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25.4.23

Quella lezione di storia da ricordare di Alessandro Milan

 Qualche mese fa ero in un liceo di Milano per dialogare con gli studenti durante l’autogestione. Avevo scelto di raccontare alcuni episodi della Resistenza durante la Seconda guerra mondiale. All’inizio dell’incontro ho chiesto dove fosse stato esposto il cadavere di Mussolini, il 29 aprile 1945. “Piazzale Loreto!”, mi hanno risposto in coro. “Bravi. Ora qualcuno mi sa dire perché è stato scelto proprio quel punto?” Davanti a me si sono materializzate facce stranite, occhi in cerca di un’imbeccata. Dopo qualche secondo, si sono alzate un paio di braccia. “Perché lì erano stati uccisi degli operai, mi pare” ha detto un ragazzo.

Il 10 agosto 1944 a piazzale Loreto quindici uomini tra operai, impiegati, un poliziotto, un ingegnere e un insegnante furono trucidati da una delle squadre nere più fanatiche della repubblica di Salò

Il 10 agosto 1944 incombeva su Milano un caldo afoso, nonostante il cielo limpido. I fascisti scelsero piazzale Loreto come luogo dimostrativo, perché era lo snodo principale dei tram che portavano gli operai nelle fabbriche. Da lì, insomma, passavano ogni giorno migliaia di cittadini. C’era da eseguire una rappresaglia. Due giorni prima era saltato un camion delle SS in viale Abruzzi, ed erano morti alcuni passanti, e il giorno prima i partigiani avevano ucciso un fascista nell’attuale piazza Ascoli, ferendone un secondo. Le SS volevano impartire una lezione ai milanesi. Quindici uomini furono svegliati alle 4.30 nel carcere di San Vittore. Erano operai, impiegati, un ingegnere, un poliziotto, un insegnante, tutti accomunati dall’antifascismo. Furono caricati su camion, trasportati in piazzale Loreto e lì, davanti a una staccionata di legno su cui venivano affissi i cartelloni degli spettacoli teatrali in programma, vennero trucidati da un plotone di uomini della Legione Muti, una delle squadre nere più fanatiche della repubblica di Salò.Si chiamavano: Gian Antonio Bravin, Giulio Casiraghi, Renzo Del Riccio, Andrea Esposito, Domenico Fiorani, Umberto Fogagnolo, Tullio Galimberti, Vittorio Gasparini, Emidio Mastrodomenico, Angelo Poletti, Salvatore Principato, Andrea Ragni, Eraldo Soncini, Libero Temolo, Vitale Vertemati.

I giorni della libertà” di Alessandro Milan

Nel libro “I giorni della libertà” (Mondadori) racconto la storia di donne e uomini che in quegli anni hanno combattuto il fascismo. Tra questi Libero Temolo, uno dei quindici, la cui vicenda umana mi è stata raccontata dal figlio Sergio. Due anni fa Sergio mi ha aperto la porta di casa, mi ha raccontato della sua giovinezza, fatta di giochi per strada, dell’amicizia con Franco Loi, che sarebbe diventato un celebre poeta e scrittore, della banda di via Teodosio e via Casoretto, delle scuole frequentate in via Mercalli, e della sua vita da staffetta partigianaIl padre, Libero, andava alle riunioni segrete nella casa di Alessio Lamprati, nome di battaglia Nino, uno dei fondatori delle Sap (Squadre di azione patriottica), e Sergio sgambettava dietro di lui, nascondendo sotto la maglietta fogli clandestini e stando a dieci metri di distanza, perché in caso di fermo del padre doveva proseguire per la via come se nulla fosse. «Devi avere fede» gli diceva sempre papà Libero, e non si riferiva a Dio, ma alla fiducia nel futuro, alla speranza di un domani migliore.Era, quella, la Milano delle fughe in cantina per scampare ai bombardamenti incessanti, del mercato nero, della fame vera, del pane fatto con la segatura, delle delazioni dei vicini di casa, delle torture, delle deportazioni. Sergio, a 91 anni, ancora ricordava il profumo di un panetto di burro che la zia nel 1943 era riuscita, non si sa come, a recapitargli dal paese di origine, Arzignano. Il 10 agosto 1944, quando Libero Temolo fu ucciso dai fascisti in piazzale Loreto, Sergio era dai parenti in Veneto. Nessuno ebbe il coraggio di dirglielo. Lo scoprì solamente a ottobre, quando un amico di famiglia lo riaccompagnò a Milano a bordo di un camion. Passando a piedi per piazzale Loreto, sulla via verso casa, quell’uomo si fermò ed esclamò: «Xé qua che i gà copà to pare». È qui che hanno ucciso tuo papà.

