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2.1.16

Aggius, la decana delle tessitrici si racconta: «L’arte del tappeto è nata in uno stazzo»



La decana delle tessitrici al lavoro nel suo laboratorio. Tra vecchie foto, appunti, bisacce e coperte della bisnonna
di Marco Bittau 

da  la  nuova  sardegna del   31 dicembre 2015


Mattia Lepori al telaio

INVIATO AD AGGIUS. Per tutta la vita Mattia non ha buttato via nulla. Vecchie fotografie appese alle pareti, libri e appunti sparsi, scampoli di tessuto e poi tappeti, coperte e bisacce dono di nozze di una bisnonna. Soprattutto non ha mai buttato via i ricordi, la memoria storica dell’arte della tessitura in Gallura, tramandato di madre in figlia da almeno quattro generazioni. Un sapere umile che oggi lentamente scompare di fronte al mercato globale che spazza via le produzioni artistiche di difficile industrializzazione. Quelle che bruciano fatica e non producono reddito da poter dire tessere è un lavoro. Belle e impossibili, legate a un mondo che non c’è più.
Dall’alto di una saggezza antica e di una settantina d’anni portati bene, Mattea “Mattia” Lepori è la decana delle tessitrici di Aggius, custode di un’arte preziosa come la terra in cui vive: uno stazzo secolare nella valle di Fluminaltu, nelle campagne alle porte del paese, irraggiungibile dai telefoni cellulari e dai rumori della modernità. È la sua casa natale e anche la casa dei suoi antenati, un luogo incantato dove il tempo si è fermato e la vita scorre ancora secondo tempi, modi e regole che non esistono altrove. A suo modo, è la culla di una civiltà, quella della tessitura, che annovera anche Aggius (insieme a Nule, Sarule, Mogoro) tra le capitali in Sardegna. Tutto nasce lì, dentro quelle mura spesse come un fortino. Il primo legno del mestiere era un telaio orizzontale oggi custodito come un monumento nella tenuta-museo “Il muto di Gallura” di Gianfranco Serra, appassionato custode della tradizione gallurese. Anche lui è un figlio della tessitura, anche lui da ragazzino ha studiato le donne di Aggius al lavoro nella “Via dell’Ordito”. Quasi una festa per la comunità.




Mattia Lepori lavora ancora oggi nel vecchio stazzo di famiglia a Fluminaltu. China su un “nuovo” telaio – sempre orizzontale – degli anni Sessanta tesse tappeti che sfuggono a qualunque legge di mercato. Opere d’arte che costano care perché ci vuole un’eternità per realizzarle. Sono i tappeti che hanno incantato artisti straordinari come Michelangelo Antonioni e come Maria Lai che tra orditi, intrecci e telai nel 2006 e nel 2008 aveva acceso le luci della ribalta su Aggius con progetti e mostre allestite al museo etnografico Meoc. Mattia lavora sotto una luce fioca, sommersa da disegni e modelli. Il tappeto finito è interamente realizzato da Mattia: lei ha preparato l’ordito di cotone, lei ha tessuto intreccio dopo intreccio, sempre lei ha curato la tintura con i colori naturali estratti dalle erbe del giardino di casa. Gioielli senza prezzo che arredano le ville della Costa Smeralda o di molte capitali europee.
Oggi l’arte della tessitura e l’epopea dello stazzo di Fluminaltu rischiano di scomparire. Ad Aggius le tessitrici frequentano una qualificata scuola di formazione, ma è ancora difficile pensare al tappeto d’autore come una prospettiva professionale. Così Ivana, figlia di Mattia, medita la fuga dal telaio e come lei anche tante altre figlie di tessitrici storiche. «Basta, nessuno tutela e valorizza il nostro lavoro». Deluse, pensano a un futuro che non sia solo la teca di un museo etnografico. Tutte guardano la vita scorrere fuori dallo stazzo.



