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16.2.15

Messa? Sì, grazie. Non è un Paese per atei

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Va bene  che il nosro paese   ha radici cristiane   , cattoliche in particolare  ,  ma    ultimanente    ci stiamo   traformando da paladini per le libertà   e tolleranza  religiosa  , in cui era ben distinta  (   anche  se  poi  il  potere politico   e poi le  dittature  populiste  e fasciste   facevano a gara  nel concedere privilegi ed  invasione    della  chiesa   nella  vita  pubblica  e  privata  )   ma  soprattutto   lotta per  separare    il potere  temporale   ( quello  politico  )  da  quello religioso ,  in uno stato confessionale  .   ottenuto  dopo  quasi un milenio di roghi , crociate  , guerre di religione  . Se  prima tale  fenomeno   era  contenuto  o quanto  meno   ristretto  adesso   sta  dfiventando  sempre più massiccio . E sono ben pochi     queli che si ribellano  .
Ho  già spiegato che   non sono ateo  , ma credente  anche  se    non in maniera   ufficiale  , ma  un paese  che si dica realmente democratico dovrebbe   garantire  anche il diritto di chi non crede    oltre che quello delle minoranze religiose  Ma soprattutto  non dovrebbe imporre a  forza  e discriminare   chi non crede  . Come sta  avvendendo secondo    questo articolo del settimanale  l'espresso

Messa? Sì, grazie. Non è un Paese per atei

Sono centinaia le segnalazioni dell’associazione Uaar di intrusioni e sconfinamenti confessionali nella vita degli italiani: funzioni in orario di lavoro, celebrazioni obbligatorie per i militari e il “bollino di buon cattolico” in caso di affidamento e adozioni. E nella scuola, laica sulla carta, nessuna alternativa all’ora di religione

di Michele Sass 


Sono piccoli gesti quotidiani, interferenze nella vita delle persone che passano quasi per scontate: la messa in orario di lavoro per società pubbliche e imprese private, cerimonie e picchetti obbligatori per gli uomini e le donne delle forze armate, la celebrazione annuale della municipalizzata capitolina Ama della Madonna della strada, “patrona presso Dio dei netturbini romani”.
Un lungo elenco di intrusioni che non risparmiano neppure i viaggi: sui voli charter con destinazioni sensibili come Fatima e Lourdes gli equipaggi sono costretti dalle comitive di pellegrini presenti a bordo a sorbirsi  preghiere ad alta quota.
Anche fare il volontario non è esente da interferenze confessionali, se decidi di dedicare il tuo tempo in associazioni come l’Avis.
Sconfinamenti che, a volte, possono prendere la forma di domande imbarazzanti: gli assistenti sociali incaricati dell’affido chiedono ad una coppia il battesimo obbligatorio per la bambina.
Sono centinaia le segnalazioni arrivate allo sportello laicità dell’ Uaar , l’unione degli atei e degli agnostici razionalisti.
Attacchi alla laicità sono all’ordine del giorno anche dove dovrebbe essere un valore condiviso: nelle scuole.
Lo scontro è aperto tra il cardinale Angelo Bagnasco e l’ufficio della presidenza del Consiglio antidiscriminazioni razziali, che la scorsa primavera ha diffuso tre libretti per “Educare alla diversità" con le linee-guida per combattere l’omofobia in classe. Apriti cielo. Bagnasco ha attaccatto a testa bassa: «Quei libretti instillano concetti contro la famiglia e la fede religiosa» Concetto ribadito anche nell’ultimo consiglio della Cei, la Comunità episcopale italiana, l’assemblea permanente dei vescovi che decide i rapporti da tenere con lo Stato italiano.
Così mentre i vescovi continuano a pensare che l’educazione sia una cosa loro, tra i banchi l’assenza di alternative a l’ora di religione è la normalità. Chi si oppone, in nome della libertà di insegnamento, della libertà religiosa, della laicità dello Stato e toglie il crocefisso in aula, viene punito .
Da Bolzano a Palermo si celebrano senza problemi messe durante l’orario scolastico, benedizioni Urbi et Orbi e feste di fine anno organizzate tra le mura dell’oratorio. A nessuna latitudine si è al riparo: a Bologna il prete di una parrocchia ha avuto l’ok dal consiglio scolastico per entrare nell’istituto comprensivo Venti e benedire studenti, insegnanti e genitori prima delle prossime vacanze pasquali.

