un evento che è saltato per la pandemia - spiega Albertino - così abbiamo pensato che sarebbe stato un peccato lasciarlo nell’armadio ed era perfetto per il nostro giorno speciale"
Una scelta la loro che come al solito ha scatenato qualche leone da tastiera sui social, ma soprattutto tantissimi gli auguri ai neo sposi, che la loro vita insieme possa essere come una favola.
Alcuni credono che ciò sia una pagliacciata, idea opinionabile , ma secondo me è come carnevale ed è fatto seconda una loro libera scelta ed nel rispetto delle leggi .Infatti ‹‹ : Mercoledì si sono detti “Sì” davanti al sindaco di Vercelli Andrea Corsaro: «Una scelta particolare - dice il primo cittadino, con un sorriso - ma è tutto regolare. Abbiamo verificato con i nostri uffici e non c’erano controindicazioni a un matrimonio simile. Le regole impongono che gli sposi siano ben riconoscibili in volto e la Bestia ormai tramutata nel principe Adam rispondeva a tutte le esigenze del protocollo. ››Inoltre sempre secondo l'edizione torinese di repubblica.it/ ( qui l'articolo completo ) «Ci sono molti elementi della nostra storia d’amore in questa scelta - dice la coppia -. "La bella e la Bestia" è il nostro cartone animato preferito», dicono. I due sono cosplayer, appassionati dei travestimenti che riproducono fedelmente i personaggi dei film di animazione e insieme hanno partecipato a molti dei raduni che richiamano gente da tutto il mondo. «Avevo cucito l’abito da Belle e quello della Bestia per un evento che è saltato per la pandemia - spiega Gloria - così abbiamo pensato che sarebbe stato un peccato lasciarlo nell’armadio ed era perfetto per il nostro giorno speciale ».Tale scelta è stata accettata dalle famiglie dei due sposi conoscono bene la loro passione e nessuno si è stupito troppo per la loro scelta. «Soltanto mia suocera mi ha detto: cara, ma non avrai freddo con un abito così scollato? In effetti aveva ragione». Anche la data invernale, però, non è stata scelta a caso. «Ci siamo fidanzati il 1° novembre di tre anni fa. Volevamo che il nostro giorno fosse il primo di un mese invernale perché anche La Bella e la Bestia è ambientato in inverno in un periodo non troppo distante da Natale».
Tutto torna per realizzare il matrimonio da cosplayer perfetto. Del resto anche la proposta di matrimonio aveva un legame con la passione che lega i due sposi: «Mi ha chiesto di sposarlo sulla panchina della piazza di Vercelli dove, anni fa, abbiamo partecipato al nostro primo evento cosplay a Vercelli», dice Gloria.
Ci sono persone che mettono in pratica concetti filosofici da cattedra sulla propria pelle e con semplicità' ed è questa la prima storia o storia portante del post d'oggi
Laura Galletti, 70 anni, vive in una capanna di fronte al Gazometro, a Roma, sul Lungotevere. Prima di ritrovarsi in strada ha lavorato per 30 anni come grafica pubblicitaria "ma avevo una sola certezza, non volevo certezze", racconta. Alla morte della madre e del suo compagno ha deciso di lasciare i "beni materiali e dedicarsi a Dio". Da oltre un anno sta dipingendo un murales di 20 metri: foglie, fiori e animali, che colorano il grigio argine del fiume
Strartisti di Arianna Di Cori riprese di Sonny Anzellotti e Leonardo Meuti montaggio di Mariagrazia Morrone
2 giorni fa a61 questa donna e' fantastica, secondo me il sindaco di Roma dovrebbe chiederle aiuto su come abbellire la citta', ma penso che lei potrebbe aiutare ad abbellire tutte le nostre citta' ed anche all'estero, ha una forza spirituale che ispira calma. Se in questo nostro mondo tutte le persone fossero come lei in questo pianeta vivremmo molto meglio.
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2 giorni fa Nicola Piscitelli Persona gradevole, educata, disponibile, altruista e intelligente da ammirare per la enorme capacità di amore verso ciò che è bello.
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2 giorni fa gr23gr23 Dove si osserva lo strame che il "mondo civile", fondato sull'individualismo e sull'adorazione del dio denaro, fa delle persone meritevoli.