che l'arte della tessitura fosse molto diffusa e che ancora resiste nonostante la globalizzazione neoliberista che uccide con la sua omologazione ed appiattimento le culture locali è testimoniato da il lavoro di fotografico di Mario Saragato,   <<  fotografo Aggese, artista difficilmente inquadrabile in un genere specifico, spazia tra ritratti locali per sconfinare in atmosfere suburbane, fondendo retaggi umanistici e cinematografici, pulsioni adiacenti e sfumature apparentemente lontane dal nostro quotidiano.>>  ( ..  continua  su http://www.piazzagallura.org/mario-saragato-ritratti-dautore/ )   Infatti sempre da la nuova sardegna del 4\4\2014 


Aggius, l’arte della tessitura I telai fotografati da Saragato
Una tecnica antica nelle immagini del libro “Un battito e poi il successivo” Un sapere che si tramanda nel museo-laboratorio del paese gallurese
di Marco Bittau
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TESSITURA
FOTOGRAFI
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AGGIUS. Un battito, e poi un altro ancora. La vita e la storia di Aggius scandite dall’incedere meccanico dei telai delle tessitrici. L’ordito, il filato, la trama, il gesto e lo sguardo fermati per sempre dall’obiettivo del fotografo che racconta il senso e la radice delle cose.
Il risultato è un libro da guardare e poi da leggere, “Un battito, e poi il successivo”, pubblicato in sole 100 copie numerate dalla Phileas edizioni. L’autore è Mario Saragato, un giovane e brillante fotografo di Aggius, cresciuto a pane e pellicola nella corte del museo Meoc. Classe 1976, allievo di Salvatore Ligios, ha all’attivo diverse mostre (“35 fotografie facili e una difficile” del 2012, “Piccoli strumenti per interpretare il pianeta terra” del 2013 e “Un’eccezione” del 2014) e tre libri (“Sputeremo sulle vostre tombe” del 2011, “Zugzwang” del 2012 e l’ultimo “Un battito, e poi il successivo”). La sua cifra stilistica è chiara per la nitidezza dell’immagine, oscura per la predilezione di penombre e cieli coperti e nuvolosi. Fosse un pittore seicentesco, apparterrebbe di certo alla scuola di Rembrandt.
Per celebrare l’arte della tessitura ad Aggius, Saragato ha ritratto 32 donne al lavoro, chine sul tipico telaio orizzontale, monumento alla tradizione locale. Si chiamano Masina, Aurora, Simona... Gente comune, volti qualunque, di ogni età. Nei loro sguardi è custodito un profondo segreto: la conservazione dell’arte antica della tessitura. Il grande tesoro di Aggius, la sua storia, la sua cultura. Sono le stesse donne che ancora oggi nelle stanze-laboratorio del museo etnografico si ritrovano per tramandare saperi e manualità in modo che la trama non si spezzi e la storia non finisca mai. Perché lavorare al telaio è un po’ come fermare il tempo e far battere il cuore.
Mario Saragato, a modo suo, prosegue il lavoro straordinario svolto da Maria Lai che, proprio ad Aggius, otto anni fa era stata protagonista di indimenticabili workshop sintetizzati da una serie di opere esposte al museo o installate in modo permanente nelle pareti in granito del paese. “Essere e tessere”, un segno indissolubile. La memoria esposta alla vista di chi passeggia nel centro storico. L’artista di Ulassai aveva ricostruito nei pregevoli “teatrini-telai” tutto il suo universo fatto di trame, filati, giochi d’infanzia e animali feticcio. Oggi con gli scatti di Saragato la tessitura è ancora protagonista. Anche lui scava nella memoria del suo paese, anche lui gioca con gli intrecci e i filati. Anche lui è un fine tessitore. In più aggiunge al suo racconto la potenza degli sguardi delle donne chine sul telaio. La storia ora ha un volto, quello delle donne della porta accanto.
Come Samugheo nell’Oristanese, Sarule in Barbagia o Nule nel Sassarese, Aggius ha legato a doppio filo il suo nome all’arte antica della tessitura. Un patrimonio enorme che il piccolo paese dell’alta Gallura ha saputo conservare e valorizzare intorno a un polo museale (il museo etnografico, il museo del banditismo) e alla cooperativa Agios che gestisce i servizi turistici e culturali. «Un piccolo grande miracolo – dice il presidente della coop, Luigi Gana – ogni anno riusciamo a sostenerci senza contributi economici promuovendo nel mercato nazionale e internazionale l’immagine di un paese tutto da scoprire, fatto di paesaggi incantevoli, natura incontaminata, cucina caratteristica, arte e artigianato di qualità. Un angolo di paradiso in terra».
In questo circuito virtuoso la tessitura ha un ruolo centrale: è il motore della storia. Il battito del cuore che affascina artisti e fotografi, che incanta turisti e viaggiatori. «Un battito dopo l’altro – scrive Maria Teresa Mura, curatrice del museo e presidente dell’associazione culturale Museo di Aggius, autrice dei testi nel volume di Saragato, insieme al filosofo Giuseppe Pulina e all’antropologo Giulio Angioni – è un cuore che pulsa, è un telaio in movimento, è una donna che scandisce il ritmo del proprio lavoro. Dalla notte dei tempi traccia nel tessuto i propri segni, racconta. È la prima forma di comunicazione dopo i gesti e le parole? Sono questi segni che condurranno alla scrittura? Questi segni, questi gesti arrivano a noi
tramandati da madre in figlia sempre gli stessi, sempre uguali. Anche stamattina, nel mio paese, mani sapienti si muovono sul telaio, giocano veloci, leggere, e aggraziate coi fili colorati tra gli orditi e poi decise... Un battito dopo l’altro»