La targa in onore di Libero Temolo in via Casoretto 40, a Milano

Nessuno spazio per la commiserazione, nessuna pietà. Si era in guerra, e in guerra si muore. Sergio mi ha raccontato di avere provato una rabbia tremenda, in quell’istante. Una rabbia silenziosa, che in bocca sa di ferro. Non ha urlato, nessuno avrebbe ascoltato. Non ha pianto, nessuno lo avrebbe consolato. Ha pensato solamente, nella sfrontatezza dei suoi quattordici anni: «Ti avrei salvato io, papà». Sergio Temolo era a piazzale Loreto, il 29 aprile 1945, con Franco Loi. Ha visto Mussolini pendere a testa in giù, insieme a Claretta Petacci e agli altri gerarchi fascisti. Ha visto le persone sfogare la propria rabbia sul corpo del Duce, ma di quel giorno, di quella vendetta perpetrata in nome dei Quindici martiri di Loreto, e dunque anche di suo papà, non ha mai conservato un bel ricordo. Anzi. «È stato tremendo» mi ha detto, abbassando lo sguardo. Sergio ha vissuto per decenni senza un briciolo di spirito di vendetta, ma solo per ricordare e tramandare il valore della libertà, vissuta come un vessillo da sventolare e non come un’arma da brandire.

Libero Temolo insieme a sua moglie Olga e al figlio Sergio ai giardini di Porta Venezia nel 1938

Sergio Temolo ci ha lasciato un anno fa, con il timore che le future generazioni possano dimenticare.

“I giorni della libertà” racconta la storia di Sergio e di suo padre Libero, la storia di Angelo Aglieri, segretario di redazione al Corriere della Sera, e di sua moglie Aldina, la storia di Carmela Fiorili, che nascose in casa uno dei dirigenti comunisti della Resistenza, e di sua figlia Francesca, staffetta partigiana. Sono donne e uomini comuni, i cui destini si sono intrecciati come fili. Sono persone che hanno lottato per regalare a sé stessi e a noi il dono più prezioso che abbiamo: la libertà.

*Alessandro Milan, classe 1970, giornalista e scrittore. Lavora dal 1999 a Radio24, dove conduce attualmente “Uno, nessuno, 100Milan” insieme a Leonardo Manera. Ha scritto tre libri, “Mi vivi dentro” (DeA Planeta), “Due milioni di baci” (DeA Planeta) e “Un giorno lo dirò al mondo” (Mondadori). È presidente dell’associazione culturale “Wondy Sono Io” che organizza il “Premio Wondy di letteratura resiliente”.

5.6.16

misteri e sprechi .tour suoi luoghi dell'altra storia della repubblica italiana 1 puntata

in sottofondo     Aida  di  Rino Gaetano  
“Aida” è l’Italia. In questa canzone, difficile e splendida, Rino Gaetano ha saputo tracciare con il suo stile inimitabile e affidato alla simbologia, un affresco di tutta l’Italia contemporanea, dal fascismo alla guerra, dal dopoguerra agli scandali e alle difficoltà enormi degli anni ’70. peggiorate   fino a diventare  putride  ( vedere le  canzoni a cuyi  accenno nel post   ) con una ventata  d'aria fresca nel  1992\1994 per  poi   ricadere  nel  baratro   che  continua  anche  oggi


Ma  adesso  dopo questa nota introduttiva    veniamo al post  vero e  proprio


A mente fredda ecco una mia considerazione sulla festa del 2 giugno   di cui quest'anno ricorrono  i  70  anni 

da  facebook


















Non ho ancora capito il nesso tra Il 2 Giugno Festa della Repubblica e la Parata Militare, visto che la festa delle forze armate mi risulta sia il 4 novembre. Boh...qualcuno /qualcuna grs miei contatti fra coloro che seguono i miei aggiornamenti ed è amante /simpatizzante delle forze armate o membro stesso me lo saprebbe spiegare

