Negli ultimi giorni non si parla d’altro che di Tony Effe e delle sue canzoni! Io ne ho lette e sentite di tutti i colori, ma c’è una cosa che voglio dirvi !
Vedete, il problema non è tanto perché Tony Effe sia stato o non sia stato invitato al concerto del capodanno di Roma, ma il vero problema è un altro. Tanto per darvi un'idea, questo è il testo di una delle sue canzoni più famose: «Lei la comando con un joystick / Non mi piace quando parla troppo / Le tappo la bocca e me la f… Volano schiaffi da ogni parte (…) Sono Tony, non ti guardo nemmeno / Mi dici che sono un tipo violento/ Però vieni solo quando ti meno.»
Ecco, questo è uno dei cantanti più apprezzati degli ultimi tempi! Tony Effe viene ascoltato ogni mese da ben 4 milioni di persone, su Youtube ne raggiunge anche il doppio. E allora mi dispiace dirlo, ma non è Tony Effe il problema! Perché se questi testi ottengono milioni e milioni di ascolti e di visualizzazioni, qualche domanda bisognerebbe iniziare a farsela!
Il vero problema di oggi si chiama ANAFFETTIVITÀ. Si chiama cinismo. Si chiama assenza di emozioni. L’incapacità di provare, comprendere, dar voce e riconoscere le proprie emozioni! Addirittura Jovanotti ha paragonato Tony Effe a Mozart. Ecco, è proprio questo il punto: in una società che chiama arte una banana appiccicata con del nastro adesivo al muro, non sono soltanto le idee e le emozioni che mancano, sono proprio i cervelli che hanno raggiunto il capolinea. Nella società del nulla, avanza il nulla… le canzoni sono imbevute di violenza e di frasi volgari per coprire il nulla che sono! Ed io che sono cresciuta ascoltando De Andre, Guccini, Cocciante, Battisti, mi domando: ma che diavolo è successo alle persone?
E aggiungo un’ultima cosa. Mentre il nulla avanza, l’incoerenza le fa da padrona. Si parla tanto di «femminismo» e poi tutte le cosiddette femministe di oggi hanno scelto di difendere queste canzoni. Gli artisti invece fanno a gara per esprimere solidarietà a Tony e si riempiono la bocca di parole come censura, perché nella società del nulla perfino le parole sono svuotate di senso, significato e valore. Che dire, forse Cattelan su una cosa almeno aveva ragione: siamo alla frutta. Letteralmente!
Professor X
Condivido come Soumalia Diawara che lo ha riportato nella sua bacheca ( vedi sopra ) pienamente il contenuto di questo post e la preoccupazione che solleva. I testi come quelli citati non sono solo offensivi, ma rappresentano un sintomo di una società che sembra aver perso il contatto con valori profondi, con l’arte vera e con il rispetto per gli altri. Non si tratta di moralismo o di nostalgia per il passato, ma di una riflessione sul tipo di messaggi che scegliamo di promuovere e normalizzare.
L’anaffettività, il cinismo e l’assenza di emozioni di cui si parla sono problemi reali, e i numeri che questi artisti raggiungono sono un segnale allarmante. Se milioni di persone si identificano o trovano intrattenimento in testi che celebrano violenza, misoginia e vuoto, dobbiamo chiederci cosa stiamo sbagliando come società e come educatori ed genitori visto il largo seguito che essi hanno fra i giovanissimi adolescienti .
Non è solo una questione di musica, ma di cultura. Come siamo passati da artisti che raccontavano la complessità della vita, dell’amore e del dolore, a chi svuota le parole di senso e riempie le canzoni di volgarità grastuita ? La risposta, forse, è che stiamo vivendo in una società che ha smesso di coltivare il pensiero critico e il gusto per ciò che è autentico e significativo.
Infine, l’incoerenza che si nota in chi difende certi artisti in nome della libertà d’espressione è evidente. La libertà è un valore sacro, ma non dovrebbe mai essere una scusa per legittimare messaggi che degradano le persone e sviliscono il linguaggio. È ora di alzare il livello del dibattito e di pretendere di più, non solo dagli artisti, ma anche da noi stessi come pubblico.
L’anaffettività, il cinismo e l’assenza di emozioni di cui si parla sono problemi reali, e i numeri che questi artisti raggiungono sono un segnale allarmante. Se milioni di persone si identificano o trovano intrattenimento in testi che celebrano violenza, misoginia e vuoto, dobbiamo chiederci cosa stiamo sbagliando come società e come educatori ed genitori visto il largo seguito che essi hanno fra i giovanissimi adolescienti .
Non è solo una questione di musica, ma di cultura. Come siamo passati da artisti che raccontavano la complessità della vita, dell’amore e del dolore, a chi svuota le parole di senso e riempie le canzoni di volgarità grastuita ? La risposta, forse, è che stiamo vivendo in una società che ha smesso di coltivare il pensiero critico e il gusto per ciò che è autentico e significativo.
Infine, l’incoerenza che si nota in chi difende certi artisti in nome della libertà d’espressione è evidente. La libertà è un valore sacro, ma non dovrebbe mai essere una scusa per legittimare messaggi che degradano le persone e sviliscono il linguaggio. È ora di alzare il livello del dibattito e di pretendere di più, non solo dagli artisti, ma anche da noi stessi come pubblico.
Infatti proprio mentre finivo di copiare il suo post ho letto le dichiarazioni di Dolcenera: “Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda” . Allora gli chiedo : Cara #dolcenera è troppo facile dare la colpa alla moda o al contesto storico . Allorase va di moda uscire con le mutande a capello esci pure tu oppure ti astieni ? .
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