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27.3.24

il crepuscolo anzi meglio il tramonto dei quotidiani cartacei

 Non sono  giornalista   ne pubblicista   ma  mi piace  scrivere  e fare  contro inchieste   o colaborare  con esse  come h o  fatto in passato  . Chi  mi segue   lo  sa .  Quindi condivio     l'articolo   , riportato   sotto  ,  di Massimo  fini   dice  la  verità   oltre   a  confermare  il perchè non ho  , anche se  l'avevo semre  desiderato  ,   scelto di  diventare  giornalista   vero e proprio .  Inoltro anch'io  sono legato  ai giornali di carta   essendoci nato e  cresciuto con essi 



                                           Il Fatto Quotidiano, 23 marzo 2024



Con un documentato articolo sul Fatto Nicola Borzi ha confermato, dati alla mano, quel fenomeno che per la verità tutti noi sperimentiamo ogni giorno ictu oculi: la crisi delle edicole. Nell’ultimo quadriennio le edicole sono scese da 16mila a 13.500 circa, ma il fenomeno ha radici molto più lontane, nel 2002 i punti vendita in Italia erano 43mila, ora sono scesi a 23mila.
Nella mia zona, piazza Repubblica e dintorni a Milano, fino a una decina d’anni fa c’erano cinque edicole. Oggi ne sono rimaste due. Una proprio accanto a casa mia è gestita da un bangla che per tenersi in piedi lavora dal primissimo mattino a mezzanotte, ma è ugualmente in grave difficoltà perché da lui molti giornali non si trovano o perché non glieli mandano o per qualche altro motivo. L’edicola più importante della zona sta in via Vittor Pisani, ma se la cava vendendo gadget, giocattoli, biglietti tramviari.
La crisi delle edicole è uno dei segnali, forse il più indicativo, della corrispondente crisi dei giornali. Era abitudine, un tempo, vedere gente al bar che leggeva i giornali o altri che passeggiavano con il giornale in mano. Mi capita, a volte, che qualcuno che non mi ha riconosciuto mi fermi e mi dica fra l’ammirato e il meravigliato: “ma lei è uno che legge ancora i giornali?”. Il Corriere della Sera e la Repubblica vendevano, fino a non molti anni fa, mezzo milione di copie. Oggi sono attestati intorno alle 200mila copie o poco più, e molte di queste te le sbattono in faccia, gratuitamente, nei grandi alberghi o sui Frecciarossa, e il motivo è che per farsi pagare la pubblicità devono mantenere, sia pure in modo artificioso, un certo livello.
Come la tv finì per spazzar via, in un periodo che va da metà degli anni Sessanta ai primi Novanta, i quotidiani del pomeriggio, il Corriere Lombardo, la Notte, il Corriere d’Informazione, così l’avvento del digitale sta spazzando via i giornali. Il lettore, giovane ma non solo giovane, è abituato a un’informazione immediata e molto più stringata. Non ci sono più i grandi reportage del tempo che fu. Il Diario di Enrico Deaglio (1996-2009) ha tentato coraggiosamente di riprendere quella formula, ma alla fine ha dovuto cedere. Gli editori, tutti tesi a risparmiare, riluttano a mandare in giro inviati che molto spesso sono free lance pagati niente. Il Corriere di Cairo, tanto per fare un esempio, a un collaboratore che ha scritto magari un’intera pagina dà dai 30 ai 50 euro. Quando lavoravo all’Europeo negli anni Settanta noi giornalisti, oltre a prendere un ottimo stipendio (nel mio caso un milione e passa, che corrisponde a diecimila euro attuali) potevamo contare su un borderò praticamente illimitato. Ogni spesa che fosse destinata a rendere il pezzo migliore era legittima (che poi molti colleghi su quei borderò si siano comprati la seconda o la terza casa è un altro discorso, fa parte del malvezzo italiano di fare la cresta sulle note spese che vediamo oggi in piena azione non solo nei giornalisti - Minzolini docet - ma nei politici e in qualsiasi amministratore pubblico). Alberto Ongaro, che si occupava di viaggi esotici, affittò per un milione di allora una baleniera, un altro che doveva intervistare Farah Diba le fece arrivare un cesto di tremila rose.
Nel giornalismo di carta stampata non ci sono più i grandi personaggi, i Bocca, i Montanelli o, per tornare un poco più indietro, i Curzio Malaparte che con i suoi reportage, i suoi libri (La pelle, Kaputt, Tecnica di un colpo di Stato) o i suoi commenti (Battibecco) ha influenzato buona parte del giornalismo a lui contemporaneo o successivo (vedi Oriana Fallaci) o, per tornare ancora più indietro, Edoardo Scarfoglio. Oggi, in linea di massima, se un giornalista è noto lo è per le sue apparizioni nei talk, che si sono moltiplicati nel tempo ma sono anch’essi in caduta libera negli ascolti. I giornalisti fra i 30 e i 40 anni hanno capito come si fa: di base certo ci dev’essere un giornale, poi si partecipa a quanti più talk possibile, infine si scrive un libro, molto probabilmente una cazzata, di cui comunque i colleghi parleranno. Che questo sia un esempio di buon giornalismo ho molti dubbi. Gli influencer hanno preso il posto dei giornalisti, sono loro le star. Chiara Ferragni ha quindici milioni di follower, Marco Travaglio, che è forse il giornalista più noto oggi in Italia, mi pare due o tre. I giornali sono fatti male? Sì, sono fatti male. C’è una prevalenza dei commenti, quorum ego, sulla cronaca, intendo la cronaca in presa diretta, che era abitudine, anzi obbligo, per la mia generazione e alcune successive. Desolanti sono gli spazi dedicati alla cultura, tanto che capita spesso che i direttori, non sapendo a che altro santo votarsi, ripubblichino estratti di scrittori o giornalisti del passato più o meno immediato, Buzzati, Montanelli la stessa Fallaci. La crisi dei giornali non investe in egual misura i libri. Il libro è un prodotto fisico, tattile, come i giornali certo, ma pensato per una più lunga durata. Puoi fare note e osservazioni anche lunghe a margine (le potresti fare anche sugli e-book, ma viene molto meno spontaneo) e comunque, in ogni caso, ci puoi arredare la tua libreria. Anche se nel disastro generale vediamo in certe biblioteche private libri che del libro hanno solo la copertina. Poi nell’editoria libraria accade una cosa curiosa: non c’è praticamente italiano che non abbia scritto un libro. Spesso mi arrivano a casa libri di autori sconosciutissimi che sperano in una recensione. Grandi case editrici, come la Mondadori, si sono ridotte a far pagare gli aspiranti autori, cosa che facevano un tempo case editrici infime e spesso truffaldine. Se aumentano gli autori, diminuiscono però i lettori. I “lettori forti”, quelli da cento libri l’anno, sono in estinzione per ragioni d’età. Come se la cavano allora gli editori? Sperando che fra la pletora di libri che caccian fuori uno diventi un best seller, e con questo si ripagano gli altri, o pubblicando per la scolastica o cartoni animati per bambini che vanno sempre forte.Ma qui di giornalismo non resta davvero più nulla. Spesso vengono da me dei giovani (io ho in genere un pubblico giovane, a parte dei fanatici pleistocenici che mi seguono dai tempi dell’Europeo) che mi chiedono come si fa a entrare in giornalismo. Io li gelo subito dicendo loro che mancano del primo requisito del giornalista: il fiuto. Se lo avessero non vorrebbero entrare in un mestiere morente.

