Visualizzazione post con etichetta scienza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scienza. Mostra tutti i post

12.11.23

È perfettamente (e umanamente) comprensibile il dolore straziante dei genitori della piccola Indi Gregory ma non la strumentalizzaione dei prolife italiani

 leggi   anche   
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2023/11/indi-gregory-staccate-le-macchine.html



È perfettamente (e umanamente) comprensibile il dolore straziante dei genitori della piccola Indi Gregory per cui è stata avviata la procedura di distacco dalle macchine.
Ciò che non è tollerabile è lo sciacallaggio con cui certi politici e cosiddetti Pro life stanno biecamente utilizzando il caso e il corpo di una bimba di 8 mesi come arma di propaganda politica, giocando sull’emotività delle persone e radendo al suolo qualsiasi complessità.
E in qui concordo con Lorenzo tosa . Ma non concordo completamente quando dice << [....] E in un caso come questo nessuno - né ovviamente una bambina di otto mesi priva di alcuna espressione di volontà né i genitori privi delle necessarie competenze e la giusta distanza - può decidere cosa sia giusto fare >> perchè loro avevano intravisto insieme a dei medici , un ultimo barlume di speranza . E quindo si poteva fare l'ultimo tentativo per salvarla prima di lasciar decidere alla Scienza e la scientificità, rappresentata dai medici che la certificano, e la giurisdizione dei giudici, che quel parere fanno rispettare.È una decisione dolorosa, difficilissima da ogni punto di vista, ma è anche quella che, in casi simili e opposti, ha salvato la vita di bambini che per fanatismi religiosi dei genitori non potevano essere sottoposti a trasfusioni. È il punto più alto di civiltà che faticosamente abbiamo raggiunto. Magari imperfetto, di sicuro doloroso, ma in un modo che i pillon, gli adinolfi di questo Paese non capiranno mai: UMANO.
Un pensiero in questo momento va a Indi e ai genitori di questa bambina. Sul resto un velo pietoso non basterà.
Faccio mia la proposta sempre dello stessoTosa

Suggerisco di cominciare a smetterla di chiamarli “Pro life”. Certi personaggi sono contro la vita come concetto più ampio del termine, che comprende e abbraccia il rispetto per la qualità minima elementare della vita stessa e la dignità di essere vissuta.





10.8.23

Paolo Fanciulli, il pescatore che ha ideato un metodo geniale per combattere la pesca illegale cioè a strascico

 non riuscendo     ad incorporare  il video    d'istangram riportato  sotto  sulla  vicenda  di paolo  fanciulli     ecco    che  riprendo    da  



Combattere la pesca illegale attraverso l'arte: alla scoperta di un museo di sculture sottomarino in Italia

Opere artistiche per contrastare la pesca a strascico: i ‘guardiani’ offrono una preziosa opportunità di ripresa alla biodiversità decimata da questa pratica illegale oltre a salvaguardare una specie minacciata e fondamentale per il clima.
DA VERONIQUE MISTIAEN  PUBBLICATO 10-02-2022

“È la pietra a dirmi che espressione conferirle: è pensierosa, tranquilla”, afferma la scultrice britannica Emily Young. Scolpisce con decisione, indossando una spessa giacca, un cappello di pelle e stivali rinforzati, mascherina e tappi per le orecchie, ma senza guanti, perché “devo sentire come reagisce la pietra, attraverso lo strumento”.



Traccia qualche linea qua e là, come riferimento per un occhio, la bocca, poi inizia a tagliare la pietra con una smerigliatrice angolare – uno strumento potente per tagliare il marmo – oppure con uno scalpello e una mazza.
“Taglio finché la pietra non mi dice cosa fare. Mentre scolpivo dietro il naso, dove sarebbe apparso l’occhio sinistro, ho incontrato un’ampia venatura bianca, che scendeva dall’angolo dell’occhio fino alla base del blocco di pietra. È la traccia di un evento geologico, ma sembrava una lacrima. Ho intitolato l’opera Il guardiano che piange”.



