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12.6.25

La rivolta inglese con il mega parco fotovoltaico. Quando l’eccesso di green è battaglia universale



Nell’Oxfordshire è previsto un investimento da 800 milioni di sterline su quasi 1.400 ettari: «Equivalgono a duemila campi da calcio». Per fermare l’impianto è stato chiesto aiuto a Re Carlo


Una veduta del Blenheim Palace, dove un ramo della famiglia proprietaria è disposto a cedere 810 ettari

Dici “green” e sembra che tutto debba andare bene per forza. Invece così non è. Universalmente. L’ultima protesta arriva da Oxfordshire, contea nell’Inghilterra meridionale. Lì, a Woodstock, poco meno di tremila abitanti, con Londra che dista neanche cento chilometri mentre a una dozzina c’è il capoluogo Oxford, continua a stupire il Blenheim Palace. È il fiore all’occhiello di una tenuta reale che nel 1705 fu donata dalla Regina Anna al duca di Marlborough, John Churchill, antenato di Winston, per la sua vittoria in Germania, proprio a Blenheim, dove gli inglesi alleati con la Prussia sconfissero le forze franco-bavaresi. Vent'anni dopo arrivò la costruzione del palazzo dove a luglio del 2024, per dire, i grandi dell’Ue si sono ritrovati per celebrare il sesto summit della politica europea. Comunque, torniamo all’attualità delle rinnovabili: anche nei terreni vicini al castello reale è prevista la realizzazione di un mega impianto fotovoltaico che partirebbe dalla cittadina di Botley per estendersi in gran parte a Woodstock e arrivare a Kidlington. Un errore madornale per i residenti della zona.
La rivolta è cominciata in grande. E non per le dimensioni della mobilitazione in piazza, quanto per il livello istituzionale a cui è arrivato il caso. Il Comitato che si oppone al “Botley west solar farm”, così si chiama il futuro mega parco, ha interessato della faccenda niente meno che Re Carlo. Il sovrano, si sa, è un sostenitore dell’energia alternativa e attraverso gli impianti green nelle Crown Estates, le proprietà della Corona, ha avviato la generazione di ricavi per un miliardo di sterline all’anno.
The King è chiamato a una scelta secca: non reagire davanti agli appetiti delle rinnovabili o tutelare la bellezza e l’integrità del Blenheim Palace, circondato in parte da una laghetto artificiale che sembra un dipinto. Pura campagna inglese, dove acqua e verde si alternano nel rigore professionale di giardini dove nulla è lasciato al caso. Nemmeno il fogliame.
La partita è solo agli inizi. Ma la risposta deve essere celere. Anche perché gli investitori non è che hanno intenzione di spendere spiccioli. Per il “Botley west solar farm” sono pronti 800 milioni di sterline. I pannelli si allungherebbero lungo 3.400 acri. Sono qualcosa come 1.376 ettari. «Sarebbe il più grande parco solare d’Europa», racconta la stampa inglese che si sta occupando del caso. Il Partito dei Verdi nell’Oxfordshire ha fatto i conti della serva: «Quella dimensione corrisponde a duemila campi da calcio».
Solo nella tenuta del Blenheim Palace, per continuare con la matematica dell’assalto, il fratellastro dell’attuale Duca di Marlborough ha accettato di cedere agli investitori duemila acri, il 58,8 per cento dell’estensione totale del parco. Un abominio per gli abitanti dell’Oxfordshire che hanno scritto a Carlo facendo appello a una legge del 18° secolo, il Queen Anne act del 1705, attraverso cui la tenuta venne ceduta al duca di Marlborough in segno di riconoscenza. Per gli oppositori del progetto, «affittare o cedere la proprietà dei terreni di Blenheim a terzi, che ne trarranno direttamente benefici economici, è un atto contrario» a quella norma. In calce alla missiva indirizzata a Re Carlo c’è una firma in particolare: la faccia ce la sta mettendo su tutti tale Tim Summer, che ha scritto: «Alla Corona chiedo umilmente di intervenire per far valere la sua proprietà del terreno di Blenheim, come voluto dalla Regina Anna, e rifiutare la cessione dell’area».
Il partito dei Verdi, dal canto suo, sta sollecitando i cittadini ad andare avanti con la rivolta. Vero che l’ufficio competente a decidere su questi progetti è «l’Ispettorato governativo per la Pianificazione», ma dopo «un processo continuo di consultazione, raccolta di prove e osservazioni da parte delle parti interessate». Ecco che «il Consiglio distrettuale del West Oxfordshire può influenzare la decisione attraverso le proprie risposte alle consultazioni», quindi presentando osservazioni ai progetti come si fa da noi in Italia, ma anche «attraverso la relazione di impatto ambientale. Sarà un processo lungo – si legge ancora nel sito dei Verdi – e la decisione non verrà presa prima del 2025. Aggiorneremo la nostra pagina con ulteriori informazioni non appena ci saranno sviluppi». Il partito ha una speranza: «Siamo ancora nella fase pre-app», cioè pre-approvazione. «È probabile che cambino sostanzialmente idea».
Insomma, tutto il mondo è paese. I Verdi fanno notare ancora: «Gli investitori sono consapevoli della forte resistenza ai loro progetti. A seguito della prima consultazione del 2022, sono state apportate modifiche, tra cui il ritiro da alcuni villaggi, l'aggiunta di un fondo di beneficenza per la comunità e l'impegno a vendere elettricità a prezzi scontati agli abitanti della zona». Ma la contropartita per i residenti è ritenuta comunque «non abbastanza grande, a nostro avviso», così come «l'offerta di altri appezzamenti di terreno ai coltivatori agroecologici locali».
Sembra una delle tante vicissitudini sarde. Invece accade in Inghilterra. E il braccio di ferro si trascina da tre anni.