20.11.22

inizio del diario SENZA MONDIALI

Leggi anche
il mio  precedente  post : <<  Io personalmente   poi  gli altri  utenti facciano  come credano    non parlero   o  almeno ci provo   dei  mondiali  di calcio  del Qatar   >>


Da oggi inizierà un mio  diario in cui parlerò  di come   sopravvivere  ai   mondiali  edil  concentrarmi.   delle  eventuali storie   mondiali  e  il dietro le quinte  vista la censura     e  l'autocensura   che ci  sarà     o  di  come  ho  passato   la    giornata   Ma   non divaghiamo  .

Oggi   , come  da 32   anni  ( più precisamente  da italia 90 ) , ho saltato in tv la  giornata  inaugurale  della  kermesse  dei mondiali di calcio  .Come    ci sono riuscito    vi chiederete  ?  semplice   per  il fatto   che  il calcio , anche   se  ancora  ne racconto storie  ed ogni tanto  guardo le partite in tv o allo stadio   , o  parlo coe commento con amici   tifosi   giusto  per   rmanere  isolato ed  emarginato ,  non mi  sta  più appassionando   come  quando ero ragazzo  che   pur  guardando le partite   ho sempre  odiato  le trasmissioni    considerandole  un oppio   \ arma  di distrazione di massa  come   descrive  benissimo questa  canzone  (  e   relativo   video  sotto    riportato )   dei  Mcr 


 intravedevo quello   di  cui  parla  in questo belllissimo  articolo    del  giornalista  Massimo Fini  o questo video    di  Nova Lectio pur  continuando almeno fino  a calciopoli  a rimanere fedele  e sdrammattizzare   , che  ormai  fosse tutto soldi  e  oppio  .   Il post  potrebbe  finire  qui  , ma  una cosa  mi sento  di dire   e  che un po'  di silenzio  da parte  dei media  ,  telecronache  a parte perchè svolgono   servizio per  coloro che  scelgono di non  optare  per  il boicotaggio ,  piuttosto che   i soliti  articoli ipocriti     e  di circostanza   come  se   scoprissero solo  ora  il marcio che c'è dietro   e  la poco democraticità  del paese   in cui si tengono  . 
Ne  ho aprofittato per :  mangiare  castagnre     arrosti.te nel cammino di casa  con  gli amici    e pooi   vedermi le  altre  ultime due  puntate    della   fiction   , Esterno Notte  genere drammatico, giallo del 2022, diretto da Marco Bellocchio, prolungamento e d  approfondimento  dei  due  film  :  Buongiorno, notte  ( 2003  )  e  dell' omonimo  Esterno notte  ( 2022 )     dello  stesso regista    sulla  vicenda  di Aldo Moro 















raiplay  



27.3.22

La vita dell'animale e dell'uomo

mentre prendevo alcune pagine di giornali vecchi per accendere il fuoco e del camino ho trovato su il FQ mi pare del 26\3\2022 un articolo interessantissimo di una voce contro corrente che è quella di Massimo Fini condivisibilissimo  quando  dice :