Le opere di Young, che è stata definita “la più grande scultrice britannica vivente”, sono in mostra e conservate in collezioni di tutto il mondo, ma è la prima volta che una delle sue creazioni viene esposta sul fondo del mare.
La scultura di 18 tonnellate di Young, The Weeping Guardian (Il guardiano che piange, N.d.T.), insieme
ad altri due enormi volti (The Gentle Guardian [Il guardiano gentile, N.d.T.] e The Young Guardian [Il guardiano giovane, N.d.T.]), che ha scolpito nel marmo di Carrara con l’aiuto di due colleghi nell’arco di cinque giorni, sono stati deposti sul fondale marino al largo della costa toscana presso Talamone (tra Firenze e Roma) nel 2015. Lì sotto, i suoi massicci guardiani di pietra proteggono la vita marina dalle reti dei pescherecci che pescano illegalmente di notte – e si spera continueranno a vigilare per migliaia di anni.
Lavorazione del marmo per l’opera “La Sirena” delle scultrici Lea Monetti e Aurora Avvantaggiato.
“The Young Guardian” (Il guardiano giovane, N.d.T.) di Emily Young. Le sculture sono realizzate in marmo di Carrara, e provengono dalle stesse cave dalle quali si riforniva Michelangelo.L’inusuale lavoro di Young si inserisce in un progetto in corso avviato da Paolo Fanciulli, un pescatore del posto, e dalla sua organizzazione non profit Casa dei Pesci, che mira a trovare modi creativi per proteggere il mare. Attualmente le sculture sottomarine a Talamone sono 39, e sono state posizionate tra il 2015 e il 2020, mentre altre 12 sono già pronte a raggiungerle, non appena ci saranno i fondi necessari.
I pescherecci a strascico trascinano le loro pesanti reti sul fondale marino, raschiandolo e distruggendo la posidonia (Posidonia oceanica), nota come erba di Nettuno, una pianta marina da fiore endemica del Mediterraneo, che forma ampi prati sottomarini e funge da nursery e santuario per molte specie marine. Inoltre, la posidonia ogni anno assorbe 15 volte più anidride carbonica di un’area di simili dimensioni della foresta pluviale amazzonica. Per queste ragioni, la posidonia è una specie protetta inclusa nella Direttiva Habitat dell’Unione Europea e nella Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino; per di più la pesca a strascico è illegale in Italia, entro le tre miglia nautiche dalla costa, ma siccome è molto redditizia, e siccome è impossibile presidiare tutti gli 8.000 km di costa italiana, questa pratica viene messa in atto lo stesso, di notte.
Ora sulla sessantina, Fanciulli pesca nella zona intorno a Talamone da quando era ragazzo. Negli anni ’80 iniziò a notare la devastazione causata dalla pesca a strascico e il conseguente impatto che questo aveva sul pescato dei pescatori locali come lui e sul loro sostentamento. Da allora tenta di contrastare questa pratica.
Nel 2006 ha collaborato con il comune di Talamone e alcune organizzazioni ambientaliste per calare sul fondo del Mediterraneo grosse bitte in cemento perché fungessero da “agenti segreti sottomarini”. L’operazione ha richiamato l’attenzione dei media, e Fanciulli è diventato un eroe nazionale – ma questo non è stato un deterrente sufficiente per i pescherecci illegali. La mafia locale ha contrattaccato, facendo in modo che lui non riuscisse a vendere il suo pesce al mercato, minacciandolo.
Doveva trovare un’altra strada. “Ha pensato: ‘Siamo in Italia. Siamo artisti. Mettendo insieme arte e conservazione potremmo avere un impatto maggiore’,” spiega Ippolito Turco, amico di Fanciulli e presidente della non profit Casa dei Pesci, che hanno creato con il supporto di varie associazioni culturali e ambientaliste.
Si sono rivolti alle cave di Carrara, chiedendo se potessero donare qualche blocco. Franco Barattini, patron di una delle cave più conosciute di Carrara – la cava Michelangelo, ovvero proprio il luogo dal quale l’artista si riforniva tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo per realizzare opere celeberrime e iconiche come il David e la Pietà – ha promesso di donare ben 100 blocchi di marmo.
Young, insieme agli artisti italiani Giorgio Butini e Massimo Lippi, e ad artisti di altri quattro Paesi, è stata invitata a realizzare delle opere. “Noi tutti abbiamo donato il nostro tempo. Ho pensato che fosse un bellissimo progetto, un ottimo modo per attirare l’attenzione sul problema”, afferma Young, il cui studio si trova nell’ex monastero di Santa Croce tra Pisa e Roma.
La Casa dei Pesci ha raccolto i fondi attraverso crowdfunding e donazioni, e Fanciulli e Turco hanno usato i loro contatti sul posto per organizzare le attività di trasporto e posizionamento delle sculture sul fondo marino. Pur avendo ottenuto tariffe “da amico”, la parte logistica viene a costare 5.000 € per ogni singola scultura.
Le opere sono state sistemate in cerchio, a quattro metri l’una dall’altra, intorno a un obelisco centrale, scolpito da Massimo Catalani, un altro artista italiano. Poco più in là sonnecchia una sirena, frutto della collaborazione tra la scultrice Lea Monetti e la giovane artista Aurora Vantaggiato, e poco oltre, tra le altre, c’è una figura distesa di Butini.
Proteggere i serbatoi di carbonio
Le sculture in marmo creano una barriera fisica per le reti dei pescherecci a strascico e contemporaneamente sono un museo sottomarino unico nel suo genere, accessibile a chiunque, tramite immersioni organizzate o individuali. “È davvero uno spettacolo sorprendente vedere con che facilità la natura si rigenera. Vogliamo portare la gente a osservare il fondo del mare e creare una nuova consapevolezza per uno sviluppo marino sostenibile”, spiega Turco.
L’iniziativa ha fermato completamente la pesca a strascico illegale nella fascia entro le tre miglia dalla costa davanti a Talamone, fino alla foce del fiume Ombrone, racconta Turco. “Ma ora le barche pirata si sono spostate a nord dell’Ombrone. La Casa dei Pesci ha in programma di proteggere anche questo tratto di mare, fino al confine del comune di Grosseto. Più a nord, starà ai pescatori e alle autorità degli altri comuni decidere cosa fare. Se tutti i piccoli pescatori e tutti i comuni seguissero l’esempio di Talamone non ci sarebbe più spazio per la pesca illegale e il mare potrebbe ripopolarsi”.
Nonostante questa vittoria, le vaste distese di posidonia, devastate dalle reti, probabilmente non si riprenderanno, afferma Fabrizio Serena, ricercatore senior associato CNR IRBIM (Istitute of Marine Biological Resources and Biotechnologies, Istituto di risorse biologiche marine e biotecnologie, N.d.T.) di Mazara del Vallo. Le alghe in genere si riproducono velocemente, ma il ciclo di vita della posidonia invece è molto più lento. “Per ottenere delle praterie di posidonia ben strutturate ci vogliono circa 30-40 anni e un ambiente protetto senza inquinamento né disturbo antropico, e questo oggi è praticamente impossibile”.
Quando una prateria di posidonia è compromessa, l’unica cosa da fare è cercare di proteggere ciò che ne rimane, aggiunge Serena. “A questo riguardo le statue di Talamone possono ancora proteggere i pochi prati di posidonia rimasti, e questa è un’importante azione di salvaguardia, un esempio unico nell’area del Mediterraneo”.
Le statue forniscono inoltre una struttura alla quale certi organismi possono attaccarsi e crescere. Dopo appena una o due settimane, le pietre erano già ricoperte da un sottile strato di microorganismi unicellulari (batteri, microalghe e funghi), racconta Serena. Un anno dopo o poco più, sulle sculture si erano insediati organismi più grandi, come cirripedi, ostriche, alghe, coralli, spugne, stelle marine e granchi.
Questa comunità strutturata ha, a sua volta, incoraggiato il ritorno di altre specie vegetali e animali. I pescatori hanno già notato che aragoste, polpi, saraghi e donzelle e anche un piccolo branco di delfini tursiopi (che non venivano avvistati da anni) sono tornati in queste acque.
I delfini, tuttavia, stanno creando problemi. “C’è un crescente conflitto tra i delfini e i pescatori perché la scarsità di cibo fa avvicinare gli animali alla costa, dove spingono i pesci nelle reti per poi cibarsene, danneggiando le reti”, spiega Enrica Franchi, ricercatrice presso l’Università di Siena. Il suo team sta collaborando con Fanciulli e i pescatori del posto per cercare di evitare che delfini e tartarughe marine (che in primavera ed estate si avvicinano alla costa per nidificare) rimangano impigliati nelle reti. L’anno scorso hanno avviato un progetto che prevede di dotare le reti di dispositivi acustici e a raggi ultravioletti per tenere a distanza delfini e tartarughe.
La speranza è che, negli anni, le sculture di Talamone siano sempre più pullulanti di vita marina. “Tra altri cinque-sette anni, se non interverrà il disturbo dell’uomo, il museo sottomarino potrebbe diventare un’area ricca di biodiversità e andare incontro, in una certa misura, alle esigenze di questo ecosistema”, conclude Serena. E le statue continueranno a vigilare in silenzio per migliaia di anni.
Le statue, afferma la scultrice Young, “sono un’impresa poetica di immaginazione, un atto di fede. Questo progetto si rivolge al futuro, e a prescindere dalla nostra presenza o meno, le statue resteranno, probabilmente per milioni di anni, portando una testimonianza della nostra umanità nel futuro ignoto, sotto forma di materiali lavorati dalla mano dell’uomo”.