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2 giorni fa Vincenzo Di Martino che bella persona. Che bella anima. Davvero tanto di cappello
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2 giorni fa kundalini1956 Queste persone dovrebbero essere considerate quasi dei mostri sacri di creatività, invece in un mondo all'incontrario come il nostro, sono gettati ai margini della società. Feccia come Gasparri e i suoi amici di merende impazzano e distruggono tutto ciò che toccano.
Rispondi Condividi 3 giorni fa tantatanta in fondo bastan poche briciole, lo stretto indispensabile e puoi sorridere e puoi dimenticar. Ti serve solo il minimo e poi trovarlo è facile, lo stretto indispensabile quel poco che ti basta per campar. Grazie di avermi fatto sorridere, Laura Galletti
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3 giorni fa barabeke Grazie carissima Laura per insegnarci quanto si può essere felici senza avere niente, oltretutto portando bellezza e umanità nel degrado urbano. Il prossimo sindaco si dovrebbe dare da fare per costruirgli una capanna decente in quel luogo dato il servizio che rende alla comunità e al paesaggio urbano con la sua presenza. Una santa moderna.
San Benedetto del Tronto | Per ricominciare a sperare a volte basta un po’ di colore. di Martina Oddi
Coloriamo il carcere
Il comando automatico apre il cancello e passando oltre le sbarre l'ansia comincia a salire. Nel ricordo le immagini delle strutture super affollate dove si consumano abusi e violenze. Ma il carcere di Marino non ha nulla a che fare con i frame scioccanti della tv, e già varcando la soglia del cortile l'ansia lascia il posto a una sorpresa inaspettata. Entrando nella zona interna, quella che dà accesso alle aule di uso comune, tipo la lavanderia e la biblioteca, ci sono Simuno, al secoloSimone Galiè, Manu Invisible, alias Emanuele Massessi, eGiorgio Lambiase, in arte Je, i writers vincitori del concorso "coloriamo il carcere" indetto lo scorso anno dalla Provincia. Sono concentrati nelle loro evoluzioni acrobatiche con cui dominano tutta la parete, e riescono solo a dire che questa è "un'esperienza interessante mai fatta prima". Un cantiere di colori e forme ispirate alla libertà, anche per il progetto di Marta Alvear Calderon, Annalisa Accicca e LauraGaletti, le tre studentesse del Liceo artistico di Porto San Giorgio neodiplomate che partecipano all'iniziativa, supervisionata daLaura Cennini, architetto in prestito dal club Unesco. I muri spruzzati di vernice sono incisi da visi e libri, "simboli della cultura che libera le menti e nutre lo spirito, tanto da impedirti di fare errori, o di ripeterli" sottolinea Teresa Valiani, direttrice del periodico Io e caino, scritto di primo pugno dai detenuti. Nelle lingue gialle, blu, verdi e rosse che corrono lungo la parete verranno incisi messaggi dedicati al tema della libertà nei principali idiomi parlati dai detenuti: arabo, spagnolo, rumeno e albanese. I murales che prendono vita sotto le mani esperte dei writers, l'atmosfera partecipativa e serena che si respira durante i lavori, tra la curiosità dei presenti coinvolti in prima persona nella realizzazione dei disegni - come Gaston, che quando disegna " si sente libero" - sono merito della lungimiranza di Lucia DiFeliceantonio, la direttrice illuminata che ha reso la casa circondariale un'isola felice nonostante il sovraffollamento. E i calibri da 90 del 41 bis, i super reclusi della struttura che non possono entrare in contatto con nessuno e che nessuno dei detenuti o del personale, se non gli addetti alla sicurezza, possono vedere in faccia.
L'idea che la libertà sia nella testa e si alimenti di cultura si coniuga con le direttive governative orientate a rendere il carcere, nonostante la condensazione umana, un ambiente il più possibile vivibile. Per facilitare la riabilitazione e il recupero sociale dei detenuti, la cultura è lo strumento "per non smettere mai di sognare" capace di dare nuovi stimoli e far germogliare i migliori propositi. "Per uscire con la testa fuori, con i colori, e non vedere tutto in due dimensioni solo in grigio e bianco" spiega Vittorio"Perché - conclude Salvatore - camminare tra queste immagini è come immergersi in una doccia tiepida". La sorgente delle buone intenzioni.