15.12.15

percorsi per arrampicatori in sardegna

il mio blog  non è solo post  natalizi  e la sardegna  non è solo costa  smeralda  o   paesi del banditismo


 da  http://www.planetmountain.com/News/  del 14.12.2015 di Planetmountain


Le ultime novità d'arrampicata dalla Sardegna: le nuove vie lunghe sul Monte Oddeu (Supramonte di Dorgali), ad Ulassai, Masua e Sarrabus. Di Maurizio Oviglia.

L’autunno è stato un po’ avaro di novità in Sardegna ma ora, complice un anticiclone che pare non conoscere fine, l’attività di apertura sembra riprendere. Innanzi tutto voglio segnalare ancora una nuova via aperta sulla parete est del Monte Oddeu, una fascia di calcare chilometrica che per comodità e qualità della roccia non sembra conoscere rivali sull’isola. Le vie, secondo il parere di chi scrive, hanno tanti pregi e solo un difetto, se così si può chiamare: sono tutte un po’ simili e rientrano nella stessa fascia di difficoltà. Abbiamo, di fatto, più di 30 vie in uno spazio ristretto comprese dal 6a+ al 6c/7a, hai insomma la classica impressione di ripetere (o aprire) una via già fatta. Che sia un problema o no, di questo non sembrano curarsi gli apritori, che continuano a sfornare nuove linee, ormai saturando gli spazi bianchi rimasti.
Fabio Erriu su
Fabio Erriu su "L'Ombra e lo gnomo" a Masua, Sardegna  Photo by Maurizio Oviglia

L’ultima in ordine di tempo che vi avevo relazionato nelle precedenti cronache è la bellissima "A Chent’Annos" di Roberto Vigiani. Da apritore di lungo corso quale è, Roberto aveva intuito il rischio di ripetersi, dunque aveva dato carattere alla sua nuova via inserendo la variabile della protezione in parte su friend. Se da una parte ciò ha frenato l’entusiasmo di molti, dall’altra ha inserito questa via nei sogni di tanti altri con la didascalia "la farò quando sarò più allenato o avrò capito come mettere i friend". La penultima aperta invece era opera di altre due guide alpine, Beppe Villa e Mario Ogliengo, che avevano confezionato la bella "Attenti a quei due". Resistevano due punti di A0 che ho liberato ultimamente, valutando il tiro 7a+. Ora Beppe e Mario si sono ripetuti aprendo a fianco un’altra linea, dal nome eloquente "Corri coniglio corri". Anche questa propone una bella arrampicata su muri di roccia fantastica, interamente sul 6b/6b+ e chiodatura distanziata, ad eccezione del solito bombè dove sono scappati 2 punti di A0, questa volta più difficilmente liberabili.