Veronique Mistiaen è una giornalista pluripremiata che si occupa di questioni sociali e umanitarie, sviluppo globale e ambiente per le maggiori testate britanniche e internazionali. Seguila su Twitter.


Paolo Fanciulli, il pescatore che ha ideato un metodo geniale per combattere la pesca illegale

Hai mai sentito parlare di Paolo Fanciulli? Ecco coda questo pescatore ha ideato per combattere la pesca illegale

pesca illegale
Paolo Fanciulli, il pescatore che ha ideato un metodo (Foto Canva) – Orizzontenergia)

Quando parliamo di Paolo Fanciulli, facciamo riferimento a un pescatore che a partire dagli anni ottanta ha cominciato quella che è una vera e propria lotta per la salvaguardia dei mari, della nostra salute e soprattutto dell’ambiente che ci circonda. Lui, infatti, combatte assiduamente contro la pesca illegale, o per meglio dire a strascico: questa, infatti, se effettuata a tre miglia dalla costa può comportare delle conseguenze anche molto importanti per i nostri mari e anche per tutti noi. Va, infatti, a sradicare la vegetazione marina, a rovinare i fondali e causa anche dei danni a dir poco irreversibilità alla nostra biodiversità tanto preziosa.Inizialmente la sua è stata quasi una lotta senza risultati e, proprio per questo motivo, senza speranza. Questo, almeno, fino a quando non è stato raggiunto un anno fondamentale nella storia di questo pescatore: stiamo parlando del duemila sei, quando arriva a formulare l’idea che avrebbe rivoluzionato e cambiato una volta per tutte il suo modo di approcciarsi a questa lotta e anche di fare la differenza: per scoprire di cosa stiamo parlando, non dovete fare altro che continuare a leggere insieme a noi di Orizzonteenergia.

Pesca illegale, la lotta del pescatore di Paolo Fanciulli

pesca illegale
Paolo Fanciulli, il pescatore che ha ideato un metodo (Foto Canva) – Orizzontenergia)

Il duemilasei, infatti, rappresenta una tappa a dir poco fondamentale e indispensabile nella storia del pescatore Paolo Fanciulli ma anche, più in generale, di quella che è la lotta contro la pesca non legalizzata, intensiva e spesso dannosa per tutto l’ecosistema marino che ci circonda, ci supporta e ci permette di vivere come facciamo ogni giorno anche senza esserne realmente consapevoli. Proprio in quest’anno, infatti, egli insieme alla sua onlus e con l’aiuto di aziende e cittadini volontari ha installato delle strutture di marmo lungo i fondali dei mari toscani.L’obiettivo di queste sculture è molto specifico ed è, dunque, proprio quello di andare a ostacolo e per tanto ostruire la pesca illegale e soprattutto ormai fuori controllo. Questo avviene perché le reti di un pescatore, nel momento in cui si scontrano con queste sculture, vengono irrimediabilmente danneggiate e strappate, rendendo così impossibile continuare e portare avanti questa attività.

pesca illegale
Paolo Fanciulli, il pescatore che ha ideato un metodo (Foto Canva) – Orizzontenergia)

E’ inutile sottolineare come, sin da subito, questa idea del pescatore ha avuto un effetto positivo per i nostri mari e soprattutto nel limitare l’azione incontrollata che si stava ormai verificando da anni, se non addirittura decenni, a discapito proprio della natura. Proprio in queste zone, al giorno d’oggi, è stato possibile ottenere un ritorno quasi totale della biodiversità marina, l’ecosistema è rinato e soprattutto questo è diventato un vero e proprio museo marino che ha permesso di sviluppare anche degli itinerari di turismo sostenibile. Insomma, Paolo Fanciulli ha senza dubbio rivoluzionato la pesca e potrebbe anche aver fatto un passo non indifferente nella lotta contro l’inquinamento.


 e  da 





8.12.21

irrazionale

leggi anche
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/12/ormai-dovrebbe-essere-chiara-la.html


Nel nuovo clima di caccia alle streghe si sente spesso parlare di "irrazionalità". I no-vax, ma anche i no-qualunque-cosa, sarebbero "irrazionali". In TV ci si spinge spesso oltre, definendoli come dei "pazzi" (noto di passaggio che l'uso del concetto di "follia" ricorre come se Basaglia non fosse mai esistito).
C'è una nuova religione dell'ortodossia razionale che decide che cosa non lo è (non è certo una novità nella storia): gli "irrazionali", però, non sono solo i terrapiattisti, quelli delle scie chimiche, i negatori della realtà, gli anti-scientisti, i diffusori di bufale, ecc.ecc.: la categoria può allargarsi a dismisura ricomprendendo tutti quelli che si rivolgono a forme di medicina alternativa o naturale, i cultori dell'agricoltura biodinamica, i militanti notav, i salutisti radicali, gli eremiti, gli scettici, i non allineati, e così via.
È interessante notare che i guardiani militanti della "razionalità" ufficiale dicono di "credere" nella scienza. Come se poi la scienza non avesse favorito cose irrazionalissime, tipo la bomba atomica o le armi batteriologiche o un'espansione malsana e distruttiva della specie in ogni ecosistema.
Ovvio che il problema non è "la" scienza in sé (che, tra l'altro, non può essere compatta e monolitica per definizione), ma la sua commistione con i sistemi economico-politici (salvo che qualcuno creda ancora alla favola della neutralità di scienza e tecnica).   ..... 
continua  su    https://mariodomina.wordpress.com/2021/12/06/irrazionale/

7.12.21

ormai dovrebbe essere chiara la differenza tra i no vax negazionisti e no vax per paura