NESSUNA ALTERNATIVA ALL’ORA DI RELIGIONE

La scelta di non frequentare durante l’ora settimanale di religione non dovrebbe essere un problema, e neppure essere discriminante per chi decide di fare altro. Sono parole ripetute in leggi, sentenze della Corte costituzionale, circolari ministeriali, ma rimaste inapplicate. Negli istituti con il simbolo della Repubblica il diritto all’ora alternativa è spesso negato, o soggetto a limitazioni arbitrarie, con disagi per le famiglie e gli studenti.
Significativo il racconto di una madre con il proprio figlio iscritto in una scuola elementare del Ravennate: «Dall’inizio dell’anno ad oggi hanno fatto l’ora alternativa una sola volta. Troppo spesso l’insegnante che doveva seguirli è stata chiamata a fare supplenze e loro sono rimasti in classe a fare dei disegni, in fondo all’aula».
Le testimonianze dei genitori per la cosiddetta “ora alternativa”, che per legge dovrebbe avere pari dignità, è un cahier de doleance. «Ho deciso di non farne una battaglia, per non mettere in mezzo mia figlia - racconta una mamma - ma so per certo che l’ora alternativa non viene quasi mai rispettata. Certo, è stato molto peggio alla materna, quando mi accorsi che nonostante avessi chiesto l’esonero la bimba rimaneva a fare religione. Me ne sono accorta quando ho visto i disegni di madonnine con il bambinello e, sopra, Dio in aereo. Protestai, ma non abbastanza, consapevole di rinunciare a un mio diritto».
Tante storie fotocopia, come racconta Massimo, un padre di Ragusa: «Ho dovuto minacciare un’azione legale alla preside per fare in modo che mio figlio non fosse parcheggiato in una “classe parallela” e gli fosse garantita un’attività. I motivi del rifiuto erano imbarazzanti: non ci sono soldi e i pochi che abbiamo sono destinati al sostegno per i ragazzi disabili. Mi sembrò una cosa meschina. La preside stava cercando di addebitare a me la responsabilità di mettere a repentaglio altri servizi indispensabili e solo con le spalle al muro trovò una soluzione».
Tanti genitori, sfiniti da questa situazione, per evitare problemi decidono di iscrivere i propri figli a l’ora di dottrina cattolica pagata dallo Stato.

SE VUOI ADOTTARE MEGLIO PRATICANTE

Anche per le delicate pratiche di adozione e affido il terreno è minato: nel colloquio con gli assistenti sociali viene chiesto espressamente come requisito necessario (anche se a livello informale) una solida educazione religiosa. Come è successo a una coppia alle prese con la possibilità di affido di una bambina: «Gli assistenti sociali hanno posto come condizione, per espresso desiderio della madre che l'ha abbandonata, l’impegno a battezzarla. Anche se il servizio dell’affido è laico, il gesto è stato valutato positivamente, perché ritengono che la bambina ne possa trarre giovamento dato che anche i quattro fratelli sono stati battezzati dalle nuove famiglie. Ci siamo rifiutati categoricamente: non possiamo iniziare un rapporto con una persona che ha bisogno di affetto, stabilità e sicurezza, con una menzogna colossale».
È assurdo che per aiutare una minorenne ad uscire da una situazione disastrata lo Stato italiano ponga come condizione che due persone, considerate idonee a gestire situazioni difficili quale è un affido, debbano snaturarsi e sottostare ad una condizione di questo genere.

VIETATO ESSERE ATEO E MILITARE

Le lettere dei militari e appartenenti alle forze armate raccontato come gli ufficiali non siano gentiluomini sul terreno delle libertà personali. «Oggi il capitano che comanda la mia compagnia ha affisso in bacheca un documento con la lista dei nominativi che dovranno partecipare alla messa natalizia tra cui compare il mio nome», scrive un militare anonimo. «Io sono ateo e non me la sento di assistere a una funzione religiosa perché ritengo che non si possa agire sulla coscienza delle persone, soprattutto su decisioni che appartengono alla sfera spirituale, ma la lettera è firmata in calce e ha valore di comando che non posso non eseguire».
Tutti i militari sono sottoposti a dosi massicce di messe, picchetti e rappresentanze in funzioni civili e religiose. Il motto “Dio, patria e famiglia” sotto le armi è considerato inappellabile. «Anni di scuole e cerimonie mi hanno mostrato le indigeribili ingerenze legalmente contemplate che la religione cattolica nelle sue svariate forme istituzionali sfoggia all’interno delle istituzioni, proprio quelle Repubblicane che io difendo», racconta un ufficiale di carriera. «La mia prima reazione, per quanto fermamente “non credente”, fu di comprensione che presto mutò in rancore quando il mio desiderio pur fermo di non partecipare alle cerimonie fu autoritariamente osteggiato e ignorato. E al primo accenno di lamentela, quando ho fatto notare che sulla mia scheda personale era scritto sotto la voce “religione” la parola “ateo”, la risposta era sempre la stessa: “È un ordine”».

