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22.7.22

Polifemo e gli altri i tesori dell'arte salvata., Il paese groppodalosio in lunigiana di 10 abitanti ora ha un bimbo in più ., Un gruppo di amici ha deciso di invecchiare duemila bottiglie di vino Doc dell'Etna inabissandole ai piedi del vulcano nell'Area Marina protetta Isole Ciclopi.



Rubati dai tombaroli e arrivati dall'altra parte del mondo grazie al mercato nero: i reperti recuperati dalla Guardia di Finanza ora hanno una nuova casa a Roma.


                                di Francesco Giovannetti








Museo Dell'Arte Salvata
Museo

Sito Web

Indicazioni

Via Giuseppe Romita 8, Aula Ottagona Del Museo Nazionale Romano - 00186 Roma (RM)
telefono 06 477881


incuriosito    da  quyesto  video    ho  cercasto  in rete  ed  ecco cosa  ho  trovato  sul  sito  ufficiale  del  museo

Opere d’arte trafugate, disperse, vendute o esportate illegalmente e poi, finalmente, riportate a casa, per ricucire quel tassello rubato alla storia e al patrimonio nazionale.


Fatto salvo il principio che ogni opera debba tornare al suo territorio di provenienza, il Museo dell’Arte Salvata vuole essere un luogo dove questi beni potranno transitare ed essere esposti al pubblico per un periodo di tempo delimitato.
Le restituzioni dovute alla diplomazia culturale o a seguito delle indagini del Comando Carabinieri TPC e del lavoro dei Caschi blu della cultura, il ritrovamento tra le macerie dei terremoti e in seguito agli interventi in caso di calamità naturali e conflitti, i salvataggi grazie ai grandi restauri, senza contare i recuperi fortuiti di antichità o dovuti agli scavi di emergenza per lavori pubblici e privati, i capolavori restaurati dall’Istituto Centrale per il Restauro (ICR): tutte queste opere d’arte troveranno nel Museo dell’Arte Salvata un approdo per un periodo durante il quale saranno esposte al pubblico prima di essere ricollocate nei musei di appartenenza.
L’allestimento del nuovo Museo, composto da teche e pannelli modulabili a seconda delle necessità delle opere, permetterà ogni volta di cambiare la disposizione all’interno dell’Aula che diventerà uno spazio espositivo ad hoc per accogliere sempre nuovi tesori rendendoli fruibili dal grande pubblico. L’incessante recupero di opere d’arte permetterà un turnover regolare: mentre i pezzi esposti saranno collocati nei musei di pertinenza, nuove opere recuperate saranno esposte al fine di rendere continuo l’aggiornamento sul magistrale lavoro di recupero costantemente in corso. [....]
Dal 16 giugno al 15 ottobre 2022
In occasione dell’apertura al pubblico del Museo, saranno esposti i recenti ritrovamenti frutto delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali svolta dal Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale, sempre sulle tracce dell’arte. L’esposizione si fonda sugli oggetti che il Reparto Operativo TPC ha fatto rientrare dagli Stati Uniti d’America in un arco temporale compreso fra il dicembre 2021 e la scorsa settimana: un corpus imponente di opere con numerosi pezzi di archeologia di varie civiltà.
Sono reperti che risalgono a diverse attività investigative condotte dai “Carabinieri dell’Arte” in collaborazione con le Autorità statunitensi, sequestrati presso direzioni museali, case d’asta e collezioni private in varie località d’oltreoceano. Avevano sopportato la consueta trafila dei traffici illeciti di settore: scavi clandestini, ricettazione, esportazione illecita. La restituzione all’Italia è avvenuta il 15 dicembre 2021 presso il Consolato generale di New York, ove alcuni pezzi sono rimasti in mostra per qualche mese.


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Nel borgo di Groppodalosio, in Lunigiana, da 16 anni non si vedeva un fiocco appeso a una porta.


 
Ora i cittadini sono diventati 11, grazie all'arrivo di Federico.


di Margherita Cecchin



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Un gruppo di amici ha deciso di invecchiare duemila bottiglie di vino Doc dell'Etna inabissandole ai  ai piedi del vulcano nell'Area Marina...
Scendere in cantina 40 metri sotto il mare
piedi del vulcano nell'Area Marina protetta Isole Ciclopi.





un ottima  idea    da quel poco  che ne  capisco  di  vini 

19.1.16

visto che la statua della dea Morgantina come molte altre opere italiane non ne viene curata la fruizione al pubblico perchè non la restituiamo a chi ce l'aveva fregata magari li sarà fruibile meglio ?

che ..... cavolo si è fatto fuoco e fiamme perchè  ci restituissero  un opera d'arte  che  ci hano rubato   e  poi   noi  nonnla  sappiamo valorizzare .  Mi chiedo   se  fosse  non sarebbe stato meglio , accusatemi pure  di essere  anti italiano  o anti patriota ed  amenità  varie  m'importa 'na  sega ( citazione musiocale ),lasciarglierla ?  