 Caro  redbepeulisse
Anche   tu, dopo aver ospitato sul  tuo  blog  siti  i complottisti dell’11 settembre e   se  non ricordo  male  anche  i fan \  sostenitori  della cura Di Bella, oggi ti faccia bello perorando l’esclusione dalle tv dei no vax, ci sta perché i tempi cambiano, ed  le prese  di posizioni pure e ricredersi è lecito  anche  se  tu    come  dici   nel post   : <<  Un bel tacer non fu mai scritto.  le lacrime di coccodrillo  dei  no vax e  no green pass  ed  il  voltagabbana    dei  giornalisti    loro sostenitori >>  sembri   non   volerlo ammettere  e  rifiuti il  dialogo  come  ha  dichiarato    in un post  precedente 
Però, ecco, ti pregherei di usare con cautela il termine tanto di moda. Cosa intendi per no vax? Oggi vengono assimilati con lo stesso epiteto chi pensa che i vaccini siano acqua di fogna e chi, semplicemente, dubita che sia opportuno somministrarli ai bambini, sulla base dei dati scientifici attuali. Oppure chi pensa al complotto mondiale e chi, semplicemente, dubita che escludere dal lavoro chi è senza green pass sia il modo migliore per difendere insieme salute e diritti costituzionali”. E ancora ha scritto: “C’è un po’ di differenza tra le due cose, non ti pare? Tanto è vero che chi ti ha intervistato l’altro giorno su Repubblica ti ha subito chiesto: ‘E allora Cacciari?’. Cacciari non è un no vax, hai giustamente risposto. Infatti. Ma ormai anche lui, come tutti gli altri appena solleva il sopracciglio per obiettare alcunché alla verità ‘somministrata dall’alto’ viene subito bollato con il marchio d’infamia. Sembra di essere tornati agli anni 60\80 che tu conoscevi
essendo appassionato di storia contemporanea ed avendoli vissuti indirettamente visto che   : sei mio  coetaneo  cioè    metà  \  fine  anni  70 tuo padre e tuo zio , da quel che hai raccontato da qualche parte sul tuo blog , erano  ed  hanno militato  nella sinistra extraparlamentare in cui se non leggevi Lotta Continua o il manifesto eri considerato fascista .
Ecco: oggi sembra in vigore lo stesso conformismo e se non sei perfettamente allineato sul dogma scientifico dei sacerdoti sommi Burioni & Bassetti sei un no vax. Hai dubbi sul dogma del green pass? Sei un no vax. Hai dubbi sui vaccini ai bambini? Sei un no vax. Ti fai domande sugli eccessi di allarmismi? Sei un no vax. Parli di terapie domiciliari? Sei un no vax. Dunque un soggetto pericoloso  a  evitare  come a peste  . Un terrapiattista. Un negazionista. Un soggetto da far tacere. No vax carogna ritorna nella fogna. Conoscendoti   anche  se  non di persona so che sei davvero, come dici, contrario a ogni censura. E allora ti prego, fai attenzione all’opera di demonizzazione in atto. Per quanto mi riguarda, per dire, sono stato ripetutamente bollato come portavoce dei no vax da persone che probabilmente non hanno nemmeno letto  fino  in fondo  i miei  scritti  infatti non ho mai   condiviso  post  di  medici stregoni o confronti Montesano/scienziati (e nemmeno Montesano). Ma abbiamo  per esempio, da un anno questa parte, fior di medici preparati che applicano metodi seri per le cure domiciliari.
Infine e  concludo .  “È possibile oggi essere bollati come no vax perché si citano gli studi di scienziati come Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri? O perché, da tempi non sospetti, si dice che il vaccino ‘è il pilastro della lotta al Covid ma non basta: bisogna costruirci l’edificio attorno’ (come dice oggi pure Guido Rasi)? O perché si ricordano le perplessità del professor Vaia o di Andrea Crisanti o di Maria Rita Gismondo (tutti vaccinisti convinti ma non con i paraocchi) sulla punturina ai bambini? Te lo dico perché immagino tu conosca benissimo il rischio che stiamo correndo: è quello di liquidare come no vax tutto ciò che disturba la ‘somministrazione’ del pensiero unico per escluderlo dal dibattito e dalle tv. Dare manforte a quest’ operazione non è all’altezza della tua storia professionale. E, soprattutto, non serve a migliorare né il  dibattito   né il Paese”.


                                                                         ******


Caro ******

“1. Non ho fatto un proclama, tipo ‘Da oggi non ospiterò più i no vax . Da  quando è stata annunciato il via libera ai vaccini, un anno fa  e  da  ulteriori  studi  che  ne  dimostrano    che  sono    anche  se   momentanea   efficacia visto che  anche   chi si vaccina   è a rischio ,  che  (  anche  se   ogni tanto  ci  casco )    che  non  condivido    e  i più  duri  e  puri no  vax   non  lo mettono  sulla  mia   ( posso  chiamarla  nostra   per chè  chiunque  è nei  miei  contatti o  i segue  può  postare  anche  se   poi   per  evitare   insulti  e  offese    decido   s e dare  l'ok  o meno  , ma   non  ho  mai      censurato niente  perchè  generalmente  pubblico tutto   ) in bacheca  , ma   me  li inviano  su messanger  .  e  diminuiscono i commenti   degli oppositori    ai vaccini . Non è  riferito  a  chi  cambia idea   perchè  è normale    \  succede  ma    chi lo  fa    per  opportunismo  vedi  i  media   della  destra  ,  o  chi  lo   fa   strombazzandolo   ai quattro venti  e   vantandosene  .  2. Mi si obietta, anche  d'altri  utenti , che spesso  ho  etichettato come no vax anche altre categorie, che non vanno demonizzate ma ascoltate. Ed  è quello  che  ho provato a   fare  . Infatti  ho sbagliato perchè chu si batte contro il green pass perché attua una discriminazione e impone una certificazione in assenza di obbligo vaccinale non è certo per questo un no vax: io stesso vedo e ho più volte indicato  anche    se  l'accetto co riserva perchè  anche se  discriminarlo  è  l'unico mezzo oltre  all'obbligo  vaccinale    che  abbiamo  contro il covid   Infatti    questo elemento critico (che a mio avviso si supera solo con l’obbligo,   e  da  libertario  mi  duole  dirlo  ).  3. Non considero   anche se  a  volte    non riesco  a   farne  a  meno per  i  loro discorsi  ascientifici      certo le persone che non si vaccinano per paura dei no vax, e per estensione neanche quelli che aspettano il più possibile nella speranza che il problema si risolva da sé con la fine della pandemia o    si trovi  una  cura  più  efficace  dei   vaccini  . Rischiano, ma non teorizzano almeno  la  maggior  parte  . 4. Se  alcuni  critici e esegeti vari avessero seguito e  non  si rimuovessero    a prescindere   in questo lungo periodo sospeso della lotta contro la pandemia meglio   la   nostra  appendice  web  e  la  bacheca  avrebbero trovato tutte quelle voci, da Remuzzi a Zangrillo, da Crisanti al compianto De Donna, che volta a volta hanno indicato criticità o dubbi o diverso parere su aspetti importanti della lotta al Covid. 5. Quel che mi pareva ovvio, e che penso fosse pacifico per la gran parte di voi, è che i no vax sono solo… i no vax, cioè coloro che si battono attivamente contro il vaccino, affastellando teorie cospirazioniste e pseudo rapporti scientifici, terapie alternative di nulla consistenza scientifica e dati falsificati su contagi, ospedalizzazioni o decessi. Dare loro voce non è in nulla esercizio di pluralismo o democrazia, e chi lo fa – per audience – lo giustifica dicendo che così quei personaggi si screditano da soli .Concludo   con una  mia  tesi opinabile, visto che chi è incerto o impaurito cerca opinioni e figure cui aggrapparsi. Ma non sono a mia volta un arbitro delle scelte altrui: il mio perimetro di responsabilità è   della  mia coscienza  razionale  . E   ciò impone – ad esempio – quando si ascoltano persone anche note affermare che quelle immagini delle bare di Bergamo erano fiction, di non dar loro la possibilità di contrapporsi alla realtà ovvero  di  continuare  a negarlo  e  specularci   e  faci sopra  complotti inutili  . 