LA MADONNA DEI NETTURBINI

Dalle caserme alla società a controllo statale o comunale il copione non cambia. Ecco il caso dell’Enav, la società del ministero dell’Economia incaricata della gestione del traffico aereo civile in Italia, un colosso con oltre quattromila dipendenti.
«In Enav in ogni periodo festivo c’è l’abitudine di organizzare funzioni religiose nella sala conferenze dove, col benestare della direzione, si riunisce buona parte del personale per assistere alle funzioni con conseguente perdita di ore lavorative e senza nessun obbligo di recupero. Fatto salvo il naturale diritto di credere in ciò che più si ritiene adatto da parte di ogni lavoratore, un’abitudine può essere considerata un’attività lecita e liberamente praticabile dalla direzione? È legittimo che in un ente che svolge servizio pubblico vengano organizzate tali cerimonie?», si chiede sconsolato questo anonimo dipendente.
Anche per la municipalizzata Ama, la società capitolina che si occupa di igiene urbana, al centro dello scandalo di Mafia Capitale, la linea da seguire è dettata da Oltretevere più che dal Comune.
Basta leggere questo documento, un atto d’amore per la fede cattolica: «Quello tra gli operatori Ama e la Madonna della strada è un rapporto di straordinaria devozione, consolidato progressivamente nel corso del Novecento e rimasto intenso fino ai nostri giorni. Un sentimento che ha trovato un suggello ufficiale nel 2003, quando con il decreto emesso dalla Congregazione per il Culto Divino veniva concesso di celebrare e venerare la Beata Vergine Maria con il titolo Madonna della strada, “patrona presso Dio dei netturbini romani”».
E anche la visita annuale di Papa Giovanni Paolo II alla statua di Maria (nello stabilimento aziendale di Rocca Cencia) e al presepe dei netturbini sotto Natale per ventiquattro anni di fila diventa la normalità. Da posto di lavoro a luogo di culto.


Ora  molti voi  ma  non è vero  c'è  l'articolo  7  della costituzione italiana  . Balle  l'articolo  7    dice   in particolare  il primo comma  : << Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.>>
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.
Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

E poi c sono  anche  sentenze  costituzionali    che  dicono    che  quello  che si sta  facendo , vedi articolo  sopra    è  al limite della legalità , se  non addirittura   illegale  .  Infatti  la  libertà di scegliere  o meno se  avvalersi   dell'ora  di religione   è anche accettata    dalla riforma   dei patti lateranensi . Ora   chiedo  ai veri  credenti  o ai credenti  per opportunismo \  convenienza    se   nel nostro paese  ci fosse  unaltra religione   tradizionale  e  vi  vietano e   ve la  impongono  a  scapito della  vostra     vi farebbe piacere ?

7.8.12

Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

finalmente  qualcuno  che sfida   il potere temporale   della  chiesa  dei mercanti  del tempio  (  cosa  ben diversa da quella  di  Gesu e  di Dio ) 
  questo articolo vuole  anche  essere  una risposta   alla mia  untwente del secondo account (  redbeppeulisse 2  )  di facebook   http://www.facebook.com/gemma.fanni e  alla  discussione con lei ( la  trovate qui  ma  chi  è  iscritta  al mio  2 account fb la trova  qui sotto


tu quale scegli   (  io la prima  )  fra   La chiesa dell'amore e quella  del potere  ?