Morgantina, sedotta e abbandonata Dopo cinque anni, visitatori spariti
È uno dei capolavori riportati in Italia dopo una lunga battaglia diplomatica e giudiziaria con il J.P. Getty di Malibù. Nel 2011 la Sicilia l'ha restituita al pubblico, nel suo luogo natale, Aidone. Con un grande entusiasmo. Durato pochi mesi. Perché da allora a oggi i biglietti sono calati a picco. Adesso entrano in circa 20mila all'anno. Di cui oltre due terzi gratis. Un'anomalia
di Francesca Sironi
 
Dea di Morgantina, sedotta e abbandonata Dopo cinque anni, visitatori spariti La dea di Morgantina 
 
 
La sua presenza è ancora imponente. Due metri e venti centimetri d'altezza, il passo muscoloso sotto panneggi di tufo, il volto in marmo prezioso, come le dita del piede e quel braccio che s'alza verso i visitatori. Che son pochi. Anzi, sempre meno. E molti, forse troppi, entrati gratis. È l'amara sorte della dea di Morgantina, gigantessa arcaica scavata, trafugata e spezzata dai tombaroli nella provincia di Enna alla fine degli anni '70. Quindi spedita in Svizzera a un mercante dei Vip che ne ha guadagnati milioni, vendendola al museo di Malibù del miliardario J.P. Getty. Dopo un lungo braccio di ferro con magistrati, carabinieri, avvocati di Stato, diplomazia e perizie, è stata restituita infine all'Italia con trionfo dell'allora ministro ai Beni Culturali Francesco Rutelli. Quindi riportata nel 2011, nuova di restauri, al luogo della sua sparizione: l'area archeologica di Morgantina, ad Aidone, in provincia di Enna, nel cuore orientale della Sicilia.

Ma lì è stata sedotta, e abbandonata. Perché dopo un primo entusiasmo, con quasi 49mila visitatori applaudenti nel piccolo museo archeologico di Aidone, nel 2011, e un incasso complessivo di 115mila euro, il successo della dea è calato a picco. Fino ad arrivare ai numeri dimezzati del 2014: 22mila ingressi in tutto. Di cui soli 4mila e 800 paganti. All'oblio collettivo della Grande Dea si aggiunge infatti la beffa dei conti: nel primo semestre del 2015 solo il 17 per cento di chi è entrato ad ammirarla ha pagato il biglietto. Un'anomalia che è tale sia nella provincia che nell'intera regione, dove i paganti sono in media il 61 per cento. O almeno, di norma, più della metà. Non qui. Dove restano a meno di un terzo del totale quelli che versano un obolo per entrare al cospetto della divinità. Così, con gli ingressi, si sono inabissati anche gli introiti: dai 115mila della stagione 2011 ai 40mila del 2014. È una sorte ben triste per il museo ricavato fra le stanze dell'ex convento barocco dei frati Cappuccini di Aidone. Perché la galleria, con i vicini scavi di Morgantina, nasconde una storia unica, legata per secoli al culto di Demetra e Kore, la dea delle messi e sua figlia rapita dall'Ade, mito fondativo che qui si avverava ogni estate coi raccolti di grano di cui la Sicilia era l'industria mediterranea. Oltre alla dea, infatti, nel museo si affollano reperti come ex voto, teste in terracotta dipinta, figure femminili a mezzo busto o in piedi che evocano le due donne della Madre Terra, donati ai santuari di Persefone e Demetra così importanti per l'isola e i suoi abitanti. Lo stesso vale per altri gioielli presenti, riportati in Italia dall'America, dove facevano parte della collezione del miliardario Maurice Tempelsman, l'ultimo marito di Jacqueline Kennedy: due acroliti - volti, mani e piedi di marmo - che rappresentavano le dee nel VI secolo a.C., epoca di splendore per Aidone.

I due acroliti di Demetra e Kore
I due acroliti di Demetra e Kore

Gli abitanti, dopo ch'era stata loro saccheggiata, ora sembrano proteggere Morgantina e andarne fieri. I due acroliti sono stati pure spediti a malincuore ad Expo sperando facessero pubblicità. Ma qualcosa al museo proprio non va. Soprattutto a confrontare il pubblico racimolato dall'antichissima dea con il traffico di pullman che affolla invece la vicina villa romana di Piazza Armerina, tappa obbligata dei tour da Catania e l'entroterra. Fra i due paesi, e i due musei, ci sono sì e no 10 chilometri. Ma 300mila visitatori di differenza. In più, per i mosaici romani. In meno, per la divinità obliata.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...