Fabio Erriu su Il Cacciatore di Nulla, terzo tiro.
Fabio Erriu su Il Cacciatore di Nulla, terzo tiro. Photo by Maurizio Oviglia
Novità anche ad Ulassai dove con Fabio Erriu e Paolo Contini ho aperto una via solo a friend sulla bella torre che sovrasta il paese, molto probabilmente mai salita sino in cima. Il "Cacciatore di Nulla", propone 4 tiri su una splendida fessura con difficoltà sino al 6c. Essendo esposta a nord, una buona idea per l’estate! La prima via di Ulassai era stata aperta nel 1981, da Corrado Pibiri e Ercole Ambu, in occasione dell’evento organizzato dall’artista Maria Lai "Legarsi alla montagna". Dopo essere stata dimenticata per quasi 35 anni (non le era stato dato nemmeno il nome), questa estate lo stesso Corrado Pibiri si era calato sulla via ed aveva spittato le soste, nella speranza di rivalorizzarla. La (forse prima) ripetizione è arrivata in questi giorni di dicembre quando con Paolo Contini ho liberato il tratto di A1 presente nel secondo tiro (la valutazione originaria della via era VI/A1) valutandolo 6b. Sulla via son presenti alcuni chiodi, il resto è proteggibile (non sempre facilmente) a friend.
Simone Pireddu su Aung San Suu Kyi, Placca dell'Elefante, Sarrabus, Sardegna
Simone Pireddu su Aung San Suu Kyi, Placca dell'Elefante, Sarrabus, Sardegna  Photo by Maurizio Oviglia



In tema di restyling ho compiuto la stessa operazione di Corrado su una bella via che avevo aperto nel 1985 con Cecilia Marchi a Masua. 60 metri di calcare eccezionale caratterizzano "L’ombra e lo gnomo", un itinerario ingiustamente abbandonato, che ora è proteggibile con una sola serie di friend grazie a 3 chiodi presenti in via e le soste. Le difficoltà sono nell’ordine del 5c, quindi alla portata di molti.Passando invece alla categoria delle vie plaisir, possiamo coniare un sottogenere, quello delle "vie didattiche", cioè adatte ai corsi di arrampicata. Molto spesso è necessario proporre agli allievi un approccio graduale su placca, su difficoltà contenute e senza pericoli oggettivi che derivino dal fatto di trovarsi in molte cordate sulla stessa parete. In questo senso la parete della Placca dell’Elefante nel Sarrabus è parsa adatta a questo scopo. Vie sul centinaio di metri, granito a placche, ambiente rilassante. Vicino alla relativamente recente Kawaii, è ora nata "Aung San Suu Kyi" per mano di Corrado Pibiri e Fabio Erriu. Quattro bei tiri in aderenza, con difficoltà massima sul 6a (un solo passaggio), il resto dal quarto al quinto protetto da spit.
Paolo Contini su
Paolo Contini su "Legarsi alla Montagna" a Ulassai, Sardegna  Photo by Maurizio Oviglia