E se la forza della Chiesa consistesse proprio nel far convivere queste due realtà tra loro palesemente inconciliabili?
Risponde Umberto Galimberti
"La messa è finita". Ma noi non andiamo in pace. È l'incipit di una nostra riflessione sul film di Nanni Moretti Habemus Papam. Moretti aveva letto, con un certo anticipo, l'amarezza e il disorientamento di chi è "prescelto" alla guida di milioni di fedeli, di quanti, malgrado tutto, credono in un dogma e nella funzione propria della Chiesa, per una vereconda speranza che ci sia ancora molto da salvare. Eppure le notizie che giungono dall'altra sponda del Tevere non lasciano molte prospettive: sembra un covo di faccendieri più che di salvatori di anime, di dissipatori di beni storici piuttosto che di pastori di greggi verso la salvezza. 
Sconcerto e disappunto, mentre incombe con precisione mediatica la campagna per l'8 per mille con l'efficace slogan "Chiedilo a loro". Un miliardo e 118 milioni di euro nel 2011 (dati della Cei), mentre solo il 7% (85 milioni) andrà al Terzo Mondo. Cifre che dimenticano chi sta dalla parte dei bisognosi fino al martirio, come il polacco don Jerzy Popieluszko, il gesuita salvadoregno padre Rutilio Grande, ucciso tre anni prima del suo arcivescovo, monsignor Oscar Romero, sacrificato mentre celebrava la messa ai suoi poveri campesinos. Martiri nella difesa dei più poveri, degli sfruttati, o portatori di pace come la guatemalteca Rigoberta Menchù , Premio Nobel nel 1992.
Sui versi di padre Davide Maria Turoldo e del poeta Clemente Rebora, occorre unire le forze verso un progetto comune di speranza e di giustizia: lo fa don Luigi Ciotti, lo fa l'estroverso don Andrea Gallo, lo fanno i martiri come don Diana nei luoghi di Gomorra. Che la messa non finisca, presi in quell'ansia di ricerca che pone l'interrogativo dello scrittore Gesualdo Bufalino: "Se Dio esiste, ma chi è? Se Dio non esiste, noi chi siamo?". Attenderei una sua considerazione, professore.
Armando Lostaglio

La contrapposizione che lei evidenzia tra la Chiesa dell'amore e della carità e la Chiesa del potere è evidente a tutti, ma viene facilmente assorbita, non con l'argomento che la Chiesa è fatta da uomini, che come tutti gli uomini possono sbagliare, ma per due ragioni ben più sostanziose. La prima è che la Chiesa dell'amore e della carità non reggerebbe se non fosse assistita dalla Chiesa del potere, la seconda è che il bisogno di trascendenza e di speranza in una vita ultraterrena è così radicato nell'umano che non si lascia scalfire dalla condotta dei suoi alti interpreti. 
La Chiesa opera su entrambi i registri. E come Chiesa del potere, accreditata dai milioni di fedeli che si professano cattolici, parla con i potenti della terra, e là dove può, impartisce i suoi principi "non negoziabili", che vengono poi sostenuti da quei politici che, per ottenere consenso, hanno bisogno delle sue credenziali, mentre come Chiesa dell'amore e della carità, raccoglie denaro, aduna folle di volontari che si dedicano al prossimo in nome della loro fede cristiana, sentendosi cosi in pace con la loro coscienza e con il messaggio evangelico. 
Se poi la Chiesa dell'amore e della carità soccorre i disperati della terra accusando chi li tiene in questa condizione, come hanno fatto i teologi della liberazione, allora interviene la Chiesa del potere a condannarli, perché la loro denuncia incrinerebbe i rapporti con i potenti della terra. Ne è un esempio la condanna della teologia della liberazione da parte di Giovanni Paolo II, che allontanò dai vertici della gerarchia i suoi esponenti come padre Leonardo Boff, che subì diversi processi ecclesiastici, ma non esitò a benedire la folla dal balcone del Palazzo della Moneda a fianco del dittatore Augusto Pinochet.
Contraddizioni della Chiesa? Ipocrisia? No, doppio registro, per cui si predicano le pratiche d'amore e di carità finché queste non confliggono con l'esercizio del potere, perché in questo caso sono le prime ad essere condannate. Il risultato è che chi si dedica a dette pratiche, in perfetta conformità al dettato evangelico, evita, per poter continuare nella sua opera, di denunciare quanto non va nella Chiesa del potere, e perciò si affida alla testimonianza, oltre la quale non è consentito esporsi.
Sarà forse per questo che figure come quelle da lei citate - Davide Turoldo, Ernesto Balducci e oggi Luigi Ciotti e Andrea Gallo - non hanno avuto, non hanno e non avranno mai alcuna possibilità di diventare papa, se non altro per far coincidere la chiesa dell'amore con la chiesa del potere.
 ·  ·  · Vedi dettagli amicizia




avuta   sulla  risposta  data  Da  Umberto Garimberti  ad  un lettore     nell'ultimo n  di D  di repubblica

da http://cronachelaiche.globalist.it


Otto per mille: chiedilo anche ai consumatori

L'Aduc presenta all'Antitrust una denuncia per pubblicità ingannevole, relativa ai famigerati spot della Cei della campagna per l'otto per mille.