 Una  festa   questa  ormai celebrata passivamente con nostalgia dale vecchie generazioni ( ridateci el puzzone , si stava meglio quando si stava peggio , erano corrotti ed intrallazzoni ma almeno avevano cultura e dignità , ecc ) dalle vecchie e da chi è cresciuto ( è il caso della mia ) con quei valori trasmessili , passivamente ed acriticamente ciioè in automatico ( tanto è fresta si fa vacanza , ecc ) dalle nuove gerazioni in particolare le ultime 3 .
Ed  proprio per  celebrare    i  70  anni in,  già ormai  passati  sotto silenzio  e  passati in secondo piano  da  altre  news    , ho deciso di  fare  un tour ( solo virtuale  non avendo  possibilità  di tempo e  di € )    sui  luoghi e  sui fatti  alternativi  rispetto  alla  retorica  celebrativa  ed  a senso unico  (  cioè quando   capita  che  si celebrino  un detterminato  numero  d'anni   esempio l'anno prossimo  saranno  70   anni   , costituirà  la  2  puntata  ,  della  strage  portella  delle  ginestre  )    ufficiale   su  fatti ed  ombre  \  i cosidetti scheletri  nell'armadio (  vedere   Quarant'Anni ~ Modena City Ramblers 60 anni -Talco )  . Una srie  di  Luoghi e  di fatti   alternativi che   con le  loro  ombre   sono  ormai entrati   anche  se  dalla porta  di servizio , costituendone la base nel bene e nel male    ,  della nostra   storia  nazionale  e  repubblicana


da   me  scattata a  Genova  nei vicoli   (  zona  san  donato   )   sotto  palazzo  ducale 
 Inizio  questa prima puntata   con due  fatti   Morte di Benito Mussolini  e  scempio   dei corpi   da parte dela  folla  in piazzale loreto  (  comprensibile certo  per   ciò che la dittatura  fascista  ha  arreccato  all'italia   ma nonn giustificabile )  . 
Lo che  : 1)  non ho testimonianze dirette  essendo del '76  ma  solo contrapposizione culturali \ e politiche  in famiglia ( mio nonno   e mio prozio fascista   e  mio padre  e mio zio  sinistra  extraparlamentare   marxista  )  ., e  dalla  conseguente lettura  e  sfogliatura di  libri fascisti e  comusti ,  libertari    di  ambo le  pareti    2)  che  sono   contestualemnte diversi  anche se  conseguenziali    dalal nascista dela repubblica  ma  eticamente  collegabili in quanto  c'è  :   come  tute  le rivoluzioni o guerre  civili   "  riciclo"  dei fascisti   nelle istiruzioni repubblicane  .,   continuità  fra  il fascismo specie   quello   della  Rsi   ( repubblica sociale  )  con la repubblica  . 
Oltre  all'ottimo  e  molto esauriente  da questo ottima pagina di wikipedia sulla moerte di Mussolini e   i fatti di piazzale loreto a Milano ( foto  sotto ieri  ed  oggi  ) 

da  www.ildiscrimine.com

da  cinema 900
www.giusepperausa.it

La zona in questione (l'imbocco di viale Monza e di via Padova) risulta oggi (2014) sostanzialmente immutata dopo i radicali cambiamenti

con un ottima  bibliografia    anche documentale   li  due  fatti   cointroversi  specie il primo  possomo essere    sintetizzati dal poeta Ezra Pound, sostenitore del fascismo, in una sua lirica:

« L'enorme tragedia del sogno sulle spalle curve del/ contadino/ Manes! Manes fu conciato e impagliato / Così Ben e la Clara a Milano / per i calcagni a Milano / Che i vermi mangiassero il torello morto »
                     (Cantos, LXXIV, sez. Canti pisani)
 non so che ltro dirvi   se  non rimandarvi  alla  seconda  puntata  . cioè la  strage  di Portella delle  qui trova  quello  che cerca
da  wikipedia 
Ginestre   ho saltato deliberatamente   il processo che porto'  ad indirre  il referendum  e  alla  lotta successiva    (  brogli   si  brogli no  ,  valido  non valido ) fra monarchici e anti monarchici  perchè  se  n'è parlato abbastanza  negli speciali   , andate  a cercarveli  ,  sui  giornali ed  in tv  .  Comunque per  chi volesse  approffondie  e  colmnare  un buco

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...