Ricapitolando ecco una lista delle vie di cui vi ho parlato con i dati principali più, caso mai ne aveste bisogno, un bel filmato realizzato dal climber (e apritore) francese Antony Prost che rivitalizzerà il vostro "Mal di Sardegna": una normale vacanza nella "paradisola" (come ormai molti chiamano l’isola) di una famiglia di arrampicatori, che trova in Sardegna l’ideale coniugazione tra vacanza e passione, senza lasciare a casa i bambini.
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MONTE ODDEU (Supramonte di Dorgali)
Parete Est
Via "Corri coniglio corri"
Mario Ogliengo e Beppe Villa, novembre 2015
Sviluppo 200m
Difficoltà max 6c con due punti in A0 (6b obbl)
Via interamente spittata
TORRE DEI VENTI (Ulassai)
Parete N
Via "Il cacciatore di Nulla"
Prima salita: Maurizio Oviglia, Fabio Erriu e Paolo Contini, agosto/novembre 2015
Sviluppo 100 metri
Difficoltà: sino al 6c
Materiale: due serie di friend sino al 3BD, sono spittate solo le soste.
LEGARSI ALLA MONTAGNA (Ulassai)
Parete S
Via "Legarsi alla montagna"
Prima salita: Corrado Pibiri e Ercole Ambu, 1981. Restyling Corrado Pibiri, 2015.
Sviluppo 95 metri
Difficoltà: sino al VI/A1 (in libera 6b)
Materiale: una serie di friend sino al 3BD, nut piccoli, sono spittate solo le soste.
PARETE DEL SOL LEVANTE (Pilastro di Mo-Ho - Masua)
Parete SE
Via "L’Ombra e lo gnomo"
Prima salita: Maurizio Oviglia e Cecilia Marchi, 1985. Restyling Maurizio Oviglia e Fabio Erriu, 2015
Sviluppo 60 metri
Difficoltà: sino al 5c
Materiale: una serie di friend sino al 2BD, in posto 3 chiodi, sono spittate solo le soste.
PLACCA DELL’ELEFANTE (Sarrabus)
Parete W
Via "Aung San Suu Kyi"
Prima salita: Corrado Pibiri, Fabio Erriu e Paolo Carta, 2015.
Sviluppo 120 metri
Difficoltà: sino al 6a (5c obbl)
Materiale: la via è completamente spittata.
Maurizio Oviglia (CAAI)
Si ringraziano Corrado Pibiri, Beppe Villa e Mario Ogliengo per avermi inviato le notizie relative alle sue vie, Antony Prost per il filmato.





  sempre  sule arrampicate    e sempre  da   SARDEGNA NEWS DI MAURIZIO OVIGLIA
07/08/2015 - Sardegna news #17 - novità in Supramonte
04/06/2015 - Sardegna news #16 - le nuove vie lunghe moderne e trad
14/05/2015 - Riattrezzatura con materiale 'marino' in Sardegna da parte di Louis Piguet
17/04/2015 - Ulassai e l'arrampicata in fessura a Su Sussiu in Sardegna
24/03/2015 - Villasimius, restyling della falesia di Cala Usai
30/01/2015 - Sardegna news #15: le nuove vie lunghe moderne e trad
15/12/2014 -Falesie a rischio sul mare: interdizione o richiodatura?
13/08/2014 - Nuove vie tradizionali ed una via di più tiri "plaisir" nel sud dell'isola25/06/2014 - Gutturu Cardaxius e Ulassai 
20/05/2014 - Tre nuove grandi vie in Supramonte
28/04/2014 - Cornus settore Guatemala e Grighini, Oristano
11/03/2014 - Le tante Primavere (Margheddie - Cala Gonone), Alamo (Villacidro), Hard Disk (Gutturu Cardaxius - Buggerru)
21/01/2014 - Il trad nel Regno di Onan a Capo Pecora, il Supramonte di Urzulei
28/12/2013 - Isili e Lanaitto (Oliena)
13/11/2013 - Capo Pecora, Jurassic Park e una serie di nuove moderne vie di più tiri.
10/09/2013 - Ulassai, Cala Gonone e le vie lunghe sulle montagne dell'isola
12/08/2013 - Cala Gonone, Badde Pentumas (Supramonte Oliena), Punta Manna di Ollolai, Domusnovas
11/07/2013 - Monte Arci, Oristano deep water, Gole di Gorroppu, Cala Gonone
18/06/2013 - Vernacoliere e Dino Park a Baunei; Mutanda a Tancau; Conca Manna a Isili
02/06/2013 - Canyon di Ulassai, San Lorenzo, Masua, Supramonte di Urzulei