<<  “Quando si arriva a produrre e commercializzare ‘shampoo e linee di beauty per cani’, gli si fa indossare, oltre ai cappottini, t-shirt, cappellini, trench, bretelle, stivaletti di montone, occhiali da sole, gli si smaltano le unghie, li si irrora di eau de toilette alla vaniglia perché non odorino da cani, di ‘Color Highlight’ per fare le meches al pelo, striandolo di rosa, di arancione, di blu, di fucsia, di oro, li si fa massaggiare, in centri specializzati, con gli oli essenziali e si fanno loro impacchi d’argilla, li si vaporizza con spray anti-stress, li si porta dallo psicoanalista da 300 dollari l’ora e infine si stipulano polizze vita a loro favore del valore di 200 milioni di dollari, vuol dire che una società è giunta al capolinea. ”Così scrivevo ne Il ribelle dalla A alla Z del 2006. Pensavo che avessimo toccato il fondo. Invece si può sempre scavare. Il New York Times ci informa che negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in parte anche da noi, è in crescita il fenomeno delle cerimonie di nozze per cani e gatti, “toelettandoli a festa e vestendoli con smoking, frac, pizzi, volant di tulle, fiocchi e merletti”. Alcuni, e sono i peggiori, per toelettarsi la coscienza, affermano che il tutto ha scopi benefici per supportare i rifugi dei randagi o dei cani trovatelli, altri, più sinceri, ammettono che è per il proprio puro piacere. In Germania, paese notoriamente sensibilissimo agli esseri umani, è stata approvata una legge che obbliga i padroni a portare fuori i loro animali almeno due volte al giorno e stando almeno un’ora a passeggiare. Negli Stati Uniti, come ha raccontato la nostra Camilla Tagliabue, non si può identificare un animale con il termine “pet”, è meglio utilizzare “animal companion, compagno
animale, perché in America qualcuno, più di uno, pensa che l’espressione pet qualifichi l’animale come proprietà, mentre companion da l’idea della convivenza con esso, senza specificare alcun padrone o possesso”. Insomma siamo all’estremizzazione della cancel culture per cui gli Lgbtqi+, come se non bastasse, non possono essere semplicemente indicati così ma gli deve essere aggiunto un segno speciale, una sorta di e rovesciata, perché non ci siano indicazioni di genere. In Grecia è vietato mangiare carne di cavallo. Ora l’uomo è un animale onnivoro, e quindi anche carnivoro,  e perciò ha diritto di sfamarsi come meglio può. E’ antropocentrico, così come il gatto è gattocentrico e il leone leonecentrico. Il leone si stupirebbe molto se qualcuno andasse a dirgli che non è etico che si divori l’antilope. Lasciamo qui perdere il discorso, che riguarda i vegani e i vegetariani, se non sia peggio mangiarsi una sana cotoletta di una mucca allevata all’alpeggio o piuttosto tenere le mucche, i polli, i conigli, stabulati, sotto i riflettori 24 ore su 24, e quindi torturandoli, ingrassati così artificialmente per poterli smerciare a un peso che non è il loro, perché ci porterebbe troppo lontano >> .


Perché si snaturalizzano ulteriormente e se ne fanno dei feticci .                                            Mentre non condivido completamente l'ultima parte, sarà perchè ho sempre ( ancora vivo ) vissuto con gli animali in casa e in campagna ora vivaio con cani e gatti,la seconda parte :
<< In questi giorni di guerra abbiamo visto molti ucraini, non particolarmente coraggiosi, filarsela tenendosi stretti al petto i loro cani e gatti, senza capire, credo, che questi animali toglievano spazio ad altri umani in fuga.In realtà cani, gatti e consimili sarebbero di per sé delle brave bestie se non ci fossero i loro padroni. Scriveva Ernest Hemingway in Morte nel pomeriggio: ”Io sono persuaso, per esperienza e osservazione, che coloro i quali si identificano con gli animali, vale a dire gli innamorati quasi professionisti di cani e altre bestie, sono capaci di una maggiore crudeltà verso gli esseri umani, di coloro che stentano a identificarsi con gli animali”.>>

perchè soprattutto negli anziani , cani e gatti in particolare . a meno che uno non scelga o non viva in campagna , fanno parte della famiglia e ti ci affezioni . Infatti a parte le idiozie di matrimoni, tinture, vestiario e tutto ciò che li snatura, trovo assurdo non amare e prendersi quindi cura dei propri animali. Amore e cura sono un tutt’uno. Ma Sono d’accordo con Fini. perchè   ovviamente  senza    generalizzare    , senza arrivare agli estremi (toilette, matrimoni e cose simili) quasi tutti i possessori di animali li considerano di gran lunga più importanti degli esseri umani (parenti strettissimi a parte). 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...