 Spero  d'aver  chiarito  i  tuoi dubbi     cordialmente  la  saluto



   


9.10.21

ci sono cure alternative valide e pseudo cure alternative . Il caso di Bella e il caso Stamina non hanno insegnato niente



Fra le tante email che ricevo  ce  ne  sono  certe  di  questo tenore  

Ciao
ti seguo da un po' e devo riconoscere che sei molto colto , ma visto gli ultimi post in particolare   quelli  sui  no  vax  e  sul  covid fra  cui    quello  : << Ne con  i Novak ( quelli attendisti e quelli creduloni ) ne con i Provax / i Vax ( acritici e  critici ) >>mi viene da chiederti oltre al tuo interessarti post ma solo di facciata   alle  cure  alternative perché dici d'essere per la libertà di cura e le medicine / cure medicine alternative ma non vedi che per il covid ci sono e le ignori così come ci sono per il cancro ed i tumori ? ma quanto ti pagano le case farmaceutiche e mainstream per non parlarne parlarne o parlarne male visto che fai la stessa cosa sui social ?
                                                                                       
                                                             valentina


Ora  già  dal  tono     di questa  lettera  in particolare  : <<  [...] quanto ti pagano le case farmaceutiche e mainstream per non parlarne  parlarne    o  parlarne  male  visto che  fai  la stessa  cosa   sui  social  ?
[... ]  >>dovrei       cestinarla  o  mandarle  a  Fncl ed  evitare  di ascoltare  chiunque  ogni lamento come  diceva in una bellissima canzone   un   famoso  cantante.  Ma   come il  solito    : << se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:\di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo ... (  cit .  musicale vedi   secondo  collegamento ipertestuale  >>.  
Dopo    questo   sfogo          veniamo   alla  risposta  che  è  si  singola    ma  vale  per  chi mi scrive  lettere  simili   e  che  speriamo  che     lo leggano  anche certi presunti maître à penser che si fanno portatori delle più scombiccherate teorie complottiste  sfruttando    , come  nel  caso  sotto  ,  la  nostra  componente  irrazionale  . Uno di loro, Carlo Freccero, per convincerci che siamo dominati (  ed  in parte  è vero  ) dalla Spectre mondiale del capitalismo, ha detto in tv: «Lo spiegano bene nella Casa di carta ». 


Spett. Signora \ina  



ci sono malattie che si possono curare ed in parte guarire  con le  cure  alternative  come  la  cannabis  ad uso terapeutico   o  l'olio    di Lorenzo 

una miscela di trigliceridi monoinsaturi, usata nel trattamento dell'adrenoleucodistrofia per diluire la concentrazione, nel sangue e nei tessuti, dell'acido grasso saturo C26:0 (acido cerotico), altamente dannoso per la guaina mielinica. La miscela fa abbassare la presenza di acidi grassi saturi, ma porta a un aumento della concentrazione dell'acido grasso insaturo C26:1, la cui tossicità ancora non è ben conosciuta. La somministrazione della miscela, in associazione a una dieta ipolipidica, ha mostrato "buoni risultati"[1]. Tuttavia, nonostante la normalizzazione dei livelli di C26:0 nell'arco di 4-6 settimane, la terapia con l'olio di Lorenzo non ha arrestato la progressione neurologica.Il nome deriva da quello di Lorenzo Odone, un bambino a cui i genitori, Augusto e Michaela, per primi somministrarono questa miscela, nell'ambito di un progetto di ricerca non ufficiale. Alla loro iniziativa si deve anche la fondazione del Progetto Mielina. Per i loro encomiabili sforzi e il loro contributo nel campo della neurologia e della medicina rigenerativa hanno ricevuto la laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia dall'Università di Stirling                                                                                     segue  qui   su    https://it.wikipedia.org/wiki/Olio_di_Lorenzo

Altre come quelle  citate  negli articoli  sotto  che   non si posso curare completamente  ne guarire  ed  altre  come    il  codiv  di cui   si sta  studiando   una  cura  efficace per  guarirle  . Ammettere questa  distinzione  non  significa negare     che   ci  si possa  curare  con  medicine   che  non siano quelle    " ufficiali  "  .  Infatti   ho  usato    da  poco  per  una distorsione  l'Arnica   un farmaco  omeopata   che    viene  usato in 
 traumatologia in caso di edemi post-traumatici (fratture, distorsioni, ecchimosi, contusioni, compressioni, ematomi, strappi muscolari, edemi da frattura), artralgie e disturbi articolari a carattere reumatico, versamenti articolari e flebiti non ulcerative.
L'arnica trova largo impiego nella formulazione di prodotti per il massaggio sportivo e di cerotti ad azione antireumatica. .... >>  (  da   Arnica in Erboristeria: Proprietà dell'Arnica (my-personaltrainer.it) )

Le cure di cui lei   parla per  il covid   sono per  il momento  prive di validazione scientifica  o quanto meno   sconsigliate   da  molti scienziati oppure  hanno effetto placebo  come  la famosa  cura  di  bella  o  in alcuni  casi   come  ad  esempio    una  recentissimo 