23.12.14

I SONUS DE CANNA : FEDERICA LECCA, LA SUONATRICE DI LAUNEDDAS

chi lo dic e che le launeddas , classico strument sardo , debbano essere per forza suonate da uomini ? questa frase : << Su chi ti dat resaltu, et pius valore, est sa virtude chi ti nobilitat; virtude bella in anima costante ti faghe’ preziosa che diamante. ( Padre Luca Cubeddu 1748-1828 ) >> e la storia raccontata con maestria dal portale \ sito Tottus in Pari con la colaborazione di Serena Guidoni del sito ( cercatelo anche su facebook ) http:// www.ladonnasarda.it/

Le launeddas sono uno strumento musicale dal suono antico. Un ritmo atavico che risale fin dalle viscere della Sardegna e restituisce in musica una tradizione e una pratica millenaria (le prime tracce della loro esistenza risalgono alla preistoria, considerazione avallata dal ritrovamento dei bronzetti di Ittiri, raffiguranti un suonatore di launeddas). Formato da tre canne, di diverse misure e spessore e ognuna incaricata di una propria funzione (produrre la nota principale, le note d’accompagnamento e la melodia), le launeddas sono uno strumento polifonico suonato con la tecnica della respirazione circolare. Una tradizione antichissima che nel corso dei secoli ha mutato la propria funzione musicale ma ha mantenuto allo stesso tempo l’antico “mestiere” di accompagnamento nei riti religiosi e le feste laiche. Ma la vera e propria ascesa e popolarità dei suonatori di launeddas ha avuto il suo periodo di massimo fulgore a cominciare dagli Sessanta, momento storico nel quale in tutta l’isola si sono formate le diverse “scuole di pensiero” fra le quali quella del Sarrabus ha avuto i Maestri più prestigiosi come Efisio Melis, Antonio Lara e Aurelio Porcu. Se si scorre l’albo d’oro dei suonatori di launeddas di tutte le epoche, ciò che balza subito all’occhio è l’assoluta assenza di donne fra i nomi elencati. Le motivazioni sono molteplici, di natura sociale e culturale certo, ma anche una non trascurabile predisposizione fisica degli uomini per ciò che concerne la cosiddetta capacità polmonare. Quest’ultimo aspetto però non ha impedito a Federica Lecca, una giovanissima ragazza di Selargius, di “turbare” l’equilibrio fra i suonatori ed inserirsi in un contesto musicale prettamente maschile come quello delle launeddas. Federica ha amato questo strumento sin da quando era adolescente, motivazione che l’ha portata a decidere di iscriversi alla Scuola Civica di Musica di Cagliari diretta da Luigi Puddu, ambiente nel quale ha avuto modo di affinare la sua tecnica.

                                                          Federica Lecca
 Dapprima la sua era una semplice curiosità, ma ben presto la passione ha preso il sopravvento, intravedendone la possibilità che diventasse qualcosa di più. Presso la Scuola Civica ha avuto modo di diventare allieva del Maestro Luigi Lai, e il suo ingresso nella scena musicale sarda ha dato il la per una nuova generazione di suonatrici:altre ragazze, infatti, hanno seguito il suo esempio e si sono accostate a questo strumento della musica popolare sarda. Uno studio assiduo e difficoltoso quello delle launeddas, non solo per quanto riguarda la tecnica della respirazione circolare ma anche per la problematicità di trascrivere su di uno spartito tutte le sfumature della musica che si produce. Costanza, dedizione ed esercizio sono imperativi con i quali Federica si è dovuta misurare. Innumerevoli sono le sue partecipazioni a manifestazioni religiose e non, l’ultima in ordine di tempo è quella al 26° Festival “Francesco Bande” Colori e Suoni della Sardegna – Canti Voci Musiche e Balli il 6 ottobre scorso a Sassari. Ma, ammette la suonatrice, quella del Primo maggio a Cagliari, durante la festa di Sant’Efisio, rimane per lei il momento musicale più emozionante. Il legame con le tradizioni e la cultura sarda sono il motore che spinge Federica Lecca a perseverare e a tenere viva la sua passione. Una tradizione quella delle launeddas che, nonostante le insidie del tempo, ha modo di perdurare grazie soprattutto alle nuove leve che con passione si approcciano a questo strumento. Una musicalità antica che, a dispetto del pregiudizio, ha aperto le porte alle donne.