12.10.16

Street Food, a Bolzano arriva la vegan bike ed altre storie vegane

Anticipo e  brucio su i tempi  coloro  che mi diranno  : 1)    e passato  alla moda  vegana ., 2)  rinunci alla tua  identità  alimentare  per una cosa  non tua  , 3)  ti sei adeguato al sistema  , ecc .
Io non sono  vegano   (   troppi  sacrifici e troppe  rinunce oltre ad uno stile  di vita troppo  rigoroso e  ferreo  )  ache  se  ogni tanto     faccio pranzi  \  cene  con amici   vegani e    vegetariani (  ne  ho parlato qui nel  blog     da  qualche  parte  )   o mangio se  capita senza  fare lo schizzinoso    anche loro   cibi   e pietanze ,     ma  sono   onnivoro perchè limitarsi e   \o fissarsi  su  un determinato   alimento  è come non mangiare o mangiare  solo  cibo  " imposto "  \  standard   vedi Mc Donald e  simili   .  E'vero   che al  giorno  d'oggi   è diventata  un moda  ,   come  succede  a  tutto  il pensiero e l'arte cioè si nasce incendiari e   si finisce  pompieri   e  raramente  si resta   come   si  in origine  ,  ma   non è il mi caso  e\o  di persone  che  conosco   .  Dopo    questa premessa  mi  scuso  per  la lunghezza veniamo al post  d'oggi  









Street food, ma vegano. Kebab vegetariano con la maionese, ma sano. Il progetto "Vegan Bike" ideato da Manuel Biteznik è una sintesi di concetti che sembrano agli antipodi. È questo il segreto di un'idea che sta funzionando nelle varie piazze del centro città a Bolzano. Un piccolo tour giornaliero che lo porta a spostarsi ogni ora






Forest Green Rovers, in Inghilterra il primo club di calcio totalmente vegano
          
         
Forest Green Rovers, in Inghilterra il primo club di calcio totalmente vegano








E' capolista nella quinta divisione inglese, il suo stadio è completamente biostenibile e dal 2011 ha radicalizzato la scelta di non servire più carne ai suoi tesserati, eliminando dal menu anche tutti ii prodotti di derivazione animale.
“Andate in campo e mangiate l’erba”: è proprio questo il motto della squadra Forest Green Rovers, club di Conference, la quinta divisione inglese (la nostra Eccellenza), il primo ad essere completamente e orgogliosamente vegano. La squadra, già dal 2011 aveva eliminato la carne dal menù servito ai giocatori prima delle partite, ma adesso il cambio è stato più radicale, via tutti i prodotti di derivazione animale. La scelta vegan non coinvolge soltanto i giocatori ma vuole sensibilizzare anche i tifosi e gli addetti ai lavori. Perché il calcio pur essendo passione, grinta e lavoro a volte fa rima con innovazione e cambiamento.
squadra vegan 1
https://www.greenme.it/vivere/sport-e-tempo-libero/18235-squadra-calcio-vegan

http://veggoanchio.corriere.it/2015/11/03/
Mentore e artefice dell’iniziativa è il proprietario del club, Dale Vince, 54 anni, imprenditore per altro molto attivo nel settore dell’ecologia e naturalmente vegano. Il passaggio a questa nuova filosofia di vita ha portato a inserire il verde non soltanto nei piatti ma anche nelle maglie da gioco (la divisa prima era bianconera mentre ora è neroverde). “Il divario tra cibo vegetariano e vegano è in realtà molto piccolo – spiega Vince – Il nostro per esempio era già in parte vegano ma in questa stagione abbiamo scelto di eliminare anche latte e derivati di pesce”. Sebbene il palmarès del club, fondato nel lontano 1890 non sia ricchissimo, meriti sportivi a parte, tre anni fa il Forest Green ha raggiunto il gold standard Eco-Management and Audit Scheme per le prestazioni ambientali. La svolta “green” della squadra, non si limita comunque al cibo: lo stadio, il The New Lawn con sede nella cittadina di Nailsworth è alimentato con pannelli solari e ha un campo di calcio di erba organica dove non vengono usate sostanze chimiche e per l’irrigazione ci si basa su un sistema di raccolta dell’acqua piovana.
“L’industria di carne e latticini è la responsabile maggiore delle emissioni, più di tutti gli aerei che circolano sopra alle nostre teste – dice il patron dei Rovers – Cosa più grave tuttavia è la crudeltà verso gli animali che ne consegue, con numeri di produzione impressionanti e assurdi” conclude Vince. La dieta vegana sino ad ora sta portando i suoi frutti e la squadra è prima in classifica, un punto sopra agli odiati rivali del Cheltenham Town.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto al  centro    )  considerato il primo tatuat...