L'INCHIESTA / FERRARA

"Omissione di soccorso", aperta un'inchiesta sulle cure alternative no-vax

Aveva rifiutato il vaccino e si curava con farmaci vermifughi un uomo di 68 anni morto di Covid a Ferrara dopo aver seguito le terapie 'alternative' di un medico legato all'associazione IppocrateOrg



Redazione09 ottobre 2021 10:50


La Procura di Ferrara ha aperto un'inchiesta per omissione di soccorso in merito alla morte di un 68enne deceduto per Covid-19 dopo essere arrivato all'ospedale Sant'Anna di Ferrara in condizioni ormai già compromesse: il paziente aveva "curato" l'infezione da Sars-Cov-2 basandosi esclusivamente sull'assistenza via mail e telefonica di un medico volontario che era legato all'associazione IppocrateOrg.    ......  segue   su  :  "Omissione di soccorso", aperta un'inchiesta sulle cure alternative no-vax (today.it)


 Ora  Concludo questa mia  risposta     riportando  integralmente  questi  due  articoli     presi  da la  nuova  sardegna  del  8\10\2021





Le cure “alternative” prive di validazione scientifica: i rischi da evitare 
Da Stamina agli ultrasuoni anti cancro

08 OTTOBRE 2021

SASSARI. Il padre di Laura, affetto da un tumore al cervello incurabile, diceva di trarre giovamento dalla terapia alternativa, nel suo caso la cura Di Bella, a cui è stato sottoposto negli ultimi 9 mesi di vita. In realtà il miglioramento non c’era ma la sensazione era dovuta a un fenomeno ben noto, l’effetto placebo: quando si inizia una terapia con la speranza che funzioni, inizialmente si percepisce un beneficio; è una percezione sia psicologica, perché il nostro cervello “sente” di fare qualcosa di attivo per combattere la malattia, sia fisica. Ma l’effetto placebo è temporaneo e si esaurisce passati i primi tempi di “ottimismo” : in alcuni casi, possono addirittura peggiorare i sintomi e il decorso della malattia, se la terapia alternativa interferisce con quella tradizionale o quest’ultima è stata addirittura sospesa. Secondo le ultime stime sono circa 13 milioni gli italiani che ricorrono a cure alternative, con l’omeopatia al primo posto. La percentuale scende vertiginosamente in presenza di malattie gravi come i tumori o patologie neurodegenerative come la sla, la sma (atrofia muscolare spinale), la sclerosi multipla. Tra le terapie alternative di cui si è parlato maggiormente in Italia oltre a quella introdotta dal dottor Luigi Di Bella alla fine degli Anni 90, ebbe grande risonanza il metodo Stamina, basato appunto sulle cellule staminali che venivano prelevate e poi dopo la successione manipolazione infuse nei pazienti. Il metodo Stamina fu proposto da Davide Vannoni, comunicatore pubblicitario, attraverso la Stamina Fondation. Per un breve periodo, dal maggio al settembre 2013, il metodo fu autorizzato dal Ministero della Salute ma poi bloccato per il parere negativo del comitato tecnico scientifico che lo definì totalmente inefficace. In Sardegna suscitò molta indignazione il caso della dottoressa di Cagliari (radiata dall’Ordine) che diceva di curare i tumori agendo sull’inconscio e insultando i pazienti. Ed è in corso il processo nei confronti di un’altra dottoressa, ogliastrina, che invece per curare il cancro utilizzava gli ultrasuoni: è accusata di omicidio volontario.

----------

«Mio padre curato da Di Bella: lui morto, noi finiti in miseria»
Il racconto choc di Laura: «Quando si ammalò persi la testa, avrei fatto di tutto». «La terapia aveva costi esorbitanti, ci rimasero solo i soldi per il suo funerale»
                                           Silvia Sanna