8.7.14

storie di Sardegna . Elio Tulli e Roberto Diana con i lowlandspavia

La  sardegna   non è  solo costa  smeralda   e altri luoghi del vip  e  di gente danarosa   ed altri artisti più  a me  noti   ai media  ufficiali    ma   è anche    altri artisti     che  non hanno  passerelle sui media  ma  che  sono ugualmente    famosi ed importanti     anche se  di nicchia  (  almeno  qui  in italia  )  eccovi qui due  storie  . 
Elio Pulli  un pittore, scultore , artigiano  la prima . Roberto Diana  ed  il suo gruppo i lowlandspavia


da  http://lanuovasardegna.gelocal.it/
di Pasquale Porcu
SASSARI. Elio Pulli ieri ha compiuto 80 anni. Per molti quella è un'età che certifica l'anzianità. Per l'artista sassarese 80 è solo un multiplo di 20. E dei ventenni Elio conserva l'energia creativa, la curiosità e la passione di vivere. Nel suo laboratorio di Tramariglio anche sabato, giorno del compleanno, pur col solito via vai di amici, il maestro ha continuato a dipingere e a lavorare.Insomma, quello che ha sempre fatto. Fin da quando, ancora bambino frequentava, nel centro storico di Sassari, la bottega del padre scultore di statue di cartapesta e animatore di un cenacolo di artisti che riuniva, la "meglio gioventù" del suo tempo: da Costantino Spada a Libero Meledina al fior fiore dei talenti del tempo.A Elio quell'imprinting artistico del padre è rimasto. Non c'è attività manuale che Pulli non riesca a fare. E a fare benissimo, dando a tutti i manufatti che passano dalle sue mani quel tocco che trasforma un pezzo di artigianato in opera d'arte: che si tratti di una scenografia o di una cassapanca o un letto in ferro.