Alessandro Baoli

martedì 7 agosto 2012 01:00

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E alla fine ci siamo arrivati, finalmente: l'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e consumatori, ha presentato all'Antitrust una segnalazione relativa ai famigerati spot della Cei («Se non ci credi chiedilo a loro»), una denuncia per pubblicità ingannevole in piena regola.

«Gli spot dell'8 per mille alla Chiesa Cattolica, che sono stati diffusi sui canali televisivi nei mesi scorsi e che ancora sono massicciamente presenti sul web, non la raccontano giusta», scrive nel comunicato dell'Aduc Alessandro Gallucci. «Nei messaggi pubblicitari si parla di aiuti ai più bisognosi, di denaro destinato a opere di beneficenza, insomma dell'utile e pia azione della Chiesa cattolica. Sembra che tutti i proventi dell'8 per mille siano destinati a scopi benefici. Non è così!».
Negli spot in questione si vedono pretini di campagna che assistono vecchiette isolate, infermiere devote a curare malati in Africa, parroci impegnati nelle periferie degradate delle città o a recuperare tossicodipendenti, e altre ricostruzioni in stile vagamente neorealista, sicuramente retorici e ingannevoli.

Sappiamo bene, invece, come vanno le cose: «Su circa un miliardo e mezzo di euro solamente il 22% è destinato a "interventi caritativi"», prosegue Gallucci. E il resto? «E' usato per esigenze di culto, sostentamento del clero, Sacra rota, ecc. Tutto lecito, per carità. Ma uno spot realizzato per chiedere il sostegno delle persone non dovrebbe dire la verità? Oppure bisogna far credere che i soldi dei contribuenti vadano in beneficenza quando nemmeno un quarto delle devoluzioni prendono quella strada? Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa viene destinata la sua scelta?». Già, a noi che paghiamo - volenti o nolenti - chi ci interpella mai?

Qui il testo della denuncia; segnaliamo anche l'iniziativa dei Radicali: una petizione per chiedere al governo Monti di dimezzare l'otto per mille appellandosi all'articolo 49 della legge 222/85, che prevede una riduzione automatica del gettito qualora questo subisca un incremento considerevole. Infatti, come è scritto nel comunicato, «nel 1990 la Conferenza Episcopale Italiana incassava 210 milioni di euro dall'8 per mille mentre a partire dal 2002 incassa più di 1 miliardo di euro l'anno. Cioè cinque volte quanto incassava vent'anni fa, mentre nello stesso periodo le spese per il sostentamento del clero sono passate dai 145 milioni di euro del 1990 ai 363 milioni di euro del 2012». Dunque, da almeno dieci anni l'aliquota dovrebbe essere stata ridotta almeno al 4 per mille, ma «la Commissione bilaterale che dovrebbe farlo non ha mai reso pubblici i suoi atti né le sue valutazioni. Proprio nel periodo in cui il Governo sta svolgendo una revisione della spesa pubblica per recuperare fondi utili alla riduzione del debito pubblico [...] si tratterebbe per lo Stato di un risparmio annuo di almeno 500 milioni di euro all'anno!».

Da queste parti, ahinoi, si sospetta che il governo clerical-tecnico di Monti da quest'orecchio non ci senta. Molto meglio aumentare le tasse, più facile e di sicuro effetto. Però ugualmente ci chiediamo: ma alle famiglie cattoliche, devote a santa romana chiesa, sta bene fare tanti sacrifici, faticare così tanto per arrivare alla fine del mese, mettere a rischio persino la procreazione cui la loro cattolica famiglia unita dal sacramento dovrebbe tendere, per pagare la collana d'oro del cardinale piuttosto che per costruire un'altra chiesa in un quartiere dove ce ne sono già una decina, e magari sono tutte semi vuote?
Alessandro Baoli 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...