SASSARI. C’era quel dottore anziano in tv con la faccia bella e i modi garbati e c’era suo padre che da un giorno all’altro perse la luce che gli faceva brillare gli occhi. «Aveva poco più di 60 anni, lavorava tanto, era pieno di energia: noi lo vedevamo come una roccia, una specie di super eroe invincibile». Un giorno, era dicembre del 1997, il padre di Laura cadde dal motorino. «Niente di grave all’apparenza ma non risuciva a muovere due dita di una mano. Allora un amico gli consigliò di fare una Tac».Dall’esame venne fuori una massa nel cervello: era grande e camminava silente chissà da quanto tempo. I medici furono schietti: il tumore era inoperabile e la chemio, in uno stadio così avanzato, non sarebbe servita a niente. Dopo 20 giorni il padre di Laura non riusciva più a muovere la mano, poi iniziò a zoppicare.
«Quando in tv apparve quel medico, nel salotto del Maurizio Costanzo show, che esaltava l’efficacia della sua terapia non tradizionale, vidi di nuovo la luce negli occhi di mio padre: voglio farmi curare da lui, ci disse, voglio provare, chiamatelo». Quel medico era il dottor Luigi Di Bella.
La scelta. Sino a quando la vita non la mise di fronte alla malattia, Laura, sassarese all’epoca quarantenne, aveva fatto della razionalità la sua bandiera: «Mi sono sempre ritenuta una persona equilibrata, mediamente intelligente e mediamente colta, capace di ragionare e agire con equilibrio, senza farmi sopraffare dall’impulsività. Tutte balle. Quando mio padre si ammalò precipitai in un buco nero: avrei fatto qualunque cosa per salvarlo. Ero sconvolta, tutti in famiglia eravamo sconvolti. Quel medico dava speranze, mi aggrappai a lui disperata. Nessuno provò a contraddirmi tanto ero determinata: ora penso che in quel periodo mi mancò una persona amica che mi scuotesse e mi facesse capire che stavo andando a sbattermi a tutta velocità contro un muro».
La terapia Di Bella. La prima telefonata riaccese il sorriso. «Spedimmo al dottor Di Bella le cartelle cliniche di mio padre, le risonanze e la biopsia fatta a Verona – racconta Laura – e lui ci rassicurò: disse che papà era il candidato ideale perché il suo tumore, un glioblastoma devastante, era curabile con la sua terapia. Di Bella non ci disse che avrebbe cercato di salvare mio padre, ci disse che l’avrebbe salvato. Di fronte a queste sue certezze, io capitolai. Presi in mano la situazione dedicandomi esclusivamente alla malattia di mio padre e alle sue cure. Insieme mandavamo avanti l’azienda di famiglia: delegai tutto ai dipendenti, mi disinteressai completamente del lavoro. In quei giorni si ammalò anche mia sorella: un male invalidante che le ha provocato un ritardo mentale irrimediabile. Mia madre si concentrò su di lei, io su mio padre.Quando Di Bella, senza neanche vederlo una volta, ci prescrisse la terapia, non ci vidi nulla di strano. E da quel momento inizò la corsa per reperire ciò che serviva: un mix di farmaci, ormoni e vitamine la maggior parte dei quali non coperti dal servizio sanitario nazionale. In particolare la somatostatina: la ordinavamo in Svizzera, andavamo a prenderla alla Città del Vaticano, aveva prezzi spaventosi, siamo arrivati a spendere 500mila lire al giorno. Ma per papà- mi ripetevo - questo e altro. Dopo la terapia lui diceva di stare meglio: noi vedevamo i peggioramenti ma li ignoravamo «sarà una fase, poi passerà».
Lui era ormai paralizzato e soffriva: il tumore cresceva e premeva sul cervello. Tante volte lo abbiamo portato in ospedale: durante i ricoveri – dice Laura – gli davamo la terapia di nascosto. Anzi, forse i medici sapevano e facevano finta di niente. Mio padre non aveva speranze e loro ne erano consapevoli sin dall’inizio: penso che noi, che non volevamo arrenderci, gli facessimo una pena infinita. Ma nel frattempo la mia follia provocò gravi conseguenze: l’azienda iniziò ad andare male e fummo sommersi dai debiti. Neanche questo mi fermò, anzi insieme a un gruppo di persone che seguivano la terapia Di Bella andai in piazza d’Italia per manifestare contro l’allora ministra della Salute Rosy Bindi, “colpevole” di non riconoscere l’efficacia della terapia. Io durante quei nove mesi continuai a mentire a me stessa: quando qualche familiare del gruppo moriva, dicevo che a ucciderlo non era stato il cancro, ma forse un infarto o chissà cos’altro. Da questo stato di trance mi svegliai solo una settimana prima che mio padre ci lasciasse: capii che era stata tutta una grande illusione. Lui era morto, a noi erano rimasti appena i soldi per pagare il funerale e la sensazione terribile di essere stati presi in giro, offesi nella nostra fragilità di fronte alla malattia di una persona cara».
L’appello. Il padre di Laura non si sarebbe salvato neppure con la chemioterapia e questo aspetto alleggerisce il peso che Laura porta sulla coscienza. «Ho rispettato la sua volontà di farsi curare da Di Bella, mi sono indebitata per questo. Ma se lui avesse avuto anche una sola speranza di farcela attraverso le terapie tradizionali, allora non me lo sarei mai perdonato. Nel gruppo di cui facevo parte tanti hanno rinunciato alla chemio nonostante l’invito dei medici e hanno pagato questa scelta con la vita. Mio padre invece non aveva altre possibilità. Ma quanto è successo a noi è stato comunque terribile: in giro ci sono medici che lucrano sul dolore della gente, proponendo terapie che non hanno valore scientifico. Quando anni dopo si è ammalata mia madre ho seguito solo la medicina ufficiale, e quando dopo Di Bella si è parlato del metodo Stamina ho pregato perché nessuno facesse i miei stessi errori. Oggi quando ascolto i No Vax che denunciano complotti sul Covid, mi vengono i brividi. E se si tratta di una persona che conosco, a cui voglio bene, d’istinto faccio quello che avrei voluto facessero a me: la scuoto, cerco con tutti i mezzi di farla ragionare. Perché quel muro su cui vai a sbattere fa malissimo. Io ne porto ancora i segni, dopo 25 anni».

Speriamo  d'esserli  stato utile 

27.6.21

silenzio opportunistico e utopia della perfezione

un silenzio interesato che dimostra come ormai anche la scienza si pieghi allo show business la prima stpria visto che : << [....] se divulghi troppo dopo non ti chiamano più [...]  >>   (  vedere     screenshot   a   dell'articolo   di republoica  del  27\6\2021    riportatoi a  sinistra   ) . 
La  seconda  è  di    la  storia  di un utopia    ,  un otta  quotidiana   per raggiungere    una  cosa  che   non lo  sarà mai   al 100   %    e     che  spesso  ( almeno per    me  era  cosi   )    si diventa  frustrati      quando non si raggiunge, almeno  che      come   sembra    aver  dichiarato Bolle  in questa   intervista  sempre  a republica  del  27\6\2021  ,  non  s'accetti  i propri limiti  come  suggerisce    anche la  canzone   la  libertà  di Guccini    scelta  come  colonna  sonora  del post  d'oggi  . 

                 Bolle “Il mio corpo un dono prigioniero della perfezione”
                                di Dario Cresto-Dina