Dal suo laboratorio sono passati in tanti: ministri e presidenti della Repubblica, cardinali, generali, giornalisti famosi e attori di Hollywood (lo scorso anno Kevin Costner in persona è andato a chiedergli una cassapanca sarda ma Elio gli ha risposto picche).Nella sua bottega di Tramariglio trova il tempo per fare tutto: inforna i piatti di ceramica artistica e subito dopo si sposta a dare un colpo di martello e scalpello a un "Ecce homo" che gli hanno commissionato i frati del monastero di San Giovanni Rotondo, quello di padre Pio.Poi, eccolo di fronte a un quadro di una marina: una barca in primo piano esibisce colori tenui come quelli che ti dà la luce del tramonto. Il sole calante lo intuisci ma non lo vedi. E' così anche per quelle donne sarde in preghiera, uno degli ultimi quadri dipinti: i volti di quelle anziane sono sfumati, non hanno forme nette, ma la loro espressione di  raccoglimento la cogli.
L'artista  al lavoro nella sua bottega 
altre  foto  nel link  sotto  
 E noti anche l'espressione arcigna di quella figura un po' appartata, non vedi bene la faccia ma capisci che quella deve essere "sa meri", la padrona.E non vedi neanche, in quel gruppo le mani giunte ma ti sembra quasi di sentire la preghiera di quelle donne.Il silenzio e l'intensità del raccoglimento sì, quello lo cogli. E' un'atmosfera che ti racconta la Sardegna più di un trattato di antropologia.Come quell'altro quadro, lì accanto, per terra, in cui un gruppo di cavalieri e di cavalli nervosi sono pronti per correre l'Ardia di Sedilo. Anche qui è dal buio di quell'alba che emergono le personalità di quegli uomini ma anche d quei cavalli. In lontananza si intuisce l'attesa del pubblico, assiepato ai bordi delle strade e impaziente di assistere a quella prova di ardimento dove non si sa dove cominci la fede e dove finisca il coraggio e la balentia.Ecco, l'arte di Pulli è così, apparentemente impalpabile, con quelle pennellate ampie che fanno sfumare le figure in un'aria che diventa malinconica o allegra, cupa o gioiosa a seconda del gioco complessivo che emerge dal dipinto. Come se fosse una poesia nella quale le parole sono ridotte all'osso e in cui le cose non dette contano molto di più delle cose esplicite.I seriosi critici del mondo accademico lo hanno spesso ignorato. Ma è a lui che il Vittoriano lo scorso anno ha dedicato una mostra: Pulli da un lato e dall’altra parte Cezanne.
Ottanta anni. Ma che cosa ha imparato un artista a 80 anni? « Quando ero piccolo avevo fame_ scherza_ ora sono famoso».Ma un uomo così forte e determinato di che cosa ha paura? «Lo ammetto_ dice- ho paura della morte. Credo che camperò altri 80 anni, ma temo la morte. Quando dovesse arrivare vorrei davvero non esserci…»



dal  canale  di  youtube di https://www.youtube.com/user/tonymaso1957


Roberto Diana chitarrista  Lurese    emigrato  nella penisola   dove  ha  formato  i <<"Lowlands* uno di quei gruppi per cui andare fieri d'essere italiani, anche se non li troverete mai nelle pagine musicali dei quotidiani nostrani che tirano, band pavese tosta e arcigna con il piede nel presente, il cuore nel passato, e la fama internazionale più grande di quella nazionale.">> ( da  http://enzocurelli.blogspot.it/2014/07/recensione-chris-cacavas-edward-abbiati.html )  
Purtroppo  i mie  video  che  girai  al loro    concerto tempiese   sono andati  perduti   e cancellati  per   un errore  dal mio canale  di  youtube   e  quindi devo [ sic  ] , ma  ne vale la pena  ,   ricorrere  a  video esterni 


Il servizio andato in onda martedì 26 aprile 2011 durante la pagina dello spettacolo nel TG di Cinquestelle Sardegna. La band sardo-lombardo-inglese, che esprime una musica di pura contaminazione di generi diversi, dal country all'etnico, è piacevole da ascoltare. Ottimi i musicisti e eccellente il loro sound. Le riprese e il montaggio del servizio sono di Sandro Manca. Il servizio a cura di Antonio Masoni

*
http://www.lowlandsband.com/



                foto  presa da http://youtu.be/AiDVeS2s7EE

Ma Roberto* , purtroppo non sono mai riuscito ad andare vederlo da vivo nonostante fosse in zona , ha sia che suoni con il suo gruppo   o  da  solo   :   ha  << Un talento puro della chitarra che continua a sviluppare le sue "radici" e le fa decollare sui palcoscenici di tutto il mondo. Come l'astore libera le sue ali e vola alto. Conserva dentro di se l'umiltà che è intelligenza, lontano anni luce dalla spocchia di chi si sente arrivato e non lo è. Un sorriso semplice e accattivante proprio come la sua musica d'autore. Ora sta per pubblicare il suo secondo disco, Raighes (vol. 2°) dopo il successo del primo lavoro.>>   dalla discalia  del  video   sotto 




http://robertodiana.altervista.org/
* http://youtu.be/AiDVeS2s7EE intervista   agli esordi 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...