Una vita a rincorrere l’impossibile della vita. Roberto Bolle ha 46 anni, è alto un metro e 82 centimetri, pesa ottanta chili. Tre numeri che rappresentano il recinto della sua professione. Il corpo è la sua salute e la sua malattia sin dall’infanzia passata tra Casale Monferrato e Trino Vercellese. Famiglia molto unita: padre piccolo imprenditore, madre casalinga, quattro figli. La danza, dice Bolle, vive del corpo e allo stesso tempo lo tiene prigioniero: «Lo plasma, lo forza a movimenti innaturali, a posizioni disumane.
Gli impone sacrificio e dolore. È un’arte che cerca la perfezione che tuttavia non è di questo mondo. La perfezione del gesto, delle proporzioni, delle pose».
Il paradosso di Achille e la tartaruga nelle versione di Borges.
Rincorrete la perfezione senza mai raggiungerla per un difetto infinitesimale. Nella biologia spesso è raccolto il destino. È stato così per lei?
«Credo di sì. Il fisico poteva condurmi verso lo sport oppure verso il cinema, ma la passione per la danza si è manifestata precocemente. Già verso i tre anni mi incantavo davanti alla televisione a guardare i balletti e provavo a rifarli. A cinque anni chiesi a mia madre di iscrivermi a danza, mi rispose di continuare a fare nuoto e se l’anno successivo lo avessi voluto ancora, mi avrebbe accontentato. L’anno dopo facevo danza».
Qual è il primo ricordo che afferisce al suo corpo?
«Sono stato un ragazzino disciplinato, ma dalle grandi energie. Ho sempre avuto un corpo molto reattivo, flessibile, portato per le discipline sportive, e una consapevolezza innata del fisico che adesso ho imparato a chiamare propriocentrismo. È un dono che va allenato, altrimenti si disperde, ma è un dono».
Il dono, una vocazione. Qualcosa di divino che dunque va oltre il talento?
«Alla scuola di danza si sono accorti subito che possedevo un non so che di speciale. Il talento sta forse un gradino più sotto. Che avrei fatto della danza una professione, la mia professione, sono arrivato a pensarlo intorno ai quattordici anni, dopo la terza media. Ho capito che lì con la danza classica sarebbe cominciata e finita la mia vita».
In una professione si inseguono anche simboli, leggende, figure da emulare. Le sue quali sono state?
«Ho avuto buoni maestri sin dall’inizio. Ho diverse fonti di ispirazione, prime fra tutte Nureyev e Carla Fracci non solo perché hanno guidato intere generazioni di ballerini, ma perché hanno avuto una visione: portare la danza a tutti, fuori dai teatri. Molto di ciò che ho fatto per la danza non avrei potuto farlo se loro non mi avessero preceduto».
Lei parla di sacrifici, io di allenamento. Mi racconti dell’uno e degli altri.
«Mi alleno dalle sei alle sette ore ogni giorno tra lezioni e prove in sala, stretching e a volte anche palestra. Non seguo una dieta particolare, ma sono molto attento a quello che mangio. Non è una questione di calorie, chiaramente, perché noi ballerini consumiamo molto, ma di qualità. Ho praticamente eliminato la carne, in particolare quella rossa. Mangio pesce, verdure, frutta e, anche se Pif mi prende pubblicamente in giro per questo, molti semi e frutta secca. Non ho mai fumato e bevo vino solo per brindare. Amo molto il cioccolato fondente che mi accompagna anche in sala ballo. Mi nutro con piccoli snack tra una prova e l’altra e bevo almeno sette litri di acqua al giorno».
I 50 anni si avvicinano e il tempo ha unghie affilate. Si è posto un limite oltre il quale non andrà?
«Sento l’usura, come qualsiasi lavoratore. Negli ultimi anni ascolto molto di più il mio corpo e devo confessare che il periodo del lockdown è stata davvero una esperienza difficile e angosciante, come mai prima ho avvertito la fragilità della mia esistenza. Andrò avanti fino a quando riuscirò a farlo ad un livello che mi soddisfa, che mi fa stare bene e sentire nel posto giusto. Quello che mi piace di questa fase del mio percorso artistico è un’accresciuta maturità scenica che va di pari passo con la crescita personale, umana. Ci sono ruoli e personaggi, come quello del cattivo in Madina, che solo adesso posso affrontare, scoprendo lati e sfumature artistiche prima impensabili per me. Mi viene naturale credere che quello che sono e penso adesso sia frutto del passare del tempo, di quello che sono stato, che ho fatto».
La ricerca della perfezione può essere sintomo di una dipendenza accompagnata dalla frustrazione, di una vita separata dalla realtà?
«Sì. Tutti noi ballerini siamo dediti alla ricerca della perfezione. Abbiamo lo specchio come alleato, a volte amato, più spesso odiato quando non ci restituisce l’immagine di noi che avevamo in mente. È un continuo tentativo di afferrare quello che non si può afferrare. La perfezione. Ma questo desiderio è talmente insito in noi che diventa una forma mentale, con risvolti anche etici. Non accontentarsi, imparare a inseguire un ideale di sé migliore, ti mantiene umile. Che il fisico cambia, noi ballerini lo capiamo già a vent’anni. Impariamo molto presto a fare i conti con uno strumento che non è mai lo stesso, ma mutevole. Per l’età, gli infortuni, i dolori che ci accompagnano ogni giorno e ogni notte e che sono le nostre cicatrici».
Ha mai dovuto fare i conti con la depressione o con momenti in cui ha pensato di smettere?
«Certo che ci sono stati. Ne ricordo due in particolare: il primo dopo tre anni che stavo a Milano e la nostalgia di casa si faceva sentire in maniera prepotente. Pregai allora mia madre di iscrivermi anche alla prima liceo a Vercelli, così da avere tempo di valutare bene che cosa sentivo di voler fare. Alla fine per fortuna vinse la danza. Il secondo è stato qualche anno fa, dopo un brutto infortunio alla schiena. Il rischio che non riuscissi a riprendermi era molto alto. Ce la misi tutta e rientrai prima di ogni aspettativa. I critici, che non sapevano ciò che mi era accaduto, scrissero che avevo raggiunto un nuovo livello di maturità. Era vero».
Lei tiene nascosti amori, felicità, affetti, dolori. Perché questa chiusura ermetica?
«Molti trovano sollievo nell’aprirsi, io sono abituato a vivere le mie emozioni più profonde in maniera personale, riservata, intima appunto. Abituato alla solitudine fin da ragazzo, mi ci sono affezionato. Sono uno di quegli uomini che piange dentro e, le assicuro, il rumore è ancora più forte».
Qualcuno ha detto che in questo mondo la bellezza è l’unica consolazione. Il suo corpo è anche un oggetto di desiderio. Come vive questa condizione?
«Le sembrerà strano ma non ci penso mai. Il mio corpo è per me uno strumento d’arte, come lo è il pennello per il pittore o il violino per un musicista. E poi, credo lo abbia detto Mandela, siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini».
Chi è Roberto Bolle quando esce di scena?
«Un uomo come tanti, incredibilmente pigro, amante delle cose semplici: una cena con amici, una giornata in famiglia, il mare appena si può. Leggo molto, leggo di tutto, i giornali prima di tutto, di tutto il mondo».
Lei ha lottato per ripartire subito, dopo la lunga stagione della pandemia e sta per cominciare un tour estivo di spettacoli. Dal 13 al 15 luglio sarà a Roma con una prima assoluta nella cornice del Circo Massimo, il 17 luglio a Firenze in piazza Santissima Annunziata e il 3 agosto all’Arena di Verona. Che cosa ci ha insegnato il flagello luttuoso del Covid?
«Guardi, credo nulla. Lascia ferite profonde nel tessuto sociale, economico, culturale, umano. Io non sono tra quelli che hanno inneggiato alla splendida opportunità del lockdown, per carità, è stata una tragedia per troppi e ancora lo è. Credo che ora sia estremamente importante restare uniti, non lasciare indietro nessuno. Da una caduta così grave ci si rialza solo insieme, cercando di porre le basi per un sistema più solido, più giusto e più solidale. Mi auguro che questa consapevolezza, se ci sarà, non si trasformi in paura».
E lei, giunto fin qui, può ritenersi un uomo fortunato?
«Sì, ma credo di avere onorato la fortuna con l’intelligenza».

  colonna   sonora
  • La tua Libertà - Francesco Guccini
  • Nella Mia Ora Di Libertà - Fabrizio de  Andrè 


Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...